Negli ultimi anni la continua crescita della domanda di spostamento,
l’aumento generalizzato del benessere
economico e la sempre più veloce evoluzione
tecnologica hanno determinato un aumento
preoccupante dell’uso dell’automobile. A
fronte dell’introduzione di modi di
trasporto innovativi, a fronte di una sempre
maggiore diffusione di servizi collettivi e
a fronte di una nuova coscienza ambientale,
l’automobile continua ad essere un oggetto
del desiderio, economicamente sostenibile,
spesso incentivata e, soprattutto, continua
ad essere l’unica alternativa di trasporto
in taluni contesti territoriali.
Stime della commissione europea rivelano che la crescita economica si
tradurrà in un aumento delle esigenze della
mobilità stimato (al 2010) intorno al 38%
per le merci ed al 24% per i passeggeri. In
questo scenario non è difficile immaginare
un considerevole incremento di autovetture
circolanti ed un aumento dei susseguenti
impatti:
- incremento della congestione sulle strade;
- aumento dei tempi di viaggio;
- riduzione dell’accessibilità al territorio;
- aumento degli incidenti stradali;
- aumento delle emissioni inquinanti e dei consumi energetici.
Tutti i citati impatti si ripercuotono sul territorio e, in
particolare, sui sotto-sistemi che lo
compongono: il sistema dei trasporti,
l’eco-sistema, il sistema delle residenze,
il sistema delle attività economiche ed,
infine, il sistema economico globale sul
quale si ripercuotono le possibili crisi di
ognuno dei suddetti sistemi, il costo degli
incidenti stradali e i costi di gestione del
sistema dei trasporti. Il tutto è reso
ancora più complesso
dall’extra-territorialità degli impatti e
dai molteplici interessi economici che ne
risultano coinvolti. È evidente, però, che
è giunto il momento delle scelte, il
momento di decidere se continuare ad essere
spettatori di uno sviluppo disordinato ed
irrazionale oppure diventare attori di uno
sviluppo sostenibile. In questo scenario la
politica dei trasporti rappresenta un punto
cruciale per lo sviluppo economico ed
eco-compatibile della società moderna e
rappresenta un’opportunità da non perdere
in una fase di consolidamento del nuovo
stato europeo. L’esigenza è di una
politica lungimirante che proponga strategie
a lungo termine sovranazionali, che
definisca precise politiche di intervento e
individui misure operative ed efficaci per
il raggiungimento degli obiettivi
prefissati. In questa nota si presenta un
quadro sintetico e sistematico della
situazione europea, in particolare, si
approfondiranno le strategie che l’Unione
europea (Ue) ha tracciato nel Libro bianco (Lb)
e si analizzeranno gli strumenti operativi a
disposizione delle autorità locali per
raggiungere gli obiettivi prefissati dallo
stesso documento programmatico.
L’insostenibilità della mobilità e la necessità di una politica
europea
Gli effetti negativi del traffico urbano ed extraurbano automobilistico
costituiscono la più importante emergenza
delle aree urbane ed extraurbane nazionali
ed europee. Stime dell’Ue hanno
evidenziato che l’inefficienza
tecnico-economica, conseguente alla
congestione ed alle relative perdite di
tempo, possono essere stimate intorno al 2%
del prodotto interno lordo della stessa Ue.
Analogamente il Ministero dei trasporti ha
stimato l’impatto dei costi totali del
trasporto stradale in 133 milioni di euro.
Benché i fenomeni di
congestione si concentrino soprattutto nelle
zone urbane, il fenomeno si sta allargando
anche alla rete extraurbana. Stime aggregate
hanno mostrato che oltre 7.500 km di strade,
pari al 10% della rete complessiva, sono
congestionate. A ciò si aggiungono i dati
sconcertanti sulla mortalità causata da
incidenti automobilistici, dati che rendono
l’incidentalità stradale la terza causa
di morte in Italia e la prima causa di morte
per le fasce di età più giovani (14-25
anni). Nel 1999 l’Istat ha rilevato
219.032 incidenti stradali, 6.633 decessi e
316.698 feriti con gravi conseguenze; ogni
giorno in Italia muoiono mediamente 18
persone, mentre 868 rimangono ferite. Ai
morti per incidenti stradali si devono
aggiungere i morti causati per inquinamento
atmosferico e i disturbi derivanti
dall’inquinamento acustico. I dati del
rapporto Anpa hanno evidenziato che in
Italia il trasporto stradale è responsabile
del 26% (industria 49%) delle emissioni
totali di CO2, del 56% (industria 29%) delle
emissioni di ossidi di azoto e del 44% delle
emissioni di composti organici volatili
(idrocarburi). Recenti stime
dell’organizzazione mondiale della sanità
(Oms) hanno mostrato che il solo particolato
(Pm10) è responsabile, a livello europeo,
di circa 80.000 morti, senza parlare delle
leucemie di cui è responsabile il benzene.
