Numero 4 - 2001

 

i sistemi informativi territoriali 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dinamiche evolutive della costa salernitana


Simona Capone

Francesco Innamorato


a cura di

Isidoro Fasolino

 

 

L’impatto delle dinamiche di trasformazione urbana sulla qualità ambientale delle aree costiere del salernitano viene analizzata nell’ambito della costruzione di un sistema informativo territoriale. Simona Capone e Francesco Innamorato illustrano la loro esperienza maturata nell’ambito di uno stage dell’Università di Salerno in valutazione e controllo ambientale, tutorati da Aniello Di Gennaro e svolto presso l’ufficio del piano della Provincia di Salerno

 

 

 

 

 

Le aree costiere sono oggetto di numerosi studi che hanno lo scopo di comprendere i complessi meccanismi che le regolano e di trovare mezzi e metodi per il loro monitoraggio e la loro gestione. Una gestione, che sia sostenibile, richiede necessariamente un’attenzione simultanea nei confronti di tutti i numerosi sistemi che agiscono in modo significativo sulle dinamiche costiere.

Le continue e rapide trasformazioni del tessuto territoriale possono essere tenute sotto controllo dallo sviluppo tecnologico, in particolare quello informatico, che mette oggi a disposizione del pianificatore o degli studiosi una serie di strumenti che vanno sotto il nome di sistemi informativi territoriali (Sit). Essi, infatti, permettono la gestione interattiva di considerevoli moli di dati territoriali ed ambientali, nelle svariate forme che essi assumono.

In tale contesto il nostro lavoro cerca di analizzare l’impatto della trasformazione urbana sulla qualità ambientale nelle aree costiere della Provincia di Salerno, attraverso la messa a punto di un modello di sistema informativo in grado di fornire lo stato dell’ambiente e nel contempo di valutare le trasformazioni succedutesi nel tempo con particolare riferimento all’uso del suolo e all’urbanizzazione. Tale modello indica la necessità di attivare in maniera concatenata una serie di momenti conoscitivi: alcuni di base, altri ottenuti attraverso processi di elaborazione. 

È importante sottolineare a questo proposito la necessità per il nostro paese di organizzare banche dati omogenee, significative, attendibili e sempre più viste come strutture di servizio al cittadino; si evidenzia come ciò si renda possibile utilizzando al meglio le sorgenti informative disponibili (archivi cartografici e telerilevati, dati censuari, rilievi diretti, ecc.).

Lo sviluppo tecnologico dei Sit permette oggi di acquisire, aggiornare, trasferire flussi notevoli di informazioni, che a loro volta possono venire rappresentate ed elaborate.

In questo lavoro, in cui si dà ampio spazio all’analisi dei diversi livelli informativi, viene sottolineato come banche dati, rappresentazione ed analisi, confronto e correlazione di e tra livelli informativi, rappresentino l’organizzazione di un sistema il cui principale scopo sarà quello di permettere una valutazione oggettiva dell’impatto delle dinamiche di trasformazione urbana sulla qualità ambientale nelle aree costiere della Provincia di Salerno.

 

 

Le aree costiere nella legislazione italiana

 

La tutela del paesaggio deve essere adeguata alle caratteristiche evolutive del paesaggio stesso, pertanto non può limitarsi a misure vincolistiche e di limitazione, ma deve svolgere un ruolo attivo in riferimento alle necessarie azioni di conservazione, potenziamento, riqualificazione e gestione delle sue componenti riproducibili, molte delle quali strettamente dipendenti dalla presenza umana. C’è quindi l’urgenza di mettere in campo strategie di intervento di lungo periodo e di carattere il più possibile integrato, al fine di attuare le opportune politiche che consentano di esplicare la più efficace prevenzione nei confronti delle minacce e delle pressioni che incombono sul paesaggio costiero. Le istituzioni preposte alla tutela del nostro paese si sono dimostrate disarmate e impotenti nei confronti dell’enorme crescita delle aree urbane e industriali, dell’inarrestabile proliferazione delle infrastrutture a rete e delle trasformazioni strutturali dell’agricoltura, che complessivamente hanno raggiunto un livello tale da minacciare globalmente il quadro paesistico e l’equilibrio ecologico della fascia costiera.

Prendendo atto che:

- i vincoli ai sensi delle leggi 1497/1939 e 431/1985 non sono scaturiti da un esame sistematico delle varie condizioni di stato fisico-ambientale del territorio e dall’analisi delle risorse, ma hanno seguito un processo di selezione caso per caso, appoggiandosi a mere descrizioni dello stato dei luoghi che si è in gran parte modificato; 

- le aree sottoposte a vincolo paesistico comprendono, al loro interno, situazioni molto diverse;

- anche al di fuori delle aree vincolate esistono condizioni di stato ambientale di alto pregio che possono suggerire l’adozione di adeguate misure di tutela o che comunque appaiono interessanti, occorre considerare la fascia costiera come un’area vasta.

