Pagani è un paese antico, millenario, da salvaguardare, ma è
anche una città nuova da organizzare
ed attrezzare per far fronte alle nuove
esigenze dei tempi, pronta a raccogliere le
sfide attuali e future. Un paese da
modernizzare, quindi, ma partendo dalla
storia, nella tradizione.
Questo deve avvenire senza lo sradicamento dell’identità dei luoghi,
tanto dei pieni quanto dei vuoti,
creando centri urbani senza forma,
città in cui non si vive, ma in cui si
è costretti a sopravvivere. Ciò
implica andare oltre la manutenzione
ordinaria; significa anche stimolare la domanda
sottesa, la domanda inespressa;
significa estendere la cura che
abbiamo verso gli spazi dell’intorno,
gli spazi che sono di ciascuno di noi, anche
a quelli del contesto, cioè di
tutti.
Il 20.4.2002 si è tenuto a Pagani, nel Salone dell’Annunziatella,
con sessione sia mattutina che pomeridiana,
un convegno che ha rappresentato la sintesi
di un’esperienza, il racconto di quanto
prodotto e di quanto proposto
dall’assessorato alla pianificazione
urbanistica ed organizzazione del territorio1
del Comune di Pagani nel biennio 2000-2002.
Insomma, un bilancio di un’attività e una proposta programmatica per
un comune in cui, come in molti altri della
nostra provincia, la pianificazione
urbanistica è stata, nel passato, del tutto
marginale.
Le questioni programmatiche affrontate dall’ufficio di piano
del Comune di Pagani2 nascono da
due ordini di necessità: da un lato, quella
di riavviare il processo di pianificazione
urbanistica rimasto allo stato embrionale,
in quanto risalente al programma di
fabbricazione del 1971, seguito dal
commissariamento e dal piano regolatore
generale (Prg) del 1991; dall’altro,
quella di dare risposta in tempi più brevi
rispetto a quelli della pianificazione
generale del territorio.
Questa seconda necessità non significa che il territorio si organizza
al di fuori della pianificazione urbanistica
ma, piuttosto, con strumenti di
pianificazione più flessibili e più
rapidi.
Insomma, il processo di pianificazione si costruisce assumendo il piano
come strumento unico e prospettiva, ma
mettendo in campo un susseguirsi di
politiche urbanistiche che determinino la
costruzione del piano per fasi. Le diverse
motivazioni che hanno spinto l’una o
l’altra fase della politica urbanistica
sono state, di volta in volta i tempi a
disposizione, le emergenze rispetto ai
bisogni e le esigenze di equità nelle
scelte.
D’altro canto, il breve periodo a disposizione dell’ufficio di
piano, in quanto attivato a oltre metà
del mandato amministrativo e, quindi, con
poco più di due anni di prospettiva,
sarebbe stato del tutto insufficiente anche
solo ad impostarne un corretto avvio.
Occorre, quindi, andare verso il superamento della cultura dei due
tempi, che tanto ha connotato una certa
politica sociale degli ultimi decenni: prima
le infrastrutture e poi lo sviluppo; prima
la tassazione e poi i servizi; prima la
pianificazione e poi la realizzazione. Si
è puntato, così, alla formula del “planning
by doing … in practice” ovvero “from
policy to best practice”.
Quando, tuttavia, sono state effettuate le varie scelte, lo si è fatto
secondo il principio dell’agire
localmente pensando globalmente,
privilegiando scelte di assetto del
territorio localmente individuate che si
sarebbero fatte anche in sede di
pianificazione generale, inquadrate in una
possibile coerenza complessiva.
Ma la modernizzazione del territorio, di cui si diceva all’inizio, è
perseguibile solo favorendo la messa in
campo di economie. Per attrezzature e
servizi la gestione può essere praticata
dal privato, ma inserita nel quadro
dell’interesse pubblico. Il consiglio
comunale ha definito e fissato le regole del
gioco, assegnando il regime di uso del suolo
e le sue tutele; mediante tali regole
l’amministrazione ha acquisito suoli
attrezzati, ecc., sfruttando i tanti
capannoni dismessi presenti sul territorio
comunale, consentendo agli imprenditori di
dispiegare le loro capacità di iniziativa e
risorse. Si è indicato al privato la
prospettiva del legittimo profitto
bilanciata dal ritorno per la collettività
in termini di cessione al comune di aree
attrezzate, attuate e gestite dai privati in
regime di convenzione. All’opinione
pubblica è stato lanciato il chiaro
messaggio che è tempo che la pubblica
amministrazione si cimenti in un rapporto
aperto e costruttivo con il capitale privato
e la sua allocazione sul territorio, quando
finalizzata alla creazione di sviluppo
locale e non di mera speculazione edilizia.
