Premessa
La redazione del
Piano Territoriale di Coordinamento
della Provincia di Avellino
rappresenta un dovere essenziale ed
improcrastinabile, sia sul piano
formale – in ossequio alla
normativa vigente e, segnatamente,
all’art. 20 del DLgs 267/2000 – sia
sul piano sostanziale, come
strumento di nazionalizzazione e di
sintesi di quanto si è già
realizzato o si va realizzando sul
territorio, in termini di assetto
urbanistico-edilizio ed anche
socio-economico-produttivo.
La legge 142/1990
e successivo Testo unico di cui al
DLgs n. 267/2000 prevedono la
predisposizione da parte della
Provincia del PTC che, ferme
restando le competenze dei Comuni ed
in attuazione della programmazione
regionale, determina indirizzi
generali di assetto del territorio
e, in particolare, indica:
– le
diverse destinazioni del territorio
in relazione alla prevalente
vocazione delle sue parti;
– la
localizzazione di massima delle
maggiori infrastrutture e le
principali linee di comunicazione;
– le linee
di intervento per la sistemazione
idrica, idrogeolocica ed
idraulico-forestale ed, in genere,
per il consolidamento del suolo e la
regimazione delle acque;
– le aree
nelle quali sia opportuno istituire
parchi e riserve naturali.
Il contenuto del
PTC costituisce il riassunto delle
principali linee di disciplina del
territorio e si pone come fonte
superiore rispetto ai piani
regolatori dei singoli Comuni.
L’Ente
Provinciale, che oggi rappresenta un
essenziale snodo di coordinamento
dei Comuni e di raccordo con la
Regione, deve dotarsi finalmente di
quegli strumenti di pianificazione
di area vasta, necessari per
sviluppare il proprio ruolo
programmatorio e per attuare un
organico disegno di assetto
territoriale, anche alla luce del
massiccio processo di decentramento
di funzioni amministrative.
La realtà
territoriale della provincia irpina
ha subito massicce trasformazioni
nell’ultimo ventennio, soprattutto
in conseguenza del terremoto del 23
novembre 1980, anche per effetto
della ricostruzione post-sisma e
dell’insediamento di numerose aree
industriali ed annesse grandi opere
infrastrutturali (alcune realizzate
in parte). Inoltre sono attualmente
in itinere vari strumenti di
concertazione per lo sviluppo (patti
territoriali, contratto d’area,
ecc. ed altri sono in via di
progettazione, che – in
assenza di una pianificazione di
area vasta – rischiano
disorganicità di intervento.
È impensabile
che, in un contesto di riforme
caratterizzate dalla tendenza verso
il federalismo amministrativo – che
consolidano il ruolo strategico
della Provincia, intermedia tra
Regione ed autonomie locali – si
possa perseverare nell’assenza di
una programmazione territoriale di
area vasta.
Nella passata
consiliatura l’Amministrazione
avviò un lavoro preparatorio e
propedeutico, sotto la direzione
dell’assessore alla pianificazione
dell’epoca (prof.ssa Eirene
Sbriziolo), che portò alla
definizione di una sorta di
"preliminare" di PTC che
– pur pregevole nella
impostazione – appare oggi
incompleto ed abbisognevole di
aggiornamento.
L’avvio della
redazione deve prendere le mosse dal
canovaccio già intessuto dalla
precedente Amministrazione,
aggiornandolo ed integrandolo con
una serie di elementi legati alla
nuova programmazione ed alle
iniziative ed attività presenti
attualmente sul territorio.
La elaborazione
di piani di area vasta è attività
complessa ed impegnativa, sul piano
tecnico amministrativo, per la quale
occorrono strumenti, competenze,
conoscenze e professionalità
interdisciplinari. La pianificazione
si articola in una impostazione
generale di area vasta e in una
serie coordinata di impostazioni
settoriali: dalla localizzazione
delle infrastrutture alle linee di
comunicazione, dagli insediamenti
produttivi alla rete ecologica,
dalla ubicazione delle funzioni
direzionali al riassetto
idrogeologico, ecc.
