Il progressivo trasferimento delle competenze in materia urbanistica
dallo Stato alle regioni e, successivamente,
alle province, dovuta ad una linea politica
volta a snellire le funzioni spettanti al
potere centrale in favore di un maggior
coinvolgimento degli enti locali, ha
determinato lo scenario attuale che vede le
province campane incaricate
dell’approvazione degli strumenti
urbanistici con i quali i comuni
disciplinano l’attività di trasformazione
del territorio.
L’attività di controllo provinciale si lega indissolubilmente alla
funzione di indirizzo della pianificazione
di area vasta volta a fare in modo che la
coerenza tra le scelte urbanistiche dei
diversi enti (comuni e province) si realizzi
indirizzando a priori l’attività sul
territorio, attraverso precise e specifiche
norme, e non più mediante il classico
metodo di controllo postumo dei contenuti
del piano.
Lo
studio proposto è rivolto
all’elaborazione della struttura di una
procedura supportata da idoneo software che
dia la possibilità di immagazzinare i dati
relativi agli strumenti urbanistici
elaborati dai singoli comuni della Provincia
di Salerno, che consenta di verificarne la
conformità in termini quantitativi e, per
quanto possibile, qualitativi e che sia in
grado di guidare i soggetti preposti
all’esame nel processo di valutazione
complessiva, nonché particolare, delle
scelte progettuali.
La considerevole e ingombrante quantità di materiale cartaceo prodotto
all’atto della redazione di uno strumento
urbanistico, la necessità di costruire un
archivio dei piani esaminati che sia
facilmente consultabile, la difficoltà
pratica che si incontra nell’analisi di
questo materiale per verificare che il
progetto rispetti le indicazioni che la
normativa e i piani sovraordinati vigenti
impongono, nonché la necessità di ridurre
i tempi destinati alla valutazione, in modo
da consentire l’immediata applicazione
delle disposizioni progettuali in termini di
regolamentazione del territorio,
rappresentano solo alcune delle motivazioni
che spingono alla ricerca di nuovi sistemi
automatici di controllo e di produzione dei
piani urbanistici.
Lo studio è stato condotto in riferimento ad un caso particolare,
l’approvazione di un piano regolatore
generale (Prg) da parte dell’ente
provincia, utilizzando un software1
Gis2
appositamente pensato per la gestione delle
informazioni territoriali.
Diverse sono le esperienze condotte in materia urbanistica con tale
tipo di software, in quanto si sono
intraviste le enormi potenzialità offerte
in termini di manipolazione, visualizzazione
e interrogazione delle informazioni
territoriali. Tali esperienze, però, si
sono tradotte principalmente in strumenti
per la gestione del territorio comunale,
attraverso la creazione di sistemi
informativi territoriali (Sit),
applicazioni di gestione del catasto urbano
e di gestione di Prg o di piano
territoriale di coordinamento (Ptc).
Con il presente studio si è tentato, da un lato di effettuare un passo
avanti nell’utilizzo del Gis con la
determinazione della struttura di una
procedura che si occupi
dell’interrogazione delle informazioni
territoriali al fine di costruire le
verifiche da condurre in sede di esame degli
strumenti urbanistici, dall’altro di
riorganizzare i modi e i tempi di intervento
degli enti delegati in materia di
approvazione dei piani urbanistici comunali,
revisionando una parte specifica
dell’attuale procedura di esame
eccessivamente lunga e poco incisiva dal
punto di vista valutativo.
Si evince che la fase principale della procedura è rappresentata dalla
individuazione dei differenti passaggi da
compiere, stabiliti dalla normativa e
aggiunti qualora lo si ritenga utile per
l’esame suddetto, nonché delle operazioni
necessarie per la valutazione completa del
piano. Pertanto risulta fondamentale
definire la sequenza di operazioni
necessarie per un esame completo e le
procedure di sviluppo delle stesse
operazioni, in modo che le interrogazioni e
i controlli siano, nei limiti del possibile,
informatizzati.