Altre stime dell’Oms indicano che oltre il
90% della popolazione è esposta a rumori da
traffico di intensità superiore a 55 dB e
circa il 27% ad intensità superiori a 75 dB
(dati Ministero dell’ambiente). Ulteriori
effetti negativi sono legati alla riduzione
di opportunità di attività fisica: stime
dell’Oms indicano che una passeggiata
giornaliera di 4 Km ridurrebbe del 50% la
probabilità di contrarre malattie
cardiocircolatorie e del 30% diabete ed
ipertensione. Rilevanti sono anche i danni
paesaggistici per occupazione del
territorio; è stato stimato (Lb), infatti,
che ogni giorno 10 ettari di terreno vengono
ricoperti da infrastrutture stradali e che,
negli ultimi 30 anni, i chilometri di
autostrada si sono triplicati. In questo
scenario non si può trascurare che
l’unificazione europea produrrà un
impatto non trascurabile sulla domanda di
mobilità. È stato stimato (Lb), infatti,
che la crescita economica (circa il 43% del
Pil dell’Ue) si tradurrà in un aumento
delle esigenze di mobilità che sono state
stimate attorno al 38% per le merci ed al
24% per i viaggiatori (entro il 2010). A
queste previsioni si aggiungono le
proiezioni di crescita della domanda di
mobilità urbana che, per i prossimi anni,
prevedono incrementi di circa 1-2% l’anno
(stime Ue). Pertanto, non è difficile
comprendere la centralità sociale,
economica ed ambientale della problematica
della mobilità e non è superfluo
sottolineare come tali problematiche
rischiano di minare seriamente la
competitività dell’economia europea.
Strategie per una mobilità sostenibile: la politica europea dei
trasporti
Una politica dei trasporti sostenibile deve prevedere strategie a lungo
termine, deve tenere conto delle
problematiche sociali ed ambientali, deve
fornire delle risposte alle preoccupazioni
dei cittadini e non deve mettere in
difficoltà la competitività del sistema
dei trasporti e dell’economia. In
quest’ottica la commissione europea ha
pubblicato un importante documento
strategico rappresentato dal Libro Bianco
denominato “La politica europea dei
trasporti fino al 2010: il momento delle
scelte”. Tale rapporto definisce le
strategie di intervento comunitarie e
rappresenta un primo serio tentativo di
definire delle linee guida trans-europee che
coordinino le politiche dei trasporti dei
singoli stati. L’Ue, pur analizzando
distinti approcci, propone un’unica
strategia di intervento, definita anche
opzione C, che prevede una serie di misure
che vanno dalla tariffazione delle
infrastrutture, al rilancio dei modi di
trasporto alternativi alla strada, alla
previsione di cospicui investimenti mirati
allo sviluppo di una rete transeuropea
intermodale. Si tratta di un approccio
integrato volto a riequilibrare la
ripartizione tra i modi di trasporto, in
particolare, verso il trasporto ferroviario,
fluviale e marittimo. Le strategie di
intervento sono tre:
1. riequilibrio dei modi di trasporto;
2. eliminazione delle strozzature;
3. sviluppo di misure finalizzate a rendere gli utenti il fulcro della
politica dei trasporti.
Riequilibrio dei modi di trasporto
Attualmente i modi di trasporto più utilizzati sono nell’ordine
l’auto, l’autobus, il treno e l’aereo.
In questo contesto l’auto ha un ruolo
schiacciante sulle restanti alternative
modali e presenta un trend fortemente
crescente in termini di passeggeri/km. Allo
stesso modo il trasporto aereo può contare
sullo stesso numero di passeggeri/km della
ferrovia e presenta un trend di crescita
superiore agli altri modi di trasporto
collettivo. Lungo questa direzione le
prospettive future sono allarmanti, sia
perché la crescita coinvolge unicamente
modi di trasporto molto inquinanti, sia
perché le reti di trasporto interessate
sono già molto congestionate. Il
riequilibrio dei modi di trasporto appare,
pertanto, un’esigenza primaria e
irrinunciabile che deve passare attraverso
l’incentivazione di una reale competitività
tra le alternative modali, potenziando il
trasporto su ferro, il cabotaggio marittimo
per il trasporto delle merci ed eliminando i
regimi monopolistici. Le politiche da
perseguire sono:
a) migliorare la qualità sociale del trasporto su strada delle merci:
è stato stimato che il trasporto delle
merci entro il 2010 aumenterà di circa il
50%. In questo scenario, la mobilità delle
merci non potrà che ricadere sul trasporto
stradale che gode di un regime quasi
monopolistico a causa di una competitività
figlia di una legislazione non omogenea,
carente e permissiva. A tal fine, si intende
armonizzare i controlli, le sanzioni e le
regole per tutelare gli autotrasportatori e
i modi di trasporto in competizione (treno e
nave). L’obiettivo è di definire
un’omogeneità di leggi e sanzioni, di
stabilire adeguate condizioni di lavoro, di
regolamentare le ore di guida, di
specificare diritti e doveri del datore di
lavoro, di introdurre la figura
professionale dell’autotrasportatore e di
incrementare il numero di controlli e lo
scambio di informazioni tra gli stati
membri;
b) rilanciare le ferrovie: le ferrovie rappresentano una realtà in
piena crisi e ricca di contraddizioni. Se da
una parte si osserva una corsa verso pochi
servizi ad alta qualità e velocità,
dall’altra parte non si vede lo stesso
slancio verso il trasporto delle merci e né
verso la maggior parte del trasporto
passeggeri. Rispetto al 1970 le ferrovie
europee trasportano circa il 16% in meno di
merci, mentre la quota del mercato
passeggeri si è ridotta del 4% e le merci
trasportate sono il 32% in meno rispetto
agli Stati Uniti d’America (economia con
la quale l’Ue desidera confrontarsi). Le
cause di questa crisi sono molteplici:
- infrastrutturali: infrastrutture diverse tra stati e all’interno
dello stesso stato;
- tecnologiche: lento adeguamento alle nuove tecnologie;
- economiche;
- scarsa affidabilità.