Inoltre la
elaborazione del piano non
costituisce un’operazione statica,
da realizzare nel chiuso dell’ufficio
tecnico, ma implica – nelle
sue varie fasi ed articolazioni – un
continuo processo di dialogo con il
territorio, sulla base degli
indirizzi espressi dal Consiglio
Provinciale, con un permanente
confronto con gli Enti locali, le
Istituzioni territoriali, le Parti
Sociali, le Organizzazioni pubbliche
e private, le Associazioni e gli
Ordini professionali.
In Campania le
Amministrazioni provinciali di
Napoli e Salerno hanno già attivato
i rispettivi Piani territoriali di
coordinamento.
È da rilevare
che una nuova e decisiva spinta alla
redazione del PTC – oltre che
per i motivi suddetti - viene
dall’attivazione del periodo di
Programmazione 2000-2006 del QCS – POR
Campania, nell’ambito della c.d.
Agenda 2000, con l’allocazione sul
territorio regionale e provinciale
di cospicue risorse comunitarie.
La programmazione
regionale ed europea fa riferimento
ai concetti essenziali della
integrazione e concentrazione,
secondo una logica di programmi
territorialmente e settorialmente
integrati, di cui i c.d. PIT
rappresentano la sintesi più
significativa. Pertanto, a fronte
della proliferazione (spesso
indiscriminata) di insediamenti,
attività ed iniziative progettuali
sul territorio in assenza di un
quadro organico e coordinato – occorre,
più che mai, disporre di un Piano
di Coordinamento che dia forza alle
proposte di sviluppo, recependo,
coordinando ed incardinando il
territorio in una strategia
unitaria, ed offra una cornice
programmatica razionale ed efficace
rispetto alla molteplicità delle
iniziative territoriali.
Redigere il PTC
significa sviluppare il ruolo di
regia della Provincia, ponendo le
basi istituzionali e tecniche per
mettere l’amministrazione
Provinciale in grado di sostenere il
ruolo di mediazione, contrattazione
e promozione - ma anche di
partecipazione attiva – nello
sviluppo di iniziative di ampia
scala. Sotto questo profilo, oltre
alla auspicata ed indispensabile
revisione della legislazione
urbanistica, risulta di essenziale
importanza costituire una base di
dialogo con la Regione e con le
altre Province per coordinare e
gestire congiuntamente la promozione
di grandi interventi organici e di
progetti comunitari (sulla linea del
POR e dei Programmi Strutturali in
genere).
Inoltre il Piano
Territoriale Provinciale può
favorire un maggior grado di
certezza e leggibilità delle scelte
urbanistico-territoriali, creando le
condizioni affinché – nel
compiere le scelte – si possa
davvero dar corpo a criteri di
equità, solidarietà sociale e
perequazione territoriale. Esso
potrà spostare la capacità di
incidenza della Provincia in materia
urbanistica dall’attuale ruolo
"a posteriori" (in larga
misura coincidente con l’attività
di approvazione di strumenti
urbanistici comunali) ad una
effettiva ed efficace azione "a
priori" di indirizzo, di
direttiva e di coordinamento delle
politiche territoriali.
Metodologia e
procedura per la redazione del PTC
Rispetto all’esigenza
di predisposizione - in tempi
ragionevolmente contenuti - di
uno strumento complesso ed
impegnativo quale il PTC, da
articolare per fasi successive, sono
ipotizzabili varie modalità di
attuazione.
La prima
soluzione è costituita dalla
elaborazione interna, attraverso una
struttura dell’Ufficio tecnico
della Provincia (c.d. Ufficio di
Piano); la seconda è costituita
dall’affidamento all’esterno
dell’attività di pianificazione,
mediante incarichi a società di
servizi e/o gruppi di
professionisti; la terza - che
rappresenta una via intermedia
- è costituita dalla
integrazione di una struttura
interna (gruppo di progettazione)
con consulenze esterne di supporto
ed affiancamento, di alto livello
tecnico-scientifico, oggettivamente
selezionate.
