Piani e politiche per la città Metodi e
pratiche
Emanuela Abis (a cura)
FrancoAngeli, Milano, 2003
Il volume prende le mosse dall’esigenza di
riannodare i fili dell’esperienza
maturata da Emanuela Abis in qualità di
Assessore all’urbanistica e all’ambiente del
Comune di Cagliari, ripercorrendo i passi
che le hanno consentito, attraverso il
proprio impegno politico, di realizzare la
pianificazione urbanistica comunale.
Si è trattato di una stagione di particolare
attenzione per le problematiche della città,
in una congiuntura fortunata quanto ad
opportunità e collaborazioni, in cui si è
giunti, mediante la formulazione e
l’attuazione di piani e politiche, alla
definizione di nuovi assetti e qualità
urbane, in linea con le aspettative della
comunità locale.
Ciascun saggio proposto ripercorre,
riconnettendole, le fasi più importanti del
processo di piano, coincidenti con le tappe
fondamentali del lavoro di urbanista
amministratore svolto dalla curatrice,
che ha interessato il territorio e la città
di Cagliari dal 1994 al 2001, periodo del
suo impegno assessorile.
La descrizione di piani urbanistici,
programmi integrati e progetti urbani,
elaborati e approvati in tale periodo, è
finalizzata all’estrapolazione dalle
pratiche reali di riferimenti utili ad un
confronto a tutto campo sulle politiche per
il rinnovamento della città.
Gli interventi raccolti propongono un quadro
ricco e variegato di riflessioni su alcune
delle questioni ancora aperte: la riforma
urbanistica nel rinnovato - ancorché in
evoluzione - quadro costituzionale, il
protagonismo programmatorio dei comuni, la
forma del piano urbanistico e gli
strumenti normativi rivolti a garantire
certezza e flessibilità, la partecipazione e
l’ascolto dei cittadini nella definizione
delle scelte e il loro coinvolgimento per
l’attivazione degli investimenti,
l’approccio perequativo, la valutazione e la
sostenibilità economico-finanziaria delle
trasformazioni.
Emerge un panorama della pianificazione
urbanistica caratterizzata, da un lato, da
una ricca contaminazione tematica favorita
dal tentativo di svecchiare lo strumentario
della disciplina e, dall’altro, per gli
aspetti legislativi, uno sforzo di
sperimentazione condotto dagli enti
territoriali, regioni e comuni innanzitutto,
autentici protagonisti del governo del
territorio.
Presentazione (G. Deplano) -
Prefazione (E. Abis) - Parte prima:
Pianificazione e processo di governo:
riflessioni su alcune questioni aperte (E.
Abis) - Sui dilemmi della pianificazione
- La riforma urbanistica mancata: verso
un’urbanistica delle Regioni? - La riforma
in atto: gli enti locali nuovi protagonisti
- L’innovazione nel piano - Politiche di
riqualificazione e nuovi strumenti operativi
- La valutazione nel piano: equità e
fattibilità - Cooperazione e partecipazione
- Pratiche della pianificazione comunale:
alcuni casi paradigmatici - Parte seconda:
Cagliari: piani urbanistici e politiche per
la città - Il quadro di sfondo politico e
tecnico del Piano urbanistico comunale per
l’amministratore e il progettista (E.
Abis e E. Corti) - Il Piano
urbanistico comunale (E. Corti) - La
sostenibilità economico-finanziaria delle
trasformazioni urbane nel processo di
pianificazione (R. Roscelli) - Il
Piano quadro del centro storico: una
normativa innovativa (C. Monti) -
L’Università in Cagliari città aperta
(P. Mistretta) - Parte terza:
Cagliari: programmi complessi e progetti
urbani - Il Programma integrato e il
Progetto urbano per la riqualificazione
ambientale del colle di Tuvixeddu (E.
Abis e L. De Carlo) - Politiche e
progetti per la riqualificazione del
quartiere Sant’Elia (A. de Eccher) -
Un’esperienza di progettazione partecipata (A.
Casu) - Interreg II Restauro: un
programma comunitario per il centro storico
di Cagliari (G. Lixi e I. Onnis)
- Il progetto urbano per il recupero dei
percorsi sotto le mura di Castello (A.
Dessì).
Analisi di sistemi e progetti di paesaggio
Vittorio Amadio
FrancoAngeli, Milano, 2003
Gli approcci con cui si è analizzato il
paesaggio negli ultimi decenni, e di cui
bisogna tener conto per comprenderne natura,
struttura e regole, sono riconducibili a
tre: quello estetico, per il quale il
paesaggio è inteso come bellezza da godere
(Benedetto Croce, Rosario Assunto); quello
storico, secondo cui il paesaggio è
un prodotto della cultura e del lavoro
dell’uomo, (Marc Bloch, Emilio Sereni);
quello ecologico, in cui il paesaggio
è classificabile in unità ambientali o
naturali, cioè in ecosistemi.
L’ecosistema è un’unità bioambientale
che risulta dall’insieme di una collettività
di specie differenti (le componenti biotiche:
vegetazione e fauna o biocenosi) con
il luogo dove essa vive (le componenti
abiotiche: suolo, acqua, aria, cioè il
biotopo). L’ecosistema è quindi
costituito dall’integrazione sistemica
del biotopo e delle della biocenosi.
Un’economia sostenibile, d’altra parte,
dipende proprio dagli ecosistemi del
territorio di riferimento e cioè dai
paesaggi fatti di trame di suoli agricoli
intatti, dalle vaste aree naturali e di una
costellazione di centri urbani e città
vivibili.
Per questo, soprattutto i piani di area
vasta, devono porsi seriamente il problema
di definire in modo meno generico cosa
intendono per sostenibilità ecologica
dello sviluppo urbano e territoriale, e
come perseguirla.
Amadio fornisce una interpretazione della
natura secondo la quale questa è ordinata in
sistemi a diversi livelli gerarchici di
integrazione, lungo scale spazio-temporali,
per cui essa “è organizzata in una gerarchia
di sistemi funzionali complessi che vanno
dalla scala delle particelle sub atomiche,
agli individui, le popolazioni, le comunità,
gli ecosistemi, i sistemi di ecosistemi
(paesaggi ecologici), le regioni ecologiche,
i biomi e la biosfera/ecosfera. L’ecologia
concerne dei livelli di organizzazione
compresi tra le popolazioni e l’intera
ecosfera”.
Il paesaggio è, quindi, a sua volta
interpretato come sistema di sistemi, ovvero
come “spazio totale della vita, dell’uomo e
della natura”, il livello più complesso di
integrazione coevolutiva tra la natura e le
culture; manifestazione dell’ambiente
esplicita nello spazio, è studiato come un
sistema ecologico, “non omogeneo, dinamico,
multiscalare e gerarchicamente organizzato”.