Per affrontare la crisi, la politica europea si articola nelle seguenti
misure:
1. garantire la progressiva apertura del mercato ferroviario in Europa:
aprire i mercati nazionali delle merci al
cabotaggio, aumentare il livello di
sicurezza della rete ferroviaria, garantire
l’interoperabilità per tutti gli elementi
della rete ferroviaria, favorire i trasporti
internazionali di passeggeri, promuovere
misure volte a garantire la qualità dei
servizi ferroviari e i diritti degli utenti;
2. rafforzare la sicurezza ferroviaria: garantire l’interoperabilità
amministrativa e tecnica tra i gestori delle
infrastrutture ferroviarie;
3. sostenere la realizzazione di nuove infrastrutture con particolare
priorità per le merci;
4. avviare un dialogo con l’industria ferroviaria, nel quadro di un
accordo volontario per ridurre gli effetti
nocivi sull’ambiente;
c) controllare la crescita del trasporto aereo: la crescita del
trasporto aereo rappresenta un problema per
la sicurezza e per l’affidabilità delle
tratte. Per il 2010 si prevede un aumento
del 100% dei passeggeri annui e, quindi, dei
veicoli circolanti. In questo scenario la
saturazione dei cieli più che un timore è
una certezza e gli impatti
sull’inquinamento acustico ed atmosferico
non possono essere trascurati. A quanto
detto non si può non aggiungere che la
crescita della domanda imporrà una
riorganizzazione dell’intero sistema
aeroportuale europeo: attualmente il 50% dei
50 principali aeroporti lavora in condizioni
di saturazione. In questo contesto le
politiche da perseguire si articolano nei
seguenti punti:
1. mirare alla creazione di un cielo unico mediante definizione di
un’autorità di regolamentazione capace di
definire obiettivi che garantiscano la
crescita e la sicurezza del traffico.
Elaborare regole comunitarie ed implementare
un sistema di sorveglianza, ispezione e
sanzione che garantisca l’effettiva
applicazione delle regole;
2. unificare i metodi di lavoro, le procedure ed il tipo di formazione
al fine di creare un personale unico
altamente specializzato. Migliorare le
tecnologie di supporto alle decisioni;
3. intervenire sul sistema aeroportuale limitando gli interventi
infrastrutturali, sfruttando le capacità
esistenti, assegnando le bande orarie con
criteri di sostenibilità ambientale e di
sicurezza ed incentivando la costruzione di
aerei più capienti, meno rumorosi e meno
inquinanti;
4. integrare il trasporto aereo con il trasporto ferroviario al fine di
evitare sovrapposizioni e al fine di
liberare tracce orarie per collegamenti
attualmente penalizzati;
5. creare un’autorità unica della sicurezza aerea investita del
compito di definire le condizioni minime di
sicurezza da rispettare da tutti gli
elementi del trasporto aereo;
d) legare il destino dei modi di trasporto (con particolare attenzione
al trasporto marittimo): alla stregua del
trasporto ferroviario, il trasporto
marittimo trans-europeo sta vivendo un
periodo di grossa crisi. Benché le vie del
mare trasportino il 41% delle merci
intracomunitarie, il settore è
sottoutilizzato e, soprattutto, vive una
crisi del settore occupazionale e
vocazionale, che vede sempre meno marinai,
sempre meno ufficiali e sempre meno navi
europee. Eppure il trasporto marittimo è un
trasporto ad alta capacità, più
conveniente del trasporto stradale e molto
più sostenibile dal punto di vista
ambientale e della sicurezza. Inoltre,
paradossalmente, molti stati europei hanno
una vocazione marittima, possono godere di
vie interne navigabili e soprattutto basano
sul trasporto via mare il 70% degli scambi
con il resto del mondo. Ciò che penalizza
il trasporto marittimo è la miopia delle
politiche dei trasporti dei singoli stati
che, non riuscendo a creare un sistema
integrato gomma-mare o ferro-mare, hanno
finito con il rendere le vie del mare una
scelta poco competitiva. La soluzione al
problema sta in una sola parola: integrare
il trasporto marittimo con gli altri modi di
trasporto. Alla luce di ciò la commissione
europea si propone di:
1. sviluppare le autostrade del mare che favoriscano i collegamenti
mare - vie navigabili - ferrovia,
incentivare avanzamenti tecnologici che
facilitino le operazioni di carico e scarico
nei porti, semplificare ed uniformare le
pratiche burocratiche e doganali dei servizi
portuali, creare collegamenti intermodali
diretti, creare una figura professionale ad
hoc, uniformare le sagome limite e le
tecniche di carico delle merci;
2. favorire il ritorno del massimo numero di navi sotto bandiera
comunitaria, ispirandosi alle migliori
pratiche elaborate in campo sociale o
fiscale, proponendo nel 2002 misure sulla
tassazione commisurata al tonnellaggio e la
revisione della disciplina degli aiuti di
Stato nel settore marittimo;
3. migliorare la situazione del trasporto fluviale: uniformando le
prescrizioni tecniche per l’intera rete
comunitaria di vie navigabili, le condizioni
in materia di periodi di riposo, membri
dell’equipaggio, composizione
dell’equipaggio e periodi di navigazione
dei battelli della navigazione interna;
4. creare un programma volto a promuovere soluzioni alternative alla
strada (Marco Polo).
