Procedura di analisi ambientale per una pianificazione sostenibile
Il lavoro proposto per il caso dell’area del Vallo di Diano, oggetto
di concorso, nasce da una riflessione sui
nuovi indirizzi che attualmente investono il
tema del rapporto che lega la pianificazione,
intesa come processo di governo e controllo
delle trasformazioni del territorio
attraverso i piani, alle valenze ambientali
che lo stesso territorio possiede ed
esprime.
La crisi ecologica non è certamente un tema nuovo: tuttavia la
questione ambientale è da sempre studiata
ed affrontata con ottiche settoriali o
riferite a casi puntuali particolarmente
gravi. L’approccio sistemico ed
intersettoriale ha evidenziato
l’insufficienza di una politica il cui
esito fosse la semplice sommatoria di aree
tutelate rispetto all’obiettivo dello
sviluppo sostenibile: il riequilibrio
ecologico dell’area in esame, connesso ai
processi di sviluppo insediativi, necessita
di un salto di qualità rappresentato dal
progetto di un sistema di aree verdi, da una
rete all’interno della quale i vari
elementi entrano in relazione per sviluppare
un insieme di funzioni in grado di
contrastare, se non riequilibrare
definitivamente, gli effetti di un sistema
territoriale ad elevato impatto ambientale.
Se il territorio è un’opera d’arte1:
forse la più alta, la più corale che
l’umanità abbia espresso.
A differenza delle molte opere artistiche (in pittura, in scultura, in
architettura), o tecniche che sono prodotte
dall’uomo plasmando materia inanimata, il
territorio è prodotto attraverso un
dialogo, una relazione fra entità viventi,
l’uomo stesso e la natura, nel tempo lungo
della storia. Il progetto presentato è
costruito sulla osservazione ed
interpretazione dei mutamenti, funzione
conoscitiva fondamentale che consente di
individuare ed orientare le scelte
strategiche progettuali. Nella
consapevolezza dell’esistenza di un legame
tra evoluzione storica, organizzazione umana
del territorio e fattori ambientali,
l’approccio concettuale assunto
nell’affrontare lo studio di questa parte
di territorio è multidisciplinare, basato
sul riconoscimento della composizione
territoriale del pattern, sulla
ricerca di quegli elementi che possono
essere definiti fisionomico-strutturali,
quelli, cioè, che caratterizzano
l’assetto del territorio e che
rappresentano ed esprimono i caratteri
fisico-morfologici e geologici. Il sistema
territoriale locale è stato interpretato e
definito come una rete dinamica di
relazioni tra quadri ambientali, matrici
storiche, forme di urbanizzazione e contesti
sociali ed economici che nel loro comporsi
hanno determinato microregioni dotate di una
riconoscibile e significativa identità
complessiva2.
L’area del Vallo di Diano presenta alcune specificità che la
contraddistinguono nel contesto provinciale
e regionale; rappresenta, infatti, l’unica
estesa area di pianura interna della
Provincia di Salerno e comprende un numero
definito di comuni dotati di una struttura
socio-economica sostanzialmente omogenea,
serviti a pettine da un sistema di
viabilità longitudinale a doppia valenza,
nazionale (autostrada Sa-Rc) e locale (Ss
19). Un’interpretazione consolidata dei
caratteri del territorio muove dal
riconoscimento che si tratta di un’area
che non ha un settore produttivo trainante e
che si caratterizza per l’elevata qualità
ambientale di alcune significate presenze:
un insieme articolato di beni culturali,
come la Certosa di Padula, che riveste un
interesse nazionale e sovranazionale; un
sistema diffuso di beni naturalistici
comprendenti tutte le aree montane di
maggiore interesse del Parco Nazionale del
Cilento, nonché, singole emergenze
geomorfologiche, come le Grotte di Pertosa.
