Andrea
Pacchiarotti (1999), Province e
pianificazione urbanistica,
Maggioli, Rimini
Si tratta della
pubblicazione di uno studio di
contenuto prevalentemente giuridico,
il primo dedicato, in maniera così
ampia ed organica, esclusivamente
alle provincie e al loro ruolo
urbanistico, segno di un rinnovato
interesse per questo soggetto
istituzionale, forse troppo spesso
trascurato in passato.
Il volume si
innesta nella collana strumenti
di diritto pubblico coordinata
da Luciano Vandelli ed è aggiornato
con la legge 3 agosto 1999, n.265
inerente "Disposizioni in
materia di autonomia e ordinamento
degli enti locali, nonché modifiche
alla legge 8 giugno 1990, n.
142" e con le più recenti
leggi urbanistiche regionali.
L’evoluzione
della provincia nel sistema delle
autonomie territoriali sembra
culminata, sul piano normativo, con
il riconoscimento esplicito, da
parte della suddetta legge 265,
della piena autonomia dell’ente,
del suo stretto collegamento con il
territorio e la comunità locale ivi
insediata. Il nucleo delle
competenze attorno a cui si aggrega
ed assume identità la nuova
provincia è, prevalentemente,
quello urbanistico-territoriale. La
legislazione statale, dalla legge
142/1990 alle più recenti riforme Bassanini,
sia gli ordinamenti regionali
riconoscono ormai alle provincie un
ruolo di notevole spessore nel
sistema urbanistico, specie con l’attribuzione
e il progressivo arricchimento della
funzione di coordinamento
territoriale. È innegabile come sia
in atto un lento e faticoso
passaggio da un sistema gerarchico
ad uno sussidiario e cooperativo
nelle relazioni tra lo Stato e l’articolato
sistema delle autonomie territoriali
e, all’interno di quest’ultimo,
tra centro regionale e periferia
delle autonomie locali. Tale
passaggio richiede che, anche in un
settore nevralgico come quello della
pianificazione urbanistica, vengano
sempre più velocizzati le procedure
di attivazione di strumenti tesi ad
evidenziare e comporre degli
interessi territoriali. Tali
procedure devono essere
necessariamente ispirati a schemi
basati sulla collaborazione e sul
coordinamento sussidiario, quali:
intese, conferenze di servizi,
accordi di programma, accordi e
conferenze di co-pianificazione.
L’articolazione
del lavoro è la seguente: la
provincia nel sistema delle
autonomie territoriali e nel
processo di allocazione delle
funzioni urbanistiche; la funzione
di coordinamento territoriale; il
piano territoriale di coordinamento
provinciale negli ordinamenti
urbanistici delle regioni a statuto
ordinario; sussidiarietà e
pianificazione territoriale; il
piano territoriale di coordinamento
provinciale nel sistema della
pianificazione urbanistico
territoriale.
Il libro presenta
una sua originalità che risiede nel
taglio squisitamente giuridico e per
il suo essere così completamente ed
ampiamente dedicato all’ente
provincia e al suo ruolo
urbanistico. Esso analizza le
dinamiche interne al sistema della
pianificazione urbanistica e l’impatto
che su queste ha prodotto l’introduzione
del piano territoriale di
coordinamento provinciale, laddove
tali dinamiche sono da inscrivere
nell’ambito più generale delle
continue interrelazioni
che sussistono
tra i diversi assetti del sistema di
pianificazione, da un lato, e l’evoluzione
dei più ampi rapporti tra centro
e periferia dell’ordinamento,
dall’altro.
Il testo,
corredato da una ricca bibliografia,
include una panoramica legislativa
molto aggiornata ed esaustiva e
presenta un particolare interesse,
sia per quanti vogliano limitarsi a
comprendere l’evoluzione e la
collocazione della provincia nel
quadro istituzionale, sia per quanti
desiderino approfondire le tematiche
urbanistiche e coglierne gli
sviluppi in relazione con la più
generale evoluzione del sistema
delle autonomie territoriali. I
principali destinatari sono i
dirigenti, i funzionari e gli
amministratori di provincie, comuni
e regioni, ma rappresenta anche un
utile strumento di aggiornamento per
i professionisti del settore:
architetti, urbanisti, ingegneri,
avvocati amministrativisti
interessati alle tematiche del
diritto urbanistico. Il libro,
infine, può essere proficuamente
utilizzato per arricchire la
preparazione di quanti intendano
affrontare concorsi pubblici per l’accesso
nei ruoli di funzionari delle
amministrazioni provinciali.