La prima
soluzione appare, allo stato, del
tutto impraticabile attesa la
assoluta esiguità e la
inadeguatezza numerica e
quantitativa dell’attuale
struttura tecnica del settore
Politica del territorio, con un
personale peraltro assorbito da
sempre maggiori e più impegnative
incombenze.
La seconda
soluzione appare poco opportuna, in
quanto non sembra felice affidare e
delegare all’esterno un’attività
di pianificazione così
significativa, oltre a risultare
finanziariamente onerosa e senza
effetti di crescita per l’apparato
dell’Amministrazione.
La terza
modalità appare più idonea e
ragionevole, in quanto prevede la
istituzione di un nucleo di
progettazione, costituito da
personale interno con idonea
capacità tecnico-professionale, ma
adeguatamente sopportato ed
affiancato da consulenze esterne di
alto profilo tecnico-scientifiche.
Infatti, la complessità della
redazione del PTC e l’impatto che
tale Piano produce sull’assetto
definitivo del territorio rende
necessario il coinvolgimento di
competenze eterogenee e fortemente
coordinate tra loro.
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Tre casi
di ipotesi organizzativa di
sistema di città
Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale -
Presentazione della fase
propedeutica |
Tale approccio
può essere riscontrato solo in enti
pubblici di ricerca, quali le
Università, necessari a fornire l’indispensabile
indirizzo e supporto scientifico,
con particolare riferimento alle
facoltà universitarie di Napoli e
Salerno che, in riscontro a
competenze esistenti (di cui, già
in altre occasioni, il territorio si
è avvalso), rappresentano i
naturali riferimenti per la
provincia di Avellino. L’alta
consulenza delle facoltà
universitarie, attraverso i
dipartimenti specializzati, potrà
offrire un prezioso supporto ed una
garanzia di qualità della
progettazione pianificatoria, che
dovrà comunque svilupparsi all’interno
e nell’ambito dell’ufficio,
anche con la garanzia di una sicura
crescita qualitativa della struttura
tecnica della Provincia.
Appare perciò
opportuna la costituzione di una
equipe che veda sinergicamente
impegnato il personale tecnico di
questa Amministrazione (Servizio
pianificazione territoriale
- progettazione ambientale del
Settore politica del territorio – ambiente
– lavori pubblici),
affiancato dalla consulenza di
qualificate strutture del sistema
universitario campano. Essa può
essere individuata con particolare
riferimento al Dipartimento di
pianificazione territoriale della
facoltà di Ingegneria di Napoli
(che ha già redatto il PTC della
Provincia di Napoli) e al
Dipartimento di Ingegneria civile
della Università di Salerno (che ha
- già svolto attività
universitarie nella città di
Avellino), con il suo laboratorio di
analisi ambientali, da definire
mediante apposite convenzioni.
In particolare al
gruppo di studio dell’Università
Federico Il di Napoli dipartimento
di pianificazione territoriale
possono essere assegnate le
attività relative alla
strutturazione urbanistica e
funzionale del territorio: analisi
dei sistemi urbani, organizzazione e
sviluppo degli insediamenti
produttivi, sistemi turistici e
culturali, reti di trasporto e
mobilità, assetto delle aree
agricole, articolazione ed ambiti
disciplina paesistica, unità e tipi
di paesaggio, tutele e
valorizzazione emergenze
storico-architettoniche. Invece al
gruppo di studio del dipartimento di
Ingegneria civile dell’Università
di Salerno – nell’ambito di
una proficua collaborazione
interuniversitaria – possono
essere assegnate le attività
relative agli aspetti di analisi e
tutela del territorio e dell’ambiente:
rischio idraulico ed idrogeologico,
tutela e programmazione delle
risorse idriche, conservazione
dinamica e funzionale degli
ecosistemi, aree protette,
inquinamento atmosferico, acustico e
da onde elettromagnetiche, attività
estrattive, gestione integrata dei
rifiuti solidi.