Ai privati si è fatto capire che il
territorio non può essere più il luogo
della massimizzazione indiscriminata del
profitto.
Non è mancato, fra le attività, uno sforzo per il miglioramento delle
procedure finalizzate, attraverso conoscenza
e trasparenza, all’effettuazione di scelte
sempre più di qualità, una qualità anche
progettuale, non legata al coinvolgimento
delle grandi firme, ma come controllo della
qualità corrente. Si è fatto un tentativo
di superamento dei comportamenti consolidati
dei progettisti, delle imprese,
dell’amministrazione per i quali la
realizzazione di un’opera pubblica non
doveva essere oggetto di particolare cura ed
attenzione.
Sono dodici i settori strategici intorno ai quali si è costruita
sistematicamente l’azione
dell’amministrazione comunale. Al centro
dell’attività vi è stata sempre la
valutazione attenta delle esigenze della
popolazione in tema di assetto del
territorio, a fronte di una fase pregressa
in cui la mancanza di scelte amministrative
rischiava di determinare gravi danni o
inutili compressioni delle domande dei
cittadini o limitazioni al dispiegamento
dell’attività imprenditoriale. Tra le
attività dell’ufficio di piano si
ricordano:
- l’adozione dell’adeguamento del Prg al piano urbanistico
territoriale (Put) dell’area
sorrentino-amalfitana, con riferimento
all’area montana e pedemontana, con
destinazioni a risanamento e salvaguardia
(sub area 4, zone territoriali 1B; 4 –
parco agricolo; 8 – parco territoriale);
- elaborazione ed approvazione della zonizzazione acustica e del
piano di risanamento acustico, con
relativo regolamento;
- elaborazione ed approvazione dello strumento comunale per
l’apparato distributivo ai sensi della Lr
1/2000;
- elaborazione del programma complesso relativo alla cosiddetta spina
centrale, il progetto spina urbana utile
per dare unitarietà alle numerosissime
opere avviate ed avviarne altre che
definiscano un progetto di complessiva
riqualificazione urbana;
- riqualificazione di aree e capannoni industriali dismessi, spesso
interstiziali, di cui il tessuto urbano
centrale è ricchissimo, quali l’ex
Tabacchificio, l’area Cirio o l’area
CSTP, che ha portato, anche previo varianti
al Prg, alla progettazione di attrezzature
urbane (ad esempio, il complesso
polifunzionale); per tali aree è richiesto
un intervento innovativo e coraggioso, che
coinvolga l’interesse e la partecipazione
dei privati tramite convenzioni e con una
particolare attenzione ad episodi di
archeologia industriale;
- effettuazione dell’anagrafe dei suoli, finalizzata alla capillare
conoscenza fisica e funzionale dell’intero
territorio, anche ai fini di una tassazione
più equa;
- promozione della rivisitazione del piano straordinario e,
successivamente, del piano stralcio
dell’autorità di bacino del Sarno;
- regolazione della mobilità sia a scala comunale, con lo svincolo
sulla A3 e gli interventi di cui al
programma nazionale di soppressione dei
passaggi a livello, che sovracomunale con la
partecipazione alla conferenza dei servizi
del 2.7.2001 per la realizzazione
dell’alternativa alla Ss 18; tra
l’altro, Pagani è comune obbligato al Put
dal nuovo codice della strada;
- predisposizione (e adozione) del nuovo regolamento edilizio;
- insediamento della conferenza di pianificazione per la
revisione generale del Prg;
- studio di fattibilità relativo al risanamento ambientale e valorizzazione
turistica della zona montana, tra cui il
recupero della cava mediante messa a dimora
di piante;
- progetto del parco urbano;
- partecipazione del comune alle attività del Patto dell’Agro, tra
cui l’adesione, con altri 11 comuni, allo sportello
dell’Agro, lo sportello unico per le
attività produttive e per la gestione unica
dei procedimenti autorizzatori;
- attivazione di conferenze dei servizi ai sensi dell’art. 5 del Dpr
447/1998, con approvazione in consiglio
comunale delle variazioni urbanistiche;
- progetto di sportello unico per l’edilizia, un servizio telematico
con cui il cittadino può, chattando, avere