Nel territorio del Vallo di Diano
l’economia turistica e le risorse
ambientali rivestono una rilevanza
determinante e il paesaggio, nella sua
diversificazione e complessità3,
va risparmiato dai processi di
urbanizzazione, attraverso politiche non
basate sulla semplice e passiva
conservazione ma su strategie urbanistiche e
territoriali di sviluppo sostenibile4
e di trasformazione. Obiettivo è tutelare e
valorizzare le risorse paesistico-ambientali
utilizzando correttamente le potenzialità
dell’area per le comunità locali affinché
possano fruire delle opportunità di
sviluppo che non compromettono le risorse
ambientali: ciò che si è voluto
evidenziare sono i fattori uniformanti, le
caratteristiche evolutive delle entità
fisiche, in modo da indirizzare un progetto
di sviluppo unitario e sostenibile,
ricreando l’identità delle realtà
territoriali per sistema e comportamenti.
L’idea di sostenibilità5, cui
corrisponde un’azione di tutela intesa non
come forma di conservazione rigida, ma
piuttosto come concreto strumento di
sviluppo in simbiosi con gli ambiti e i
processi naturali, esige l’individuazione
e la valorizzazione di tutte quelle attività
che trovano la loro ragione d’essere nello
stesso ambiente nel quale esse si
manifestano. Il disegno urbanistico
ipotizzabile per l’area del Vallo di Diano
è costruito su un’ipotesi di progetto di
valorizzazione delle potenzialità per lo
svolgimento delle attività sportive e
ricreative, e per la possibile fruizione di
un lungo tratto del fiume Tanagro per
attività canoistiche e della fascia
contigua per le attività equestri e
ciclabili. Il modello proposto risulta
coerente con i progetti integrati
territoriali della Provincia di Salerno
e con la politica di programmazione del
Mezzogiorno in modo particolare con il programma
operativo regionale della Regione
Campania, consentendo l’accesso alle
risorse comunitarie. Il sistema territoriale
locale è l’esito di un legame sociale non
garantito dal passato, ma continuamente
costruito dalla volontà degli attori che
agiscono al suo interno e che si misurano
con i contesti sovralocali. In una
prospettiva di sviluppo sostenibile si
propone di affrontare i problemi di sviluppo
economico-sociale e di conservazione
ambientale in modo integrato, a scala vasta
e secondo una visione di coordinamento delle
politiche di settore; pertanto,
fondamentale, è risultato concepire singoli
progetti, inserendoli, però, all’interno
di un processo pianificatorio globale,
riconoscendo e stabilendo delle relazioni di
compatibilità ambientale e di coerenza
rispetto ad una strategia d’azione
complessiva, pensata e prefigurata a scala
vasta. Consapevoli della complessità e
diversità dei fenomeni presenti sul
territorio, le proposte progettuali rispetto
a queste peculiarità si sono orientate
nella ricerca di connessioni nuove o mai
esistite, nella ridefinizione di quei
principi di leggibilità nel tentativo di
individuare forme di razionalità,
rafforzare e ricucire strutture insediative
consolidate, ricompattare frange e bordi
urbani ed infine, risignificare gli spazi.