Il modello ecosistemico (dinamico,
gerarchico, multiscalare), inoltre, cui si
riconoscono tre primari attributi
(composizione, struttura e funzioni), è
considerato quello mediante il quale le
molteplici e svariate problematiche della
pianificazione e gestione del territorio e
delle risorse siano concretamente
affrontabili.
Il testo tenta di costruire, per l’appunto,
un ponte ideale tra la cultura dell’ecologia
e quella della pianificazione territoriale,
in un percorso che va dall’analisi dei
sistemi ambientali al progetto di paesaggi.
Per fare questo occorre coniugare la cultura
delle trasformazioni con il metodo olistico,
basato sulla teoria dei sistemi, di
interpretazione della realtà e con
l’attenzione ai luoghi.
Il paesaggio, quindi, in quanto sintesi
formale delle azioni nei luoghi, diventa
elemento ordinatore, cioè il riferimento su
cui misurare le successive trasformazioni
richieste dalla domanda sociale; non solo
riferimento culturale ma organizzativo e
funzionale, che assolve ad un compito
specifico: riconsiderare gli interventi in
funzione dei luoghi, ossia del contesto in
cui devono essere realizzati, e valutarli
rispetto alla identità di tali luoghi.
Le analisi non possono, quindi, prescindere
dal valore espresso dal paesaggio come
continuità storico-visiva, culturalmente
interpretabile, delle trasformazioni. Al
riguardo il testo fornisce metodi ed esempi
applicativi sulla valutazione, attraverso
modelli in grado di misurare lo stato di
salute degli ecosistemi, la loro soglia
di sensibilità e vulnerabilità.
Tale impostazione informa il processo di
costruzione delle conoscenze per il progetto
territoriale, che va dallo studio della
forma ai temi della partecipazione, secondo
un approccio ecosistemico alla conservazione
della diversità e degli equilibri del
territorio in una prospettiva di
sostenibilità.
Nel volume non mancano approcci metodologici
ed esempi di applicazione per l’analisi e la
valutazione del paesaggio e l’ambiente.
Prefazione (O. Rossi) - Presentazione
(M. Vendittelli) - Parte prima: Le
teorie - L’approccio sistemico all’analisi
ambientale - Il paesaggio come sistema
ecologico - Sintassi del paesaggio: i tipi,
le forme - Semantica del paesaggio: le
strutture, i processi - Valutazione dei
sistemi ambientali - La forma del progetto
come riferimento e organizzazione
dell’analisi - Parte seconda: I casi - Il
progetto Ecoscambio - Il restauro di un
paesaggio fluviale: l’alto bacino del Sarno.
Ambiente Italia 2003.
100 indicatori sullo stato del paese.
Il mondo tra clima che cambia e povertà
Duccio Bianchi (a cura)
Edizioni Ambiente, Milano, 2003
Gli impegni internazionali assunti a partire
da Rio de Janeiro, in occasione dell’Earth
Summit del 1992, fino a Johannesburg 2002,
hanno rappresentato promesse, obiettivi più
o meno ambiziosi in grandissima parte non
rispettati, disattesi. Questi anni trascorsi
da Rio non hanno cambiato in meglio il mondo
come ci si riprometteva: la concentrazione
di anidride carbonica, la temperatura e il
livello del mare sono destinati a crescere;
la deforestazione continua a distruggere i
polmoni verdi del pianeta per superfici
equivalenti a nazioni; l’effetto Sahara
viaggia anch’esso a ritmi sostenuti; la
biodiversità è pericolosamente minacciata.
La crisi ecologica mondiale, acuisce il
divario tra le nazioni e tra le diverse
classi sociali all’interno delle stesse
nazioni, accrescendo il rischio di una
tragica guerra di civiltà tra nord e sud del
mondo. Le identità culturali sono colpite da
un mercato senza regole e da un modo di
produrre e consumare nemico dell’ambiente e
dell’uomo stesso. Anche il bilancio
dell’Italia è deludente: nel settore dei
trasporti per il ruolo dominante del
trasporto su gomma, in quello energetico per
la quantità marginale di fonti energetiche
rinnovabili, nella riduzione dello smog
urbano, nella produzione dei rifiuti,
nell’abusivismo edilizio.
Ambiente Italia 2003 è la tredicesima
edizione del rapporto di Legambiente curato
dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia,
che presenta anche un ampio capitolo sullo
stato dell’ambiente in Italia con sezioni
dedicate all’evoluzione dei trasporti, ai
rifiuti e alle regioni commissariate,
all’illegalità legata al mare. Dall’analisi
dei 100 indicatori presi in esame, emerge
con evidenza l’interdipendenza di una
economia e uno sviluppo incentrati
sostanzialmente sullo sfruttamento del
petrolio, e spiccano molti fattori che
determinano gravi squilibri ambientali e
sociali. Il dominio del trasporto su gomma e
l’alto tasso di motorizzazione privata,
oltre alle eccessive concentrazioni di
sostanze inquinanti, aumentano la
concentrazione di cemento e asfalto, la
pressione sul suolo, la fragilità
idrogeologica. Segni promettenti, invece,
dall’aumento della superficie boschiva e
delle aree protette, come dal boom
dell’agricoltura biologica e dei prodotti
tipici, mentre i dati sulla raccolta
differenziata rivelano un’Italia a due
velocità: con il centro-nord che spesso si
attesta su percentuali europee, e le città
del sud che in molti casi sono all’anno
zero. Occorre oggi impegnarsi a
raggiungere obiettivi rigorosi capaci di
fermare la crisi ecologica, e offrire
all’Italia la possibilità di uno sviluppo
equo e sostenibile.
Prefazione (E. Realacci) - Parte
prima: Il quadro di riferimento (D.
Bianchi) - Tra cambiamento climatico e
ingiustizia sociale: una risposta all’ambientalismo
scettico - L’ambiente in Italia: stato e
tendenze - Parte seconda: Lo stato
dell’ambiente in Italia: i 100 indicatori -
La dimensione socio-economica - L’energia -
La mobilità - L’agricoltura - L’industria,
il turismo, i servizi - I rifiuti - Il clima
e l’aria - Le risorse idriche - Il
patrimonio naturale e la biodiversità -
L’ambiente urbano - Le politiche ambientali.
Urbanistica e domanda sociale. Temi ed
ipotesi di lavoro
Immacolata Apreda
Edizioni Graffiti, Napoli, 2003
Una interpretazione di domanda sociale
è quella con cui questa si riconosce come
domanda di territorio, quale risultante
di un processo complesso che ricompone
l’insieme di esigenze d’uso del territorio
espresse da differenti soggetti sociali
(Crosta P., 1990).
La questione del diritto alla città
non appare più d’attualità nel processo di
innovazione disciplinare di governo delle
trasformazioni urbane. È mutato il concetto
stesso di bisogno sociale: le grandi
questioni del diritto alla casa e ai servizi
sociali, temi storicamente centrali nel
progetto democratico ed egualitario, anche
se si è lontani dall’essere risolte, non
sono più nell’agenda delle emergenze
che chiamano in causa il piano (Cinà G.,
1996). La stessa domanda di piano (Moroni
S., 1995) sembra essere sempre meno
identificabile all’interno della più ampia e
multiforme domanda sociale.
