Il piano territoriale di coordinamento provinciale e le pianificazioni
di settore
a cura di Giuseppe Caia
Maggioli, Rimini, 2001
Si tratta di un quaderno della Scuola di Specializzazione in Studi
sull’amministrazione pubblica (Spisa). Il
piano territoriale di coordinamento (Ptc),
il tanto atteso piano intermedio, è,
senz’altro, lo strumento sul quale la più
recente legislazione sembra avere scommesso
per portare ad unitarietà e coerenza
l’intero sistema di pianificazione. Il
volume affronta il tema delle pianificazioni
territoriali alla scala provinciale. Nella
prospettiva della pianificazione provinciale
sono dibattuti i rapporti sia con i piani
urbanistici di livello comunale, sia con le
situazioni soggettive degli amministrati.
Uno degli aspetti su cui ci si interroga
riguarda, infatti, proprio la reale
incidenza del piano provinciale, in termini
di vincoli e condizionamenti, sulle
prerogative e le competenze dei comuni e
sulla loro pretesa di adeguata autonomia in
materia di pianificazione urbanistica.
Assume rilievo, in particolare, il rapporto
con le pianificazioni di settore, o
pianificazioni separate, oggetto della
conferenza di Firenze del 15.12.2001,
soprattutto dopo le più recenti riforme che
hanno conferito al piano provinciale, in
presenza di un’intesa tra le
amministrazioni competenti, anche il valore
e gli effetti dei piani settoriali di tutela
ambientale. Di tali pianificazioni
specialistiche separate è avvertita la
crescita inarrestabile e, a volte,
spropositata per numero di piani e strumenti
e per tipologie di contenuto. Si pone,
quindi, irrimandabile un problema di
coordinamento di tali piani, non solo
rispetto ai piani urbanistici, ma anche nei
reciproci confronti. Alcune specifiche
trattazioni e relative disamine riguardano,
poi, vari profili problematici delle
pianificazioni nei settori delle acque e
della difesa del suolo, dei trasporti e
delle infrastrutture, della protezione della
natura e del paesaggio. Più
specificatamente, l’articolazione del
lavoro è in due parti. La prima, breve e di
inquadramento generale, introduce alla
dicotomia tra il Ptc e i piani autarchici di
settore (Leopoldo Mazzarolli, Fabio Merusi,
Franco Gaetano Scoca, Giuseppe Caia). La
seconda, denominata profili problematici
vari, si sfiocca in vari filoni di
discussione. Si parte dal rapporto tra il
Ptc e gli strumenti urbanistici comunali
(Antonio Romano Tassone) per passare alle
situazioni giuridiche soggettive nella
pianificazione territoriale (Enrico Follieri).
Si riparte dalla pianificazione per la
tutela dell’ambiente, delle acque e per la
difesa del suolo (Paolo Urbani), per
approdare alla protezione della natura
(Stefano Grassi e Gian Luca Conti), passando
per la pianificazione dei trasporti e delle
infrastrutture (Girolamo Sciullo). Non manca
un riferimento ai profili di diritto
costituzionale, dopo le sentenze della Corte
nn. 225 e 226/1999 in materia di
pianificazione paesistica, inerenti
l’approvazione con legge di piani
territoriali. Le conclusioni (Paolo Stella
Richter) riportano alla necessità di
inquadrare il Ptc nella prospettiva di
riforma della legislazione urbanistica. I
diversi contributi, tutti di professori
ordinari di diritto amministrativo e di
istituzioni di diritto pubblico, si
inseriscono in un quadro, ancora in
evoluzione, dai profili per certi versi
innovativi ma, al tempo stesso, ancora
confuso e punteggiato di nodi da sciogliere.
Il quadro della pianificazione
territoriale nell’Italia nord occidentale. Linee interpretative del
ruolo della
Lombardia orientale
Roberto Busi, Maurizio Tira
Editoriale Bios, Cosenza, 2001
Il lavoro di ricerca, elaborato dall’Unità dell’Università degli
Studi di Brescia, coordinata da Roberto Busi
e Maurizio Tira, e dalle Unità di ricerca
del Politecnico di Milano coordinate da
Lidia Diappi e Angela Poletti, si inserisce
nell’ambito del “Progetto coordinato di
ricerca Cnr QuaTer. Il Quadro della
pianificazione territoriale in Italia”.