Lo strumento di lavoro assunto è stato la
lettura del territorio, il riconoscimento,
per un diverso uso delle potenzialità
presenti e di quei vincoli che esprimono e
rappresentano la permanenza storica
di elementi strutturanti la forma urbana ed
ambientale: non solo manufatti ed elementi
naturali, ma l’insieme di quei segni e di
quelle forme che, depositate, rappresentano
ed esprimono la storia di antropizzazione e
trasformazione del territorio. L’intento
metodologico è consistito nel lavorare
contemporaneamente a più scale: rispetto ad
un sistema di obiettivi prefissati (Figura
3) ritenuti singolari per un processo di
sviluppo, si sono proposte azioni e
strategie capaci di rispondere ad un insieme
di valori confliggenti che devono essere
mediati. Di qui la necessità di individuare
e razionalizzare un insieme di informazioni
che ha offerto la possibilità di
individuare le differenze presenti
all’interno dell’area nonché le
relazioni tra sistemi di attività e sistema
ambientale. La conoscenza ed interpretazione
delle dinamiche territoriali, il
configurarsi di condizioni di vulnerabilità
ambientale, e/o di modificazione delle
condizioni dei gruppi sociali che risiedono
nell’area oggetto di studio ha
rappresentato una prima fase determinante
per la valutazione delle azioni da
intraprendere; si è definito un sistema
delle conoscenze che ha consentito di
riconoscere gli attuali elementi di
continuità, le barriere, i nuclei isolati e
i sistemi di isole e cunei. Il quadro di
geografie così determinato interessa
rispettivamente le dominanti
paesistico-ambientali, le dinamiche
insediative, le condizioni socio-economiche,
l’uso dei suoli e consente di
identificare, attraverso il progetto di una
rete ecologica, le correlazioni tra le
categorie potenziali di unità funzionali,
gli ecosistemi residuali, le unità dei neo
ecosistemi ricreabili, gli ecosistemi
preesistenti da rafforzare ed infine
l’individuazione degli ambiti di
localizzazione degli interventi progettuali
(Figura 2). L’interpretazione del
sistema territoriale come sistema degli
ecomosaici ha consentito di individuare
gli elementi di importanza e di
frammentazione della continuità
ecosistemica ed elaborare un progetto di
rete ecologica6, un sistema
ipotetico di nuovo assetto degli ecosistemi
sul territorio (Figura 2). Questo
approccio metodologico ha consentito una
sintesi integrata tra ecologia e geografia
collocando, nel reale contesto di
eterogeneità geografica, il modello
sistemico funzionale, contenente le diverse
proposte progettuali. Sono stati
successivamente sviluppati i temi della
modificazione, le diverse letture tematiche
progettuali che evidenziano i caratteri
peculiari dominanti per la trasformazione e,
nello stesso tempo, gli elementi che hanno
apportato un’inerzia alla modificazione
fisica e funzionale del territorio (Figura
3). Il progetto territoriale proposto
mira attraverso un processo di
riappropriazione dei luoghi ad una
riqualificazione dell’intero sistema;
l’attenzione progettuale è stata rivolta,
infatti, ai luoghi, ai caratteri spaziali e
ai significati degli spazi collettivi con
l’intento di ristabilire nuovi sistemi di
relazione urbana, di risignificare e
recuperare vecchi tracciati, ridando
figuratività e ruolo ai grandi oggetti
presenti, stabilendo una sorta di nuove
gerarchie tra i diversi sistemi insediativi
locali. Questo approccio è
multidisciplinare, in quanto mobilita le
principali variabili dello sviluppo e le
loro interrelazioni. Il disegno dei vuoti
(il progetto del territorio agricolo, il
progetto dei corridoi biotici, dei sistemi
idrografici, delle zone di pertinenza
fluviale, delle reti ecologiche, delle fasce
agricole periurbane), reinterpretati come
sistema di ecosistemi, ordina e restituisce
forma e proporzioni al disegno dei pieni (lo
spazio costruito, le piccole città, le
infrastrutture ecc.). L’immagine
territoriale che è emersa, puntando sul
disegno dei sistemi ambientali, assicura
forma ed identità a ciò che nel disegno
urbanistico moderno è lo sfondo della nuova
forma del sistema urbanizzato. Il sistema
degli obiettivi, basato sulla valorizzazione
del sistema naturalistico, del sistema
culturale, dell’immagine locale e delle
risorse umane, sarà raggiunto attraverso
azioni che comportino due linee di
intervento:
1. marketing interno, che consiste in tutte quelle azioni che possono
essere intraprese per promuovere attività e
programmi da sviluppare all’interno della
comunità locale;
2. marketing esterno, dove l’area locale individua il ruolo che
desidera assumere nella rete nazionale ed
internazionale.