Mediante tale approccio è possibile definire diversi livelli di
dettaglio partendo dall’insieme delle
operazioni che compongono l’esame di un
Prg condotto dalla provincia, passando per
l’elencazione e organizzazione delle
differenti verifiche previste dalla
normativa e introdotte per completezza di
analisi, per finire alla descrizione
dettagliata delle operazioni che compongono
la singola verifica, alla loro
organizzazione sequenziale, ai risultati che
si ottengono una volta compiute.
La complessità del processo di valutazione delle scelte progettuali,
unitamente all’elevato numero di controlli
da effettuare e al consistente numero di
variabili che caratterizzano i differenti
strumenti urbanistici, fanno sì che non sia
possibile la completa automazione delle
procedure, lasciando ancora un ruolo
fondamentale ai soggetti che si occupano
dell’esame. L’automazione interviene
come valido aiuto al lavoro e consente di
velocizzare notevolmente le analisi, ma
richiede, comunque, una preparazione
adeguata e limitatamente specialistica
all’uso del computer e del software
specifico, nonché una buona conoscenza
della materia urbanistica.
Di tutto l’attuale iter di valutazione ed approvazione di uno
strumento urbanistico il prototipo di
procedura progettato riprende e sviluppa i
due momenti principali, rappresentati
dall’istruttoria di procedibilità
preliminare e dalle valutazioni preliminari
all’istruttoria di merito, entrambi svolti
dall’ufficio urbanistica provinciale.
Lo sviluppo è rappresentato dalla
ridefinizione, anche grazie all’apporto
della tecnologia informatica, dei modi e dei
tempi dell’intervento al fine di
accelerare le operazioni di verifica e di
facilitare l’esame stesso, eseguito dai
funzionari incaricati, prevedendo una serie
ben definita di operazioni da svolgere in
maniera sequenziale o in parallelo.
La procedura progettata, partendo da una fase preliminare relativa alla
formazione di un archivio provinciale di
dati generali sui comuni, contempla i due
momenti di analisi suddetti e aggiunge
un’ulteriore fase di preparazione dei
dati:
- formazione di un archivio dei dati provinciali;
- informatizzazione dei contenuti, caratterizzata dalla costruzione dei
tematismi vettoriali di rappresentazione del
territorio e degli elaborati di piano, nonché
dall’informatizzazione dei dati
alfanumerici;
- istruttoria di procedibilità, suddivisa nelle due sezioni di
verifica della documentazione amministrativa
e della documentazione tecnica, a cui si
aggiunge l’eventuale implementazione del
database di integrazione e/o modifica;
- istruttoria di merito, caratterizzata dall’esecuzione dei singoli
controlli (con eventuale implementazione di
un database di errore) e dalla valutazione
complessiva dello strumento esaminato.
Tutte le fasi della procedura sono organizzate all’interno di
un’applicazione che guida il funzionario
incaricato e che comprende una serie di
finestre con un ordine ben preciso (ordine
che ricalca la sequenza illustrata in Figura
1).
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Figura
1 - Struttura del prototipo di
procedura |
Preliminarmente a tutte le operazioni relative all’esame di un
singolo strumento urbanistico è necessario
costruire l’archivio informatico dei
dati provinciali strettamente connessi
alla verifica di un Prg, per fare in modo
che le informazioni necessarie ai controlli
siano già presenti in un formato tale da
non richiedere un lavoro aggiuntivo.
Diversamente si può pensare di dar vita
alla sola struttura della banca dati
provinciale, attraverso la creazione di
schede per l’immissione dei dati,
aggiornandola ogni qualvolta si affronti un
nuovo esame. Questa banca dati, pur non
potendo essere considerata un vero e proprio
Sit a causa del limitato numero di
informazioni che contiene, è ampiamente
sufficiente a consentire il corretto
svolgimento delle operazioni di verifica che
saranno illustrate nel seguito (Figura 2).
