Le aree costiere sono oggetto di numerosi studi che hanno lo scopo di
comprendere i complessi meccanismi che le
regolano e di trovare mezzi e metodi per il
loro monitoraggio e la loro gestione. Una
gestione, che sia sostenibile,
richiede necessariamente un’attenzione
simultanea nei confronti di tutti i numerosi
sistemi che agiscono in modo significativo
sulle dinamiche costiere.
Le continue e rapide trasformazioni del tessuto territoriale possono
essere tenute sotto controllo dallo sviluppo
tecnologico, in particolare quello
informatico, che mette oggi a disposizione
del pianificatore o degli studiosi una serie
di strumenti che vanno sotto il nome di sistemi
informativi territoriali (Sit). Essi,
infatti, permettono la gestione interattiva
di considerevoli moli di dati territoriali
ed ambientali, nelle svariate forme che essi
assumono.
In tale contesto il nostro lavoro cerca di analizzare l’impatto della
trasformazione urbana sulla qualità
ambientale nelle aree costiere della
Provincia di Salerno, attraverso la messa a
punto di un modello di sistema informativo
in grado di fornire lo stato dell’ambiente
e nel contempo di valutare le trasformazioni
succedutesi nel tempo con particolare
riferimento all’uso del suolo e
all’urbanizzazione. Tale modello indica la
necessità di attivare in maniera
concatenata una serie di momenti
conoscitivi: alcuni di base, altri ottenuti
attraverso processi di elaborazione.
È importante sottolineare a questo proposito la necessità per il
nostro paese di organizzare banche dati
omogenee, significative, attendibili e
sempre più viste come strutture di servizio
al cittadino; si evidenzia come ciò si
renda possibile utilizzando al meglio le
sorgenti informative disponibili (archivi
cartografici e telerilevati, dati censuari,
rilievi diretti, ecc.).
Lo sviluppo tecnologico dei Sit permette oggi di acquisire, aggiornare,
trasferire flussi notevoli di informazioni,
che a loro volta possono venire
rappresentate ed elaborate.
In questo lavoro, in cui si dà ampio spazio all’analisi dei diversi
livelli informativi, viene sottolineato come
banche dati, rappresentazione ed analisi,
confronto e correlazione di e tra livelli
informativi, rappresentino
l’organizzazione di un sistema il cui
principale scopo sarà quello di permettere
una valutazione oggettiva dell’impatto
delle dinamiche di trasformazione urbana
sulla qualità ambientale nelle aree
costiere della Provincia di Salerno.
Le aree costiere nella legislazione italiana
La tutela del paesaggio deve essere adeguata alle caratteristiche
evolutive del paesaggio stesso, pertanto non
può limitarsi a misure vincolistiche e di
limitazione, ma deve svolgere un ruolo
attivo in riferimento alle necessarie azioni
di conservazione, potenziamento,
riqualificazione e gestione delle sue
componenti riproducibili, molte delle quali
strettamente dipendenti dalla presenza
umana. C’è quindi l’urgenza di mettere
in campo strategie di intervento di lungo
periodo e di carattere il più possibile
integrato, al fine di attuare le opportune
politiche che consentano di esplicare la più
efficace prevenzione nei confronti delle
minacce e delle pressioni che incombono sul
paesaggio costiero. Le istituzioni preposte
alla tutela del nostro paese si sono
dimostrate disarmate e impotenti nei
confronti dell’enorme crescita delle aree
urbane e industriali, dell’inarrestabile
proliferazione delle infrastrutture a rete e
delle trasformazioni strutturali
dell’agricoltura, che complessivamente
hanno raggiunto un livello tale da
minacciare globalmente il quadro paesistico
e l’equilibrio ecologico della fascia
costiera.
Prendendo atto che:
- i vincoli ai sensi delle leggi 1497/1939 e 431/1985 non sono
scaturiti da un esame sistematico delle
varie condizioni di stato fisico-ambientale
del territorio e dall’analisi delle
risorse, ma hanno seguito un processo di
selezione caso per caso, appoggiandosi a
mere descrizioni dello stato dei luoghi che
si è in gran parte modificato;
- le aree sottoposte a vincolo paesistico comprendono, al loro interno,
situazioni molto diverse;
- anche al di fuori delle aree vincolate esistono condizioni di stato
ambientale di alto pregio che possono
suggerire l’adozione di adeguate misure di
tutela o che comunque appaiono interessanti,
occorre considerare la fascia costiera come
un’area vasta.
La convenzione europea del paesaggio raccomanda di non limitarsi ad
adottare disposizioni isolate, ma di passare
con urgenza da una mera difesa selettiva ad
una strategia di gestione totale del
territorio, mediante la messa a punto di
nuovi strumenti di informazione,
pianificazione e regolamentazione del
paesaggio.
Area di studio: la fascia costiera della Provincia di Salerno
Il presente progetto intende assumere come area di studio l’intera
fascia costiera della Provincia di Salerno,
da Positano a Sapri.