Le strategie saranno
indirizzate non solamente a valorizzare le
proposte, ma creare le condizioni per la
loro realizzabilità, agendo su due livelli:
1. creare le condizioni affinché ci siano reali opportunità di
investimento;
2. costruire una campagna di marketing e comunicazione che da un lato
dovrà dare immagine coordinata all’area
della Valle del Diano e dall’altro a
centrare i singoli target.
I temi di modificazione
Le letture tematiche progettuali evidenziano i caratteri dominanti più
significativi, gli elementi che nel tempo
hanno opposto una inerzia alla
trasformazione del territorio.
La risignificazione del tracciato ferroviario.
Un nuovo ruolo per la ferrovia Sicignano - Lagonegro
In questa parte di territorio, piccoli centri urbani dalle forme
insediative consolidate ed ampi spazi aperti
agricoli e boschivi caratterizzano il
contesto attraversato dalla linea
ferroviaria il cui progetto di
risignificazione riveste un ruolo di
particolare importanza, come possibile
crocevia e come baricentro di un territorio
ricco di risorse naturali. Il progetto si
pone due obiettivi: quello del recupero dei
centri urbani gravitanti e quello della
valorizzazione dell’intero ambito
territoriale con i suoi elementi naturali.
Il riuso della linea ferroviaria garantisce
una linea di interscambio, applicando le
nuove funzioni (stazione e centri
commerciali) alle presenze storiche ed
utilizzando quali riferimenti spaziali gli
insediamenti residenziali esistenti e
l’area universitaria di Fisciano. Il riuso
del vecchio tracciato diviene elemento
ordinato per una reintegrazione in termini
più urbani. L’asse ferroviario, che nel
passato ha favorito la localizzazione di
alcuni importanti insediamenti, costituisce
oggi un elemento di separazione tra i due
sistemi urbani principali. Il progetto,
investe principalmente l’elemento centrale
e più problematico, quello della ferrovia,
cercando di trasformarlo da linea di
separazione in sistema capace di
realizzare nuove relazioni tra la dinamicità
economica, demografica che caratterizza
l’intero Vallo di Diano e i valori della
memoria e della storia. L’intervento lungo
la ferrovia diventa occasione per
trasformare le stazioni in luoghi
significativi di una nuova relazione urbana
e di collegamento, consentendo di
decongestionare le attuali connessioni; ma
anche occasione per ridefinire l’uso di
aree attualmente libere, o riconvertibili,
riutilizzandole per la localizzazione di
funzioni sportive, ricreative, di servizio o
integrandole al sistema di aree protette del
Parco del Cilento.
Figura 1 |
|
La ridefinizione delle attrezzature urbane.
Il polo sportivo a Camerino di San Rufo
Il progetto di riqualificazione propone, tra i diversi temi di
progettazione urbana, la rivalorizzazione di
un luogo collettivo preesistente destinato
ad attività sportive.
Il progetto di riuso assume come principale riferimento contestuale la
presenza di alcune importanti attrezzature
urbane specializzate – l’ospedale a
Polla e a S. Arsenio, le terme a Montesano,
la città-museo a Teggiano, la scuola di
restauro a Padula che possono costituire e
caratterizzare lo sviluppo dell’intero
Vallo di Diano.
Oggetti isolati si trovano oggi circondati da un paesaggio eterogeneo:
sistemi di edifici in linea multipiano,
edilizia continua in parte degradata, tracce
sparse di edilizia rurale abbandonata,
ritagli di spazi verdi, aree disordinate
destinate ad usi monofunzionali.
La vicina presenza di una importante struttura viaria e la proposta di
ridisegno del preesistente tracciato
ferroviario condizionano ed orientano le
prospettive di modificazione fisica e
funzionale. La nuova città dello sport
è di servizio all’area di San Rufo ma
nello stesso tempo è parte di un più ampio
sistema di spazi aperti in relazione con il
parco del Cilento, configurandosi come
elemento di attrazione per un contesto più
esteso riferito alla città centrale di San
Rufo ma anche al territorio esterno.