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Figura
2 - Struttura dell'archivio
provinciale. Esempio di scheda di
immissione/visualizzazione |
I dati sono immagazzinati in apposite tabelle, relative o meno ad
elementi territoriali, di un database
suddiviso in sezioni a seconda del tipo di
dati che è necessario memorizzare. Le
tabelle sono collegate tra loro da apposite
relazioni (uno a uno, uno a molti)
per consentire una più rapida elaborazione
dei dati in esse contenuti. Il database
diventa un’applicazione nel momento in cui
si personalizza la struttura inserendo
appositi controlli e funzioni per la
visualizzazione e la manipolazione dei dati
stessi.
Strumenti appositamente creati consentono di ottenere l’interfaccia
grafica che renda più semplice
l’inserimento e la manipolazione dei dati
utilizzati. Questi strumenti, denominati maschere,
sono delle schede virtuali che mostrano il
contenuto delle tabelle create nel database
in maniera più chiara ed immediata rispetto
alla classica rappresentazione matriciale
fatta di righe e di colonne. Le maschere,
poi, sono utilizzate anche nelle successive
fasi per immettere o visualizzare tutte le
informazioni necessarie allo sviluppo
completo della procedura.
La fase successiva, l’istruttoria di procedibilità preliminare,
ha lo scopo di accertare che esistano i
presupposti per una corretta valutazione
delle disposizioni contenute nel piano.
Attualmente la valutazione è effettuata
attraverso un controllo sommario degli
elaborati presentati, nonché della
documentazione amministrativa che deve
accompagnare gli elaborati affinché si
possa ratificare l’approvazione. Pur
ricalcando in linea generale tale
impostazione viene aggiunto un elemento di
novità costituito dall’anticipazione di
una serie di valutazioni di massima che
hanno il compito di arricchire la fase
stessa e che sono possibili nei tempi
riservati al controllo preliminare grazie
all’utilizzo di sistemi informatici. La
procedibilità del piano, infatti, deve
essere accertata anche attraverso la
valutazione della coerenza dei suoi
contenuti e della loro rispondenza alle
limitazioni vigenti sul territorio oggetto
di verifica.
Attraverso operazioni automatiche di confronto dei dati alfanumerici
dichiarati e quelli rappresentati in
cartografia, opportunamente vettorializzata,
è possibile verificare la coerenza dei
contenuti. Mediante analoghe interrogazioni
automatiche, poi, è possibile verificare
che siano state considerate tutte le
limitazioni all’attività pianificatoria
che condizionano quel particolare territorio
e che tali limitazioni siano state riportate
in maniera corretta. Partendo, infine, dai
valori da normativa degli indici urbanistici
e utilizzando operazioni di interrogazione
dei dati alfanumerici si accerta che in sede
di formazione del piano i valori dei
parametri urbanistici imposti dai
progettisti rispettino le indicazioni
legislative. L’esito negativo dei suddetti
controlli determina l’implementazione, in
parte automatica, in parte manuale di una
banca dati specifica per la trasmissione
delle richieste di integrazioni e/o
modifiche al comune definita database di
integrazione e/o modifica.
L’istruttoria di procedibilità preliminare si suddivide in due
sezioni che si distinguono per l’oggetto
dei controlli: amministrativa e tecnica.
I controlli relativi ad ognuna delle due sezioni sono riportati in
apposite schede di guida che hanno il
compito di ricordare ai funzionari la
sequenza delle operazioni da effettuare,
mentre i singoli controlli sono effettuati
manualmente dall’utente. La procedura
offre la possibilità di immagazzinare il
risultato e trasferirlo in automatico nel
database di integrazione e/o modifica (Figura
3).
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Figura
3 - Schede per l'esecuzione
dell'istruttoria di procedibilità
preliminare |
La definizione di un tale archivio di informazioni sull’esame in
corso consente di effettuare una distinzione
tra i controlli per i quali si può
consentire la correzione diretta da parte
dell’ente approvante e i controlli per i
quali è necessaria la restituzione degli
atti ed elaborati all’amministrazione
comunale competente per la modifica.
