Il Vallo di Diano rappresenta un chiaro esempio, scolpito nella pietra
dei suoi centri e nella configurazione
orografica dei suoi siti, di una complessa
storia di modificazioni, stratificazioni,
parziali stravolgimenti, fortemente connessi
al rapporto con il fiume, attraverso un
ciclo che ha visto passare quest’ultimo da
elemento naturale predominante e scarsamente
controllabile ad elemento fin troppo
controllato e dominato dallo sviluppo urbano
(nella sua accezione ampia). L’obiettivo
è quello di fornire un’ipotesi di
previsione dei futuri scenari possibili
dove, da un lato, si riequilibri il rapporto
fiume - sviluppo urbano, dall’altro, la
cultura dell’abitare specifica dell’area
rimanga sì come testimonianza, ma introduca
anche nuove possibilità di reddito e si
colleghi ad un più ampio progetto di
sviluppo.
Il Vallo di Diano, pur conservando una parte degli ambienti e paesaggi
naturali ed una parte dei caratteri
insediativi tradizionali, oggi ci appare un
sistema antropizzato che si è consolidato
lungo tre elementi lineari: il fiume
rettificato, la Ss 19 e l’autostrada
Salerno-Reggio Calabria.
Il fiume Tanagro si presenta drasticamente semplificato nel suo habitat
naturale, con la conseguente notevole
riduzione della vegetazione riparia e,
quindi, di una perdita della sua naturalità
e delle sue funzioni equilibratrici.
Le espansioni urbane mostrano i segni di una diffusione e dispersione
insediativa e sembrano avere rapporti
fragili con i nuclei storici e una relazione
più stretta con la grande armatura
stradale. A ciò si aggiunge un’economia
che, se pur non marginale, è fatta di tanti
frammenti produttivi, poco caratterizzata da
specificità e ruoli significanti. Il
progetto vuole mostrare un esempio di
integrazione tra tutela, fruizione e
sviluppo; un tentativo di valorizzazione
della potenzialità del territorio concepito
come risorsa produttiva che, attraverso il
ruolo attivo degli attori locali, assegna
una forte identità all’economia.
Gli obiettivi del progetto
Il progetto parte dalla singolarità del territorio, considerato nelle
sue differenti e particolari
caratteristiche, ma anche e soprattutto
nelle sue vocazioni ed aspirazioni
potenziali. Esso si fonda sulla valutazione
delle possibili relazioni degli scambi tra
il sistema naturale e l’ambiente
antropizzato, nel rispetto di due principi
fondamentali: la qualità ambientale e lo
sviluppo economico sostenibile. Il processo
progettuale ha seguito il percorso di
acquisizione delle informazioni, di
interpretazione degli elementi significanti
e di proposizione, cercando di sperimentare
la costruzione di un nuovo tipo di paesaggio
che metta in relazione i concetti di valore
intrinseco, di vulnerabilità, di
potenzialità delle risorse, che miri alla
cura ed alla valorizzazione del territorio,
alla mitigazione dei rischi, alla
costruzione di una rete di aree a vocazione
ambientale e di un reticolo di sviluppi
territorialmente compatibili, nel quale i
singoli progetti a farsi si inseriscono e si
qualificano. L’obiettivo del progetto è,
pertanto, quello di orientare, indirizzare
le funzioni future in un rapporto armonico
che soddisfi da un lato, la necessità di
tutelare, salvaguardare e riqualificare le
risorse e dall’altro l’esigenza di
stimolare lo sviluppo di attività
produttive che possano assegnare all’area
stessa del Vallo identità, attrazione e
competitività. Il progetto si propone di
creare, sulla base di elementi morfologici
ed antropici già esistenti, un luogo dell’accoglienza,
dove confluiscono e da dove dipartono
funzioni, attività, collegamenti, azioni.