Tale progetto ha l’obiettivo di realizzare
una visione sintetica e confrontabile degli
strumenti di pianificazione territoriale
vigenti sul territorio nazionale posti in
essere dai numerosi e differenti soggetti
cui sono demandate competenze di
pianificazione nelle varie regioni del
nostro paese.
Il volume, presentato da Gian Ludovico Rolli, coordinatore nazionale
del progetto, partendo da un’ampia ed
approfondita ricognizione degli strumenti di
area vasta generali e di settore operanti in
Lombardia, sviluppa una aggiornata
riflessione sullo stato dell’arte e
sull’evoluzione di una pianificazione
territoriale segnata da incertezze e
discontinuità in una regione
caratterizzata, viceversa, da dinamismo
economico ed insediativo dello sviluppo.
L’area geografica sotto osservazione è,
infatti, rappresentata dal territorio
padano, ossia un unicum urbanizzativo che
nel suo insieme si connota come uno dei
sistemi urbani integrati di maggiore rilievo
a livello europeo e non solo. “Pur avendo
emanato fin dal 1975 una delle prime leggi
urbanistiche regionali organiche, la
Lombardia, nella formazione dei non molti
piani territoriali vigenti, ha seguito un
approccio pragmatico di minima, dettato
dalle esigenze immediate di controllo dello
sviluppo e della tutela del territorio per
ambiti particolari mediante
l’applicazione, più che degli strumenti
urbanistici territoriali previsti
dall’ordinamento regionale, di piani di
settore successivamente introdotti
nell’ordinamento nazionale e regionale,
con particolare riferimento alla tutela
dell’ambiente. Solo più di recente, con
l’avvio del processo di formazione dei
piani territoriali di coordinamento
provinciali ex lege 142/1990, il quadro
della pianificazione del territorio della
regione tende a ricomporsi e ad allinearsi
all’esperienza delle altre comunità
regionali più attive in questo settore.”
(G. L. Rolli). Gli strumenti, oggetto della
ricerca, vengono presentati all’interno di
schemi di immediata classificazione e
comparazione al fine di coglierne gli
aspetti principali. Emerge una varietà di
strumenti tra loro differenti per obiettivi,
contenuti, scala di approccio, processi di
formazione e livelli di operatività. Dopo
aver descritto i processi di trasformazione
in atto nell’Italia nord-occidentale ed il
sistema insediativo lombardo, lo studio
passa ad esaminare, con particolare
riferimento ai contenuti, agli obiettivi e
alle strategie, le esperienze di
pianificazione di coordinamento e di settore
nella Lombardia orientale.
Una parte consistente degli strumenti
prodotti, sia a livello regionale che
sub-regionale, non ha ancora concluso
l’iter legislativo con l’approvazione
definitiva. Due ampie sezioni sono dedicate
alle esperienze di pianificazione in
Piemonte, con particolare riferimento al
piano territoriale regionale, qualificato
come “piano urbanistico-territoriale con
specifica considerazione dei valori
paesistici e ambientali”, e in Valle
d’Aosta, in cui dal livello regionale,
rappresentato dal piano territoriale
paesistico (Ptp), si passa a quello
comunale. Il volume propone poi la
formulazione di principi per una nuova
lettura sistematica del territorio
pianificato della Regione Lombardia.
Vengono, stavolta, evidenziati gli
interventi e le politiche per ambiti fisici
previste dal piano territoriale di
coordinamento regionale e da quelli delle
Province di Brescia e del Parco
dell’Adamello e per unità tipologiche di
paesaggio previste dal Ptp regionale.