Eliminazione delle strozzature
Un sistema dei trasporti perfettamente funzionante ed efficiente
dovrebbe potere smaltire la domanda di
mobilità senza che si vengano a creare
criticità sulle rispettive reti. Criticità
puntuali possono minare l’efficienza
dell’intero sistema e possono
rappresentare dei veri e propri ostacoli
(strozzature) alla libertà di movimento di
passeggeri e merci, alla competitività tra
i modi di trasporto e, quindi, ad una
uniforme crescita economica dei paesi
dell’Ue. Una prima risposta dell’Ue al
problema delle strozzature è consistita
nella definizione di una politica
finalizzata alla costituzione di reti modali
transeuropee. Purtroppo, l’adeguamento
delle reti modali non sta andando di pari
passo con il processo di unificazione e,
pertanto, appare necessario provvedere con
opportune strategie sostitutive o
complementari che supportino la nascita e lo
sviluppo dell’unificazione europea, in
particolare, nei primi anni della sua
vita.
Il Libro bianco, pur ribadendo la necessità delle reti transeuropee,
propone di monitorare la realizzazione della
rete stessa e propone delle politiche di
intervento che siano efficaci nel
medio-breve termine. Gli obiettivi sono due:
1. migliorare in corsa scelte effettuate;
2. affrontare i problemi di finanziamento che stanno ritardando la
realizzazione delle opere infrastrutturali.
Le proposte sono schematizzate di seguito:
a) promuovere la costituzione di corridoi prioritari per le merci,
favorire l’accesso ferroviario ai porti ed
investire nei terminali di trasbordo;
b) prevedere una rete ferroviaria ad alta velocità per i passeggeri,
l’adozione di piani di gestione del
traffico sui principali assi stradali, nonché
modificare il cosiddetto elenco di Essen con
l’aggiunta di nuovi interventi
infrastrutturali;
c) aumentare al 20%, nel 2001, la percentuale massima di intervento
finanziario imputabile al bilancio della
rete transeuropea per le principali
strozzature ferroviarie;
d) presentare nel 2004 una profonda revisione della rete transeuropea,
volta in particolare ad integrare le reti
dei paesi candidati all’adesione, ad
introdurre il concetto di autostrade del
mare, a sviluppare capacità aeroportuali, a
meglio collegare le regioni periferiche ed a
rafforzare la coesione territoriale;
e) istituire un quadro comunitario di riferimento che permetta di
destinare il gettito della tariffazione di
itinerari concorrenti alla realizzazione di
nuove infrastrutture, in particolare
ferroviarie;
f) armonizzare le norme minime di sicurezza per tutte le gallerie,
stradali e ferroviarie, appartenenti alla
rete transeuropea di trasporto.
Sviluppo di misure finalizzate a rendere gli utenti il fulcro della
politica dei trasporti
Il raggiungimento della sostenibilità sociale della mobilità è uno
degli obiettivi primari dell’Ue. Uno
spostamento socialmente sostenibile deve
soddisfare l’utente, deve essere sicuro,
non deve ledere i diritti di altre persone,
deve essere economicamente sopportabile
dagli utenti e dai non utenti e deve essere
eco-compatibile. Le scelte prese dalla
commissione europea si sviluppano nelle
seguenti direzioni:
1. Sicurezza stradale: l’incidentalità stradale con i suoi 40.000
morti annui rappresenta la maggiore
emergenza del trasporto stradale. In questo
scenario l’Ue si è posta l’obiettivo di
dimezzare entro il 2010 il numero di morti
sulle strade europee. Il raggiungimento di
un tale risultato passa attraverso una serie
di misure normative, economiche e
gestionali. Pur lasciando piena libertà ai
governi nazionali, nel Libro bianco vengono
tracciate delle linee guida molto chiare:
a) armonizzare, entro il 2005 le regole che disciplinano controlli e
sanzioni concernenti soprattutto l’eccesso
di velocità e l’abuso di alcool al
volante;
b) stabilire una lista dei punti particolarmente pericolosi sugli assi
transeuropei e uniformare la segnaletica;
c) obbligare i costruttori di autoveicoli a dotare tutti i sedili di
cinture di sicurezza, incentivare
l’introduzione di sistemi di sicurezza
attivi e passivi;
d) prevenire i comportamenti pericolosi e sviluppare gli scambi di
buone pratiche, per promuovere una guida
responsabile grazie ad azioni di formazione
e sensibilizzazione, rivolte in particolare
ai giovani guidatori;
e) proseguire la lotta alla guida in stato di ebbrezza e proporre
soluzioni ai problemi legati all’uso di
droghe o farmaci;
f) favorire l’introduzione di nuove tecnologie a servizio del
controllo e della gestione dei flussi
veicolari.
2. Consapevolezza dei costi da parte dell’utente: rendere l’utente
cosciente dei costi di trasporto è un
diritto ma anche un dovere. Un diritto e un
dovere perché l’utente deve conoscere
quanto costa a se stesso, alla società e
all’ecosistema il proprio spostamento e
deve accettare, coscientemente, tale prezzo.