La domanda sociale, tuttavia, non preesiste
all’attivazione di processi di
pianificazione urbanistica, ma è il prodotto
di un processo di elaborazione di bisogni ed
aspettative svolto nell’ambito di una
specifica attività di governo del territorio
in corso.
La pianificazione urbanistica, d’altro
canto, rimane un’attività politica
tecnicamente assistita (Indovina F., 2002) e
la produzione del piano un processo politico
(Mazza L., 1997).
Un piano influirà significativamente sulla
distribuzione di determinati valori sociali
ed opportunità; ma non si può pensare che
esso può dare risposta alle esigenze,
variegate e di intensità anche molto
differente, che gli abitanti di una
determinata città o territorio possono
avere.
Si tratta di garantire una distribuzione
giusta, o quantomeno giustificabile, di
determinati beni e vantaggi spaziali e
ambientali. Anche di fronte ad una società
plurale e frammentata, è possibile, cioè,
difendere preferenze intersoggettivamente
valide e pubblicamente rilevanti, mentre
preferenze quali convinzioni metafisiche,
religiose, ecc. possono continuare
legittimamente a divergere (Moroni S.,
1995). È necessario, allora, individuare e
perseguire quelle esigenze che i cittadini
possano reciprocamente riconoscere come
legittime sulla base di un qualche criterio
di valori o di priorità o di urgenza.
Assumere l’obiettivo dell’uguaglianza fra i
cittadini implica due conseguenze per la
pianificazione urbanistica: farsi carico dei
bisogni dei vari gruppi sociali e, in
particolare, dei più deboli e meno
rappresentati; fare in modo che tali gruppi
sociali siano soggetti attivi del processo
decisionale.
Anche la questione della partecipazione
pubblica al processo decisionale si
ripropone oggi in termini nuovi: è ormai
consolidata la tendenza della pianificazione
ad abbandonare la logica
dirigistico-impositiva per lasciare il
posto a quella negoziale-consensuale.
In tale logica, il coinvolgimento dei
cittadini e tutti gli attori e i gruppi
presenti in una comunità (l’amministrazione
pubblica, con la sua struttura tecnica di
pianificazione, le famiglie, le
organizzazioni, le associazioni, le
imprese), da modalità di acquisizione del
consenso, diviene processo cognitivo ed
educativo, e la pianificazione momento
partecipativo e comunicativo.
Presentazione (A. Dal Piaz) -
Introduzione - Capitolo I: Le questioni di
fondo: riferimenti essenziali - Domanda
sociale, sistema politico e pianificazione
urbanistica - Definizioni preliminari -
Concezioni etiche e interesse pubblico - La
formazione della domanda sociale - Capitolo
Il: Il trattamento della domanda sociale
nella pianificazione urbanistica
tradizionale - Concezione naturalistica,
razionalità tecnica e criteri etici - Le
pratiche di piano - L’affermazione del
modello tecnico-razionale nel trattamento
della domanda sociale - I principali limiti
- Capitolo III: Prospettive alternative per
l’interpretazione della domanda sociale - Le
indicazioni delle innovazioni teoriche - La
linea dei programmi operativi -
Capitolo IV: Mutamenti sociali e
trasformazioni territoriali - Complessità e
frammentazione, processi di globalizzazione
e di esclusione - Contesti e forme emergenti
del mutamento - Capitolo V: Ambiti tematici
e connotazioni problematiche - Alcune
acquisizioni - I fabbisogni della tradizione
urbanistica: una lettura critica delle
politiche e delle pratiche di piano - Nuove
domande e territorio: interpretazione delle
tendenze - Capitolo VI: Ipotesi per un
programma - I presupposti - L’articolazione
del processo conoscitivo - Capitolo VII:
Impostazione dei temi progettuali: due
prospettive complementari - Un’ipotesi di
lavoro - La prospettiva ambientale - La
prospettiva dell’equità insediativa - Nota
conclusiva.
Nuove leggi urbanistiche delle regioni tra
specificità e omologazione
Contributi intorno ad una ricerca
C. A. Barbieri, C. Giaimo (a cura)
Alinea, Firenze, 2003
Il libro pubblica i materiali di analisi
prodotti nello svolgimento della ricerca
“Nuove leggi urbanistiche regionali tra
innovazione - omologazione e innovazione
nella specificità del territorio” finanziata
dal Dipartimento Interateneo Territorio del
Politecnico e Università di Torino e
raccoglie i contributi emersi nel corso del
Seminario nazionale sul tema della ricerca
(Torino, 7 giugno 2002). Emerge così una
articolazione di ottiche, approcci e
metodologie sui temi posti all’attenzione
dalla ricerca, volta a verificare se i
contenuti dei testi legislativi delle
regioni, considerabili di seconda
generazione, siano improntati non solo,
o prevalentemente, ai principi ed alle
regole fondamentali in discussione a livello
nazionale ma anche all’individuazione e
valorizzazione delle specificità, dei
caratteri e dei problemi dei rispettivi
territori ed enti locali, progettando un
metodo di governo e pianificazione del
territorio innovativo ed a ciò coerente. In
altri termini, se nei contenuti di
specificità delle leggi regionali ed in
quelli riferiti ai principi di riforma
nazionale possa essere riconosciuto uno
spazio di lavori in corso per
sviluppare potenzialità positive della
natura concorrente che la riforma del Titolo
V della Costituzione ha giustamente così
definito per il governo del territorio
nazionale, regionale e locale. Ciò nella
convinzione che affinché il concorso delle
due azioni legislative (dello Stato e delle
regioni) possa assumere carattere virtuoso
ed efficace, dalla legge regionale dovrebbe
soprattutto emergere un insieme di norme
tecniche, procedure e obiettivi per il
governo di quel territorio regionale in
coerenza con i principi fondamentali della
legge nazionale.
Posta, come tema centrale, la capacità con
cui le nuove leggi urbanistiche regionali
hanno dimostrato, o meno, di sapere
cogliere, valorizzare e promuovere le
proprie specificità territoriali, il volume
è articolato in due parti. La I Parte è
orientata a dare conto dei risultati
acquisiti nel corso dello svolgimento della
ricerca attraverso il lavoro di analisi
comparativa dei testi legislativi
considerati. La Il Parte, presentando gli
Atti del Seminario nazionale, offre ottiche
ed approcci diversi riferiti sia a casi
regionali che a riflessioni di carattere più
generale attinenti la riforma del governo e
della pianificazione del territorio a
livello nazionale, regionale e locale.
Presentazione (C. A. Barbieri, C. Giaimo)
- Parte I: Materiali della ricerca - Nuove
leggi urbanistiche regionali tra
omologazione e specificità (C. A.
Barbieri) - Regione Toscana: Lr n.