Ulteriore tematica presa in considerazione
ai fini della suddetta lettura è quella
della tutela del territorio e, in
particolare, degli “ambiti di elevata
naturalità, ma non solo”, di cui si
propongono le classificazioni previste dai
Ptc delle Province di Brescia, Cremona e
Mantova, e i livelli di tutela definiti dai
piani di coordinamento dei parchi
dell’Adda Sud e dell’Adamello. Il lavoro
si conclude con una ampia ricognizione
comparativa dei contenuti dei vari piani
relativi alle reti infrastrutturali e allo
stesso piano regionale dei trasporti.
Livelli e contenuti della pianificazione
territoriale
a cura di Erminio Ferrari, Nazareno Saitta, Aldo Tigano
Giuffrè Editore, Milano, 2001
Si tratta di una pubblicazione che raccoglie i lavori del quarto
convegno nazionale dell’Associazione
italiana di diritto urbanistico, tenutosi a
Messina/Taormina il 10 e 11 novembre del
2000. Il volume si articola in cinque
sezioni.
La prima tratta le esperienze straniere: vengono esposti i sistemi di
pianificazione, in termini di livelli e
contenuti, di Francia, Germania, Gran
Bretagna, Spagna e Tunisia.
La seconda parte si occupa dei livelli di pianificazione, affrontando
le questioni del rapporto fra lo Stato e la
regione, e fra il comune e la regione, dei
compiti della provincia in materia di
pianificazione. Uno specifico spazio viene
dato alla concertazione nella normativa del
Ptc e, in particolare, con riferimento ai
piani lombardi.
La terza parte prende il titolo emblematico di Le altre pianificazioni.
In essa, infatti, vengono affrontate le
problematiche legate alla pianificazione
territoriale nel suo rapporto con la tutela
ambientale e paesaggistica, con i beni
culturali e con lo sviluppo economico,
facendo particolare riferimento
all’attuazione regionale della riforma del
commercio.
La parte quarta riguarda alcuni problemi e regole della pianificazione.
Si affrontano gli aspetti inerenti la tutela
risarcitoria degli interessi legittimi,
degli accordi di programma, del cosiddetto
principio di proporzionalità, dei vincoli
urbanistici e del sistema perequativo alla
luce delle ultime pronunce dei giudici
amministrativi.
All’esperienza siciliana è dedicata l’intera parte quinta ed
ultima del volume. Sono ampiamente descritti
i livelli di pianificazione territoriale e
le pianificazioni di settore; non poteva
mancare un saggio che affronta il rapporto
fra l’intramontabile fenomeno
dell’abusivismo edilizio e l’eccezionale
interesse paesaggistico-archeologico
presente nella regione.
I numerosi autori, ben ventisette, sono tutti docenti o ricercatori di
diritto amministrativo o diritto urbanistico
di varie università italiane e straniere.
Le conclusioni sono affidate a Paolo Stella
Richter, che non nasconde come: “De jure
condendo il discorso è meno univoco e non
può non risentire delle idee di chi vi
parla. D’altro canto, vi sarà capitato
altra volta di pensare che non c’è nulla
di più soggettivo della sintesi finale
delle discussioni di un convegno di
studi”. Nel trarre le sintesi dei lavori,
egli lancia quattro slogan per una soluzione
ai tanti problemi aperti della
pianificazione:
a) il governo totale del territorio non è solo un fallimento, è
un’utopia da bandire definitivamente;
b) occorre dare integrale attuazione al vecchio principio un territorio
- una autorità;
c) dal mito del piano occorre passare alla concreta realtà del
progetto;
d) il coordinamento non va cercato nella gerarchica sovrapposizione di
piani diversi, ma all’interno del
procedimento di formazione di un unico
piano.
Note sulla pianificazione territoriale alla scala provinciale
Giuseppe Mazzeo
Giannini editore, Napoli, 2001
L’Istituto di pianificazione e gestione del territorio (IpiGeT),
sorto nel 1980, è l’unico istituto del
Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ad
occuparsi specificamente di pianificazione
territoriale.
L’attività scientifica dell’istituto si articola in quattro filoni
principali:
1. innovazione tecnologica e trasformazioni territoriali;
2. cooperazione internazionale;
3. recupero dell’ambiente e dell’habitat;
4. città mediterranea.