Il tema del progetto è l’accogliere intorno al fiume Tanagro,
non più oggetto di separazione ma un
elemento naturale di ricucitura e
d’integrazione, che tende a connettere o a
riconnettere le diverse realtà e,
soprattutto, le diverse risorse naturali,
culturali e sociali. Pertanto, l’idea del
progetto della valle fluviale si fonda sul
tema del luogo che accoglie e dà forma e
funzionalità produttiva di benessere
all’insieme dei temi legati al rapporto
fiume - natura - costruito - economia
locale. Il solco fluviale riqualificato,
insieme al reticolo delle acque, alle
caratteristiche morfologiche di qualità e
quantità delle risorse, alle unità
paesaggistiche del contesto, alla memoria
delle trasformazioni naturali ed umane è
l’elemento connotativo e connettivo primo
del progetto. Esso, in congruenza con gli
strumenti urbanistici sovraordinati, (piano
del parco, piani di bacino, piano
territoriale di coordinamento) punta
alla specializzazione funzionale di ciascun
centro governato in una logica di
sistemi che ne valorizzi identità, storia
ed espansioni.
Si individuano, in tal modo, alcune forze endogene su cui basare lo
sviluppo del Vallo (ambiti con
caratteri peculiari e centri con
proprie specificità) in interazione con le
forze esogene di grande attrazione (parco
del Cilento e mare).
Il riconoscimento delle forze interne tende a riequilibrare il
carattere dominante, nell’area, di centri
quali Sala Consilina, Teggiano e Polla, già
dotati di funzioni urbane superiori.
Gli interventi del progetto
L’intelaiatura del progetto è costituita da uno schema ordinatore
che esprime graficamente la sintesi
relazionale, il sistema di connessione dei
principali elementi della struttura fisica
ambientale (unità di paesaggio) e della
morfologia antropica (centri abitati,
sistema di collegamenti, attività
produttive). Innescare qualità ambientale
può diventare sinonimo di produzione di
ricchezza, inteso non solo come
raggiungimento di maggior reddito, ma anche
come azione culturale, sociale, economica e
politica in grado di intervenire sulla
selezione e l’indirizzo dei cicli
produttivi, delle tecnologie appropriate in
funzione della ridefinizione delle
condizioni ambientali e territoriali di
sostenibilità. In sintesi, l’obiettivo
primo del progetto è la riqualificazione e
rivitalizzazione dei sistemi ambientali in
cui le risorse naturali diventano un
elemento portante del territorio e
dell’economia. Riordinare l’intero
territorio a partire dal valore dei sistemi
ambientali comporta un insieme
d’interventi integrati facenti capo agli
obiettivi di:
- riequilibrare l’ambiente inteso come conservazione e
rivitalizzazione degli ecosistemi del Vallo
secondo i principi del valore, della
vulnerabilità e delle potenzialità delle
risorse presenti;
- abitare inteso come caratterizzazione e potenziamento
dell’identità dei luoghi e ridisegno
funzionale degli spazi in relazione virtuosa
con il sistema ambientale;
- produrre inteso come sviluppo di economie locali interagenti
nell’ambito di strategie integrate di
tutela, fruizione ed uso delle risorse;
- collegare inteso come riqualificazione ambientale,
potenziamento e riconduzione a sistema
unitario delle modalità di comunicazione e
di trasporto interno ed esterno al Vallo (Figura
2).
L’articolazione degli interventi si innesta sulla suddivisione
territoriale per ambiti e centri,
caratterizzati dalla loro specificità
esistente e di progetto. Gli ambiti, che non
rappresentano suddivisioni territoriali ma
delle macro aree di vocazione, sono:
- ambito 1: paesaggio naturale, agrario-collinare (da conservare
e valorizzare);
- ambito 2: paesaggio agrario di pianura, fortemente
antropizzato (da riqualificare);
- ambito 3: paesaggio antropico saturo (da ridisegnare);
- ambito 4: paesaggio con preesistenze storiche,
architettoniche, culturali (da
valorizzare);
- ambito 5: paesaggio della natura e dell’arte (da
potenziare).
Gli interventi per riequilibrare
l’ambiente
Riequilibrare l’ambiente è stato inteso come la riqualificazione o
la rivitalizzazione dei sistemi ambientali,
considerati come unità ecosistemiche
complesse che connettono funzionalmente
sistemi naturali ed antropici e che
costituiscono il principio ordinatore del
sistema insediativo e della trasformazione
ecologica. La natura è in grado di svolgere
contestualmente il ruolo di tampone
tra le sorgenti d’impatto e le aree
sensibili e di connessione tra le aree di
pregio. Di qui la sua funzione di
riequilibrare l’ambiente, ma anche di
migliorarlo da un punto di vista ecologico,
favorendo l’aumento della biodiversità di
habitat e di specie vegetali ed animali. Le
unità di paesaggio sono state articolate in
tre aree omogenee che afferiscono al
corridoio fluviale, alle aree agricole di
pianura e collinari e alle aree boscate
collinari e montane. Il progetto complessivo
risulta dall’intersezione fra le
caratteristiche degli ambiti e le peculiarità
del sistema delle aree omogenee.
