Numero 1/2 - 2000

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Programmazione negoziata


Isidoro Fasolino


Stanno progressivamente affermandosi forme di autorganizzazione locale che rappresentano, in qualche modo, l’esito del tentativo di intercettare l’emergente dimensione globale del mercato attraverso la costruzione di coalizioni di attori direttamente responsabili della formazione di strategie di promozione e valorizzazione del territorio. Gli strumenti della nuova politica economica sono i patti territoriali, i contratti d’area, le intese istituzionali di programma, i contratti di programma, i programmi urbani complessi, i contratti di quartiere. La programmazione negoziata afferma nuove modalità dell’azione collettiva in campo territoriale, per cui le politiche di sviluppo appaiono come un costrutto sociale frutto dell’interazione di attori non tutti direttamente implicati nell’attività di pianificazione urbana comunemente intesa

 

 

 

 

 

 

L’articolata rappresentazione degli assetti insediativi e dei loro processi di trasformazione pone alcune delle basi per la ricerca. Si perviene a una tassonomia di situazioni territoriali differenziate basandosi proprio sulla valutazione integrata di usi agricoli, usi insediativi, processi socio-economici ed evoluzione demografica: l’autore, infatti, muovendo da un set particolarmente esteso di indicatori, dimostra, con precisione, la rilevanza del tessuto delle differenze le quali, anche se non sono certamente spiegabili con la sola analisi statistica, mediante il suo supporto possono senz’altro essere efficacemente descritte.

Il lavoro pone una rinnovata attenzione a quei metodi quantitativi e a quelle tecniche di analisi dei dati territoriali che si sporcano le mani col lavoro di campo e col lavoro sui dati (analisi multivariata e di cluster) e, attraverso la descrizione degli indicatori usati, definisce ambiti spaziali omogenei pervenendo alla costruzione di quadri interpretativi parziali ma approfonditi. Il lavoro esplicita i passi della procedura statistica usata, conferendo al lavoro una rilevanza di tipo manualistico, senza perdere di vista gli obiettivi territoriali. L’autore, in questo modo, offre anche gli strumenti per la messa a punto di politiche territoriali mirate e per la riattivazione di una pianificazione fondata su ipotesi di prospettiva.

 

Carlo Salone (1999), Il territorio negoziato. Strategie, coalizioni e "patti" nelle nuove politiche territoriali, Alinea, Firenze.

 

Come ben illustra Dematteis nella presentazione del volume, ciò che fa da sfondo alle riflessioni di Carlo Salone sulle politiche di sviluppo locale concerne un problema teorico di grande rilevanza: le nuove concezioni e le nuove forme della territorialità nell’epoca della progressiva disgregazione dell’idea di Stato-nazione.

Tendono a rivestire un ruolo sempre maggiore alcuni modelli di azione collettiva che, sulla scorta di inedite modalità di relazione tra attori sociali e istituzioni di governo, in presenza, a volte, di nuove condizioni normative, puntano ad innescare meccanismi di sviluppo economico più attenti ai bisogni e alle vocazioni del locale. In questo contesto, lo Stato tende a perdere la sua rigida configurazione piramidale, lasciando posto a nuove modalità di regolazione politica, meno gerarchiche, dove le interazioni assumono la forma di relazioni inter-organizzative.

Il volume, in particolare, si sofferma su un aspetto: quello della tendenza al mutamento delle finalità stesse dell’attività di pianificazione, nel senso che non è più solo controllo, ma anche orientamento e sostegno alle politiche di sviluppo economico.

La letteratura in merito è già vastissima. Salone sceglie di essere assai selettivo, sia nei riferimenti teorici, che nella scelta delle esperienze concrete.

Il libro cerca di rispondere a due esigenze principali, una di carattere interpretativo, volta a rendere comparabili tra loro politiche di sviluppo territoriale per molti aspetti profondamente diverse tra loro, e l’altra di natura pratica, connessa cioè con la necessità di orientare il dibattito sui nuovi strumenti per lo sviluppo locale verso modelli originali di azione collettiva.

I casi indagati nel libro illustrano sia vicende di pianificazione in alcune città, sia esperienze di programmazione negoziata, patti territoriali e contratti d’area, sia infine l’attività di un soggetto specificamente deputato alla promozione dello sviluppo locale quale l’Agenzia di sviluppo Nord Milano, di cui viene raccontata la vicenda, le attività svolte, i canali di finanziamento e le occasioni di intersecazione con le politiche urbanistiche, con un cenno anche alla recente iniziativa di elaborazione di un Piano strategico del Nord Milano.

Il primo capitolo esplora il significato di due termini, concertazione e negoziazione, spesso apparenti nel dibattito sulle politiche di sviluppo territoriale, mettendo a fuoco le implicazioni che l’assunzione di strategie di natura cooperativa ha per l’azione pubblica anche con richiami al tema della transizione da forme di government a forme di governance nel campo territoriale.

