L’avvio del
processo
Benché la
Regione Campania non abbia ancora
provveduto ad attuare la legge
142/1990 l’Amministrazione
provinciale tra la fine del 1995 e l’inizio
del 1996 ha avviato le procedure per
formare il Piano territoriale
provinciale, provvedendo a compiere
tre atti, preliminari rispetto all’avvio
di un processo di pianificazione:
– la
definizione degli indirizzi
culturali, politici e amministrativi
secondo i quali l’Amministrazione
intendeva che si procedesse al
governo del territorio
(deliberazione del Consiglio
provinciale n. 330 del 24 ottobre
1995);
– l’affidamento
a un urbanista, coadiuvato da alcuni
esperti di settore, dell’incarico
di collaborare con l’Amministrazione
per percorrere le prime tappe di un
processo di pianificazione
(deliberazioni del Consiglio
provinciale n. 358 del 5 dicembre
1995 e n. 67 del 21 maggio 1996);
– la
decisione di costituire, rafforzando
la struttura tecnica esistente, un
vero e proprio Ufficio per la
pianificazione territoriale
incaricato, nelle fasi iniziali, di
collaborare alla stesura del
documento preliminare e di
costituire il luogo della formazione
dei successivi atti di
pianificazione.
Gli indirizzi
della Giunta
Per fornire l’orientamento
politico-culturale al lavoro di
pianificazione l’Amministrazione
provinciale predisponeva, e il
Consiglio approvava, un documento di
indirizzi Questo definisce la
pianificazione come "un
processo sistematico e continuo di
programmazione e gestione del
territorio", volto a
"indirizzare le politiche
comunali e coordinarle per creare le
condizioni di una migliore
organizzazione e assetto del
territorio che, partendo dalla
tutela e valorizzazione delle
risorse ambientali e culturali,
consente di far interagire tra loro
le diverse componenti che concorrono
allo sviluppo socio-economico
sostenibile dell’area". L’iter
di formazione del Piano territoriale
era visto come "un processo
unitario nel quale i diversi
soggetti intervengono per
determinare, nell’ambito delle
loro competenze, un unico sistema di
scelte". Ove la collaborazione
tra tali soggetti non avesse
consentito, su determinati punti,
"una convergenza d’intenti",
si sarebbero assunte comunque le
decisioni necessarie "la cui
responsabilità ricadrà sull’ente
al quale la legge affida competenze
superiori".
Il documento di
indirizzi individua i principali
obiettivi cui la pianificazione
territoriale è chiamata a fornire
idonee soluzioni:
il ruolo della
questione ambientale, individuato
nel porre le risorse ambientali
"non come vincolo allo sviluppo
ma come parametro implicito di
qualificazione";
la
"valorizzazione del sistema dei
beni e delle risorse storiche e
paesistiche-ambientali per il loro
valore intrinseco e per la loro
stessa potenzialità
economica", da considerare come
"condizione primaria" per
gli altri sistemi;
il ruolo della
pianificazione territoriale
"nella determinazione dei
criteri di organizzazione degli
insediamenti urbani, la
localizzazione dei servizi e delle
attrezzature di livello
sovracomunale, la funzionalità del
sistema della mobilità" che
deve essere finalizzato al
miglioramento della qualità del
sistema insediativo;
l’assunzione
dell’obbiettivo del superamento
della "attuale distinzione tra
aree forti e aree marginali",
puntando su un "modello
insediativo pluricentrico sul
territorio che miri a correggere la
spontanea aggregazione di funzioni
ed insediamenti attorno al capoluogo
e ai centri maggiori";
la
riqualificazione e l’articolazione
dell’offerta turistica basata sull’esaltazione
della differenza dei siti e l’assunzione
di nuove strategie per il
rafforzamento, la razionalizzazione
e la riconversione ecologica delle
funzioni industriali, commerciali,
turistiche e industriali;
la soluzione del
problema della mobilità attraverso
una visione integrata delle diverse
reti e modalità, e affrontando
anche la questione della
localizzazione sul territorio delle
funzioni generatrici di domanda di
traffico;
la definizione di
norme, indirizzi e direttive per la
riqualificazione delle aree già
urbanizzate e abitate, aumentando la
dotazione di verde e di servizi,
stimolando il recupero della
permeabilità dei suoli, aumentando
il grado di ossigenazione,
utilizzando i corsi d’acqua previo
disinquinamento e rinaturalizzazione
ecc.
Il documento
enuncia infine indirizzi relativi
alla questione delle risorse
mobilitabili, alla formazione di
ambiti sovracomunali, agli strumenti
di pianificazione e al loro iter.
Il Documento
preliminare e il gruppo di lavoro
La convenzione
con Edoardo Salzano, urbanista,
veniva stipulata il 23 settembre
1996. Essa prevedeva che la
redazione del Piano territoriale di
coordinamento avvenisse in due fasi,
la prima delle quali concernente la
formazione di un Documento
preliminare.