5/1995 (F. Minucci) - Regione Umbria:
Lr n. 28/1995 - Lr n. 31/1997 - Lr n.
27/2000 (C. Giaimo) - Regione
Liguria: Lr n. 36/1997 (C. Giaimo) -
Regone Basilicata: Lr n. 23/1999 (C.
Giaimo) - Regione Lazio: Lr n. 38/1999 (S.
Saccomani) - Regione Emilia Romagna: Lr
n. 20/2000 (S. Saccomani) - Regione
Piemonte: proposte di riforma (F. Minucci)
- Schema comparativo di sintesi - Parte Il:
Atti del Seminario del 7 giugno 2002 -
Introduzione al Seminario (C. A. Barbieri)
- Lo scollamento tra principi innovativi e
pratiche di pianificazione (A. Peano)
- Riflessioni sulla legge urbanistica della
Toscana (L. Garassino) - Il caso
della pianificazione separata in Umbria (F.
Marini) - Nuove leggi urbanistiche
regionali. Il caso della Liguria (L.
Seassaro) - Note sulla riforma della
legge urbanistica in Liguria (R. Bobbio)
- La legge urbanistica della Basilicata tra
riforma e cambiamento (P. Properzi) -
Legislazione regionale e innovazione del
processo di piano: le scelte controverse del
Lazio (M. Talia) - Retroterra
istituzionale e cultura amministrativa nella
legge urbanistica dell’Emilia-Romagna (R.
Fallaci) - Annotazioni sulla legge
urbanistica della Basilicata (R. Lo
Giudice) - Specificità territoriali
nella formazione dei piani urbanistici del
Piemonte (M. Giudice) - Intervento (P.
Golinelli) - Leggi regionali e riforma
urbanistica nazionale (F. Oliva) -
Leggi urbanistiche regionali e approcci
strutturali e strategici (R. Gambino)
- Gestire la transizione del piano (G.
Campos Venuti).
Revisioni di paesaggio
Alberto Clementi
Meltemi , Roma, 2002
Il paesaggio è l’esito di un concorso
incessante di azioni multiple. Su di esso
nessuno, agendo per proprio conto, è in
grado di esercitare un controllo d’insieme,
neppure con gli strumenti più coercitivi.
Il volumetto, in formato tascabile, anticipa
gli esiti della ricerca prodotta sui temi
del paesaggio dalla società italiana
urbanisti (Siu), su incarico del
Ministero per i beni e le attività
culturali. La convenzione europea del
paesaggio, sottoscritta a Firenze il
20.10.2002, e il successivo accordo fra il
Ministero per i beni e le attività culturali
e regioni inducono, infatti, a rivedere i
quadri concettuali e le forme d’azione che
hanno orientato fino ad oggi le politiche
per il paesaggio nel nostro paese. Già negli
anni ‘90 si era aperta una interessante fase
di dibattito per l’adeguamento dei processi
di pianificazione paesistica, fase culminata
nella prima conferenza nazionale sul
paesaggio (Roma, 1999). In tale ambito, la
commissione ministeriale per la riforma
della tutela paesaggistica opera con
l’obiettivo di individuare le linee
condivise di una futura riforma legislativa.
La Siu ha avuto l‘incarico di sviluppare in
termini tecnici alcuni dei principi e degli
strumenti indicati nella convenzione e
recepiti dall’accordo, facendo i conti con
alcune questioni spinose, quali
l’affollamento del campo dei saperi e dei
mestieri che si contendono il tema del
paesaggio, o il rischio di un
effetto-carnevale conseguente ad una
effervescenza, ovvero una eccessiva
vivacità, delle interpretazioni e delle
singole scelte progettuali, del tutto libere
da riferimenti metodologici comuni.
La chiave di lettura del lavoro è il
riconoscimento dei diritti dei testi
e, quindi, la ricerca di azioni e di
metodologie progettuali capaci di
intrecciarsi con la natura complessa e
dinamica dei paesaggi, fornendo un
contributo all’attività istituzionale della
loro tutela, ma anche alla promozione di
trasformazioni qualificate degli stessi,
sulla base di giudizi trasmissibili e
verificabili intersoggettivamente. Il
paesaggio di riferimento non è solo quello
per il quale sono riconosciuti valori
eccezionali o significativi; esso va
governato e valorizzato globalmente,
mediante specifica normativa d’uso e
adeguati strumenti di pianificazione,
prevedendo anche la riqualificazione delle
parti compromesse e degradate fino alla
creazione di nuovi valori paesistici
coerenti ed integrati. La convenzione impone
di estendere l’attenzione a tutti i
paesaggi, anche a quelli fatti di qualità
minime o addirittura privi di qualità perché
trasfigurati dalle pressioni dello sviluppo
contemporaneo.
Revisioni di paesaggio, per concludere,
costituisce un primo riferimento per coloro
che sono coinvolti nelle tematiche
paesaggistiche in relazione ai diversi
approcci disciplinari e settoriali e
nell’ambito delle numerose posizioni
istituzionali e professionali.
Presentazione (R. M. Guido) - Questa
ricerca (A. Clementi) - Una
applicazione sperimentale: il territorio di
Camerino. Nota metodologica (L. Caravaggi)
- Le carte proposte.
Città e insediamenti.
Dalle prospettive dell’area vasta alla
costruzione dello statuto dei luoghi
Mario Guido Cusmano
FrancoAngeli, Milano, 2002
Il volume fa parte della nuova collana Ad
Arnum, Quaderni dell’Area politiche del
territorio, ambiente e agricoltura della
Provincia di Firenze, diretta e coordinata
da Luigi Ulivieri per i tipi di FrancoAngeli,
sui temi dell’urbanistica, dell’ambiente e
dei valori paesaggistici della provincia
fiorentina, con l’obiettivo di “sostenere un
governo del territorio responsabile, aperto
al futuro ma consapevole dell’identità dei
territori e dei paesaggi” su cui si va ad
intervenire. Ogni volume della collana
contiene un nucleo di contributi a carattere
monografico dedicato a un settore di lavoro
dell’area di cui sopra. Il lavoro di Cusmano
e dei suoi collaboratori affronta il tema
degli insediamenti e della città a partire
dal piano territoriale di coordinamento
provinciale (Ptcp) di Firenze e dallo
statuto del territorio; proposizione
complessa, quest’ultima, solo erroneamente
scambiata per mero dispositivo tecnico, di
cui viene proposto un commento e una
approfondita rilettura critica.
L’elaborazione del Ptcp della Provincia di
Firenze (1992-1997), fra i primi in Italia,
ha rappresentato non solo un adempimento
fondamentale nell’ambito della dimensione
normativa della pianificazione territoriale
ma anche, se non soprattutto, una articolata
esperienza di ri-costruzione della
cultura del territorio. Qualsiasi
sistema normativo, infatti, è oggi
destinato inevitabilmente a fallire se non
viene sapientemente estratto dalla
stessa realtà insediativa che si propone di
governare. Insomma, le regole non
sono altro che espressione di una
specifica domanda che proviene dal
territorio. L’autore riflette e si interroga
sul significato della pianificazione di area
vasta con riferimento soprattutto ai compiti
innovativi e ai nuovi orizzonti che essa
potrà indurre anche ai livelli locali.
