disegno di legge sulle
procedure di formazione del ptc
In un quadro di
razionalizzazione del complesso sistema di
pianificazione, che possa creare autentiche
opportunità di sviluppo tramite un’efficace
gestione del territorio, la proposta
legislativa mira sostanzialmente a
rapportare i contenuti dei Piani
territoriali di coordinamento delle Province
al sovraordinato quadro di riferimento
programmatico della Regione ed ai suoi piani
di settore regolamentando, sotto l’aspetto
procedurale e contenutistico, detti Piani
provinciali, alla cui elaborazione stanno
già da tempo lavorando le amministrazioni
interessate.
La dichiarazione di
urgenza contenuta nell’art. 4 del DDL
trova fondata giustificazione nella
necessità di "guidare", con la
sollecitudine del caso, le Province nella
definizione degli strumenti in argomento, in
fase già di avanzata stesura.
Disegno di legge sulla
valorizzazione dei centri storici
La maggior parte dei
centri storici e rurali della Campania
conservano delle peculiarità
paesaggistiche, storiche e culturali,
costituenti un sistema relazionale di
emergenza che acquista una grande
potenzialità socio-economica, in
riferimento alla quale vanno ridefinite le
logiche di tutela, salvaguardia e
valorizzazione dei beni culturali in un’ottica
integrata e globale.
I predetti centri,
sopratutto quelli interni, risultano, in
gran parte, privi di ogni attività
produttiva, sicché al progressivo
spopolamento ha fatto seguito il degrado e
la manomissione del patrimonio edilizio,
patrimonio costituito, spesso di piccole
strutture e infrastrutture, realizzate dall’uomo
nel corso dei secoli e che sono
testimonianze della identità
storico-culturale della Campania.
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Comune di Salerno
- Veduta del centro storico |
Il degrado e le
manomissioni rischiano di cancellare per
sempre e di compromettere irreversibilmente
questo patrimonio.
Non di rado nel passato,
favoriti anche da inadatti Piani di
Recupero, sui centri storici si sono
provocati danni all’immagine edilizia ed
urbanistica in nome di un progresso
tecnologico estraneo e poco sensibile alla
memoria storica del passato.
Conseguenze rovinose
hanno avuto sui centri storici gli
interventi, poco appropriati, conseguenza di
disposizioni normative eccezionali o di uno
spirito di emulazione, in questi contesti di
modelli avulsi dalla cultura locale, forniti
dalla cultura industriale moderna. Inoltre,
l’aspirazione, anche nelle trasformazioni
edilizie, verso uno "status"
sociale, convenzionalmente diffuso, hanno
indotto il piccolo risparmiatore o l’emigrazione
di ritorno a realizzare interventi che hanno
troppo spesso alterato i caratteri
tradizionali dei vecchi centri.
È stato alterato non
solo il modello strutturale della casa con
interventi privati ma, in alcuni casi, l’intervento
pubblico ha cancellato modelli e tipologie
dell’architettura e dell’urbanistica
tradizionale, ricca di valori e qualità
ambientali (i vicoli, dove quotidianità ed
individualità divenivano comunicazione
collettiva; le scale esterne con
pianerottolo finale, di accesso al primo
piano delle abitazioni ecc.).
Per contenere ed
eliminare le alterazioni e le manomissioni,
oltre che per il recupero dei centri
storici, è necessario uno strumento di
intervento diretto, che operi senza dover
attendere le varianti al PRG o al POR
promuovendo gli accordi di programma ai
sensi dell’art. 27 della legge n. 142/1990
ed integrando gli interessi pubblici e
privati.
Lo strumento di
attuazione per questi interventi è il
Programma Integrato di Riqualificazione
Urbanistica, Edilizia ed Ambientale (PI), la
cui formazione, assistita da contributi
regionali in conto capitale, è disciplinata
dalla LR 19/2/1996, n. 3, attuativa dell’art.
16 della L. 17/2/1992, n. 179.
Tale strumento è rivolto
a conseguire la riappropriazione dei luoghi
all’identità storico - culturale dei
suoi abitanti (genius loci) in uno con il
miglioramento della qualità abitativa in
condizioni di efficienza nei servizi e nella
fruibilità, oltre che un adeguamento degli
standard abitativi, con interventi che nel
rispetto dei caratteri tradizionali,
salvaguardano quelle che sono le
peculiarità dell’ambito d’intervento.