a) La ricostituzione del corridoio fluviale: data la connessione
con aree protette ed essendo lo stesso fiume
Tanagro una riserva naturale, gli interventi
sulla rete idrografica devono
necessariamente prevedere il recupero e la
valorizzazione della vegetazione riparia di
modo che, rafforzando il carattere naturale
della rete, si dà alla stessa una forte
connotazione di rete di connessione
ecologica tra le aree del parco, i
centri urbani, le zone produttive e le aree
agricole.
Tale obiettivo si potrà raggiungere per gradi con la rinaturazione di
alcuni tratti oggetto di interventi
idraulici a maggior impatto e procedendo poi
all’ampliamento di alcune aree umide
esistenti lungo il fiume a cui se ne
potrebbero aggiungere delle nuove. Un
esempio importante è la zona denominata
Cappuccini, nel Comune di Sassano,
utilizzata come punto di sosta da diverse
specie di uccelli di doppio passo. Questa
zona, inoltre, è una potenziale vetrina
naturale per il museo del fiume che
dovrebbe raccogliere, conservare e
diffondere la cultura del Vallo intorno alle
sue acque e che potrebbe essere realizzato
nell’antico casello idraulico di Ponte
Cappuccini, nel Comune di Sassano. Ulteriore
dimostrazione della vocazione naturalistica
del Vallo è la zona denominata Mesole, nel
Comune di Sala Consilina, famosa in tutta
Italia in quanto da alcuni anni luogo di
sosta e di nidificazione della cicogna
bianca. Tali zone umide, integrate da
vasche di calma e di espansione, avranno
anche importantissime funzioni idrauliche,
in quanto zone di parziale laminazione delle
piene e di protezione civile, in
quanto possono essere utilizzate come vasche
antincendio.
b) La riqualificazione delle aree agricole di pianura e collinari:
l’agricoltura intensiva negli ultimi
decenni ha costituito uno dei fattori di
maggiore pressione sugli equilibri
ambientali, in particolare sui sistemi
idrici superficiali e sotterranei. In queste
aree l’agricoltura deve diminuire il
proprio impatto ambientale, ma deve svolgere
anche un ruolo attivo di gestione e
preservazione di una serie di valori
ambientali quali: conservazione di habitat
naturali sia sotto il profilo paesistico che
della capacità di autodepurazione degli
ecosistemi; minimizzazione dei rischi
naturali e dei danni da eventi calamitosi;
mantenimento della biodiversità.
L’attività agricola, in queste aree, dovrà
avviare un processo di trasformazione, da
semplice attività di produzione di beni ad
una più complessa ed articolata con
esplicite opere di manutenzione e
riproduzione delle risorse ambientali e
paesistiche del territorio. I problemi da
risolvere nel tratto di pianura, attengono
alla polverizzazione e frammentazione
attualmente riscontrata. Il riequilibrio
ambientale del territorio è legato
necessariamente alla valorizzazione
ecocompatibile delle sue attività
produttive e, in tal senso, l’attività
agricola si collega prioritariamente a tale
opzione anche per la sua contiguità alla
cultura ed alla tradizione locale.
c) La conservazione delle aree boscate e delle zone di pascolo
collinari e montane: il patrimonio
forestale dell’area è in gran parte di
proprietà pubblica. Di tale superficie,
circa un terzo ricade nel parco nazionale
del Cilento e Vallo di Diano. È auspicabile
il potenziamento delle aree a bosco con
funzioni economiche (produzione di legno e
frutti del sottobosco) ed ecologiche
(limitazione dell’inquinamento
dell’area, tutela della flora e della
fauna).
Gli indirizzi di pianificazione dei boschi, possono prevedere di
privilegiare le funzioni protettive e
naturalistiche mediante appropriate tecniche
di gestione che permettano l’aumento della
stabilità fisica e biologica dei
popolamenti.