Roberto Camagni,
Silvana Lombardo (1999), La
città metropolitana: strategie per
il governo e la pianificazione,
Alinea, Firenze
"Governare
la città nel senso letterale di
guidarne l’evoluzione in modo da
renderle più competitive e
maggiormente capaci di consumare e
produrre alta qualità della
vita", afferma Paolo Costa
nella prefazione al libro,
"dovrebbe essere un obiettivo
strategico proprio dell’agenda
politica di ogni livello di governo:
comunitario, nazionale, regionale,
locale".
Il volume,
prendendo le mosse da una giornata
di lavoro sul tema "Pensare e
agire metropolitano: verso una nuova
visione istituzionale e
funzionale", si prefigge l’obiettivo
di avviare una riflessione
collettiva sul tema della gestione e
pianificazione delle aree
metropolitane, in un momento in cui
la riforma della legge 142/1990
veniva rilanciata da un testo
approvato dal Senato nel 1998, poi
divenuto legge, che, pur non
prefigurando una soluzione
istituzionale predefinita, consente
processi di costruzione consensuale
intercomunale di istituzioni
metropolitane a geometria variabile.
La parte prima è
dedicata al pensare e agire
metropolitano con gli interventi
di Stefano Garano, Roberto Camagni,
Giuseppe Imbesi, Adriana Vigneri e
Gianni Mattioli: si spazia dall’approccio
interscalare nella pianificazione
della città metropolitana al
rapporto fra cultura e città e alla
nuova domanda di governabilità.
La parte seconda,
intitolata verso il governo della
metropoli, attraverso gli
scritti di Maria Cristina Gibelli,
Silvana Lombardo, Paolo Avarello,
Carlo Salone e Piero Cavalcoli, si
spinge ad esplorare i nuovi approcci
alla pianificazione e alla gestione
della città metropolitana, alla
ricerca degli strumenti, degli
attori, delle nuove logiche
istituzionali e conseguenti pratiche
negoziali.
La parte terza è
dedicata alla costruzione del piano
metropolitano. Dell’insediamento
disperso si occupa Giuseppe Las
Casas, le politiche ambientali sono
trattate da Walter Ganapini, mentre
la pianificazione dei trasporti da
Bruno Montella, il tutto riferito,
naturalmente, all’ambiente
metropolitano; chiude Umberto De
Martino che racconta della
formazione e dei contenuti del PTC
della provincia di Roma.
La parte quarta
è rappresentata da una accurata
schedatura, curata da Silvana
Lombardo e Luisa Santini, sullo
stato dell’arte delle norme, dei
piani e delle intenzioni alla scala
intermedia.
Nel volume
vengono esplorate, in maniera ampia
e con riferimento ad esperienze
italiane e straniere, una serie di
tematiche, da cui emergono un
insieme di esigenze: di valutazione
della compatibilità reciproca delle
diverse decisioni, private e
pubbliche; di creazione di un quadro
di coerenze che vada al di là dei
confini amministrativi del singolo
comune; di realizzazione di vaste
sinergie territoriali dettate da
grandi progetti infrastrutturali e
da piani strategici di notevole
portata. Vengono affrontati i
principali problemi della governance
metropolitana: la molteplicità e la
separazione dei centri decisionali
con la conseguente frammentazione
delle struttura amministrative, l’allargamento
dell’ambito di influenza delle
decisioni relative alla
localizzazione di singole attività,
produttive e residenziali, lo
squilibrio delle fonti della
fiscalità locale.
Si pone in
termini problematici il tema del
ruolo operativo che le nuove
istituzioni metropolitane dovrebbero
esercitare e quello, forse ancora
più rilevante del rapporto con la
pluralità degli attori che si
candidano a trasformare la metropoli
pur senza rivestire responsabilità
di governo locale: autorità con
competenze settoriali, grandi
investitori immobiliari, interessi
industriali e finanziari, ecc.