Per la redazione
del documento preliminare e lo
svolgimento delle analisi
necessarie, in particolare per i
settori del sistema insediativo, del
sistema economico-sociale, del
sistema relazionale e del quadro
normativo, il
consulente-coordinatore si avvaleva
dell’apporto di consulenti
specialistici da lui stesso
designati: Imma Apreda, urbanista,
per il sistema insediativo, Luigi
Scano, esperto in normative
urbanistiche, per il quadro
normativo, Antonio Sforza, esperto
in problemi del traffico e della
mobilità, per il sistema della
mobilità, nonché la CLES srl per
il sistema economico-sociale.
Il Documento
preliminare veniva consegnato all’Amministrazione
il 20 marzo 1997.
Successivamente
il Documento preliminare era
approvato dal Consiglio provinciale
(n. 177 del 20/12/1997), e la Giunta
provinciale provvedeva a dare l’avvio
alle proposte in esso formulate
(deliberazioni della Giunta
provinciale n. 404 del 27 marzo 1998
e n. 849 del 20 maggio 1998).
L’avvio della
redazione del PTC: le consulenze
attivate
Le deliberazioni
della Giunta provinciale
incaricavano il consulente generale–coordinatore
di indicare all’Amministrazione
gli esperti cui affidare i compiti d’analisi
e di proposta nei seguenti settori:
– nel
campo dell’assetto geomorfologico,
dell’idraulica e dell’idrogeologia;
– nel
campo dell’assetto naturalistico;
– nel
campo della struttura del paesaggio
e dell’economia agro-forestale;
– nel
campo dei sistemi di raccolta e
trattamento dei rifiuti e della
promozione del risparmio energetico,
per quanto concerne le analisi della
struttura fisica del territorio e l’indicazione
delle conseguenze da trarne nelle
proposte di pianificazione;
– nei
campi della demografia, dell’economia
e della politica economica, dell’analisi
dei settori economici e del mercato
delle costruzioni, per quanto
concerne le analisi dell’assetto
economico-sociale e la formulazione
delle relative proposte;
– nel
campo dei problemi della mobilità
per quanto concerne l’elaborazione
delle proposte relative ai sistemi
delle infrastrutture e dei
trasporti;
– per la
definizione dell’"architettura"
del sistema informativo
territoriale.
Tra il 22 maggio
1998 e il 14 luglio 1998 venivano
sottoscritte le convenzioni d’incarico
con gli esperti Giuliano Cannata
(soc. Alpha Cygni) per l’assetto
geomorfologico, idraulico e
idrogeologico, Matelda Reho per la
struttura del paesaggio e dell’economia
agroforestale, Maria Berrini
(Ambiente Italia) per i sistemi di
raccolta e trattamento dei rifiuti e
la promozione del risparmio
energetico, Paolo Leon (CLES) per la
demografia, l’economia e la
politica economica, l’analisi dei
settori economici e del mercato
delle costruzioni, le analisi dell’assetto
economico-sociale, Giulio Cantarella
per la mobilità, e le proposte
relative ai sistemi delle
infrastrutture e dei trasporti,
Moreno Daini per la definizione dell’"architettura"
del sistema informativo
territoriale.
Il tentativo di
raccordare gli incarichi relativi al
sistema naturalistico con il Parco
nazionale del Cilento (il quale
stava avviando la formazione del
relativo piano), per evitare
duplicazione di spese e inutile
dispendio di risorse provocò un
consistente ritardo nell’affidare
l’incarico per tale settore. La
convenzione d’incarico con Stefano
Mazzoleni e il suo gruppo fu
sottoscritta il 22 gennaio 1999.
Le condizioni
necessarie per l’elaborazione del
piano
Un tipo di piano
territoriale come quello previsto
richiede per la sua elaborazione e
ancor più per la sua applicazione
alcune condizioni irrinunciabili.
– Un
solido apparato analitico è
indispensabile per definire le
condizioni alle trasformazioni e per
tradurre le ipotesi di assetto in
regole e direttive vincolanti per i
comuni e per gli altri soggetti
interessati.
– Un
ufficio di piano stabile e
collaudato è necessario per
raccogliere le informazioni in
possesso degli enti locali, per
dialogare con i comuni nella fase di
specificazione delle direttive di
piano e per procedere alla fase di
gestione e di successiva traduzione
del piano in progetti specifici ad
una scala più dettagliata.
– Un
sistema informativo continuamente
alimentato e interrogato,
costituisce la premessa per
organizzare i dati necessari per la
costruzione del piano e per un loro
costante aggiornamento.
– Una
legge urbanistica regionale che
sancisca i compiti del piano
territoriale e che restituisca alla
provincia il compito di
"coordinare" l’attività
pianificatoria dei comuni
affidandole un ruolo attivo nel
processo di formazione dei piani
regolatori comunali quale condizione
indispensabile affinché al piano
sia conferita la necessaria
autorità e le sue indicazioni
assumano un necessario carattere
vincolante.
L’articolazione
della proposta
La proposta, di
piano contenuta nella bozza è
articolata in diverse parti.