La convenzione europea del paesaggio raccomanda di non limitarsi ad adottare disposizioni isolate, ma di passare con urgenza da una mera difesa selettiva ad una strategia di gestione totale del territorio, mediante la messa a punto di nuovi strumenti di informazione, pianificazione e regolamentazione del paesaggio.

 

 

Area di studio: la fascia costiera della Provincia di Salerno

 

Il presente progetto intende assumere come area di studio l’intera fascia costiera della Provincia di Salerno, da Positano a Sapri. 

La Provincia di Salerno presenta una fascia costiera di notevole ed apprezzato valore ambientale, nota per la varietà di paesaggi che si susseguono, dalle coste rocciose amalfitane, ai litorali sabbiosi della piana del Sele, per poi tornare ancora alle coste rocciose cilentane. Tale area risulta estremamente vasta, sviluppandosi lungo una linea di costa di 256 Km e caratterizzata da una grande varietà morfologica, ecologica, economica, sociale e culturale. Diversificato è anche l’impatto umano lungo la costa.

L’espressione ambiente costiero non trova adeguata identificazione a livello normativo. Con la legge vengono vincolati i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare1.

Tuttavia la legge non definisce, neanche a titolo esemplificativo, i territori costieri.

Probabilmente, per fini generali, non è indispensabile avere una definizione giuridica esclusiva della zona costiera. L’ambito di riferimento da considerare non deve infatti essere vincolato da limiti amministrativi o comunque artificiali, ma rapportato alla zona di influenza entro cui si può ragionevolmente ipotizzare che si ripercuotano le trasformazioni indotte sia dall’intervento umano che dalla naturale evoluzione dell’ambiente. Per individuare un confine dell’area di studio è stata considerata una combinazione complessa di fattori ambientali, finalizzata alla suddivisione del territorio in unità di paesaggio. Le unità di paesaggio, definibili come ambiti di territorio aventi specifiche, distintive ed omogenee caratteristiche di formazione e di evoluzione, rilevano in pratica gli elementi ed i caratteri di tipo fisico, biologico ed antropico che si presentano, in relazione ad una determinata area, con la maggiore frequenza. 

Esse possono essere assunte come riferimento nel processo di interpretazione del paesaggio e rappresentano un elemento cardine per l’attuazione di svariate indagini di carattere ambientale e territoriale; nel quadro complessivo delle diverse unità di paesaggio possono inquadrarsi le indagini pedologiche, lo studio sull’evoluzione dei diversi microclimi, le dinamiche delle acque superficiali e profonde, le ricerche sulla dispersione degli elementi inquinanti, i temi sulla pianificazione ecologica e la conservazione del paesaggio ma anche fenomeni urbanistici ed infrastrutturali, differenziate possibilità di pianificazione e sviluppo in relazione alla storia che ha portato un determinato ambiente ad essere così e non diversamente.

 

 

Impiego dei Sit

 

I rapidi e radicali processi evolutivi, che hanno condizionato l’ambiente nel nostro paese negli ultimi quarant’anni, richiedono di conseguenza strumenti idonei d’indagine per valutare oggettivamente le cause che hanno contribuito a tali trasformazioni, siano esse di origine antropica che naturale.

Partendo da una conoscenza sempre più approfondita degli aspetti ambientali risulta possibile non solo prendere atto delle trasformazioni verificatesi nel tempo, ma soprattutto procedere a previsioni di intervento futuro nella consapevolezza dei delicati meccanismi ambientali che provocheranno modificazioni nel tempo e, quindi, di un razionale e controllato utilizzo delle risorse ambientali.

Figura 1 - Zone della fascia costiera della Provincia di Salerno sottoposte a vincolo paesistico (legge 1497/1939)

Telerilevamento e Sit rappresentano, nel loro complesso, importanti strumenti per lo studio dell’ambiente, ma acquistano un significato ben più ampio se contribuiscono ad una corretta pianificazione e gestione territoriale.

La forte interazione che si è venuta a creare tra sistemi urbani e agricoltura si è tradotta, il più delle volte, nel recente modello di sviluppo economico - territoriale tutto concentrato sulla crescita urbana con ricadute negative per il settore primario. Tra queste si registrano una forte sottrazione di suolo (i suoli più fertili e produttivi) e di risorse, sia in modo diretto che indiretto; una frammentazione delle aziende agricole, spinte all’abbandono produttivo indotte da attese di rendita e da occasioni di lavoro alternative; una diffusione di modelli socio - culturali conflittuali con il mondo rurale.

Un contributo a livello conoscitivo ed interpretativo per valutare in termini oggettivi l’accresciuta complessità di tali fenomeni è fornito dalla possibilità di mettere a confronto situazioni d’uso del suolo di un medesimo territorio a intervalli temporali significativi. L’oggettività del confronto nasce dalla possibilità di poter disporre di immagini del territorio realizzate mediante strumenti di telerilevamento (fotografie aeree, immagini da satellite) in tempi diversi.