La Provincia di Salerno presenta una fascia costiera di notevole ed
apprezzato valore ambientale, nota per la
varietà di paesaggi che si susseguono,
dalle coste rocciose amalfitane, ai litorali
sabbiosi della piana del Sele, per poi
tornare ancora alle coste rocciose cilentane.
Tale area risulta estremamente vasta,
sviluppandosi lungo una linea di costa di
256 Km e caratterizzata da una grande varietà
morfologica, ecologica, economica, sociale e
culturale. Diversificato è anche
l’impatto umano lungo la costa.
L’espressione ambiente costiero non trova adeguata
identificazione a livello normativo. Con la
legge vengono vincolati i territori
costieri compresi in una fascia della
profondità di 300 metri dalla linea di
battigia, anche per i terreni elevati sul
mare1.
Tuttavia la legge non definisce, neanche a titolo esemplificativo, i territori
costieri.
Probabilmente, per fini generali, non è indispensabile avere una
definizione giuridica esclusiva della zona
costiera. L’ambito di riferimento da
considerare non deve infatti essere
vincolato da limiti amministrativi o
comunque artificiali, ma rapportato alla
zona di influenza entro cui si può
ragionevolmente ipotizzare che si
ripercuotano le trasformazioni indotte sia
dall’intervento umano che dalla naturale
evoluzione dell’ambiente. Per individuare
un confine dell’area di studio è stata
considerata una combinazione complessa di
fattori ambientali, finalizzata alla
suddivisione del territorio in unità di
paesaggio. Le unità di paesaggio,
definibili come ambiti di territorio aventi
specifiche, distintive ed omogenee
caratteristiche di formazione e di
evoluzione, rilevano in pratica gli elementi
ed i caratteri di tipo fisico, biologico ed
antropico che si presentano, in relazione ad
una determinata area, con la maggiore
frequenza.
Esse possono essere assunte come riferimento nel processo di
interpretazione del paesaggio e
rappresentano un elemento cardine per
l’attuazione di svariate indagini di
carattere ambientale e territoriale; nel
quadro complessivo delle diverse unità di
paesaggio possono inquadrarsi le indagini
pedologiche, lo studio sull’evoluzione dei
diversi microclimi, le dinamiche delle acque
superficiali e profonde, le ricerche sulla
dispersione degli elementi inquinanti, i
temi sulla pianificazione ecologica e la
conservazione del paesaggio ma anche
fenomeni urbanistici ed infrastrutturali,
differenziate possibilità di pianificazione
e sviluppo in relazione alla storia che ha
portato un determinato ambiente ad essere
così e non diversamente.
Impiego dei Sit
I rapidi e radicali processi evolutivi, che hanno condizionato
l’ambiente nel nostro paese negli ultimi
quarant’anni, richiedono di conseguenza
strumenti idonei d’indagine per valutare
oggettivamente le cause che hanno
contribuito a tali trasformazioni, siano
esse di origine antropica che naturale.
Partendo da una conoscenza sempre più approfondita degli aspetti
ambientali risulta possibile non solo
prendere atto delle trasformazioni
verificatesi nel tempo, ma soprattutto
procedere a previsioni di intervento futuro
nella consapevolezza dei delicati meccanismi
ambientali che provocheranno modificazioni
nel tempo e, quindi, di un razionale e
controllato utilizzo delle risorse
ambientali.
Figura 1 -
Zone della fascia costiera della
Provincia di Salerno sottoposte a
vincolo paesistico (legge 1497/1939)
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Telerilevamento e Sit rappresentano, nel loro complesso, importanti
strumenti per lo studio dell’ambiente, ma
acquistano un significato ben più ampio se
contribuiscono ad una corretta
pianificazione e gestione territoriale.
La forte interazione che si è venuta a creare tra sistemi urbani e
agricoltura si è tradotta, il più delle
volte, nel recente modello di sviluppo
economico - territoriale tutto concentrato
sulla crescita urbana con ricadute negative
per il settore primario. Tra queste si
registrano una forte sottrazione di suolo (i
suoli più fertili e produttivi) e di
risorse, sia in modo diretto che indiretto;
una frammentazione delle aziende agricole,
spinte all’abbandono produttivo indotte da
attese di rendita e da occasioni di lavoro
alternative; una diffusione di modelli socio
- culturali conflittuali con il mondo
rurale.
Un contributo a livello conoscitivo ed interpretativo per valutare in
termini oggettivi l’accresciuta complessità
di tali fenomeni è fornito dalla possibilità
di mettere a confronto situazioni d’uso
del suolo di un medesimo territorio a
intervalli temporali significativi.
L’oggettività del confronto nasce dalla
possibilità di poter disporre di immagini
del territorio realizzate mediante strumenti
di telerilevamento (fotografie aeree,
immagini da satellite) in tempi diversi.
Queste tematiche, riguardanti specificatamente l’applicazione dei Sit
geografici alle indagini territoriali,
trovano la loro collocazione in un modello
finalizzato alla identificazione delle
possibili procedure di intervento per
mitigare gli effetti contraddittori tra
sistema naturale e sistema
urbano-produttivo e per migliorare in
termini quali-quantitativi il grado di
sostenibilità del sistema costiero.