L’ufficio
provinciale dovrà fornire tutti gli
elementi e le informazioni
propedeutiche alla redazione tanto
del progetto preliminare che del
definitivo. Esso sarà responsabile
della strutturazione e fornitura del
supporto cartografico e del raccordo
con la programmazione e
pianificazione esistente e – in
sinergia e collaborazione con i
dipartimenti universitari – del
coordinamento dello sviluppo delle
attività di redazione del Piano,
della definizione degli indirizzi e
delle metodologie in riferimento ai
singoli settori coinvolti dallo
stesso, del coordinamento dei
principali interventi già
programmati dalle Amministrazioni
locali, della proposizione di piani
e programmi di settore nelle
specifiche tematiche.
Peraltro la
redazione del PTC, oltre a
corrispondere ad una esigenza
formale (obbligo di legge) e
sostanziale (necessità di
programmazione), potrà
ricomprendere le linee ed articolare
i contenuti di altri strumenti
necessari di pianificazione
provinciale di settore, quali il
programma di previsione e
prevenzione in materia di protezione
civile - previsto dall’art.
13 della legge 225/1992- ed il
piano provinciale per lo smaltimento
e la gestione dei rifiuti (previsto
dal c.d. Decreto Ronchi), con
significative economie di costi ed
attività procedimentali (oltre che
il piano di bacino dei trasporti e
del piano di sviluppo turistico). Il
Piano Territoriale ha anche il
compito di valutare e controllare la
vulnerabilità del territorio,
configurandosi come un piano di
protezione civile, sotto il profilo
della previsione e prevenzione.
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Ipotesi
organizzativa di sistema
delle città delle valli di
Lauro e Baiano |
Riferimenti
normativi
L’istituto del
Piano Territoriale urbanistico,
detto PTC (artt. 5 e 6 LU 1150/1942)
è sorto in base alla considerazione
che i PRG - limitati
rigorosamente al solo territorio
urbanizzato o da urbanizzare
- lasciavano privi di
coordinamento i vari strumenti
urbanistici comunali e, nel
contempo, non provvedevano a quella
più ampia organizzazione del
territorio che si rendeva
necessaria: la individuazione di
grandi vie di comunicazione e di
speciali localizzazioni, la tutela
di zone di speciale interesse (ad
es. i parchi naturali) e le
localizzazioni dei nuovi
insediamenti.
Si è così
sviluppato il concetto della
pianificazione del territorio in
senso lato rispetto al più
ristretto concetto della
pianificazione della città e dello
spazio urbano che ne costituisce
solo una parte.
Il Piano
Territoriale trova così il suo
fondamento nel riconoscimento che il
PRG, che disciplina il territorio di
un solo Comune, necessita anzitutto
di coordinamento con gli altri PRG
dei Comuni facenti parte dell’area
territoriale considerata, per la
tutela di interessi ed il
perseguimento di obiettivi di
portata sovracomunale. Nello stesso
tempo il Piano può e deve svolgere
anche funzioni di coordinamento
qualitativo, contemperando esigenze
ambientali ed urbanistiche,
paesistiche e di protezione del
territorio. I contenuti del Piano
devono conformarsi a quanto indicato
dalla normativa nazionale vigente:
legge 1150/1942, legge 142/1990 con
successive modifiche ed integrazioni
ricompresa nel nuovo DLgs n. 267 del
18/08/2000, D.Lgs. 112/1998 e DLgs
96/1999, rispetto a cui la Regione
Campania non ha ancora introdotto
una propria disciplina.
La legge
urbanistica originariamente
assegnava un ruolo preminente a due
soli livelli: lo Stato, con
competenze pianificatorie di
coordinamento e di approvazione
degli strumenti di livello comunale
ed i Comuni per la pianificazione
generale ed attuativa, oltre l’attività
di controllo per l’abusivismo.
Con la
Costituzione, all’art. 117, le
competenze statali in materia di
urbanistica furono assegnate alle
Regioni ed il DPR 616/1977, al
titolo V, sanciva il concetto che
alle Regioni compete un ruolo
generale di governo e programmazione
del territorio.
Maturò
successivamente la consapevolezza
che, stante le ampie dimensioni del
territorio regionale e la esigenza
di garantire una partecipazione dal
basso al processo di formazione
della pianificazione di area vasta,
era necessaria la individuazione di
un ulteriore livello istituzionale
di programmazione del territorio,
intermedio tra la Regione ed i
Comuni.