La consapevolezza dei costi non è una
questione meramente filosofica ma si
inserisce in una concezione generale in cui
lo spostamento è un bene acquistabile il
cui prezzo varia al variare del modo di
trasporto. L’obiettivo dell’Ue è,
infatti, di creare una libera competizione
tra modi di trasporto, esplicitando i costi
esterni dello spostamento e facendo in modo
che l’utente li conosca e li paghi
consapevolmente.
Attualmente l’utente paga il carburante e tasse varie ma non
l’infrastruttura su cui viaggia (eccetto
autostrade), non la congestione cui
contribuisce e non l’inquinamento che
provoca; in questo modo il costo di uno
spostamento in auto è distribuito equamente
tra tutti gli utenti indipendentemente dalle
caratteristiche dello spostamento (e.g.
motivo, lunghezza, durata, localizzazione,
ecc.). Dall’altro lato gli utenti degli
altri modi di trasporto non solo pagano
tutte le voci citate ma, indirettamente,
pagano anche i costi esterni del trasporto
stradale. Il Libro bianco propone una
politica che internalizzi i costi esterni e
favorisca la creazione di un libero mercato
con prezzi chiari. Le azioni previste sono:
a) stabilire dei principi che conducano ad una (unica) struttura
tariffaria dell’uso delle infrastrutture
al variare del modo di trasporto, della
tipologia d’utenza, del tipo di veicolo,
della localizzazione dello spostamento,
della durata dello spostamento, del motivo
dello spostamento o del tipo di carburante
utilizzato. Tale struttura deve consentire
il pareggiamento tra costi esterni ed oneri
dovuti dall’utenza;
b) introdurre un regime fiscale unico (tassazione unica per il
carburante nel trasporto stradale, per gli
oneri di accesso portuale o ferroviario, per
i pedaggi autostradali);
c) reinvestire i proventi in azioni destinate al contenimento dei costi
esterni.
3. Definizione dei diritti e dei doveri dell’utenza: nell’ottica
che lo spostamento è un bene che l’utente
acquista, è giusto che le aziende che
vendono il servizio (siano esse aziende
statali o private), debbano avere un codice
comportamentale ben preciso e che tenga
conto della pubblica utilità del servizio
offerto. Il rischio di creare un libero
mercato non deve trasformarsi in una corsa
al ribasso dei prezzi che mini la qualità,
l’affidabilità e la sicurezza del
servizio. A tal fine l’Ue prevede di
tutelare le regioni periferiche alleggerendo
le procedure di notifica degli aiuti di
Stato e prevede la definizione di una carta
dei diritti dei passeggeri di tutti i modi
di trasporto, sviluppando indicatori di
qualità che entrino nelle condizioni
contrattuali.
I risultati attesi
I risultati attesi dallo sviluppo dell’opzione C sono schematizzati
in termini di passeggeri per km
di infrastruttura, di veicoli/km ed in
termini di tonnellate di emissioni di CO2 .
A fronte delle previsioni tendenziali al
2010 le strategie dell’Ue dovrebbero
condurre ad una riduzione dei veicoli/km su
strada pari al 13%, ad un incremento del 25%
dei passeggeri/km su ferrovia e del 31% su
mezzi collettivi su gomma o urbani. A ciò
si dovrebbe aggiungere una diminuzione del
13% delle emissioni inquinanti dovute a
tutti i modi di trasporto ed un sostanziale
riequilibrio modale. Un perfetto
riequilibramento modale si riesce ad
ottenere per quanto concerne il trasporto
delle merci. Si osserva una crescita
sensibile delle tonnellate di merci
trasportate dal trasporto ferroviario e
marittimo, una riduzione dei veicoli su
strada ed uno sfruttamento più efficace
delle potenzialità delle ferrovie. Benché
l’inquinamento causato dal trasporto merci
si riduca del 24% rispetto alle previsioni
2010, si deve evidenziare che l’incremento
previsto del 26% rispetto al 1998 è,
comunque, preoccupante. Infine, non bisogna
trascurare che il sistema dei trasporti sarà,
comunque, costretto ad assorbire una
crescita di passeggeri/merci trasportate e
di veicoli/km e che il 2010 è una prima
tappa verso una reale sostenibilità della
mobilità.
Strumenti per una mobilità sostenibile
La problematica della mobilità sostenibile se da un lato ha bisogno di
strategie di ampio respiro che superino i
confini nazionali, dall’altro lato ha
bisogno di strumenti operativi che
consentano la realizzazione degli intenti.
In questo scenario una politica di
intervento deve articolarsi in un quadro
organico di azioni capaci di combinare, ad
una graduale disincentivazione del trasporto
privato, un miglioramento ed una
diversificazione dell’offerta di trasporto
collettivo.
Le politiche, pertanto, devono essere interpretate come la combinazione
di una o più misure di intervento.
Le misure possono raggrupparsi in quattro categorie principali:
1. infrastrutturali;
2. di controllo della domanda di mobilità (travel demand management -
Tdm);
3. di regolamentazione della mobilità;
4. complementari di Tdm.
|
1. Perino e Vele, “Esposito Transinternational”, 1999, cartapesta,
ferro, gomma, gelcoat, luce; cmc 101x73x75,5
|
Gli interventi infrastrutturali, benché in contrasto con l’idea
comune di sostenibilità, rappresentano
provvedimenti fondamentali per fronteggiare
situazioni di assenza di offerta di
trasporto collettivo, per eliminare
strozzature in corrispondenza di nodi
ferroviari e/o stradali per aumentare la
capacità di arterie di grande
comunicazione.