Il recupero dei centri
storici non va limitato al solo aspetto
apparente, ma ad esso vanno conferite
funzioni economiche valide, così da
renderlo un contesto vivo e dinamico,
coagulo di interessi pubblici e privati.
Recuperare il patrimonio
dei Centri Storici, secondo sistemi urbani
locali, è urgente, anche per lo sviluppo
delle popolazioni in essi residenti.
È, però, necessario che
esso si attui con nuove forme d’intervento,
le quali indichino strumenti ed azioni agili
ed efficaci, capaci di riattivare un
interesse operativo al recupero e riuso dei
centri storici.
Esso non va affrontato in
modo parziale e settoriale, prescindendo da
una programmazione integrata che veda
coinvolte tutte le attività produttive,
sociali e culturali presenti nell’area.
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Comune di Pagani -
Facciate di edifici storici |
Il buon esito di un
progetto di recupero e conservazione del
patrimonio culturale è correlato
strettamente ad un programma di sviluppo
economico dell’intero insediamento, visto
in correlazione con quanto lo circonda.
Sono necessari adeguati
interventi finanziari, che non possono
essere sopportati esclusivamente dalla parte
pubblica, ma dovranno, necessariamente,
vedere coinvolte le risorse private. In tale
logica appare poco efficace, quanto inutile,
proporre una rigida perimetrazione, quando
è, invece, opportuno che il nucleo storico
si apra alle interconnessioni con la realtà
che lo avvolge.
Le perimetrazioni a
priori rischiano di diventare operazioni
prive di indirizzo pertinente e consapevole,
meramente tecniche e topografiche e non,
come dovrebbero, invece, essere frutto di un’azione
culturale e storiografica. Va bene affidarne
l’iniziativa al Comune, ma più che come
atto preventivo e generico, come risultato
di un’azione pianificatoria. È questa l’urbanistica
volta alla tutela.
Non vi è, quindi, alcun
intendimento vincolistico, se non quanto
già previsto dall’art. 4, comma 8 lett.
a) e b) della L 28/2/1977, n. 10.
Sono, inoltre, necessarie
procedure rapide, che superino i tempi
lunghi di approvazione degli strumenti
urbanistici e che utilizzino accordi di
programma, ai sensi della L 142/1990.
In ultimo, forme di
sgravio fiscale ed agevolazioni finanziarie
possono rendere la presente proposta più
organica ed attuabile.
Disegno di legge sul
restauro delle facciate storiche
La presente legge si pone
l’obiettivo di ridurre il degrado e l’incuria
nel centri storici della Campania e, in
generale, del patrimonio edilizio di
interesse storico, artistico ed ambientale,
mediante la concessione di incentivi per il
restauro, il decoro e l’attintatura delle
superfici esterne del predetto patrimonio.
L’iniziativa, accanto
alle motivazioni di cui sopra, fa
riferimento all’applicazione degli artt.
27, 37, 38, 41, 42, 43, 44, 139, 152 e,
soprattutto, dell’art. 158 del DLgs
29/10/1999, n. 490 (Testo Unico in materia
di Beni Culturali e Ambientali). Le
tematiche del colore nei centri urbani sono
trattati da una bibliografia sempre
crescente e, anche in Campania, comincia a
farsi strada l’iniziativa comunale in
ordine alla programmazione di "Piani
del colore".
Per quanto riguarda le
categorie di opere, finanziabili ai sensi
della legge di che trattasi, è da precisare
che non si tratta semplicisticamente di una
ravvivata di colori alle facciate degli
edifici, bensì di analizzare e studiare
tecniche antiche di esecuzione delle opere,
tessiture di materiali - sia in pietra
che in mattoni - intonaci, infissi e
quant’altro, per trovare rimedi al loro
invecchiamento e deterioramento, e siano
attente ai valori tradizionali, nonché
capaci di ripristinare l’aspetto
originario senza provocare ulteriori danni.
I Comuni, quindi, sulla
base delle linee guida, che saranno
predisposte dalla Giunta Regionale, dovranno
dotarsi di un "Piano del colore",
che stabilisca, attraverso un apposito
manuale, le regole tecniche cui attenersi
nella realizzazione degli interventi per
accedere ai finanziamenti. Una delibera di
Giunta Regionale definirà e specificherà
le modalità di presentazione delle istanze
di finanziamento, le forme e le percentuali
di contributo concedibile, le modalità di
assegnazione ed erogazione dello stesso, le
categorie di opere ammissibili a
contribuzione.