Dovendo basare l’istruttoria di procedibilità preliminare sulle
informazioni territoriali e alfanumeriche
fornite dal comune sotto forma di
cartografie e tabelle stampate, ne consegue
la necessità di prevedere lo svolgimento in
parallelo di una serie di operazioni con le
quali si provvederà al trasferimento delle
suddette informazioni dai supporti cartacei
alla memoria fissa delle macchine in formato
idoneo3.
Tale insieme di operazioni di trasferimento
va a costituire la fase di informatizzazione
dei contenuti. Trattandosi di un
prototipo di procedura e considerando la
realtà attuale è necessario ipotizzare che
queste operazioni di trasferimento delle
informazioni debbano essere di competenza
della provincia la quale potrebbe scegliere
tra due alternative: operare direttamente,
affidando a suoi uffici interni il compito
di costruire i dati vettoriali e
alfanumerici rappresentanti le informazioni
dei piani, o commissionando il lavoro ad
aziende esterne.
L’applicazione di tale insieme di operazioni ad un numero
considerevole di piani presentati determina
automaticamente la necessità di definire un
formato standard di trasferimento delle
informazioni su supporto informatico che è
stato definito nel presente studio. In
questo modo, i funzionari incaricati avranno
sempre una precisa tabella di marcia da
seguire e i tempi di trasferimento finiranno
col dipendere esclusivamente dalla quantità
di dati forniti.
La costruzione dei dati vettoriali rappresentanti il territorio e gli
elaborati forniti con il piano è realizzata
utilizzando ArcView™ Gis mediante la
creazione di appositi temi costituiti
da differenti enti geometrici. Il
trasferimento delle informazioni
alfanumeriche è operato mediante un
software di costruzione delle banche dati
che immagazzina le informazioni direttamente
nelle tabelle degli attributi dei temi
vettoriali costruiti o, qualora i dati non
siano collegati con elementi territoriali o
con elementi rappresentati nelle tavole di
piano, in apposite tabelle.
Anche la sorgente delle informazioni territoriali riveste un ruolo
notevole, soprattutto in termini di
precisione della rappresentazione. Operare
su un supporto già informatizzato e
restituito in formato Dwg consente una
maggiore precisione rispetto ad una
rappresentazione costruita a partire da una
scansione4
di una cartografia in forma cartacea su cui
sono, successivamente, costruiti i temi
vettoriali.
L’istruttoria di merito continua a svolgere il ruolo di fase
dedicata alla valutazione dei contenuti dei
piani, arricchendosi, però, di una serie di
verifiche rese fattibili
dall’interrogazione in automatico dei
dati. Ogni singola verifica rappresenta un
insieme di operazioni effettuate in maniera
sequenziale su dati di natura vettoriale o
alfanumerica5.
Tali operazioni determinano un risultato che
deve essere confrontato con valori di
riferimento imposti dalla normativa o
relativi alle disposizioni di uno strumento
urbanistico sovraordinato generale, o
definiti di volta in volta dai funzionari
che si occupano dell’esame (Figura 4).
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Figura
4 - Esempio di esecuzione in
automatico delle verifiche
dell'istruttoria di merito |
Non tutte le verifiche determinano uno stesso tipo di risultato, non
tutte possono essere effettuate ricorrendo
ad una sequenza di operazioni
standardizzata, per cui, nel tentativo di
fare ordine nella enorme casistica
possibile, si definiscono tre precise
categorie di verifiche:
- di conformità a precise indicazioni quantitative e/o qualitative
fornite dalla normativa;
- di rispondenza ad un criterio unico definito per parametri
quantitativi o elementi di altra natura;
- di rispondenza ad un criterio variabile definito, di volta in volta,
per parametri variabili.