Negli anni ’90,
con il processo di potenziamento
degli enti locali, la problematica
si è riproposta e la riforma dei
soggetti (legge 142) stabilisce di
individuare in capo all’ente
Provincia la competenza di governo
del territorio su area vasta. La
legge sulla riforma delle autonomie
- in altre parole - ha
individuato l’ente urbanistico
sub-regionale, cui spetta
essenzialmente la disciplina del
territorio, ossia la Provincia o la
Città Metropolitana, che tiene
luogo della Provincia in aree a
maggiore densità urbane.
Tali enti hanno
il compito di predisporre ed
adottare i PTC che, secondo i
principi del sistema, vengono poi
sottoposti alla Regione, quantomeno
ai fini di controllo di conformità
rispetto agli indirizzi e programmi
regionali. Ne deriva che il PTC è
oggi un piano di estensione
provinciale, subordinato tuttavia
alle previsioni programmatiche
dettate dalla Regione.
L’art. 15.2
Legge 142/1990 (ricompreso nel DLgs
n. 267/2000 all’art. 20.2)
statuisce che la Provincia
predisponga ed adotti il PTC, ferme
restando le competenze dei Comuni ed
in attuazione della legislazione e
dei programmi regionali, per
determinare gli indirizzi generali
di assetto del territorio, dettando
in particolare indicazioni per:
– le
diverse destinazioni del territorio
in relazione alle prevalenti
vocazioni delle sue parti;
– la
localizzazione di massima delle
maggiori infrastrutture e delle
principali linee di comunicazione;
– le linee
di intervento per la sistemazione
idrica, idrogeologica ed
idraulico-forestale e, in genere, il
consolidamento del suolo e la
regimentazione delle acque;
– le aree
nelle quali sia opportuno istituire
parchi o riserve naturali. Con l’art.
57 del DLgs 112/1998 il PTCP viene
arricchito della valenza dei piani
di tutela settoriale, come il
naturale catalizzatore delle
pianificazioni "nei settori
della protezione della natura, della
tutela dell’ambiente, delle acque,
della difesa suolo e della tutela
delle bellezze naturali". Nel
medesimo art., lo Stato affida alla
normativa regionale il compito di
regolamentare tempi e modalità con
cui il PTC dovrà assumere "il
valore e gli effetti dei piani di
tutela". La Regione Campania
rientra tra le Regioni inadempienti
colpite dal DLgs sostitutivo
96/1999, attraverso cui il Governo
è intervenuto - in via
surrogatoria - per ripartire
tra queste e gli Enti locali le
funzioni amministrative individuate
dal DLgs 112/1998. Per cui l’art.
17 del citato DLgs n. 96 demanda
alla Provincia l’esercizio delle
funzioni relative al PTC di cui all’art.
15 della legge 142/1990 (art. 20
DLgs 267/2000), ai fini e per gli
effetti di quanto disposto dall’art.
57 del DLgs 112/1998.
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Ipotesi
organizzativa di sistema di
città intorno all'Ufita |
L’esperienza
del Piano della Provincia di Napoli
Una esperienza
significativa, in Campania, è
rappresentata dal PTC della
Provincia di Napoli, la cui
redazione fu avviata fin dal 1996
con le ricerche preliminari (svolte
dall’Università) e dal 1997 con l’approvazione
in Consiglio Provinciale della
delibera di "indirizzi
programmatici", predisposta
dall’allora Assessore alle
Politiche del Territorio, arch.
Giulio Rossi Crespi (poi scomparso).
Il Consiglio
Provinciale di Napoli, nel giugno
1997, arricchiva la proposta dell’Assessore
già approvata in Giunta
Provinciale, fissando i contenuti
fondamentali e gli obiettivi
strategici della pianificazione di
area vasta di competenza dell’ente
intermedio.
Il documento di
indirizzo del Consiglio fissava i
contenuti, il quadro normativo di
riferimento, le procedure, gli
strumenti e le fasi di lavoro per la
elaborazione del PTC e
- partendo dallo stato di
degrado e frammentazione del
territorio ma anche dalle risorse e
potenzialità esistenti
- individuava sei indirizzi
programmatici prioritari. Gli
indirizzi si concludevano con la
definizione delle fasi di
attuazione, elaborazione ed
approvazione del PTC.
