Verifichiamo, purtroppo ancora spesso, i ritardi degli strumenti della
pianificazione territoriale e urbanistica,
che pure dovrebbero tutelare il territorio
minacciato dalla piena libertà di azione di
soggetti individuali. Ciò continua ad
avvenire anche per non aver avuto il
coraggio di affrontare ed imporre scelte
impopolari. Occorrono strumenti nuovi per
costruire una coscienza nuova: lo chiede il
comune buon senso ma, soprattutto, la
drammaticità delle situazioni che
sconvolgono il nostro paese travolto, di
mese in mese, ora da un terremoto, ora da
una frana, ora da un’alluvione.
Sociologia e territorio
Mela Alfredo, Maria Carmen Belloni, Luca Davico (2000), Sociologia e
progettazione del territorio, Carocci,
Roma.
Gli autori, tutti insegnanti di Sociologia urbana e Sociologia
dell’ambiente, si propongono di fornire
indicazioni per la pianificazione e per le
politiche volte a migliorare la qualità
dello spazio naturale e costruito,
contribuendo alla soluzione di problemi
sociali, in modo specifico per mezzo
dell’intervento pubblico. Una ventina di
anni fa si sarebbe parlato di un testo di sociologia
applicata, in particolare, applicata ai
problemi del territorio.
Il lavoro, tuttavia, rifugge dall’antinomia fra approcci teorici ed
approcci empirici e interroga i sociologi
sulla rilevanza e sull’utilità del loro
lavoro e delle ricadute potenziali della
loro attività ai fini della progettazione
degli assetti spaziali dei sistemi sociali
contemporanei.
L’impegno dei sociologi sui temi del territorio e dell’ambiente è
attualmente orientato alla soluzione di
problemi sociali, attraverso la definizione
di piani, progetti, politiche.
Il volume si propone non solo di chiarire lo stretto nesso che lega
logica della progettazione territoriale e
ambientale e dimensione applicativa, ma
anche di mostrare concretamente quanto, in
questo ambito, sia indispensabile la
collaborazione tra esperti di diversa
formazione disciplinare.
In particolare, l’attenzione degli autori si sofferma sui processi di
partecipazione dei cittadini alla
pianificazione territoriale, sullo studio
delle percezioni soggettive e del valore
simbolico dei luoghi e degli ambienti, sulla
realizzazione di politiche dei tempi delle
città, sulla progettazione degli spazi
pubblici, sugli interventi che riguardano le
situazioni di rischio. Un intero capitolo è
dedicato ai metodi e alle procedure della
ricerca.
Nel volume è possibile, quindi, trovare tutti gli oggetti di ricerca,
le metodologie, le procedure e le tecniche
di lavoro che possono costituire un proficuo
terreno comune ai pianificatori della città
e del territorio.
Pianificazione provinciale
Sergio Caldaretti, Carlo Cellamare (a cura) (2000), Per un progetto
di territorio e di sviluppo locale. Il piano
provinciale di Rieti, FrancoAngeli,
Milano.
Il
volume offre una sintesi dei contenuti del
piano territoriale di coordinamento della
Provincia di Rieti, unica amministrazione
nel Lazio ad aver adottato tale strumento.
Esso, avviato nel 1992 ed adottato nel
novembre 1999, è il frutto di una stretta
attività di collaborazione tra la Provincia
di Rieti e l’Università di Roma “La
Sapienza”. L’esperienza raccontata
presenta un approccio alla pianificazione
orientato nel senso di una processuale
maturazione nel tempo, dove lo stesso
concetto di norma assume un carattere di
progetto dinamico del territorio in cui
assume rilievo l’obiettivo dello sviluppo
locale. Emerge quale caratteristica del
piano quella di tendere a modellarsi in
relazione agli innumerevoli soggetti
coinvolti nel processo di piano.
L’interattività nel processo di piano si
è concretizzata in un confronto lungo e un
dibattito serrato che è servito a far
crescere progressivamente la consapevolezza
che il futuro del territorio risiede nella
valorizzazione delle proprie risorse e la
condivisione delle scelte da parte degli
attori che compongono la variegata realtà
locale. La scelta è stata quella di non
riproporre modelli e procedure consolidate
ma di costruire contesti di interazione
progettuale, in cui si potesse dare vita ad
una progettualità diffusa senza dare, sin
dall’inizio dell’esperienza, nulla per
scontato e facendo in modo che i contenuti e
i significati scaturissero lungo un percorso
che è stato, così, anche un percorso
culturale.