La differenza sostanziale tra le categorie è nella presenza o meno di
un parametro oggettivo a cui riferire il
controllo. La prima categoria, infatti, è
costituita da tutte le verifiche per le
quali la normativa fissa un preciso valore
quantitativo o qualitativo di riferimento,
mentre le altre due sono costituite da
verifiche per le quali non ci sono precise
indicazioni normative. La differenziazione
tra la seconda e la terza categoria sta,
rispettivamente, nella possibilità o meno
di definire una sottoprocedura unica e
standardizzata per l’esecuzione del
singolo controllo (Figura 5).
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Figura
5 - Classificazione delle verifiche
relative all'istruttoria di merito |
Da quanto esposto, allora, si evince che le possibilità offerte
dall’utilizzo dei calcolatori non sono
illimitate, infatti molte verifiche devono
essere effettuate manualmente. Il computer
offre la possibilità di ricordare al
funzionario i controlli che devono essere
eseguiti e di immagazzinare i risultati in
modo da poterli richiamare, alla fine, in un
quadro d’unione per una valutazione
globale.
Definite e classificate le singole procedure di verifica siamo in grado
già di stabilire quali sono le scelte
progettuali che soddisfano le indicazioni
fornite dalla normativa e quali, invece,
possono essere oggetto di modifica su
indicazione dell’ente approvante.
Resta, però, la necessità di individuare un criterio per la
formulazione di un giudizio globale sul
piano presentato all’approvazione. Lo
studio in questione può fondarsi sulla
valutazione ponderata degli indicatori di
affidabilità utilizzati per la
qualificazione dei risultati raggiunti in
sede di esecuzione delle verifiche della
seconda e terza categoria (si valuta la
qualità del dato dichiarato rispetto al
dato verificato).
La valutazione complessiva del piano, allora, scaturisce
dall’applicazione di un’analisi
multicriterio che si discosta dalla modalità
classica di valutazione per adeguarsi alle
necessità richieste dallo studio
effettuato. L’analisi multicriterio
rappresenta una tecnica di valutazione che
esamina gli impatti di più alternative
possibili in relazione ad uno o più
obiettivi che ci si propone di perseguire.
Per la procedura progettata, invece,
l’analisi deve essere riferita ad una sola
alternativa possibile (il piano presentato),
per cui è necessario definire delle soglie
di accettabilità in relazione ad ognuno
degli obiettivi (o scenari) prefigurati.
Fra i possibili metodi di analisi la scelta è ricaduta sul metodo di
Saaty (1984) nella versione più complessa,
definita dallo stesso autore metodo
analitico-gerarchico. I criteri posti
alla base della valutazione sono
rappresentati dalle verifiche relative alla
seconda e terza categoria delle tre su
esposte, mentre per realizzare un’analisi
bidimensionale sono stati presi a
riferimento due differenti scenari: il
rispetto normativo e l’efficienza
progettuale. In questo modo la valutazione
dello strumento si traduce nella definizione
della posizione di un punto in un piano
suddiviso in quadranti di valutazione.
L’attribuzione dei pesi è effettuata
aggregando in classi una serie di verifiche
e imponendo che, in totale, tali classi
abbiano un dato peso rispetto al totale dei
criteri. Naturalmente l’attribuzione dei
pesi è differenziata in relazione ai due
scenari di valutazione prescelti.
Tralasciando la fase processuale di assegnazione e ponderazione dei
pesi dei criteri, nonché di definizione
delle scale standardizzate dei punteggi
grezzi e della successiva fase di
costruzione della matrice dei punteggi
ponderati per la definizione dei valori
globali di giudizio relativo ad ogni
scenario, è utile illustrare la metodologia
utilizzata per la definizione delle soglie
di riferimento per la valutazione.
Nell’analisi classica le soglie costituiscono il valore teorico di
equidistribuzione delle priorità per ognuno
degli obiettivi definiti. In pratica
un’alternativa che viene a trovarsi nel
quadrante dei valori massimi costituisce
un’alternativa migliore rispetto a tutte
le altre considerate relativamente ad
entrambi gli obiettivi prestabiliti.