All’illustrazione
del quadro dei problemi, delle
potenzialità, delle strategie e
degli indirizzi, così come emergono
da una prima sovrapposizione delle
analisi effettuate (con i limiti dei
tempi molto differenziati nei quali
i loro risultati sono giunti, e
stanno ancora giungendo), segue la
descrizione delle proposte di piano.
Nel capitolo 2
viene approfondito il tema delle
strategie per la tutela dell’ambiente.
L’attenzione agli aspetti
geomorfologici, vegetazionali e
paesaggistici concorrerà
innanzitutto alla definizione delle
"condizioni alle
trasformazioni", ovverosia
delle "condizioni" che le
esigenze di tutela, assunte come
primarie, pongono alle scelte di
assetto territoriale. Esse
troveranno una loro traduzione in un
sistema di comandi (cioè in un
sistema normativo) del quale sono
indicati i lineamenti essenziali nel
capitolo 5 "Indirizzi
normativi". Tuttavia, per dirsi
efficace, la tutela dell’ambiente
e del paesaggio deve essere
perseguita anche attraverso azioni
in grado di trasformare
effettivamente l’ambiente fisico e
quello sociale nella direzione
desiderata. Tali azioni, in
positivo, possono essere promosse
attraverso l’azione congiunta dei
diversi strumenti di pianificazione,
generale, specialistica e
settoriale, previsti dalle leggi
vigenti. Pertanto vengono indicate
nella bozza le strategie per il
sistema il sistema ambientale
riferite alla provincia nel suo
complesso e ai vari sub-sistemi nei
quali quest’ultima è stata
articolata.
Nel capitolo 3
viene approfondito il tema della
riorganizzazione fisica e funzionale
del sistema insediativo,
ossia dell’insieme organizzato di
città, paesi, infrastrutture e
altri elementi funzionali e fisici,
tra loro connessi da dinamiche
storiche e flussi attuali e
reciprocamente interagenti. Nella
prima parte sono illustrate le
strategie complessive (valide cioè
per la provincia nel suo complesso)
a partire da alcune riflessioni sul
ruolo della provincia di Salerno
nello scenario della regione
Campania e del Meridione. Nella
seconda parte il territorio
provinciale viene articolato in vari
sub-sistemi per i quali le analisi
svolte consentono (in modo certo non
privo di elementi di scelta, quindi
di possibile arbitrarietà) di
fornire alcune indicazioni
riguardanti la
"riorganizzazione" dell’assetto
fisico e funzionale1.
Il capitolo 4
approfondisce lo sguardo sulla
realtà provinciale dal punto di
vista delle relazioni fra il sistema
insediativo e la struttura fisica
del territorio. Questa lettura
ha consentito di articolare il
territorio e di individuare parti
caratterizzate da una comunanza di
matrici naturali e storiche, di
problemi e risorse, di tendenze e
possibili prospettive. L’individuazione
degli ambiti e la loro eventuale
aggregazione o sub-articolazione, le
indicazioni relative alle
caratteristiche, alle risorse a ai
problemi e, infine, l’indicazione
degli obbiettivi di assetto e delle
conseguenti indicazioni di piano non
rivestono un carattere né completo
né definitivo. Essi andranno
verificati e specificati
innanzitutto dal lavoro dei
consulenti di settore che, nel
portare a compimento le analisi,
dovranno confrontarsi con le prime
anticipazioni contenute in questa
bozza. Allo stesso modo, correzioni
e integrazioni a queste prime
indicazioni di lavoro dovranno
scaturire dal confronto con i
rappresentanti delle forze locali
(provincia, comunità montane,
comuni, enti territoriali, ecc.),
che sarà condotto nella fase
successiva del lavoro2.
Gli ultimi due
capitoli riguardano entrambi l’azione:
sono quelli che più direttamente
rinviano alla dimensione operativa
della pianificazione. Il capitolo
5 indica gli indirizzi normativi
che i successivi momenti del
processo di pianificazione
preciseranno, integreranno e
tradurranno (in relazione ai
contenuti della futura legislazione
regionale) in precisi precetti,
volti a disciplinare le componenti
del territorio e l’operato dei
singoli operatori (per ciò che le
competenze dirette della provincia
consentiranno di definire) oppure a
dettare le direttive per la
pianificazione sottordinata. Il capitolo
7, nella presente bozza di
piano, è presentato solo nella sua
struttura. Nella stesura definitiva
del piano territoriale di
coordinamento dovrà essere dedicata
specifica attenzione alle azioni
programmatiche, le politiche, i
progetti che è opportuno la
Provincia promuova, o stimoli, o
direttamente ponga in essere, o
chieda a enti sovraordinati o di
competenza parallela di attuare, per
rendere concrete le strategie e gli
indirizzi indicati dalla
pianificazione provinciale. È in
stretta relazione a tale traguardo
che dovrà essere continuato il
lavoro nella fase successiva.
1
Le
strategie per la riorganizzazione
del sistema insediativo sono
illustrate nella tavola 1, in scala
1:100.000, allegata alla bozza di
piano.
2
L’articolazione
del territorio è illustrata nella
tavola 2, in scala 1:100.000,
allegata alla bozza di piano.