Il primo PTC (PTCP
99) della Provincia di Napoli è
stato completato nel settembre del
1999 dal gruppo di lavoro coordinato
dal Prof. Marcello Vittorini (e
costituito da un gruppo di docenti
universitari di elevata competenza
ed esperienza), coadiuvato dai
funzionari del Servizio
"Pianificazione ed
Urbanistica" dell’Amministrazione
Provinciale.
La impostazione
è quella di una pianificazione
aperta e continua, costruita con il
dialogo e la partecipazione di tutti
gli enti e soggetti interessati, per
la costruzione di un Piano
processuale e programmatico e,
quindi, scevro dalla rigidezza di
principi aprioristicamente assunti.
È stata
accettata la sfida che i decreti
legislativi 112/1998 e 96/1999 hanno
affidato al PTC: il ruolo, cioè, di
unico piano di governo del
territorio a livello sovracomunale,
coordinando e superando l’inflazione
dei piani di settore (PUT, Piani
paesistici, Piani di Bacino, Piani
ASI, ecc.).
Il Progetto
preliminare, adottato dalla Giunta
Provinciale nel settembre 2000,
costituisce la prima parte del PTC;
esso è stato aggiornato ed
integrato - dopo la prima
stesura presentata nel marzo 1999
- in relazione a suggerimenti,
proposte ed osservazioni presentate
nel corso delle numerose
consultazioni avute dalla Provincia.
Il Progetto
definitivo è costituito, oltre che
dal preliminare, dalla relazione di
Piano, dalla normativa di attuazione
e da venti elaborati cartografici,
sia di analisi che di disciplina
dell’uso del suolo. Nel progetto
definitivo sono contenute tutte le
decisioni di pianificazione, le
strategie da mettere in atto, gli
interventi più rilevanti a scala
provinciale, nonché gli
"indirizzi" da dare ai
Comuni nella redazione dei loro
piani regolatori.
L’elaborazione
del PTC si può considerare come un
esercizio di "pianificazione
strategica" continua, i cui
obiettivi e risultati debbono essere
continuamente verificati e
riformulati su orizzonti temporali
di breve-medio periodo, nel corso di
un confronto permanente con le
amministrazioni e i soggetti locali.
Lo slogan
"lo strumento è anche più
importante dei suoi prodotti"
delinea il ruolo che la Provincia
ritiene utile svolgere, per proporsi
come struttura di regia che affianca
- ma non interferisce
gerarchicamente - l’attività
di pianificazione regionale e
comunale.
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Ipotesi
organizzativa di sistema di
gruppi di città tra Ofanto
e Calore |
Iter procedurale
La elaborazione
del Piano avverrà attraverso un
iter tecnico-amministrativo,
scandito nelle seguenti fasi
principali:
1) Approvazione-presa
d’atto della presente relazione di
indirizzo, con l’avvio del
conseguente procedimento
amministrativo per la redazione del
PTC, con i necessari assaggi negli
organi competenti (Giunta
provinciale, Commissione consiliare,
Consiglio provinciale).
2) Definizione
delle attività di competenza del
gruppo tecnico interno dell’ufficio
provinciale e stipula delle
convenzioni per l’attività di
alta consulenza e supporto
tecnico-scientifico con i
Dipartimenti di Pianificazione e
Scienza del Territorio dell’Università
Federico II di Napoli e con il
Dipartimento di Ingegneria Civile
dell’Università di Salerno, per i
profili di rispettiva competenza
(con particolare riferimento alla
pianificazione territoriale,
inerente gli interventi, le opere e
le trasformazioni strutturali per il
primo; ai profili della tutela
ambientale, dell’assetto
idrogeologico, dei rifiuti, del
patrimonio storico-artistico,
culturale, naturale e paesaggistico
per il secondo).