È indubbio, però, che la logica dell’intervento infrastrutturale si
sta modificando totalmente, sia alla luce
della nuova sensibilità ambientale sia alla
luce delle sempre più carenti risorse
economiche disponibili. I suddetti aspetti
stanno producendo una rinnovata cultura del
concetto di studio di fattibilità e,
soprattutto, stanno producendo la
convinzione generale che nessun intervento
infrastrutturale può essere ipotizzato al
di fuori di un completo processo di
pianificazione dei trasporti.
Le misure di controllo della domanda di mobilità prevedono interventi
capaci di modificare le caratteristiche
tanto dei sistemi dell’offerta di
trasporto quanto del sistema della domanda
di trasporto. Si possono distinguere in due
tipi:
1. misure di incentivazione dell’uso di modi di trasporto alternativi
all’auto (pull);
2. misure di disincentivazione dell’uso dell’auto (push).
Le misure di pull sono finalizzate a tirare l’utenza verso nuovi modi
di trasporto e/o verso modi di trasporto più
sostenibili. In generale si realizzano
mediante l’introduzione di nuovi servizi
di trasporto o mediante l’introduzione di
modi innovativi di trasporto. Tra questi si
possono distinguere:
- park and ride: consiste nel posizionare parcheggi ad elevata capacità
in zone periferiche ben servite da un
servizio di trasporto collettivo che
favorisca l’ingresso al centro urbano. Si
pensi ai parcheggi posizionati vicino alle
stazioni delle metropolitane o dei treni
regionali ad alta frequenza o in prossimità
dei terminal bus di periferia. Il park and
ride può diventare un modo di trasporto
appetibile se aiutato da un’opportuna
politica di tariffazione della sosta delle
zone di possibile destinazione, da una
razionale politica di tariffazione dei
parcheggi periferici e da un’efficiente
integrazione delle aree di parcheggio con
l’offerta di trasporto collettivo del
sistema urbano. Solitamente è una misura
utilizzata per ridurre il traffico veicolare
extraurbano diretto nei grossi centri
urbani. Soluzioni di park and ride a livello
urbano esistono ma non rappresentano una
soluzione ideale sia perché favoriscono la
penetrazione all’interno del tessuto
urbano, ma anche per l’impossibilità di
avere spazi di parcheggio di grosse
dimensioni e per i problemi di congestione
che si potrebbero verificare in prossimità
degli accessi. Gli impatti prevalenti sono
sulla ripartizione modale; da non trascurare
i benefici economici che potrebbero derivare
attrezzando i parcheggi con centri
commerciali;
- car pool: è un sistema che prevede l’uso di una stessa auto da
parte di più utenti organizzati che si
dirigono verso una stessa destinazione o
destinazioni vicine. Anche in questo caso è
necessario prevedere misure che favoriscano
il car-pool: politiche di tariffazione della
sosta o degli ingressi nelle zone di
destinazione, politiche che consentano
l’accesso a specifiche zone solo agli
autoveicoli con più di due persone a bordo,
politiche finalizzate a favorire il contatto
tra utenti accomunati dalla stessa origine e
dalla stessa destinazione. Il car-pool,
incrementando il riempimento delle
autovetture, consente una riduzione dei
flussi veicolari, delle autovetture/km e dei
relativi impatti sull’ambiente esterno. La
misura è particolarmente indicata per tutti
gli spostamenti in entrata e uscita dai
centri urbani e per gli spostamenti a
carattere prettamente urbano. È inutile
dire che i segmenti di domanda coinvolti
sono gli spostamenti di natura sistematica
(casa-lavoro, casa-università, ecc.);
- car sharing: è un servizio che consente all’utenza di accedere ad
una flotta di veicoli posizionati in
apposite aree di parcheggio. L’utente non
rinuncia alla privacy dell’auto ma è
costretto a raggiungere i parcheggi con
mezzi propri o collettivi ed è costretto a
pagare il fitto dell’auto per le
successive fasi dello spostamento. Uno dei
vantaggi principali consiste nella
possibilità di imporre l’utilizzo di modi
di trasporto elettrici a basso impatto
ambientale e di preservare zone di rilevanza
turistica ed ambientale senza ridurne
drasticamente l’accessibilità. È chiaro,
però, che bisogna prevedere un’opportuna
tariffazione della sosta delle zone di
parcheggio e dei veicoli, un opportuno
dimensionamento della flotta, un efficiente
centro di prenotazione e gestione dei
veicoli e, soprattutto, politiche
finalizzate a renderlo più vantaggioso
(e.g. uso delle corsie preferenziali, no
tariffe di sosta, sistemi informativi a
bordo, abbonamenti). Il car-sharing può
essere trasformato in una specie di
car-pooling cercando di coordinare più
utenti tra loro con incentivi economici. Il
car-sharing è la soluzione ideale per
soddisfare una domanda di mobilità
esigente, non sistematica e che ha bisogno
di flessibilità in termini di orari, di
agilità di movimento all’interno del
tessuto urbano e che necessita di spostarsi
in zone inaccessibili al trasporto privato;
- servizio a chiamata (dial a ride): consiste nella prenotazione, da
parte dell’utente, del viaggio da
effettuare con il trasporto collettivo e nel
successivo accordo tra la richiesta e
l’offerta proposta dall’azienda di
trasporto collettivo in funzione dei propri
piani di esercizio. L’utente prenota
l’ora ed il giorno della corsa,
l’azienda elabora tutte le richieste e
propone un itinerario/orario che soddisfi
l’utenza. A questo punto l’utente può
decidere se acquistare o meno il servizio.