La parte seconda del testo ospita una serie
di approfondimenti sulla progettualità della
conoscenza che vanno dalle rappresentazioni
cartografiche storiche (R. Rossi
Alexander) ai nuovi sistemi di
descrizione e rappresentazione (F.
Lucchesi) e alla rappresentazione della
crescita e della struttura urbana (S. C.
Cusmano), dalla descrizione dei piani
comunali (B. Bozzoli) alle
cartografie tematiche di base (A.
Sgolastra), dagli aspetti demografici (L.
Mencarini) ad una interpretazione
sociologica (A. Magnier). La parte
quarta ospita un saggio di Carlo Marzuoli
sugli aspetti normativi e procedurali del
Ptcp nella legge toscana. L’appendice sui
materiali del piano è a cura di Franco Arese.
I testi si concentrano sui grandi temi posti
dagli insediamenti nello scenario del
dopo-crescita, articolandosi sui metodi e
sugli strumenti per una conoscenza che
sappia essere intrinsecamente progettuale.
Introduzione - Parte prima: La prospettiva
dell’area vasta. Gli insediamenti nello
scenario del dopo-crescita - Parte seconda:
La progettualità della conoscenza. Gli
approfondimenti - Città e territorio nelle
rappresentazioni cartografiche storiche.
Guida ai riferimenti cartografici e
bibliografici per la Provincia di Firenze (R.
Rossi Alexander) - Nuovi sistemi di
descrizione e rappresentazione. La
cartografia e le tecnologie digitali (F.
Lucchesi) - La rappresentazione della
crescita urbana (S. C. Cusmano) - La
rappresentazione della struttura urbana (S.
C. Cusmano) - Descrizione e
rappresentazione degli strumenti urbanistici
a livello comunale (B. Bozzoli) - Le
cartografie tematiche di base (A.
Sgolastra) - Tavole. Gli aspetti
demografici. Metodi e strumenti per la
pianificazione (L. Mencarini) -
Un’interpretazione sociologica (A.
Magnier) - Parte terza: Lo Statuto del
territorio. Commenti - Parte quarta: Gli
aspetti normativi e procedurali (C.
Marzuoli) – Appendice: I materiali del
Piano (a cura di F. Arese).
Piano di indirizzo territoriale
Le regole e le strategie
Giuseppe De Luca (a cura)
Edizioni Giunta regionale, Firenze, 2003
Con la Lr 5/1995, Norme per il governo
del territorio, la Regione Toscana
modificava radicalmente il proprio
ordinamento urbanistico introducendo nuovi
strumenti e nuove procedure, dando vita ad
un vero e proprio modello di
riferimento per tutte le altre regioni.
Aspetti rilevanti dell’innovazione erano e
sono: la struttura non gerarchica del
processo della pianificazione e il riordino
delle competenze, le finalità generali dello
sviluppo sostenibile del territorio e del
paesaggio toscano, la nuova articolazione
degli atti di pianificazione ai tre livelli
(regionale, provinciale e comunale), il
ruolo fondamentale del quadro conoscitivo,
la disarticolazione del piano in una
componente strutturale ed una operativa.
Si introduceva, tra l’altro, un meccanismo
di interrelazione tra gli enti che hanno
competenza nella pianificazione urbanistica:
la regione elabora il piano di indirizzo
territoriale (Pit), che è, appunto,
strumento di indirizzo nel quale trovano
coesione sia le politiche territoriali che
quelle urbane e con riferimento al quale le
singole province elaborano i propri piani
territoriali di coordinamento (Ptc).
Il Pit, frutto di consultazioni effettuate
mediante conferenze organizzate, indicherà a
comuni e province le linee guida per lo
sviluppo sostenibile, proponendosi come
strumento di governance condivisa, al
quale tali enti fanno riferimento per
ricavare regole e strategie comuni. Esso
contiene scelte relative agli interventi di
interesse unitario a scala regionale, sono
richiamati i grandi temi, quali: la
definizione delle prescrizioni generali
sull’uso e la tutela delle risorse
essenziali del territorio, la localizzazione
delle grandi infrastrutture, le prescrizioni
dai piani regionali di settore, le norme per
la pianificazione urbanistico-territoriale a
scala locale.
L’introduzione del Pit, quindi,
rivoluzionava le norme sulla pianificazione
urbanistica in quanto, per la prima volta in
Italia, un solo atto racchiude gli indirizzi
e le prescrizioni di una regione in tutti i
settori legati all’assetto del territorio,
dal rischio idraulico ai trasporti, dallo
smaltimento rifiuti all’energia.
Il principio a cui si ispira è quello dello
sviluppo sostenibile, cioè di una
crescita del territorio compatibile con
l’ambiente. I modelli di sviluppo proposti
tengono conto delle specificità del
territorio toscano e, a tale scopo, il piano
disegna quattro aree, che costituiscono
quattro ambiti sistemici di programma: la
Toscana dell’Appennino, la Toscana
dell’Arno, la Toscana della costa e
dell’arcipelago e, infine, la Toscana
interna e meridionale.
Un apposito osservatorio regionale
effettuerà monitoraggi periodici per
verificare l’aderenza delle normative locali
ai criteri del Pit, il quale potrà essere
sempre aggiornato e adattato a nuove
esigenze.
In sostanza, il Pit si presenta come una
specie di testo unico, un sistema coordinato
di regole che province e comuni devono
rispettare. Gli enti locali, inoltre,
dialogheranno con il Ptc in cui troveranno,
finalmente, un sistema unico e certo di
norme e obiettivi cui far riferimento per il
governo del proprio territorio.
Presentazione (R. Conti) -
Introduzione - Parte prima: Quadro
conoscitivo: Introduzione - La tutela
paesaggistica - Lo Schema strutturale
Firenze-Prato-Pistoia - La Direttiva della
fascia costiera - Provvedimenti sul rischio
idraulico - Piano regionale integrato dei
trasporti - Altri piani e programmi -
Caratteri economici regionali - Parte
seconda: Modello territoriale regionale:
Introduzione - L’identità regionale nella
storia - La formazione del paesaggio - Le
radici del modello - I principi orientativi
- Componenti e invarianti strutturali -
Parte terza: Regole e strategie del governo
del territorio: Introduzione - Città e
insediamenti urbani - Il territorio rurale -
Infrastrutture per la mobilità - Disciplina
per le Quattro toscane - Parte quarta: Verso
il nuovo piano regionale: Introduzione - Il
nuovo Piano di indirizzo Territoriale - Il
Programma regionale di sviluppo 2003-2005.