Il capitolo primo si occupa dell’evoluzione della normativa nel
settore della pianificazione territoriale,
dalla legge fondamentale a quella di
riordino delle autonomie locali, fino a
giungere alle recenti leggi regionali
(Toscana Lr 5/1995, Basilicata Lr 23/1999,
Emilia Romagna Lr 217/2000). Il secondo
capitolo si sofferma su una lettura dei
piani prodotti dalle varie province in
questi ultimi anni. Tale lettura è condotta
rispetto a determinate chiavi: la
costruzione degli obiettivi (Reggio Emilia,
Rimini, Brescia, Piacenza), i contenuti
ambientali (Brescia, Piacenza), il sistema
insediativo (Brescia e Perugia), la mobilità
(Piacenza e Perugia), la gestione (Perugia,
Brescia e Piacenza). L’autore si sofferma
anche sul rapporto fra pianificazione
territoriale e processi economici, con
particolare riferimento ai nuovi fattori di
competizione. Il capitolo terzo è dedicato
al tema dell’innovazione degli strumenti e
delle metodologie di comunicazione, con
particolare riferimento ai sistemi
informativi territoriali e ad internet. In
particolare, viene presentata un’analisi
condotta sui siti web delle province, in due
differenti periodi dell’anno 2000, allo
scopo di costruire una scala di giudizi,
basato su un apposito sistema di indicatori,
relativo alla completezza delle informazioni
nel settore della pianificazione
territoriale e sulla qualità del sito. Di
tale indagine è interessante andare poi a
leggere la geografia dei risultati. Il
capitolo quarto affronta i temi
dell’evoluzione dei fenomeni
urbanizzativi, nel tentativo di cogliere,
nei processi di mutamento
dell’organizzazione del territorio, a
partire da quella classica della produzione
fino a quella moderna della informazione,
quei connotati nuovi che ne definiscono
innanzitutto i caratteri del suo uso e,
spesso, anche del suo consumo. Nel quinto ed
ultimo capitolo, infine, l’autore, a
partire da una valutazione critica sullo
stato dell’arte della pianificazione
territoriale, sulla difficile ricerca di un
suo ruolo, sui suoi elementi di debolezza,
ma nella consapevolezza della sua necessità,
ne delinea i possibili sviluppi sulla base
di un nuovo approccio possibile.
Paesaggio e territorio. Strumenti di
pianificazione e modi di governo
Annapaola Canevari, Danilo Palazzo
FrancoAngeli, Milano, 2001
Il volume propone una rilettura critica, relativamente a caratteri e
contenuti, dei provvedimenti legislativi
fondamentali della pianificazione
urbanistica e del paesaggio. Il lavoro è
articolato in due parti ben definite. La
prima parte colloca i vari provvedimenti
legislativi in materia urbanistica
all’interno del rispettivo contesto
sociale, economico e culturale in cui prende
vita. In particolare, ne Il territorio
trasparente: tra regola e indifferenza,
Annapaola Canevari, partendo dai caratteri
dell’urbanesimo in Italia, coglie
l’occasione per un accurato escursus
storico sulla normativa e le vicende
dell’urbanistica nel nostro paese. Dalle
leggi ottocentesche a quella fondamentale
del ’42, al doppio regime dei suoli alla
deregulation e alle spinte ambientaliste
degli anni ’80, fino alle prospettive di
riforma urbanistica, tra speranze e
delusioni.
La seconda parte si occupa specificatamente della produzione
legislativa in materia di tutela e
pianificazione del paesaggio. Danilo Palazzo
in Paesaggio: leggi e piani pone alla nostra
attenzione le straordinarie opportunità
offerte dal paesaggio italiano che un
principio di difesa delle bellezze naturali
vorrebbe preservare, laddove, invece,
l’evoluzione normativa approdata al testo
unico sui beni culturali ed ambientali
stenta a dare impulso ad una pianificazione
paesistica estesa e sistematica.