Tale misura è particolarmente adatta per le
zone a domanda debole, in cui non esiste una
domanda di spostamento quantitativamente
sufficiente a giustificare un servizio di
trasporto collettivo ad hoc. I benefici di
un servizio a chiamata sono molteplici: per
le aziende perché possono ottimizzare le
corse sulla domanda reale, per la comunità
perché si accresce l’accessibilità al
territorio, per il sistema dei trasporti e
dell’ambiente perché si riducono le
autovetture circolanti. L’impegno
richiesto alle aziende è di prevedere delle
linee a percorso flessibile e di dotarsi di
un sistema di gestione in tempo reale sia
delle chiamate che degli itinerari. Sebbene
il target è prettamente extraurbano, il
servizio a chiamata può applicarsi ad un
contesto urbano in cui l’origine o la
destinazione degli spostamenti sia unica (si
pensi ad una grossa azienda, ad una
Università). In questo caso si possono
prevedere dei percorsi fissi ad alta
frequenza, fermate prenotabili distribuite
sul territorio e opportune paline di
prenotazione/informazione all’utenza in
corrispondenza delle quali l’utente può
prenotare una fermata. Il sistema in tempo
reale avvertirà della fattibilità e del
tempo stimato di arrivo e chiederà conferma
all’utente. A livello urbano i benefici
maggiori sono la certezza dei tempi di
attesa alle fermate, un servizio più
efficace sul territorio e la riduzione dei
tempi persi dai mezzi lungo percorsi a
domanda nulla.
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2. Perino e Vele, “Esposito on the road”, 2000, ferro, gomma,
cartapesta, pittura nitro; cmc 213x215x160 |
Le misure di push sono finalizzate a spingere l’utenza lontano dai
modi di trasporto individuali: auto e moto.
Esse si riconduco essenzialmente a misure di
tariffazione. L’esperienza consente di
affermare che le misure di tariffazione,
intervenendo sul costo d’uso del trasporto
privato, sono lo strumento più efficace per
ottenere variazioni significative di
ripartizione modale a favore di altri modi
di trasporto. Come già preannunciato le
misure di tariffazione possono essere
molteplici, di seguito si propongono quelle
più efficaci:
- tariffazione dell’uso della strada: consiste nella tariffazione del
passaggio delle auto su determinate strade,
è una misura che tende a disincentivare
l’uso dell’auto e/o a disincentivare
l’attraversamento di alcune strade o di
alcune zone. Si può articolare, infatti, in
tariffazione di speciali archi stradali,
tariffazione di specifiche zone (cordon
pricing), tariffazione di archi o zone in
funzione dell’ora della giornata,
tariffazione in funzione del numero di ore
spese all’interno di una zona (tariffazione
a tempo), tariffazione proporzionale alla
distanza percorsa all’interno dell’area
(tariffazione a distanza). È evidente che
le citate misure impongono dotazioni
tecnologiche non banali sia a bordo dei
veicoli sia lungo gli archi stradali. Gli
impatti prevalenti si ripercuotono sulla
scelta del percorso, sulla scelta del modo
di trasporto ma anche sulla scelta della
destinazione;
- tariffazione della sosta: consiste nella tariffazione oraria o
giornaliera degli stalli di parcheggio. Essa
rappresenta la più diffusa metodologia di
gestione della sosta e della domanda
attualmente in uso. È una misura dal forte
impatto sociale ed economico e deve,
pertanto, essere affiancata da servizi di
trasporto collettivo che forniscano una
valida alternativa al modo di trasporto
auto. Gli impatti prevedibili possono
consistere in una variazione della scelta
del modo di trasporto ma anche nel
cambiamento di destinazione. Se il primo è
auspicabile, il secondo potrebbe determinare
impatti economici non banali e non
trascurabili per le attività commerciali ed
imprenditoriali. Inoltre, è possibile
osservare una diminuzione degli spostamenti
per attività lunghe unito ad un incremento
degli spostamenti per brevi attività. In
questa seconda ipotesi i benefici sulla
congestione e sull’inquinamento acustico
ed atmosferico possono diventare irrilevanti
se non negativi;
- strutturazione dell’offerta tariffaria del trasporto collettivo:
consiste nella definizione di una struttura
tariffaria elastica che, tenendo conto delle
esigenze di ritorno economico dell’azienda
di trasporto, consenta di venire incontro
alle esigenze dell’utenza. In questo
scenario le misure possono essere diverse:
integrazione tariffaria tra le aziende di
trasporto (intercomunale, interprovinciale o
interregionale), diversificazione delle
tariffe di abbonamento e dei biglietti in
funzione dell’ora, della giornata o dei
giorni della settimana, incentivazione
dell’uso dell’abbonamento. Gli impatti
prevalenti sono sulla scelta del modo di
trasporto.