Il parco fluviale come sistema di relazioni.
Il fiume espressione del rapporto natura – sito – costruzione umana
Al parco fluviale è affidato il compito di recuperare valori perduti,
comporre attività e luoghi spesso
conflittuali in una trama che dovrebbe
trovare il suo connettivo nella recuperata
qualità ambientale.
Il progetto si inquadra nello studio più ampio sui sistemi ambientali,
naturalistici e storici. L’idea guida è
di ricostruire un contesto coerente e
sostenibile dal punto di vista ambientale,
storico e paesistico in cui i rilievi del
terreno, il fiume, le colture, gli
insediamenti, gli edifici storici legati e
diverse attività riacquistino un rapporto
reciproco.
Per l’alveo fluviale è prevista la ricostituzione della selva con
diverse ipotesi di associazioni vegetali. Lo
schema progettuale ordinatore esprime in
sintesi i principali elementi di struttura
fisica ed antropica di questo ambito
territoriale e la loro organizzazione in un
sistema che rappresenta la intelaiatura del
progetto. Le principali componenti di questo
schema sono:
- il solco fluviale, insieme al reticolo delle acque affluenti, con le
sue caratteristiche morfologiche di qualità,
delle acque, della vegetazione, di sponda;
- il limite esterno del progetto che generalmente non coincide con il
limite troppo ampio del bacino fluviale, ma
è determinato da una serie di valutazioni
(morfologiche, storiche, idrologiche, di
paesaggio);
- gli ambiti intermedi - tra solco fluviale e limite esterno -
individuabili ai fini di poter definire
regole di conservazione, uso, trasformazione
secondo un certo numero di parametri; tali
ambiti generalmente sono fasce parallele al
fiume nel caso di tratti fluviali interni;
- gli orizzonti e i punti di riferimento lontani: segnalano il limite
del bacino e risultano elementi
significativi per il progetto a grande scala
tra fiume e paesaggio;
- gli affacci, le aperture, i collegamenti, condensano il rapporto più
percepibile fiume-città-territorio;
- le istruzioni, comprendono le presenze negative più varie per
dimensione e natura: dalle autostrade alle
cave, ai depositi ed anche case sparse o
zone industriali.
Il progetto mira alla definizione di un nuovo rapporto tra ambiente
naturale ed ambiente antropizzato. Il parco
fluviale è organizzato per stabilire un
dialogo tra le emergenze ambientali
attraverso una serie di trasformazioni
puntuali. Si tratta di un intervento basato
su trasformazioni minimali che trova le sue
ragioni nelle forme del paesaggio
circostante in questa parte di territorio
particolarmente suggestiva.
Figura 2 |
|
La ridefinizione delle frange urbane.
Residenza, spazio agricolo, parco fluviale
Una estrema frammentazione dello spazio caratterizza la complessità
interna delle forme insediative e la varietà
dei tipi di spazio che nel caso della
residenza si articola secondo le forme
tradizionali della continuità nei nuclei
urbani, dalla cui analisi emergono
condizioni di isolamento ed estraneità, ed
ancora, sempre più frequenti, la
ripartizione di unità edilizie di piccole
dimensioni che come isole unitarie, si
alternano ad un uso monofunzionale del
territorio.