Fasi del progetto
Il progetto si compone di tre fasi strettamente collegate tra loro e
necessariamente consequenziali:
Fase I (novembre 2001)
a) organizzazione della banca dati;
b) rappresentazione ed elaborazione dei singoli livelli informativi;
Fase II (dicembre 2001 – gennaio 2002)
c) rappresentazione ed elaborazione di più livelli informativi;
d) analisi, confronto e correlazione tra i livelli informativi;
e) dinamicità e persistenza del land use (dal 1960 al 1998);
Fase III (febbraio 2002 – marzo 2002)
f) la qualità ambientale nei sistemi costieri.
Figura 2 -
In seguito all'inserimento
dell'urbanizzato di dettaglio nello
strato informativo dell'uso del
suolo, si possono individuare delle
zone da riclassificare.
Zone rosse: urbanizzato di
dettaglio; Zone nere: aree da
riclassificare come aree rurali
periurbane perché considerate
urbanizzate nello strato informativo
dell'uso del suolo, ma di fatto non
tali
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Metodologia
In un primo approccio dell’analisi ambientale si è proceduto al
trattamento dei singoli livelli
informativi.
In seguito alla perimetrazione dell’area di studio e, quindi,
all’individuazione della fascia costiera,
i dati sono stati tagliati fino a
comprendere l’area interessata.
Di fondamentale importanza è stata l’elaborazione dello strato
informativo relativo all’uso del suolo
della fascia costiera, in cui sono state
inserite informazioni di dettaglio relative
all’urbanizzato (1998), proprio per
studiare con maggior accuratezza le
dinamiche di trasformazione urbana.
Questo ha portato alla riclassificazione di aree, precedentemente
considerate urbanizzate, in aree rurali
periurbane (Figura 2).
La seconda fase del progetto ruota intorno all’analisi dei diversi
livelli informativi. In questo secondo
momento, in funzione della disponibilità
delle informazioni di base, si sono avviate
procedure più complesse di elaborazione,
quali il confronto tra dati dello stesso
tematismo (ad esempio per evidenziare la
dinamica delle trasformazioni verificatesi
sul territorio costiero in un determinato
arco temporale) o la correlazione tra
tematismi differenti (ad esempio per
procedere a classificazioni o a valutazioni
ambientali).
Entrano, quindi, in gioco una serie di funzioni essenzialmente simili a
quelle di un overlay topologico e di
riclassificazione.
Lo studio dei rapporti che l’uomo ha instaurato nel tempo con le
risorse produttive naturali presenti in un
dato territorio può fornire importanti
indicazioni, qualora si disponga di fonti
certe e confrontabili tra loro, sulle
tecniche che in ogni tempo egli ha adottato,
per trarre da dette risorse fonte di
sostentamento e di reddito.
La consapevolezza che dal dopoguerra ad oggi il territorio ha subito
una intensiva trasformazione legata
all’evolversi delle situazioni ambientali
e alla modificazione delle condizioni
socio-economiche, invita ad una attenta
analisi dei processi evolutivi che hanno
interessato l’uso del suolo.
Per disporre di uno strumento operativo, che non rappresenti
esclusivamente un inventario delle risorse,
risulta necessario poter confrontare
elaborati cartografici d’uso del suolo
relativi ad intervalli temporali differenti;
la scelta dell’indicatore uso reale del
suolo assume particolare importanza come
fattore derivato dall’interazione degli
altri tematismi ambientali.
Per arrivare a una matrice di intersezione è richiesta un’uniformità
delle informazioni relative all’uso del
suolo nei diversi periodi storici, perciò
abbiamo stabilito 11 classi:
1. aree urbanizzate;
2. aree rurali periurbane;
3. coltivazioni arboree;
4. seminativi irrigui;
5. seminativi non irrigui;
6. prati;
7. zone agricole eterogenee;
8. superfici sterili;
9. vegetazione rada o assente;
10. boschi e arbusteti di ricolonizzazione;
11. corpi idrici.
A tali classi si sono uniformati i tematismi dell’uso del suolo al
1960 (della Touring) e al 1998 (della
Provincia di Salerno).
Analisi ancora in corso di svolgimento
1. Considerando simultaneamente le unità di paesaggio e l’uso del
suolo, si ottengono informazioni sulla
composizione di ogni unità di paesaggio.
2. Confrontando in ogni unità di paesaggio, l’uso del suolo al 1960
al 1998, si mettono in evidenza le dinamiche
di persistenza e di trasformazione.
3. Considerando per ogni unità di paesaggio le percentuali di uso del
suolo, gli aspetti salienti della qualità
ambientale e l’intensità dei fenomeni di
espansione urbana e delle attività
produttive, si individuano i sistemi
costieri in situazioni di criticità.
1 Legge 431/1985 (Legge Galasso). Si considera come
linea di battigia la linea del medio mare,
trascurando la presenza di eventuali piccole
opere di difesa, quali pennelli e
frangiflutti.
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