un filo diretto con gli uffici comunali per
seguire gli iter di pratiche (concessioni,
dia, ecc.), reperire normative e modulistica
utile, ecc.;
- affidamento alla società di trasformazione urbana AgroInvest spa la
gestione (espropri e realizzazione
urbanizzazioni) del piano degli
insediamenti produttivi (Pip), in cui il
comune si occuperà dell’assegnazione dei
lotti; partecipazione al Pip consortile di
Taurina sempre di iniziativa AgroInvest;
- adesione al progetto PaCiS, nell’ambito di Agenda XXI locale, con
cui si vuole diffondere la cultura della
sostenibilità (fissazione delle pressioni
massime sulle risorse; costruzione dei sistemi
di risorse umane e materiali; gestione razionale
del territorio per la corretta distribuzione dei
carichi urbanistici; informazione,
sensibilizzazione, coinvolgimento e
partecipazione dei cittadini; forum ambientale);
- organizzazione della protezione civile e costituzione di un centro
operativo comunale;
- soluzione all’atavico problema dello smaltimento del condono
edilizio (legge 47/1985 e legge 724/1994),
mediante l’esame di circa 2.400 pratiche.
Si può osservare come il comune, attraverso molte delle iniziative di
cui sopra, sia proiettato alla scala
comprensoriale. La stessa dimensione dei siti
produttivi dismessi lascia prefigurare un
intervento che non può immaginarsi
esclusivamente comunale.
Altri enti, tra cui la provincia, possono, infatti, candidarsi ad
intervenire per la previsione di scelte e
interventi, quando questi riguardino la
localizzazione di attrezzature di valenza o
competenza sovracomunale (come, ad esempio,
l’istituto alberghiero).
È possibile, cioè, prefigurare strategie di carattere sovracomunale
o, addirittura, di area vasta, che possano
trovare idonea sede nel piano territoriale di
coordinamento, in una logica di coerenza
complessiva e di partecipazione democratica e di
condivisione delle scelte.
Si è marcato un’inversione di tendenza rispetto alla pluridecennale
politica volta a favorire l’espansione urbana:
la zona montana viene integralmente
salvaguardata da nuovi insediamenti. Ma come si
è scelto di tutelare la zona montana, si è
evitato di rimanere inutilmente immobilizzati,
intervenendo su piano straordinario e piano
stralcio dell’autorità di bacino del Sarno e
superando il permanere di alcune inadempienze
normative che avrebbero impedito qualsiasi
scelta di governo del territorio (zonizzazione
acustica, adeguamento del Prg al Put).
La modernizzazione del territorio è stata intesa non solo come
maggiore efficienza del suo assetto sotto il
mero profilo della sua forma, ma anche della
natura e dell’entità delle economie da
mettere in campo: programmazione pubblica da un
lato, attuazione e gestione privata
dall’altro. Sono state praticate le due grandi
etiche: quella del profitto, che spetta agli
imprenditori, e quella del perseguimento
dell’interesse collettivo, che spetta ai
pubblici amministratori e si attua attraverso la
programmazione. Sono state inserite nella
macchina amministrativa strutture che vivranno
oltre il cambiamento del colore politico
dell’amministrazione e la breve vita
delle procedure utilizzate per la realizzazione
di un’opera pubblica.
Insomma, la nuova amministrazione, uscita dall’ultima tornata
elettorale, riceve un’eredità sulla base
della quale potrà, se lo vorrà, agevolmente
dotarsi di un nuovo Prg e consolidare le
condizioni sulla base delle quali si potrà
cominciare a considerare ordinario ciò che
ancora oggi è considerato straordinario e cioè
il fatto stesso di avere un governo ordinario
della città.
1 Dal novembre 1999 al maggio 2002 l’Assessorato alla pianificazione
urbanistica e organizzazione del territorio
è stato affidato al Prof. Ing. Roberto Gerundo.
2 Dal luglio 2000 al maggio 2002 l’Ufficio di
piano, appositamente istituito
dall’Amministrazione comunale, è stato
composto dagli ingg. Giovanni Cannoniero,
Giovanni Pellegrino, Raffaella Petrone e
Maurizio Pisaturo.
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