3) Costituzione
di cartografia su base informatica,
contenente la pianificazione
urbanistica di livello comunale,
entro il mese di aprile 2001 (è
già in atto e le attività connesse
sono svolte attualmente dalla
società Formula, che ha appaltato
il lavoro con contratto sottoscritto
nel 1999).
4) Individuazione
delle linee programmatiche generali
e di settore mediante delibera di
indirizzi del Consiglio Provinciale,
di cui deve essere esaltata la
centralità nell’ambito del
processo di Piano.
5) Elaborazione,
sulla base della delibera di
indirizzi, e successiva approvazione
del progetto preliminare di Piano,
con il concorso dei Comuni e delle
Comunità Montane, da sottoporre poi
al confronto con le diverse
istituzioni interessate, attraverso
la partecipazione di una pluralità
di soggetti pubblici e privati.
6) Redazione
e successiva approvazione da parte
del Consiglio Provinciale del
progetto definitivo di Piano e
verifica di conformità agli
indirizzi territoriali regionali da
parte della Regione.
7) Attuazione
e gestione del Piano Territoriale di
coordinamento.
Fasi tecniche
La messa a punto
del PTC si articola - dal punto
di vista tecnico - in una serie
di fasi, successive e
consequenziali, ciascuna
propedeutica allo sviluppo
complessivo del Piano, che si
suddividono sostanzialmente in tre
tipologie: fasi
scientifico-metodologiche, di
approfondimento scientifico e
tecnico operative. Le principali
fasi si possono così sintetizzare:
1) impostazione
metodologica del Piano;
2) quadro di
riferimento istituzionale,
legislativo ed amministrativo;
3) reperimento
dei dati utili alla redazione del
PTC (riguardante profili
sociodemografici, geologici,
morfologici, territoriali ed urbani,
infrastrutturali e di mobilità,
storico-culturali e turistici,
economici, fisico-ambientali,
idraulici);
4) elaborazione
dei dati precedenti;
5) reperimento
della cartografia di base, su
supporto cartaceo ed informatica;
6) elaborazione
delle cartografie di base;
7) reperimento
degli strumenti di assetto del
territorio vigenti ed in itinere in
ambito provinciale, alla scala
sovracomunale;
8) costruzione
del mosaico degli strumenti di
assetto dei territorio vigenti ed in
itinere in ambito provinciale, alla
scala sovracomunale;
9) reperimento
degli strumenti di assetto del
territorio vigenti ed in itinere in
ambito provinciale, alla scala
comunale;
10) costruzione
del mosaico degli strumenti di
assetto del territorio vigenti ed in
itinere in ambito provinciale, alla
scala comunale (per tipologia di
piano, data di adozione e di
approvazione);
11) individuazione
dei rischi;
12) classificazione
dei rischi;
13) costruzione
dell’architettura del Sistema
Informativo Territoriale;
14) implementazione
del SIT;
15) messa a
punto del progetto preliminare di
assetto del territorio provinciale,
anche in relazione alle linee di
sviluppo del territorio campano;
16) messa a
punto delle linee generali di
programmazione per la prevenzione
dei rischi;
17) elaborazione
della mappa delle invarianti
ambientali;
18) elaborazione
della mappa del restauro del
paesaggio;
19) elaborazione
delle mappe di trasformabilità;
20) elaborazione
delle mappe di compatibilità;
21) elaborazione
delle mappe delle opportunità;
22) elaborazione
delle mappe di sviluppo degli
agglomerati edilizi, residenziali ed
industriali;
23) elaborazione
delle linee guida di sviluppo
turistico, ambientale e culturale;
24) elaborazione
dell’assetto della rete dei
trasporti e delle comunicazioni;
25) elaborazione
delle linee guida del piano
strategico;
26) elaborazione
delle linee guida di marketing
territoriale;
27) redazione
della normativa di attuazione;
28) definizione
delle politiche di promozione ed
attuazione;
29) programmazione
e promozione degli interventi;
30) redazione
definitiva del PTC.
Va sottolineato
che le prime 15 fasi sono necessarie
per la redazione del progetto
preliminare, mentre le seconde 15
sono necessarie per la redazione di
quello definitivo.