Alle presentazioni da parte degli amministratori e l’introduzione dei
curatori, segue la precisazione dei
fondamenti del piano (Enzo Scandurra), la
descrizione dell’organizzazione del
processo (Carlo Cellamare), il concetto di
ambiente come opera di costruzione
collettiva (Lidia Decandia), il rapporto
tra territorio e sviluppo locale (Carlo
Cellamare), il valore territoriale
dell’acqua (Giordana Castelli),
l’individuazione dei punti di crisi
sociale (Sergio Caldaretti), il rapporto tra
le relazioni territoriali e le
infrastrutture (Alberto Budoni), il progetto
di comunicazione (Luciano De Bonis). E’
inclusa una ricca sezione cartografica a
colori e una appendice normativa, con
annesso commento curato da Sergio Caldaretti
e Lidia Decandia, inerente ai relativi
caratteri ed articolazioni. I progetti di
territorio, in allegato alle norme,
riguardano: il progetto Terminillo, Per
una nuova cultura della montagna; il
progetto Velino, Per la costruzione di
una rete ecologica provinciale.
Distretti industriali
Giacomo Becattini (2000), Il distretto industriale, Rosemberg
& Sellier, Torino.
Nel libro sono riuniti saggi che attraversano vent’anni del lavoro
intellettuale sui distretti industriali
dell’economista fiorentino Giacomo
Becattini. Gli scritti, come spiega Fabio
Sforzi nella sua presentazione al libro,
costituiscono un discorso unitario dove il
ragionamento di ordine teorico generale si
intreccia continuamente con
l’interpretazione della realtà sociale.
L’affermazione del concetto di distretto industriale è fortemente
legata al dibattito intorno al ruolo della
piccola impresa nell’economia italiana.
Con il tramonto del fordismo, infatti, il
distretto industriale esprime la possibilità,
per numerose piccole imprese geograficamente
concentrate, di organizzare la produzione in
modo efficiente, integrato e coordinato. La
stessa società locale, attraverso
istituzioni, ma anche valori, conoscenze e
comportamenti, agisce sull’organizzazione
della produzione.
La prima parte del libro, costituito da tre saggi, descrive il
distretto industriale, rappresentandone il
quadro teorico entro il quale prende forma
il concetto che lo sottende e delineandone i
caratteri strutturali. Ne esamina, infine,
la superiore capacità esplicativa, per
certi tipi di attività produttiva, rispetto
al comune settore industriale.
La seconda parte analizza il distretto sotto il profilo
teorico-concettuale. Si tratta di due saggi
che rappresentano due modi differenti, ma in
un certo senso complementari, di indagare
l’assetto distrettuale. In particolare,
poi, si afferma come le possibilità di un
distretto di cambiare, rimanendo se stesso,
risiedono tutte nella capacità di
modificare il suo apparato produttivo e il
suo retroterra sociale, ricostituendoli
continuamente, in coerenza con le
modificazioni del contesto esterno.
La terza parte, con altri due saggi, racconta della consapevolezza
della natura distrettuale dell’economia e
dello sviluppo in Italia, esprimendo,
quindi, il nesso fra la forma del distretto
e le peculiarità dello sviluppo economico
italiano.
La quarta parte riepiloga, in altri due scritti, i punti chiave e i
vantaggi dell’analisi distrettuale, per
poi indicare incisivamente una prospettiva
di analisi empirica e di riflessione
teorica, tale da mettere pienamente a frutto
i risultati di questo metodo. I due saggi
segnano il passaggio progressivo dal
distretto come concetto strutturale al
distretto come modo di affrontare i fenomeni
produttivi.
Il volume costituisce un’esplorazione in profondità di questo ramo
originale della letteratura socio-economica
conosciuto nel mondo come primariamente
italiano.
Programmazione negoziata
Marco Cremaschi (a cura) (2001), I programmi integrati. Opportunità
e vincoli, Donzelli, Roma.