La qualità e l’utilità dell’edificazione ha progressivamente
deteriorato lo spazio aperto, oggi
frammentario e discontinuo e la forte
pressione edilizia degli ultimi decenni, ha
ridato lo spazio aperto a limitate porzioni
territoriali, con un progressivo
impoverimento delle attività agricole e
l’assenza di alternative destinazioni che
ne garantissero la loro sopravvivenza. A
questa urbanizzazione diffusa, legata ad un
sistema infrastrutturale relativamente
indifferente alla natura dei luoghi, si
associano fenomeni di maggiore
polarizzazione. Questo avviene nelle aree di
frangia urbana e in corrispondenza di alcuni
principali tracciati territoriali, rispetto
ai quali si concentrano e si sviluppano
forme di urbanizzazione specializzati
principalmente in riferimento alle attività
produttive e commerciali. Consapevoli dei
differenti ambienti insediativi il progetto
affronta due diversi temi: il primo riguarda
la riconfigurazione degli assi viari che in
queste aree di frangia urbana, Polla e
Teggiano, caratterizzate dall’eterogeneità,
sembrano oggi aver perso la propria natura
di assi strutturanti il sistema insediativo
globale. L’intervento, infatti, si propone
di riconfermare il ruolo portante della strada
organizzandovi una sequenza di edifici
destinati ad accogliere servizi, laboratori
artigianali, mentre sul fronte opposto, la
strada sarà dotata di servizi minimi
inseriti in un disegno di alberatura e
parcheggi, organizzando così lo spazio
aperto per il parco fluviale adiacente. Il
progetto comporta una riqualificazione per i
tessuti interni dei centri urbani suindicati
attraverso l’organizzazione degli spazi di
natura collettiva e ricreativa e una
possibile relazione tra zone produttive e
spazi residenziali. La logica complessiva
che struttura il progetto consiste
nell’affrontare la misura locale e
puntuale adottando soluzioni specifiche nei
punti dove più incerto appare il rapporto e
più cospicue le risorse, riferendole sia
alle possibili trasformazioni locali, sia ad
una più vasta dimensione territoriale.
Figura 3 |
|
1 Cfr. Alberto Magnaghi (2000), Il progetto locale, Bollati
Boringhieri, Torino, p. 9:
“… Estendo metaforicamente una definizione che Claudio Greppi
(1991) riprende da Heine per il paesaggio
toscano, al territorio in generale, inteso
come opera di trasformazione della natura
attraverso il sovrapporsi nel tempo storico
di numerosi cicli di civilizzazione”.
2 I quadri ambientali rinviano ai segni naturali presenti in un
territorio; le matrici storiche territoriali
riflettono i processi di accumulazione
selettiva e stratificata dei segni
depositati nel tempo; le forme insediative
restituiscono con la loro fisicità i modi
di costruzione e di uso del territorio,
facendone riconoscere i principi che li
regolano nel tempo.
3 “Il pensiero della complessità nasce e si sviluppa agli inizi degli
anni ’60 sul riconoscimento
dell’insufficienza del riduzionismo di
Newton e Galileo (e poi di Bacone ed Adam
Smith) a rappresentare le proprietà dei
sistemi complessi e spiegare il loro
comportamento. … Quali cambiamenti la
complessità pone all’Urbanistica?”,
Scandurra E. (a cura di) (1995), Ambiente
e Pianificazione, Etas Libri, Milano, p.
19.
4 Nei piani urbanistici l’idea della sostenibilità condiziona ed
orienta le modalità di fruizione ed
utilizzo delle risorse umane e naturali. Nel
rispetto del principio di conservazione
di una risorsa (bene) ad un’azione di
tutela intesa non come conservazione
rigida, che produce immobilismo e
progressivo decadimento fisico (del bene),
si è scelto di indirizzare lo sviluppo
attraverso un’azione di tutela attiva.
5 Dalla riflessione sull’idea di sostenibilità sviluppatasi
sin dagli anni ’60, con i contributi di
Hazel Henderson e William Irwin Thompson
(futuristi), Murray Bookchin (ecologisti),
in termini di stabilizzazione della
popolazione, di uso prudente del suolo, si
è tentato di definire e verificare il
significato dell’idea di sostenibilità
come capacità di uso delle risorse nella
riproducibilità del capitale umano,
economico, naturale.
6 Il progetto di rete ecologica basato su di una logica di
continuità ecologica quale importante
elemento di base ai fini di un obiettivo di
riequilibrio territoriale e di costruzione
di un sistema infrastrutturale ambientale.
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