Francesca Calace
(1999), Pianificazione d’area
vasta. Sguardi dal Sud, Argo,
Lecce
Questo volume
raccoglie una serie di scritti sul
tema della pianificazione di area
vasta che costituiscono in parte la
restituzione di relazioni e
interventi presentati in alcune
occasioni di dibattito, oltre a
rielaborazioni di riflessioni sul
tema. Le principali occasioni di
confronto di tali occasioni e
riflessioni sono state promosse
dalla sezione Puglia dell’INU, la
cui attività si è caratterizzata
negli ultimi anni per una crescente
sensibilità verso la pianificazione
di area vasta, e dal Terminale di
Bari dell’Osservatorio INU sulla
pianificazione d’Area Vasta, che,
alle finalità generali dell’Osservatorio,
ha associato una particolare
attenzione alla specificità e alle
caratteristiche della realtà
meridionale.
La parte prima,
dedicata alle questioni di metodo e
ai temi emergenti, raccoglie
interventi che vanno da quello di
Dino Borri, sulla valutazione nel
processo di pianificazione del
territorio, a quello sul ruolo dell’area
vasta e metropolitana nel piano e
nel progetto di Antonio Jatta. Non
manca una riflessione sulla stessa
dimensione provinciale (Leonardo
Rignanese), sulle questioni e i
dilemmi relative all’orientamento
ambientale nella pianificazione di
area vasta (Angela Barbanente), sul
tema, introdotto dalla legge
urbanistica della Toscana 5/1995
della sostenibilità nella
pianificazione (Lino Giorgini) e le
questioni e le prospettive della
pianificazione dei parchi naturali
(Nicola Martinelli).
La parte seconda,
relativa a tre esperienze
provinciali (Paolo Baldeschi per
Firenze, Giovanni Lambiase per
Salerno, Antonio Giuri, Antonio
Rizzo e Toto Mininanni per Lecce),
è uno spaccato delle attività in
corso, con le relative difficoltà e
i primi bilanci, e degli scenari in
cui si muovono le amministrazioni
provinciali che hanno scelto di
misurarsi seriamente con i temi e i
problemi che la faticosa costruzione
di un processo di pianificazione
comporta.
La parte terza è
tutta dedicata alla Puglia, ai suoi
assetti istituzionali e ai percorsi
in atto: patti territoriali
(Domenico Camarda), pianificazione
del paesaggio rurale (Franco
Selicato e Carmelo Torre) e avvio
del parco dell’alta Murgia
(Francesca Pace), non senza un
riferimento sul processo di piano
nelle provincie pugliesi (Ugo
Cassese). Gli interventi di tecnici
ed amministratori (Nicola Giordano,
Giacinto Leone, Loredana Capone,
Michele Lamacchia, Michele Roca)
offrono uno spaccato del dibattito
locale da punti di vista
privilegiati. Un autorevole
contributo al dibattito è offerto
dalle note conclusive di Gianluigi
Nigro con i suoi riferimenti alle
esperienze in corso in tema di
pianificazione cooperativa. In
appendice è riportato, a cura di
Piero Cavalcoli, il documento
programmatico dell’Osservatorio
sulla pianificazione d’area vasta.
La ricchezza dei
contributi raccolti ha consentito di
ricostruire, e restituire nel
volume: alcune chiavi di lettura in
merito a metodologie, ad esperienze
concrete, ad aspetti ricognitivi in
ambito regionale; ma, anche, alcuni
temi cruciali, intesi quali basi di
partenza per una riflessione sui
problemi e le prospettive per la
pianificazione di area vasta nel
meridione. Infatti, ciò che tiene
insieme questi scritti di diversa
matrice sembra essere, come recita
il titolo, proprio il punto di
osservazione, che è dal sud,
dei temi e problemi associati alle
pratiche della pianificazione d’area
vasta e alle relazioni istituzionali
che esse implicano e sottendono. Per
il sud le opportunità (da
diffondere) e i rischi (da limitare)
legati a questa osservazione sono
molti: è possibile da un lato
tracciare percorsi inediti ed
efficaci per avviare un processo di
pianificazione per molti aspetti
ancora in ritardo, anche ottimizzando
esperienze altrove compiute; ma
occorre fare attenzione a non
importare modelli organizzativi e
strumentali del tutto estranei ai
comportamenti e alle risorse locali,
destinati quindi a rimanere
inefficaci.
Pier Luigi
Paolillo (1999), Rendiconti d’area
vasta. Saggi sulla nuova
marginalità urbano-agricola nello
spazio regionale, Giuffrè,
Milano
Si tratta di una
pubblicazione della Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università
di Macerata. Il lavoro si inserisce
nel quadro di attività di un filone
di ricerca che affronta i temi della
pianificazione territoriale nelle
aree a bassa densità insediativa e
ad elevate valenze ambientali dell’Appennino
italiano, con l’obiettivo di dare
voce ai territori più deboli, come
esordisce Giuseppe B. Las Casas
nella sua presentazione al libro,
quei territori che non sono
rappresentati fra le emergenze
nazionali. L’autore fa
esplicito riferimento ad alcuni
studi svolti negli anni ’80 che
hanno affrontato i problemi della
marginalità spaziale, parte dei
quali entro le ricerche del progetto
finalizzato Ipra-Cnr e al progetto
Iturb 80, tracciandone linee di
sintesi: i criteri di selezione
hanno privilegiato gli studi basati
su un approccio complesso anche
quanto alla qualità e varietà
degli indicatori. Il testo si pone,
in certo qual modo, in continuità
rispetto al filone degli studi
propri di quegli anni che si
proponevano di studiare le
interazioni dello spazio rurale e
urbano in contraddizione rispetto
alla teoria e prassi dell’epoca
privilegiando il punto di vista
della campagna al fine di
individuare il miglior uso della
risorsa suolo.
Dal volume emerge
un arricchimento del concetto di marginalità
al quale corrisponde un’efficace
descrizione spaziale, come nel caso
dell’individuazione dei processi
di marginalizzazione dei territori
agricoli marchigiani, fenomeno che l’autore
lega alla perdita di efficienza del
modello diffusivo e dei livelli di
cooperazione intersettoriale.
Si parte dalla
constatazione della mancata
affermazione, oltre che attenzione,
che quantomeno non è invece mancata
per le aree metropolitane, di una
sistematica politica dell’intervento
in aree montane a bassa densità
insediativa, attenta a una visione
integrata tra sistemi a elevate
valenze ambientali e sistemi urbani;
tale carenza di attenzione rischia
di produrre pericolose forme di
consumo dell’ambiente.
L’ancoraggio
alla dimensione empirica del caso di
studio avviene mediante un’indagine
effettuata su due diversi ambiti
spaziali: la pianura friulana, già
trattata in un precedente lavoro
dell’autore qui reinterpretato
criticamente, e l’Appennino
centrale, in cui, attraverso
indicatori di marginalità
agroforestale e di marginalità
insediativa, si costruiscono
tipologie di comuni caratterizzati
da differenti marginalità. Il testo
spazia, quindi, dalla geografia
della nuova marginalità
urbano-agricola nel bacino
appenninico centrale alla ricerca
avente ad oggetto la
marginalizzazione morfologica, di
cui viene proposta una valutazione
innovativa, dell’armatura
regionale friulana, per concludere
con un’analisi della potenzialità
e marginalità dello spazio
agro-forestale marchigiano.