Nel secondo capitolo, l’autore, oltre a richiamare le implicazioni che l’uscita dal fordismo e la crisi del sistema del welfare hanno per la pianificazione urbanistica e per l’azione di governo del territorio, illustra i principali modelli di lettura disponibili sul tema della costruzione partenariale delle politiche urbane: quello della regolazione, quello della città come growth machine e quello dell’urban regime.

Nel terzo capitolo si analizzano esperienze di promozione dello sviluppo economico locale che hanno caratterizzato le vicende di molti contesti urbani e territoriali dei paesi a capitalismo maturo. Le città esaminate sono Montpellier, Tolosa, Napoli e Bologna. Esse sono state scelte sulla base della natura dei rispettivi Stati di appartenenza, essendo Francia e Italia caratterizzati da un peso ancora rilevante delle burocrazie pubbliche. Delle quattro città sono presentate le recenti politiche di piano, "al fine di capire in che modo esse diano occasione a forme di interazione più o meno strutturata tra gli attori delle società locali e come contribuiscano a definire traiettorie di sviluppo che investono la sfera economica e sociale".

Questa lettura ha come sfondo costante di riferimento le politiche urbane, da considerarsi non solo come propulsore di processi di sviluppo più complessivo delle società locali, ma anche come effetti di politiche di sviluppo economico. Vengono richiamati esempi di programmi comunitari (Emploi, Integra, Urban) e nazionale (PRqU, PRU, PRUSST) come primi tentativi di trattare la pluralità dei tipi di intervento oggi richiesti, su cui la riflessione e le esperienze in campo sono appena agli inizi.

Il quarto capitolo, oltre a fornire un quadro degli strumenti della programmazione negoziata e a tracciare il processo di costruzione dei contratti d’area e dei patti territoriali, esamina, di questi ultimi, alcune esperienze: il patto territoriale di Enna, quello di Siracusa, quello del Matese e quello di Rovigo.

Altro aspetto affrontato riguarda le risorse con cui devono fare i conti quanti, oggi, hanno interesse a promuovere iniziative di sviluppo locale in un quadro di incertezza strutturale e di relativa debolezza dell’attore pubblico, in particolare lo Stato, soprattutto dal punto di vista delle capacità di erogazione finanziaria.

Nelle conclusioni, Salone avanza alcune considerazioni sui punti di forza e di debolezza degli strumenti della programmazione negoziata e sulle differenze tra contratti d’area e patti territoriali, segnalandone le caratteristiche salienti in termini di territori interessati, soggetti promotori, procedure e modalità di finanziamento.

 

Marco Togna (2000), Sviluppo locale. Patti non parole. Mezzogiorno e programmazione negoziata, Ediesse, Roma

Con la chiusura dell’intervento straordinario, l’attenzione della politica economica italiana si è spostata sulla crescita autopropulsiva delle realtà locali. A sostenerne quello che è da troppo tempo l’atteso e sospirato decollo sono arrivati gli strumenti della programmazione negoziata, e, primi tra tutti, i patti territoriali, fondati sulla concertazione.

L’autore propone, inizialmente, una rassegna di tutti gli strumenti della programmazione negoziata, quali capisaldi della nuova politica economica: patti territoriali, contratti d’area, intese istituzionali di programma, contratti di programma, i contratti di quartiere.

Il volume effettua una ricognizione dei patti fin qui approvati, presentandone in particolare otto, legati a specifici settori, a cui si affida la crescita economica del Sud. Grande attenzione viene rivolta alla struttura produttiva ed imprenditoriale delle aree meridionali e alle numerose filiere presenti sul territorio, indirizzate verso la definizione di ambiti riconducibili al nuovo modello di distretto industriale, già presente nel panorama normativo nazionale. I casi di studio sono raggruppati per tematiche: il modello distretto industriale (il patto del cosentino, il patto di Caserta, il patto di Caltanissetta; l’agricoltura e l’agroindustria (il patto dell’Area sud Basilicata) il turismo e l’agriturismo (il patto di Oristano); il terzo settore (il patto del Matese); i gemellaggi economici (il patto Nord Barese Ofantino); l’economia sommersa (il patto di Lecce).

L’intervento di Alberto Versace, direttore del Servizio per la programmazione negoziata del Ministero del Tesoro, anticipa i contenuti dell’imminente riforma, in cui si prevede una programmazione sempre più affidata alle regioni e realizzata con il metodo del piano integrato territoriale (Pit). L’illustrazione dei recentissimi patti formativi territoriali, attualmente in via di sperimentazione in due realtà calabresi (Locride e area di Vibo Valentia), è corredata, infine, da un’intervista ad Andrea Ranieri, segretario generale della Federazione formazione e ricerca della Cgil nazionale.

 

 

 

Presentazione | Referenze Autori | Scrivi alla redazione | AV News | HOME

 

 Il sito web di Area Vasta è curato da Michele Sol