Per quanto riguarda la naturalità delle aree collinari e montane, le
aree di maggior valore naturalistico, per la
presenza di specie botaniche e faunistiche
endemiche o rare, si trovano a quote più
elevate ed alcune rientrano nei confini del
parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano
e dei siti di interesse comunitario. È
necessario, dunque, interconnetterle sia
attraverso la rete ecologica, progettata per
le aree collinari e di fondovalle, che
attraverso il potenziamento del corridoio
ecologico Teggiano - Monte San Giacomo -
Sassano - Padula. Lungo tale direzione,
trasversale rispetto al corridoio fluviale
del Tanagro, ci si propone di intensificare,
rispetto ad altre zone del Vallo,
l’inserimento di nuove aree verdi ed
habitat minori (stepping stones) sì
da creare anche una fascia di territorio
differente rispetto alla matrice agricola in
cui s’inserisce.
Figura 1 |
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Gli interventi per l’abitare
L’abitare è stato inteso come una caratterizzazione e potenziamento
dell’identità dei luoghi e ridisegno
funzionale degli spazi in relazione virtuosa
con il sistema ambientale. L’abitare in un
luogo è una delle condizioni dell’essere
e della possibilità dell’uomo di autoriconoscersi
in un luogo, nella sua storia, nella sua
memoria. Anticamente tale possibilità di
autoriconoscimento s’identificava in una cultura
che derivava paradossalmente dalle colture
della propria area di appartenenza. La
tradizione orale era, infatti, l’unica
possibilità di trasmissione della storia,
cioè della memoria, della cultura, della
coltura. La forma stessa dei centri
raccontava di tale intreccio. Produrre ed
abitare era quasi equivalente. Pur senza qui
descrivere l’ampia capacità inclusiva che
l’abitare rappresenta, possiamo,
semplificando, pensare all’abitare come a
qualcosa che ha a che fare con i centri
abitati, con i suoi vuoti (piazze e vie),
con i suoi pieni (residenze e monumenti),
con i suoi dintorni (la campagna o, da
qualche decennio, le sue periferie), con i
suoi casali, con le sue attrezzature,
con le sue infrastrutture.
Figura 2 |
|
Il recupero e la riqualificazione
Tra gli elementi che costituiscono una sorta di documentazione
pietrificata (ma non immobile, anzi,
tutt’altro) delle radici di una
popolazione in un’area, un posto primario
spetta ai centri storici, visti sia
come insieme di elementi spaziali di
diversa forza e significatività, sia come
elemento che, nel suo complesso,
rappresenta, se ben conservato, una sorta di
monumento unitario dell’attività di
insediarsi e produrre.
A livello progettuale si sono individuati due tipi di indicazioni,
variabili a seconda di questa specifica forma
caratteristica:
1. i limiti invalicabili per il mantenimento delle riconoscibilità
specifiche dei vari centri;
2. i criteri di intervento tendenti ad una trasformabilità
migliorativa della qualità urbana
(rafforzamento delle qualità originarie del
centro storico; riqualificazione delle
espansioni post-belliche).
A livello dei singoli manufatti storici o di gruppi di
manufatti si sono date indicazioni che
prevedono:
1. per manufatti pubblici significativi (castello, palazzo baronale,
case di pregio, ecc.), riutilizzo come
supporto ad attività culturali, museali,
direzionali o anche di ospitalità turistica
qualificata;
2. per insiemi abitativi risultati dalla tradizione spontanea
della cultura materiale dell’area (siano
essi nei centri storici o nel territorio
agricolo), riutilizzo per attività
agrituristiche, di fiera e
commercializzazione dei prodotti tipici e
per attività ecocompatibili.
Ma il territorio in oggetto non è costituito solo da un patrimonio
storico molto antico. Esistono anche grandi
manufatti recenti sottoutilizzati. Il
progetto dà anche ad essi un’ipotesi di
inserimento nel quadro strategico
complessivo.
Così, per un manufatto particolare di recente costruzione, come il
centro sportivo di S. Rufo, si è previsto
un centro polifunzionale di supporto alla
creatività ed all’intraprendenza dei
giovani dell’area, offrendo spazi di
localizzazione e servizi di accompagnamento
alle iniziative economiche, culturali e
sportive capaci di produrre reddito e qualità
nella vita dei residenti del Vallo.