Le misure di regolamentazione della mobilità sono finalizzate a
disincentivare l’uso dell’auto, a
rendere più efficiente il trasporto
collettivo, a preservare zone di particolare
interesse turistico, ambientale o
commerciale. Gli interventi più comuni sono
di seguito elencati:
- controllo d’accesso: consiste nella creazione di un’area solo a
circolazione pedonale (area pedonale, Ap)
oppure ad accesso limitato (zone a traffico
limitato, Ztl) a prestabiliti veicoli aventi
diritto;
- gestione della sosta: consiste nella gestione degli spazi di sosta,
diminuendo gli spazi di sosta in
destinazione oppure dedicando alla sosta
altri spazi in zone limitrofe o ancora
definendo in quali periodi della giornata è
possibile sostare;
- riduzione del traffico (traffic calming): consiste nella
riorganizzazione della circolazione e dei
sensi di marcia al fine di aumentare la
capacità di particolari strade oppure al
fine di creare un percorso tortuoso di
attraversamento che rende più conveniente
strade esterne;
- misure a favore della pedonalità e della ciclabilità: consistono
nella risistemazione delle pavimentazioni,
nell’allargamento dei marciapiedi e nella
definizione di percorsi pedonali e di corsie
riservate ai cicli;
- misure a favore del trasporto collettivo e della pedonalità:
consistono nel rendere più attrattivo
l’uso del trasporto collettivo attraverso
la definizione di corsie riservate,
aumentando il comfort all’interno del
mezzo o in corrispondenza delle fermate.
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3. Copertina del Libro bianco - La politica dei
trasporti fino al 2010: il momento delle
scelte, Unione europea, 2001 |
Le misure complementari di Tdm sono principalmente adoperate per
incrementare l’efficienza delle reti
modali e vengono adoperate a completamento
di misure principali all’interno di più o
meno ampie politiche di gestione della
mobilità. Nel seguito sono indicate alcune
misure complementari più utilizzate:
- misure di controllo semaforico: si basano sulla ottimizzazione dei
cicli semaforici e sulla loro combinazione
così da generare percorsi preferenziali per
le altre correnti di traffico al fine di
diminuire la congestione. Il controllo
semaforico può essere mirato a rendere
prioritario il passaggio dei modi collettivi
alle intersezioni;
- segnali a messaggio variabile: informano l’utente sulle condizioni
di traffico su determinati percorsi
suggerendogli, eventualmente, percorsi
alternativi. Evitano il propagarsi della
congestione soprattutto in caso di eventi
particolari;
- ramp metering: consiste nel regolare, attraverso un semaforo,
l’immissione su strade ad alta densità di
traffico al fine di evitare la formazione di
tratti ad imbuto che propagano la
congestione sia sulla strada principale che
sull’immissione;
- taxi collettivo: si riservano corsie per veicoli contenenti fino a
nove persone a bordo ovvero si rende loro
possibile l’uso delle corsie riservate per
il trasporto collettivo. Esso, talvolta, si
configura come un taxi ad un prezzo ridotto
per il maggior numero di persone che
condividono la spesa;
- high occupancy vehicle (Hov): consiste nell’utilizzo di vetture con
a bordo più di tre utenti. È dunque una
forma di car-pool che presenta modalità e
vantaggi precedentemente analizzate.
In conclusione una politica dei trasporti sostenibile potrà avere
successo se inserita in una più vasta e
completa strategia generale che abbracci i
diversi segmenti della politica
territoriale: dalla politica economica alla
politica urbanistica, dalla politica sociale
alla politica del trasporto urbano a livello
locale. Allo stato attuale i problemi sono
di due tipi: rendere più sostenibile il
trasporto delle merci e il trasporto dei
passeggeri e favorire uno sviluppo economico
uniforme di tutti gli stati dell’Ue. La
risposta ad entrambe le problematiche è
riconducibile ad un’unica strategia:
incentivare la competitività tra i modi di
trasporto. Il modo per ottenere una
concorrenza reale è di esplicitare i costi
del trasporto, facendo pagare all’utente i
costi dello spostamento proporzionalmente
agli impatti provocati, potenziando le
alternative modali svantaggiate ed
integrando i modi di trasporto meno
inquinanti e sicuri. La creazione dei
presupposti di una libera concorrenza
dovrebbe consentire di raggiungere un
equilibrio tra costi (impatti) e prezzo che
l’utente è disposto a pagare e, quindi,
una situazione in cui gli impatti siano
sostenibili e l’utenza soddisfatta.
Accanto alle citate strategie di ordine
superiore, non si può trascurare che gli
impatti della mobilità sono un problema
attuale e che giornalmente limitano la
libertà e la qualità della vita
dell’uomo. In quest’ottica è importante
definire strategie di intervento a breve
termine e, in particolare, misure operative
efficaci, efficienti ed economiche. Le
soluzioni che integrano interventi
infrastrutturali con misure di gestione
della domanda di mobilità (misure di push e
di pull) si sono dimostrate le più
significative sia in ambito urbano che in
ambito extraurbano. Siffatte politiche hanno
evidenziato che può essere più importante
contenere e razionalizzare la domanda di
mobilità invece di cercare di soddisfarla
rincorrendo soluzioni infrastrutturali
sempre più invasive e antieconomiche.
Bibliografia
Commissione delle Comunità Europee (2001), La politica europea dei
trasporti fino al 2010: il momento delle
scelte.
Ministero dei trasporti e della navigazione (2000), Conto Nazionale dei
Trasporti.
Istat (1992,1993,1994,1998), Statistica degli incidenti stradali.
Istat (1993,1996,1998,2000), Statistiche ambientali.
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