Queste tematiche, riguardanti specificatamente l’applicazione dei Sit geografici alle indagini territoriali, trovano la loro collocazione in un modello finalizzato alla identificazione delle possibili procedure di intervento per mitigare gli effetti contraddittori tra sistema naturale e sistema urbano-produttivo e per migliorare in termini quali-quantitativi il grado di sostenibilità del sistema costiero.

 

 

Fasi del progetto

 

Il progetto si compone di tre fasi strettamente collegate tra loro e necessariamente consequenziali:

Fase I (novembre 2001)

a) organizzazione della banca dati;

b) rappresentazione ed elaborazione dei singoli livelli informativi;

Fase II (dicembre 2001 – gennaio 2002)

c) rappresentazione ed elaborazione di più livelli informativi;

d) analisi, confronto e correlazione tra i livelli informativi;

e) dinamicità e persistenza del land use (dal 1960 al 1998);

Fase III (febbraio 2002 – marzo 2002)

f) la qualità ambientale nei sistemi costieri.

 

Figura 2 - In seguito all'inserimento dell'urbanizzato di dettaglio nello strato informativo dell'uso del suolo, si possono individuare delle zone da riclassificare.  Zone rosse: urbanizzato di dettaglio; Zone nere: aree da riclassificare come aree rurali periurbane perché considerate urbanizzate nello strato informativo dell'uso del suolo, ma di fatto non tali

 

Metodologia

 

In un primo approccio dell’analisi ambientale si è proceduto al trattamento dei singoli livelli informativi. 

In seguito alla perimetrazione dell’area di studio e, quindi, all’individuazione della fascia costiera, i dati sono stati tagliati fino a comprendere l’area interessata.

Di fondamentale importanza è stata l’elaborazione dello strato informativo relativo all’uso del suolo della fascia costiera, in cui sono state inserite informazioni di dettaglio relative all’urbanizzato (1998), proprio per studiare con maggior accuratezza le dinamiche di trasformazione urbana.

Questo ha portato alla riclassificazione di aree, precedentemente considerate urbanizzate, in aree rurali periurbane (Figura 2).

La seconda fase del progetto ruota intorno all’analisi dei diversi livelli informativi. In questo secondo momento, in funzione della disponibilità delle informazioni di base, si sono avviate procedure più complesse di elaborazione, quali il confronto tra dati dello stesso tematismo (ad esempio per evidenziare la dinamica delle trasformazioni verificatesi sul territorio costiero in un determinato arco temporale) o la correlazione tra tematismi differenti (ad esempio per procedere a classificazioni o a valutazioni ambientali).  

Entrano, quindi, in gioco una serie di funzioni essenzialmente simili a quelle di un overlay topologico e di riclassificazione. 

Lo studio dei rapporti che l’uomo ha instaurato nel tempo con le risorse produttive naturali presenti in un dato territorio può fornire importanti indicazioni, qualora si disponga di fonti certe e confrontabili tra loro, sulle tecniche che in ogni tempo egli ha adottato, per trarre da dette risorse fonte di sostentamento e di reddito. 

La consapevolezza che dal dopoguerra ad oggi il territorio ha subito una intensiva trasformazione legata all’evolversi delle situazioni ambientali e alla modificazione delle condizioni socio-economiche, invita ad una attenta analisi dei processi evolutivi che hanno interessato l’uso del suolo.

Per disporre di uno strumento operativo, che non rappresenti esclusivamente un inventario delle risorse, risulta necessario poter confrontare elaborati cartografici d’uso del suolo relativi ad intervalli temporali differenti; la scelta dell’indicatore uso reale del suolo assume particolare importanza come fattore derivato dall’interazione degli altri tematismi ambientali.

Per arrivare a una matrice di intersezione è richiesta un’uniformità delle informazioni relative all’uso del suolo nei diversi periodi storici, perciò abbiamo stabilito 11 classi:

1. aree urbanizzate;

2. aree rurali periurbane;

3. coltivazioni arboree;

4. seminativi irrigui;

5. seminativi non irrigui;

6. prati;

7. zone agricole eterogenee;

8. superfici sterili;

9. vegetazione rada o assente;

10. boschi e arbusteti di ricolonizzazione;

11. corpi idrici.

A tali classi si sono uniformati i tematismi dell’uso del suolo al 1960 (della Touring) e al 1998 (della Provincia di Salerno).

 

 

Analisi ancora in corso di svolgimento

 

1. Considerando simultaneamente le unità di paesaggio e l’uso del suolo, si ottengono informazioni sulla composizione di ogni unità di paesaggio.

2. Confrontando in ogni unità di paesaggio, l’uso del suolo al 1960 al 1998, si mettono in evidenza le dinamiche di persistenza e di trasformazione.

3. Considerando per ogni unità di paesaggio le percentuali di uso del suolo, gli aspetti salienti della qualità ambientale e l’intensità dei fenomeni di espansione urbana e delle attività produttive, si individuano i sistemi costieri in situazioni di criticità.

 

 

1 Legge 431/1985 (Legge Galasso). Si considera come linea di battigia la linea del medio mare, trascurando la presenza di eventuali piccole opere di difesa, quali pennelli e frangiflutti.

 

 

 

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