La turbolenza riformista degli anni novanta ha consentito la
sperimentazione di diversi programmi
comunitari e nazionali, di valenza sia
locale che territoriale, quali urban,
leader, patti territoriali, prusst,
ecc.
Il lavoro curato da Cremaschi è un quaderno Formez su un concetto di
sviluppo locale da conseguire attraverso
specifici modelli di azione territoriale
ormai numerosi ed eterogenei. Il volume,
infatti, è una rassegna, svolta
nell’ambito del programma Formez Rap
100, delle prime esperienze di
programmazione territoriale integrata, per
finalità, soggetti, risorse, avente per
oggetto le aree rurali, la riqualificazione
e la rigenerazione urbana, la riconversione
delle aree di crisi, la promozione
dell’occupazione. Il volumetto concentra
l’attenzione su come l’obiettivo
dell’integrazione è stato interpretato
nelle pratiche recenti, dando conto dei
diversi gradi di integrazione effettivamente
perseguita, consentendo di cogliere coerenze
e differenze con le finalità della
programmazione nazionale.
L’integrazione è anche uno dei principi della nuova programmazione
dei fondi strutturali 2000-2006, che ha
introdotto, a tale scopo, lo strumento
privilegiato dei progetti integrati
territoriali, nuova famiglia di
programmi integrati che hanno nella
definizione del concetto di idea forza
la principale caratteristica.
Si parte dalla constatazione della diffusione delle azioni di
programmazione territoriale, per passare ad
una descrizione delle famiglie dei
programmi, fino ad individuare i nodi comuni
di tali strumenti e lanciare la sfida
dell’integrazione attraverso obiettivi
plurisettoriali e progettazione unitaria.
Non manca qualche suggerimento per il rafforzamento dell’approccio
integrato dei progetti territoriali che
saranno attuati nel quadro della nuova
programmazione regionale.
L’area vasta in Urbanistica Quaderni
Luciana
Caravaggi (a cura) (2000), Provincia di
Macerata. Il Piano territoriale di
coordinamento, Inu edizioni, Roma.
In
questo volume dei Quaderni di Urbanistica
sono raccolti diversi tipi di materiali
relativi al piano territoriale di
coordinamento della Provincia di Macerata.
Sono presentati gli elaborati di piano e
stralci o sintesi della relativa normativa
tecnica di attuazione. Seguono brevi saggi
dei consulenti del piano, che hanno
esplorato il territorio di Macerata da
diversi punti di vista. Le elaborazioni
grafiche, quasi tutte a colori, sono curate,
in forma autonoma, dai diversi autori.
Il
quaderno fa parte della collana, edita
dall’Inu, relativa alla sezione atti di
pianificazione ed espone singoli piani,
insiemi di piani e di progetti pubblicati su
richiesta degli enti che li hanno promossi.
Vengono affrontati temi monografici che
variano ad ogni fascicolo. Ho selezionato i
titoli che si occupano di esperienze di area
vasta, tutti ricchi di illustrazioni sia in
bianco e nero che a colori, anche qui con
riferimento al biennio 1999-2000 appena
trascorso.
n. 19 -
Biagiani R., Conti B., Galuzzi P., Moretti
M., Vitillo P. (a cura) (1999), Il Piano
territoriale di coordinamento della
Provincia di Pesaro-Urbino, Inu
edizioni, Roma;
n. 21 -
Ciabotti P., Parone A. (a cura) (1999), Regione
Marche. Il Piano di inquadramento
territoriale, Inu edizioni, Roma;
n. 22 -
Marson A. (a cura) (1999), Provincia di
Venezia. Il Piano territoriale provinciale,
Inu edizioni, Roma;
n. 23 -
Arlotti G. (a cura) (1999), Provincia di
Rimini. Il Piano territoriale di
coordinamento provinciale, Inu edizioni,
Roma;
n. 24 -
Caravaggi L. (a cura) (2000), Provincia
di Macerata. Il Piano territoriale di
coordinamento, Inu edizioni, Roma;
n. 25 -
Regione Veneto (2000), Piani di area vasta:
Altopiano del Tonezza - Fiorentini,
Quadrante Europa, Auronzo - Misurina,
Fontane Bianche, Inu edizioni, Roma.
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