Gli interventi per il produrre
La conversione ecologica dell’economia e dei sistemi produttivi
locali dell’area è una condizione
fondamentale della trasformazione del
modello insediativo del Vallo, soprattutto
se si vuole accedere alle nuove regole di
competizione economica nazionali ed
internazionali, quali quelli stabiliti dai
programmi europei che richiedono, tra
l’altro, un forte coinvolgimento delle
imprese e dei consumatori. Cosa, come, dove
e quanto produrre in relazione con il
territorio e l’ambiente possono diventare
opportunità. Il mercato è sempre più
vincolato a domande qualitative e sempre più
attento alla diversificazione in relazione
ai contesti (Figure 2 e 3).
La strategia di politica economica sostenibile su cui si innesta
l’intero progetto è incentrata sulle
seguenti direttive prioritarie:
1. riconversione biologica delle coltivazioni agricole di qualità;
2. creazione e/o ripristino di eco-efficienza dei processi produttivi
(risparmio energetico, controllo delle
emissioni, riciclaggio dei rifiuti);
3. sviluppo sistemico di tutte le forme di terziario verde incentrato
sulla valorizzazione delle risorse naturali,
paesaggistiche, storiche e culturali a
partire dal fiume;
4. promozione, certificazione e commercializzazione (on e off line)
delle produzioni artigianali tipiche di
qualità (caseario, olio, vino, frutti dei
boschi. ecc.);
5. cooperazione imprenditoriale di tipo orizzontale (tra diversi
settori economici) e di tipo
verticale/settoriale (es. filiera del latte,
distretto turistico dell’acqua, palazzetto
dello sport, della cultura e del tempo
libero, borgo albergo, porte del parco.
ecc.);
6. partenariato istituzionale (tra comuni) nella gestione unitaria
della rete dei piccoli comuni (ciascuno con
una identità ed una funzione specifica
rilevante del proprio genius loci);
7. infrastrutturazione produttiva del territorio intesa come
allocazione diffusa (sulla base di vocazioni
o emergenze) di centri/agenzie di servizi
avanzati, alle economie locali insediate e
con eventuali specializzazioni tematiche o
settoriali, a sostegno delle iniziative
economiche esistenti ed in fieri;
8. incentivazione del protagonismo giovanile nel governo del
processo di riequilibrio e sviluppo, per
fruire dell’opportunità piuttosto che
emigrare, ma soprattutto per prevenire gli
effetti negativi della globalizzazione, che
potrebbero essere costretti a subire le
generazioni del futuro.
La gestione e la manutenzione degli ecosistemi, degli ambienti e delle
strutture recuperate e riqualificate,
potranno essere affidate a imprese di
comunità (partenariati di gestione
pubblico-privato) o a cooperative di
giovani. Attività formative ad hoc
potrebbero facilitare la creazione di
imprese e risorse umane specializzate nel
recupero dell’edilizia storica e possono
crearsi imprese specializzate nella
riqualificazione del paesaggio nei suoi
aspetti naturalistico-ambientali. La
funzione del produrre prefigura, dunque, una
rete economicamente sostenibile e
territorialmente diffusa di servizi avanzati
a supporto delle attività produttive da
consolidare ed alle iniziative
imprenditoriali localmente emergenti.
Si è avanzata, ad esempio, sia l’ipotesi di valorizzazione di
elementi naturali di grande richiamo e di
qualificazione e/o riconnessione biologica,
sia quella della commercializzazione delle
produzioni locali artigianali e/o
industriali. Si è voluto evidenziare la
maglia più fitta del reticolo delle
produzioni delineato da fili naturali (corsi
d’acqua) con un’allocazione distribuita
delle infrastrutture di servizi avanzati
(ricerca, consulenza, formazione, marketing)
specializzati su vocazioni bisogni locali,
ma di presidio trasversale sull’equilibrio
ambientale (ecologia-economia) e sullo
sviluppo di economie di filiera (reti di
cooperazione tra imprese, settori economici
interagenti). Spesso l’agricoltore
interpreta la valorizzazione ecocompatibile
del suo territorio più come un ulteriore
aggravio di vincoli per la sua attività,
che come opportunità per incrementare il
proprio reddito. Il fondamentale inserimento
dell’agricoltura in un piano di
riequilibrio ambientale può essere solo
determinato dall’inserimento degli
agricoltori in mercati ad alto valore
aggiunto che apprezzino prodotto e cultura
ecocompatibile.