La valutazione di impatto ambientale
Rosario Ferrara (a cura)
Cristina Videtta (coordinamento)
Cedam, Padova, 2000
Tra le necessità essenziali, insoddisfatte
quasi ovunque nel mondo, c’è anche quella di
vivere in un ambiente di vita favorevole.
La pianificazione urbanistica va, quindi,
pensata capace di creare le condizioni di
uno sviluppo che non arrechi variazioni
irreversibili all’ecosistema naturale
rendendo minimi i danni alle specie viventi.
È negli Usa, nel 1969, con l’approvazione
del national environmental policy act
(Nepa) che il tema della compatibilità
ambientale degli interventi di
trasformazione del territorio fa la sua
decisiva comparsa all’interno delle
politiche territoriali ed urbanistiche. In
tal modo la dimensione ambientale viene
incorporata in modo esplicito nel processo
decisionale pubblico.
L’introduzione della valutazione di
impatto ambientale (Via), come procedura
obbligatoria per ogni azione che avesse un
impatto importante sull’ambiente, segna
l’affermazione del concetto che le scelte di
trasformazione debbano essere compatibili
con l’ambiente nel quale avvengono.
Solo nel 1985 l’Ue ha assunto una iniziativa
simile approvando una specifica Direttiva al
cui necessario seguito gli Stati membri
hanno dato scarsa attenzione. Uno dei
maggiori inconvenienti della Direttiva
consiste nel fatto che viene considerato
solo l’impatto ambientale di specifici
progetti di grandi dimensioni, come la
costruzione di nuove grandi infrastrutture o
impianti chimici, mentre il Nepa includeva
nel processo di Via anche politiche, piani e
programmi. La Via è, dunque, una procedura
amministrativa che si applica a progetti di
determinati impianti ed opere pubbliche e
private. Ha lo scopo di prevedere e valutare
gli effetti reversibili ed irreversibili
delle opere sulla natura e sull’uomo,
considerando le possibili alternative e
garantendo l’informazione e la
partecipazione dei cittadini nel merito
delle scelte.
Quello che si presenta è uno studio
collettaneo sulla Via con cui si inaugura
una collana di monografie dedicate
all’approfondimento delle problematiche
giuridiche relative al territorio,
all’ambiente e all’urbanistica, predisposto
in attesa che sia finalmente varata la legge
che disciplini, organicamente e
definitivamente, la Via nell’ordinamento del
nostro paese.
L’istituto della Via ha una collocazione
trasversale, la cui disciplina positiva
di fonte primaria è ancora, sostanzialmente,
costituita dall’art. 6 della legge 349/1986,
istitutiva del Ministero dell’ambiente,
assumendo i caratteri di norma a
provvisorietà permanente. La Via, infatti, è
in grado di evidenziare lo stretto intreccio
fra le tematiche relative all’ambiente e
quelle relative al governo del territorio.
Di tale norma si pensa debba essere colta la
valenza squisitamente procedimentale, nel
senso che essa organizza, in termini minimi,
il procedimento di valutazione della
compatibilità ambientale, sia in se stesso
sia nelle sue interrelazioni e connessioni
con gli altri procedimenti che vengono
attivati per la realizzazione di un’opera,
un progetto o un intervento.
La Via risponderebbe alle numerose necessità
della gestione pubblica (qualità,
trasparenza, partecipazione, ecc.), emerse
in corrispondenza della recente politica
incentrata sui cittadini, una politica di
modernizzazione idonea a garantire anche
l’efficacia stessa dell’azione pubblica.
Lo stesso processo che conduce alla
decisione deve essere oggetto di attenzione,
prima ancora che lo divenga la decisione in
sé, in un quadro che oggi privilegia il
benessere del cittadino-amministrato
piuttosto che gli interessi
dell’amministrazione; quest’ultima si trova
a dover agire secondo una nuova logica tesa
a garantire la soddisfazione delle esigenze
dell’insieme numeroso e vario degli
amministrati.
In tale mutato quadro, la Via può
rappresentare uno degli strumenti della
modernizzazione politico-amministrativa, per
mezzo del quale agevolare la partecipazione
e, quindi, la democratizzazione
dell’attività dei pubblici poteri nei
processi di governo del territorio.
Introduzione (R. Ferrara) - La
valutazione di impatto ambientale nel
diritto comunitario (M. L. Schiavano)
- Procedimento amministrativo e valutazione
di impatto ambientale (F. Fracchia) -
Natura e funzioni della Via (A. Crosetti)
- Partecipazione e tutela del terzo nel
procedimento di valutazione di impatto
ambientale (M. Occhiena) - Norme
tecniche e valutazioni tecniche nel
procedimento di Via (C. Videtta) -
Valutazione di impatto ambientale e gestione
del territorio (R. Lombardi) - I
poteri inibitori del Ministero dell’Ambiente
(C. Vivani) - Via e discipline di
settore (R. Montanaro) - La
valutazione di impatto ambientale nei
progetti legislativi (H. Garuzzo) -
Valutazione di impatto ambientale e
legislazione regionale (P. Lombardi e
A. Soria) - La valutazione di impatto
ambientale in Francia (C. Sartoretti).
Governare la deregolamentazione
Congiuntura, norma e politica nell’edilizia
Francesca Giofrè, Ferdinando Terranova
Alinea, Firenze, 2003
All’indomani delle vicende di Tangentopoli,
l’opinione pubblica ha assunto un
atteggiamento generalmente sospettoso e
negativo rispetto a programmi più o meno
vasti di intervento infrastrutturale. Le
forze ambientaliste, presenti in quasi tutti
gli schieramenti, raccoglievano quelle forti
reazioni negative operando trasversalmente e
portando avanti una linea di condotta
intransigente. Il mutamento culturale e la
presa di coscienza dello scempio e della
devastazione del territorio e delle città
italiane, inoltre, è stato tardivo e,
purtroppo, non è ancora sentimento unanime.
La richiesta di trasparenza e partecipazione
nelle scelte e il conseguente appesantimento
procedurale importato da tali forze nei
processi decisionali ha avuto, quale
conseguenza, una quasi paralisi del comparto
delle grandi opere, che si è sommata a
carenze pregresse dovute a burocratici
ritardi nelle attuazioni.