Ciascuna fase è
articolata in più attività e
fornisce prodotti diversi: dalla
redazione di mappe tematiche alla
redazione di relazioni illustrative,
dalla costruzione di cartografie
computerizzate alla messa a punto di
strumenti innovativi implementabili
fino alla definitiva stesura delle
tavole di PTC, delle norme tecniche
di attuazione e della definizione
delle politiche, della
programmazione e della promozione
degli interventi.
Tempi, costi e
copertura finanziaria
La elaborazione
di un PTC, articolata in una serie
di passaggi amministrativi
- dalla stipula delle
convenzioni alla delibera di
indirizzi, dall’approvazione del
progetto preliminare a quello
definitivo - e di complesse
fasi tecniche, richiede un arco di
tempo pluriennale (definibile in un
biennio o, al massimo, trienio di
lavoro), come le esperienze finora
svolte dimostrano.
L’attività di
predisposizione del Piano può
diventare operativa a partire dal
gennaio 2001.
I costi
presumibili della intera operazione,
comprensiva sia dell’attività
tecnica del gruppo interno dell’ufficio
provinciale sia delle consulenze
universitarie, possono aggirarsi
- in via di prima
approssimazione - intorno ai
600 milioni, con riferimento all’intero
arco temporale considerato (biennio
2001-2002 o triennio 2001-2003).
Appendice
normativa
DLgs 18 agosto
2000 n. 267 - Testo unico delle
leggi sull’ordinamento degli enti
locali.
Capo VI
- Provincia
Art. 20 (Compiti
di programmazione)
1. La
Provincia:
a) raccoglie
e coordina le proposte avanzate dai
comuni, ai fini della programmazione
economica, territoriale ed
ambientale della regione;
b) concorre
alla determinazione del programma
regionale di sviluppo e degli altri
programmi e piani regionali secondo
norme dettate dalla legge regionale;
c) formula e
adotta, con riferimento alle
previsioni e agli obiettivi del
programma regionale di sviluppo,
propri programmi pluriennali sia di
carattere generale che settoriale e
promuove il coordinamento dell’attività
programmatoria dei comuni.
2. La
Provincia, inoltre, ferme restando
le competenze dei comuni ed in
attuazione della legislazione e dei
programmi regionali, predispone ed
adotta il piano territoriale di
coordinamento che determina
indirizzi generali di assetto del
territorio e, in particolare,
indica:
a) le
diverse destinazioni del territorio
in relazione alla prevalente
vocazione delle sue parti;
b) la
localizzazione di massima delle
maggiori infrastrutture e delle
principali linee di comunicazione;
c) le linee
di intervento per la sistemazione
idrica, idrogeologica ed
idraulico-forestale ed in genere per
il consolidamento del suolo e la
regimazione delle acque;
d) le aree
nelle quali sia opportuno istituire
parchi o riserve naturali.
3. I
programmi pluriennali e il piano
territoriale di coordinamento sono
trasmessi alla regione ai fini di
accertarne la conformità agli
indirizzi regionali della
programmazione socio-economica e
territoriale.
4. La legge
regionale detta le procedure di
approvazione nonché norme che
assicurino il concorso dei comuni
alla formazione dei programmi
pluriennali e dei piani territoriali
di coordinamento.
5. Ai fini
del coordinamento e dell’approvazione
degli strumenti di pianificazione
territoriale predisposti dai comuni,
la provincia esercita le funzioni ad
essa attribuite dalla regione ed ha,
in ogni caso, il compito di
accertare la compatibilità di detti
strumenti con le previsioni del
piano territoriale di coordinamento.
6. Gli enti
e le amministrazione pubbliche, nell’esercizio
delle rispettive competenze, si
conformano ai piani territoriali di
coordinamento delle province e
tengono conto dei loro programmi
pluriennali.
La Giunta
provinciale con deliberazione n.
1044 del 9/11/2000, esecutiva ai
sensi di legge, ha preso atto della
suddetta relazione finalizzata all’elaborazione
del PTCP.
Le immagini
contenute nel presente articolo sono
tutte del volume "Provincia di
Avellino", De Angelis editore,
1999, Avellino.