L’agricoltura biologica così come regolamentata dall’Ue
(Regolamento Cee 2092/1991 e sue
integrazioni) può sicuramente soddisfare le
esigenze sopra definite in quanto:
- permette lo svolgimento di un’attività ecocompatibile;
- permette l’inserimento in mercati di nicchia ad alto valore
aggiunto per lo più valorizzando
agricolture delle zone marginali (quali
quelle del progetto in questione) senza più
futuro in un mercato agroalimentare
globalizzato;
- permette la valorizzazione di opifici tradizionali (tipo frantoi e
mulini a pietra) reintroducendoli nei
circuiti produttivi oltre a rivalorizzarli
dal punto di vista architettonico e
paesaggistico.
Fondamentale per il comparto agricolo è la diffusione di tecniche
irrigue a maggior efficienza (irrigazione a
pioggia, irrigazione a goccia,
sub-irrigazione). Tuttavia le potenzialità
offerte dall’agricoltura biologica
certificata devono essere tradotte in
iniziative di mercato supportate da
formazione, assistenza e marketing. Si
ritiene, pertanto, che la valorizzazione
ecocompatibile dell’agricoltura del Vallo
richieda la creazione di un’agenzia del
biologico, posta come sede in un opificio
ristrutturato ed operante per trasformazioni
biologiche (olio, farine, formaggi), in
grado di promuovere ed assistere le aziende
nella gestione del processo di
riconversione.
Figura 3 |
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Interventi del collegare
Il sistema della mobilità deve tendere a dare al
Vallo un criterio di fruizione ambientale
intesa come godimento delle risorse naturali
e culturali per cui il progetto è
concentrato sull’utilizzazione del fiume
come elemento strutturante delle connessioni
longitudinali e trasversali. È importante
la razionalizzazione della rete stradale,
evitando la proliferazione di nuovi
tracciati; potenziando e riqualificando
alcuni tratti connessi con accessi
particolari (parco del Cilento, via del
Mare, Val d’Agri), S. Rufo (centro
incubatore di servizi ed imprese), Teggiano
(aviopista); mitigando gli impatti e
valorizzando le strade connesse alle
emergenze storiche e alle aree prossime alle
stazioni affinché il sistema reticolare non
si accompagni a fenomeni di consistente
nuova urbanizzazione del suolo e di
ulteriore frammentazione del sistema degli
spazi aperti. L’intento è quello di
creare delle spine verdi, attraverso la
riqualificazione degli assi viari (filari
d’alberi, siepi, zone boscate). Grande
attenzione è posta, inoltre, alla creazione
di una rete di percorsi naturalistici e
piste ciclopedonali per raggiungere le
emergenze paesistiche, architettoniche e
culturali; si tratta di un sistema diffuso
di ecopercorsi reali o virtuali, itinerari
che partono dal fiume, lo attraversano, lo
costeggiano per arrivare nelle aree
collinari e montuose. Inoltre, è prevista
la connessione in rete di ambiti naturali
residui, come riserva strategica per
l’intero territorio, in particolare la
connessione delle grandi aree boscate
collinari, degli spazi interclusi, per
creare corridoi naturalistici di
collegamento in grado di garantire flussi di
organismi e relazioni funzionali tra
ecomosaici distanti fra loro. Relativamente
alla riattivazione e riqualificazione
ambientale dell’intero tratto ferroviario,
si intende dare una funzione di metropolitana
delle persone e delle merci nei piccoli
spostamenti d’area con restauro e riuso
delle stazioni. Infine, la comunicazione tra
comuni ed attori (cittadini), chiave dello
sviluppo del Vallo, sarà garantita da una
rete telematica, un sito web della valle, un
bollettino digitale. “Il vero viaggio
della scoperta non consiste nel cercare
nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”
(M. Proust).
Compresenza
di differenti strumenti di
pianificazione sovracomunale su base
provinciale |
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Fonte: Pianificazione territoriale e provinciale e rischio
idrogeologico - Previsioni e tutela,
a cura del Ministero dell’ambiente e della tutela
del territorio e dell’Unione delle
Province d’Italia, 2002
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