Viene dato particolare rilievo ai modi e alle prassi scaturite dalla
produzione della normativa nazionale e della
Regione Lombardia, di cui vengono descritti
e commentati leggi e provvedimenti. Alle
descrizioni il testo associa una riflessione
sui modi di applicazione da parte degli enti
territoriali preposti e, quindi, anche sulle
pratiche di pianificazione territoriale e
urbanistica e di progettazione del
paesaggio.
Il territorio delle politiche. Innovazione sociale e pratiche di
pianificazione
Gabriele Pasqui
FrancoAngeli, Milano, 2001
L’urbanistica ha avuto da sempre un rapporto imprescindibile con la
politica, dove, con questo termine si
intende “l’insieme delle attività
pubbliche che riguardano la trasformazione
(fisica) del territorio, operate da una
pluralità di attori pubblici e privati in
un’ottica di coordinamento e in un
contesto di pianificazione locale.” (P. L.
Crosta, 1990). In questi anni più recenti,
processi di trasformazione di notevole
rilievo hanno investito le pratiche della
pianificazione territoriale, andando ad
interessare sia l’azione istituzionale che
le strategie degli attori, incidendo sugli
assetti delle amministrazioni anche in
termini di rapporti di potere. E sono
proprio gli aspetti della regolazione
sociale e delle forme di governo ad essere
trascurati dall’attuale attenzione
esclusivamente rivolta al proliferare di
dispositivi istituzionali e di strumenti di
intervento sul territorio, quali: programmi
complessi, progetti di sviluppo locale,
piani strategici, ecc.
Il lavoro riflette e si interroga sulle trasformazioni in corso,
pensando alle politiche e a come queste
debbano essere. Alla luce di questo
obiettivo, la pianificazione territoriale è
intesa come un campo di pratiche sociali,
tecniche ed istituzionali tra loro
interrelate in cui vengono costruiti e
trattati problemi pubblici. Le politiche
pubbliche del territorio, cioè, sono
assunte come “forme di azione ed
interazione sociale, attivate a partire dal
trattamento di un problema, definito e/o
percepito come pubblico, che generano
effetti e impatti intenzionali e non
intenzionali nei processi di governance
della città e del territorio”. Il volume
enfatizza il carattere potenzialmente
esplorativo e generativo della
pianificazione territoriale, mostrando in
che modo essa possa contribuire a
ridisegnare i modi del governo pluralista
delle trasformazioni territoriali e a
rafforzare, attraverso processi di
innovazione e apprendimento sociale, la
rigenerazione di beni comuni e
l’intelligenza della democrazia. Tutto in
sei capitoli agili e ordinati:
1. L’innovazione incerta: come cambiano le pratiche della
pianificazione;
2. Teorie;
3. Politiche;
4. Esperienze;
5. Temi;
6. Ricapitolazione e orientamenti.
L’impostazione ed il taglio dato dall’autore alla tematica appare
mediamente rivolta, da un lato, alla
riflessione condotta a partire da casi
concreti e, dall’altro, alla ricerca
strettamente teorica.
Pianificazione del territorio. Ragioni,
bisogni, responsabilità
Moroni Stefano
CittàStudiEdizioni, Milano, 2001
In una realtà sempre più caratterizzata dalla frammentazione degli
interessi e dalla scarsità delle risorse,
la pianificazione territoriale riveste,
nonostante la complessità delle
problematiche che ne condizionano gli
aspetti operativi, un ruolo decisivo nella
determinazione di opportunità spaziali ed
ambientali e nella realizzazione di
disponibilità e possibilità di fruizione
di beni. È necessario, innanzitutto,
valutare proposte alternative di
trasformazione del territorio in rapporto
alle finalità che le istituzioni pubbliche
si prefiggono. Di qui nasce la necessità di
interrogarsi su alcune ineludibili questioni
di fondo che riguardano la teoria della
pianificazione territoriale. “Diciamo
subito che una sana diffidenza e un vigile
sospetto nei confronti di tutti i discorsi
di teoria della pianificazione sono
indispensabili; siamo i primi a
raccomandarlo. Ma siamo anche convinti che
non ci sia ragione di trasformare tutto ciò
in un rifiuto a priori della teoria”. La
prima parte del volume si occupa delle buone
ragioni, chiedendosi: è possibile una
razionalità pratica e quale importanza può
avere per i problemi della pianificazione?