Il gap infrastrutturale, determinatosi per
effetto di una decennale politica di
disprogrammazione, rappresenta una reale
strozzatura nello sviluppo della
competitività internazionale dell’economia
italiana. Ma lo sviluppo del nostro paese
richiede un adeguamento infrastrutturale,
logistico e dell’apparato produttivo per
reggere le sfide della competizione mondiale
fondata sull’offerta di territori
organizzati anche in maniera
tecnologicamente avanzata. I tracciati
autostradali e i ponti avveniristici vengono
televisivamente illustrati, in maniera
spettacolare, dai leader degli schieramenti
politici durante la campagna elettorale
delle politiche del 2001; successivamente,
con la vittoria della destra alle elezioni
viene varato un primo dispositivo
legislativo denominato, per enfatizzarne
l’importanza e la strategicità nella
politica governativa, legge obiettivo,
cioè una delega al Governo in materie
d’infrastrutture e insediamenti produttivi
strategici e altri interventi per il
rilancio delle attività produttive (legge
443/2001). Nella delega viene disegnata la
strada della strategicità dell’opera, che
dovrebbe completarsi con ulteriori
dispositivi legislativi, quali: realizzare
la modernizzazione e lo sviluppo del paese,
realizzare il riequilibrio socio-economico
fra le aree del territorio nazionale,
realizzare infrastrutture pubbliche e
private; realizzare insediamenti produttivi
strategici. La finanza privata, sulla quale
risultano tuttora riposte grandi speranze
per le opere pubbliche, tarda ad affermarsi.
Il neoliberismo governativo, condito da
condoni, tra cui quello edilizio che
perpetua lo scempio, sacrifica le politiche
di protezione sociale, di cittadinanza e di
sviluppo culturale della popolazione a
quelle di mero sostegno dell’impresa; le
politiche dei tagli fiscali e il
definanziamento della sanità e della scuola
pubblica si concretizzano in provvedimenti e
azioni che acutizzano la divaricazione di
classe tra l’élite e gli altri. In un
generale clima di incertezza, in cui spinte
centrifughe e separatiste si intrecciano
confusamente a forze centripete e di
ricentralizzazione, oggi, tra i numerosi
scenari possibili, quale conseguenza di una
possibile deriva istituzionale, si paventa,
purtroppo, quello della disintegrazione
dello Stato nazionale e di un lento ma
graduale processo di balcanizzazione del
paese. La struttura volume, frutto di una
scelta culturale di campo, si articola
sostanzialmente in tre parti: il documento
base di una lettura tra congiuntura e
fattori strutturali nell’industria delle
costruzioni in Italia; gli approfondimenti
che sono alla base dei paragrafi del
documento base; i contributi di un nutrito
gruppo di testimoni privilegiati che
occupano posizioni strategiche e decisionali
nel settore.
Presentazione (a cura di R. Palumbo e
F. Martini) - Prefazione - Rapporto
2003 sull’industria delle costruzioni.
Centro Studi Architettura a Valle Giulia
2002. Lavoro e Impresa in Edilizia (a cura
di E. Bartolomeo, G. Fazio,
F. Giofrè, A. Graziani, P. R.
Panattoni, V. Rutella, F.
Terranova) - Conoscere per orientare e
programmare. Fonti dell’informazione in
edilizia (F. Giofrè) -
Federalizzazione del Paese, edilizia e
squilibri sociali. Scenari prossimi venturi
(F. Terranova) - Ricchezza e miseria
delle grandi opere. Grandeur
governativa e realtà fattuale (F.
Terranova) - Regole: dalla trasparenza
all’opacità. Dalla Merloni alla Legge
Obiettivo (F. Giofrè) - Lavoro e
condizione umana. Infortuni sul lavoro
nell’industria delle costruzioni (P. R.
Panattoni) - Grandi imprese in edilizia.
Consistenza e caratteristiche delle imprese
generali italiane (G. Fazio, F. Giofrè)
- Finanza creativa, investimenti e garanzie
sociali. Pubblico e privato nella
realizzazione delle opere pubbliche (G.
Fazio, V. Rotella) - Principali Enti e
Istituzioni di riferimento. Glossario - Atti
dei Workshop. Costruzione: è crisi? Lavoro e
impresa tra declino e innovazione Fillea
Cgil, Roma febbraio 2003 - Presentazione (M.
Macchiesi, M. Viotti, Segretari
nazionali Fillea Cgil) - Lavoro e impresa
tra declino e innovazione. Relazione
introduttiva (a cura di F. Martini,
Segretario generale Fillea Cgil) - Sviluppo
o recessione in edilizia? Ipotesi previsivo.
Sintesi del documento (a cura di
F. Terranova, Responsabile scientifico
del Centro studi) - Pmi e grandi opere.
Problemi e garanzie (F. Giorgini,
Segretario generale Assoedili, Associazione
nazionale delle costruzioni) - Prospettive
del sistema imprenditoriale nell’evoluzione
legislativa (A. Gherardi, Presidente
Aniem - Confapi, Confederazione italiana
piccola e media industria) - Realizzazione
delle infrastrutture strategiche:
affidamento a contraente generale e crescita
complessiva del sistema delle imprese (M.
Lupo, Presidente dell’Agi, Associazione
imprese generali) - Politica industriale per
lo sviluppo (B. Gobbi, Segretario
generale di Anaepa Confartigianato) -
Concertazione tra le parti sociali quale
fattore di coesione del sistema imprese (F.
Buzzi, Presidente Ancpl - Associazione
nazionale cooperative di produzione e
lavoro) - Considerazioni sul sistema delle
garanzie per le opere pubbliche (P.
Piacentini, Presidente Commissione
consultiva autorità per la vigilanza sui
lavori pubblici) - Innovare la politica
industriale per evitare la crisi - (C. De
Albertis, Presidente Ance, Associazione
nazionale costruttori edili) - Tendenze e
prospettive dell’economia in uno scenario di
declino industriale. Conclusioni (G.
Epifani, Segretario generale Cgil).
Un’utopia istituzionale. Le aree naturali
protette a dieci anni dalla legge quadro
Carlo Alberto Graziani (a cura)
Giuffrè Editore, Milano, 2003
Il volume costituisce una riflessione
interdisciplinare sulle questioni di fondo
poste dalla legge e dalla sua attuazione dal
punto di vista dei giuristi - molti dei
quali aderenti al club dei giuristi per
l’ambiente - che in questi anni si sono
dedicati alla tematica dei parchi e delle
aree protette, oltre ad alcuni dei
principali protagonisti della politica e
della gestione dei parchi. In un momento di
forte incertezza, dovuta a mutamenti
profondi del contesto politico generale e
dello stesso quadro costituzionale, che
investe anche il settore della conservazione
della natura e delle aree protette, si pone
più che mai l’esigenza di un solido
ancoraggio culturale che non può che trovare
nell’Università il naturale punto di
riferimento.
Esso raccoglie gli atti del convegno
svoltosi l’8 e il 9 novembre 2001 e
organizzato dal Dipartimento di diritto
privato e del lavoro italiano e comparato
dell’Università di Macerata, da Legambiente
e dalla Federazione italiana dei parchi e
delle riserve naturali. L’ateneo maceratese,
perpetuando una tradizione di grande
sensibilità nei confronti dei problemi della
natura e del rapporto tra territorio e
persona, dà così continuità alla riflessione
collettiva avviata promuovendo, con tutti i
soggetti interessati ai temi della legge
quadro, il dibattito circa le relative
proposte di modifica della stessa allo scopo
di contribuire al consolidamento e
all’estensione del sistema delle aree
protette in Italia.