Nel nostro caso, dovendo valutare una sola alternativa,
l’assegnazione delle soglie può essere
frutto di una valutazione teorica in cui si
prevede l’assegnazione dei punteggi medi
nella scala standardizzata a 100 (pari a
50). Le suddette soglie suddividono il piano
della valutazione in quattro domini di
valori positivi, di cui uno solo corrisponde
alla sufficienza rispetto ad entrambi gli
scenari prefigurati.
Alla base dello studio condotto c’è la volontà di fare in modo che
gli enti delegati in materia urbanistica
abbiano memoria della produzione urbanistica
comunale e che si abbia la possibilità di
standardizzare la modalità di fornitura dei
diversi piani. Avere un piano costruito
secondo le indicazioni fornite dall’ente
approvante consentirebbe di snellire
notevolmente i tempi di informatizzazione e
di valutazione, oltre che di implementare
una banca dati collettiva necessaria ma non
sufficiente alla formazione di un Sit o di
un Ptc.
Inoltre la possibilità di ricevere un piano già informatizzato
secondo lo standard definito ridurrebbe
ulteriormente i tempi dell’esame
provinciale, consentendo ai comuni di vedere
approvato il loro strumento urbanistico in
tempi utili molto inferiori rispetto agli
attuali. Quello delineato è, però, uno
scenario attualmente non realizzabile per
cui questa esperienza vuole solo essere un
primo passo verso l’ammodernamento di una
parte della struttura pubblica abituata ad
operare in tempi dilatati e in condizioni
non conformi alla società tecnologica
attuale.
Di contro, pur non avendo la pretesa di considerare tale applicazione
come l’unica o la migliore è possibile
affermare che tale procedura è tanto
flessibile da consentire la facile
estensione ad altri tipi di piani attraverso
la modifica dei controlli e/o dei loro
contenuti. Inoltre questo primo prototipo può
essere esteso alla valutazione di piani
urbanistici prodotti in altre regioni
italiane modificando i parametri di
riferimento per l’interrogazione dei dati
e per la verifica delle scelte progettuali
che scaturiscono dall’applicazione di
leggi regionali, restando, invece, valido
per i controlli che riguardano la
legislazione nazionale.
Note
1 Il software utilizzato per lo sviluppo dell’applicazione è ArcView
™ Gis.
2
La sigla Gis sta per geographical
information system.
3
I dati da esaminare possono anche già
essere informatizzati ma in un formato non
idoneo allo sviluppo con sistemi Gis. Basti
pensare al fatto che molte cartografie sono
restituite in formato Dwg (formato classico
dei sistemi cad) che richiede un’ulteriore
conversione per essere utilizzato
nell’esecuzione in automatico delle
verifiche dei piani.
4
Nel caso in cui i temi vettoriali siano
frutto della costruzione vettoriale su una
base raster il risultato a cui si perviene
è di qualità nettamente inferiore rispetto
ad una base cartografica in formato
vettoriale. Basti pensare all’errore di
rappresentazione del territorio che
scaturisce da un ridotto grado di
definizione dell’immagine che si ottiene
con la scansione o alla scala di
rappresentazione della cartografia
originaria che, se troppo piccola, riduce
notevolmente le informazioni
rappresentabili. Infine non è da escludere
la possibilità che, in fase di definizione
dei temi, si verifichino errori di
imprecisione da parte degli operatori
incaricati dello svolgimento di tale
compito.
5
In Figura 4 è riportato un esempio
di verifica in automatico. Appositi script
di programmazione in linguaggio Avenue ci
consentono di ottenere procedure guidate a
vista, mediante apposite finestre, per
l’interrogazione e il controllo delle
informazioni. L’estrema duttilità del
sistema consente di adeguare le verifiche ad
eventuali variazioni delle disposizioni
normative o dei contenuti di piani
sovraordinati.
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