Che cosa è una teoria normativa della
pianificazione? Come possono configurarsi i
principi etici previsti da una teoria
normativa della pianificazione? La parte
seconda affronta la questione dei bisogni
fondamentali ponendosi i seguenti
interrogativi: il problema del fabbisogno
futuro deve essere inteso unicamente come un
problema di analisi oppure come un problema
di scelta critica? Quali aspetti possiamo
assumere come fondamentali per giudicare la
qualità della vita che un insediamento
urbano garantisce ai suoi abitanti? La terza
ed ultima parte esamina il problema delle
nuove responsabilità sulla base delle
ulteriori domande: il concetto di sviluppo
sostenibile è veramente decisivo per la
pianificazione territoriale? Quale valore
dobbiamo riconoscere alla natura e quali
conseguenze ne derivano per la
pianificazione territoriale? Quali
responsabilità morali abbiamo nei confronti
delle generazioni future quando
pianifichiamo il territorio? Le questioni
richiamate hanno valenza tipicamente
teorica, in alcuni casi la loro natura è
addirittura filosofica: “questo non
comporta però che siano necessariamente
irrilevanti per le pratiche di
pianificazione …. Non foss’altro perché
le pratiche sono inevitabilmente intrise di
teorie (e, più in generale, di
filosofie)”. Nel corso del lavoro Moroni
prova a delineare, a grossi tratti, una sua
possibile teoria orientata a favore di una
forma di pianificazione ispirata a principi
liberal-contrattualisti come elemento
cruciale di un governo del territorio
eticamente responsabile anche nei confronti
delle future generazioni.
Fondamenti di infrastrutture viarie
Volume 1, La geometria stradale,
Tommaso Esposito e Raffaele Mauro, Hevelius Edizioni, Ottobre 2001.
Il libro presenta gli elementi fondamentali per la concezione e la
progettazione geometrica delle strade. La
recentissima disponibilità di nuove norme
italiane sulle caratteristiche geometriche e
funzionali delle strade e l’evoluzione
della ricerca nel settore hanno motivato gli
autori Tommaso Esposito e Raffaele Mauro nel
fornire ai professionisti interessati alle
infrastrutture di trasporto uno strumento di
lavoro aggiornato ed agile. L’impostazione
del volume è sostanzialmente conforme
all’indirizzo ormai da tempo reperibile
nella letteratura tecnico-scientifica
anglosassone e posto più di venti anni fa
da Paolo Ferrari e Franco Giannini a base
del primo volume della loro ben nota e
diffusa opera di ingegneria stradale.
Quindi, i criteri di progetto sono derivati
in modo esplicito dalla considerazione a
sistema dei fattori che concorrono a formare
il trasporto su strada: l’uomo, il
veicolo, la strada e l’ambiente. Invece,
il taglio con il quale viene presentato e
motivato il dettato normativo, la scelta,
tra quelli più recenti, dei criteri di
proporzionamento e verifica, nonché la
maggiore o minore enfasi data ad alcuni
temi, a fronte di quanto è fatto da altri,
riflettono la comune esperienza di studio,
didattica e professionale, maturata dagli
autori in quasi due decenni di assidua
collaborazione. Le modalità espositive,
improntate alla discorsività delle
enunciazioni e delle descrizioni ed alla
semplicità delle trattazioni analitiche,
rendono sicura e duratura l’acquisizione
dei concetti presentati ed agevolano il
lettore nella applicazione della normativa.
Un secondo volume, in preparazione, dedicato
ai rapporti tra le caratteristiche di
progetto ed i fenomeni di traffico, fornirà
metodi e strumenti per la verifica
funzionale delle infrastrutture stradali.
Nello stesso volume sarà contenuto un capitolo dedicato ad alcuni
aspetti della sicurezza stradale, un cenno
alla geometria dei tracciati ferroviari, da
ultimo un capitolo sulla redazione del
progetto stradale.
(Gianluca Dell’Acqua)
|