Presentazione (A. Febbrajo, V.
Gioia, L. Saino, A. Cosentino,
G. Meschini, G. Tanelli) - Il
significato di un'utopia (C. A. Graziani)
- Il difficile cammino dei parchi fra
istituzioni e società civile (F. Renzi)
- Alla ricerca dell'ente parco (C.
Desideri) - Stato e regioni nella
disciplina delle aree protette tra passato e
futuro: il nuovo scenario costituzionale (A.
Simoncini) - Dieci anni dopo: la domanda
politica di riduzione delle aree protette (F.
Spantigati) - Le aree naturali protette
a dieci anni dalla legge quadro (E.
Piccozza) - Convenzione sulla diversità
biologica, Direttiva habitat e legge quadro
(G. Tamburelli) - Le aree naturali
protette. Aspetti di diritto comparato (G.
Cordini) - Parchi e partecipazione delle
comunità locali: spunti ed esperienze dal
diritto comparato (D. Amirante) - La
rete Mab dell'Unesco e le nuove realtà del
Vesuvio e del Cilento (F. Lucarelli)
- Le aree protette marine tra obblighi
internazionali e diritto italiano (O.
Ferrajolo) - Le aree marine protette nel
quadro della gestione integrata delle coste
(N. Greco) - La conservazione
dell'agricoltura: l'esperienza del parco
nazionale delle foreste casentinesi (A.
Picchi) - L'ente parco nella
giurisprudenza (F. Fonderico) - Il
ruolo dei privati (E. Martinelli) -
La politica finanziaria dei parchi (E.
Buglione) - L'economia sostenibile e le
aree protette (L. Francario) - Aree
protette e sviluppo rurale: luoghi e regole
d'impresa (F. Abissini) - Agricoltura
e aree protette: dalla legge quadro ai
decreti di orientamento (S. Masini) -
Il punto sulla vicenda politica e
istituzionale (V. Calzolaio) -
L'esperienza del pianificatore (R.
Gambino) - La pianificazione delle aree
protette e rapporti con la pianificazione
urbanistica del territorio (N. Assini)
- Le politiche di sistema: il modello Ape (G.
Rossi) - Molteplicità delle nozioni e
criteri di classificazione internazionale
delle aree protette (V. Della Fina) -
L'istituzione Parco tra Stato e autonomie (F.
Tamassia) - L'indennizzo per danni
cagionati dalla fauna selvatica del Parco (M.
Sabbatici) - Osservazioni sull'abbandono
dei rifiuti all'interno delle aree protette
(R. Mangano) - Dibattito (C.
Desideri, F. Renzi, E.
Piccozza, F. Tamassia, L.
Saino) - Conclusioni (F. Renzi,
C. A. Graziani).
Lo spazio europeo tra pianificazione e
governance. Gli impatti territoriali e
culturali delle politiche Ue
Francesco Karrer, Silvia Arnofi (a cura)
Alinea editrice, Firenze, 2003
Lo spazio, anche quello europeo,
è un bene limitato, non riproducibile, che
non può essere sprecato a causa di una
scorretta pianificazione. Tale spazio si sta
progressivamente dilatando e
complessificando. Si individuava, in
proposito, un duplice processo: da un lato,
l’approfondimento della integrazione
economica e politica nella prospettiva del
consolidamento del mercato unico;
dall’altro, l’allargamento del contesto
geografico europeo. Emerge, pertanto,
l’esigenza di un salto di qualità sul piano
della definizione delle politiche e delle
strategie da parte dei soggetti che a vario
titolo e con diverse responsabilità di
azione e di governo operano sul territorio
comunitario.
È necessario prendere atto dell’esistenza di
un vero e proprio territorio europeo,
per il quale l’obiettivo di una efficace
politica territoriale consiste nel
rafforzare la coesione economica e sociale.
Lo schema di sviluppo dello spazio
europeo (Ssse) e le politiche sempre più
territorializzate di allocazione
diretta dei fondi, strutturali e non,
rappresentano le competenze
istituzionalmente sussidiate mediante le
quali l’Ue orienta le politiche territoriali
continentali. Ma le scelte politiche operate
nell’ambito di alcuni settori di competenza,
quali l’agricoltura, l’ambiente, l’economia
- mediante direttive, regolamenti e
documenti ufficiali - determinano, tuttavia,
un impatto territoriale e culturale per
nulla trascurabile. Il volume,
ripercorrendone principi e immagini (le
idee-forza, la metafora delle reti,
ed altro) affronta il tema delle innovazioni
che il pensiero dell’Ue sta,
gradualmente ma progressivamente,
diffondendo nel linguaggio e nelle pratiche
della pianificazione. Le istanze della
competitività economica, della coesione
sociale e dello sviluppo sostenibile devono
misurarsi con: nuove forme di rappresentanza
degli interessi della società civile;
nuove modalità di servizio pubblico, tra
pratiche partenariali e partecipazione,
e un crescente travaso di funzioni
dall’ambito pubblico a quello privato;
svariate formule di governance che
soppiantano i criteri fissati dai principi
di rappresentanza democratica e tendenza
alla progressiva sostituzione di una
autoregolazione alla regolazione pubblica.
Introduzione - Il territorio conteso (tra Ue,
stato, regioni, province, città
metropolitane e comuni) e l’incidenza
dell’azione della Ue sull’assetto locale dei
territori statali (F. Karrer) - Parte
prima: II nuovo quadro di giustificazione
delle scelte politiche dell’Ue: impatto
delle idee - Competizione, coesione,
sostenibilità. Convergenze non scontate (S.
Arnofi) - Governance, o le ambiguità
della democrazia informale (M. Miglio)
- Partnership o partecipazione. Una
conversazione sul tema (L. Bifulco,
O. de Leonardis) - Sovrapposizioni.
Il pubblico ed il collettivo
nell’azione urbanistica (A. Visalli)
- Parte seconda: Le politiche territoriali
europee - L’ambiente, territorio e città
nelle politiche europee (S. Occhi) -
Spazio europeo e politica comune del
trasporto. TEN-T: coesione o separazione? (B.
Monardo) - Le reti ecologiche (M.
Angrilli) - La politica comunitaria per
gli spazi agricoli e rurali (N. Zucconi)
- L’esperienza dei programmi Leader (P.
Tola) - L’esperienza dei programmi Urban
(A. L. Palazzo) - L’esperienza dei
programmi Interreg (C. Zincone) - La
Valutazione Ambientale Strategica tra
pratica e teoria (S. Occhi) - La
valutazione nei programmi regionali europei:
verso indicatori qualitativi? (M. Ricci)
- La difficile arte di valutare
l’ambiente e il territorio (P. A.
Valentino) - Considerazioni conclusive e
ipotesi di lavoro (S. Arnofi).
Ingegneria del territorio e ingegneria della
conoscenza. Applicazioni di strumenti
dell’intelligenza artificiale
Silvana Lombardo (a cura)
Alinea Editrice, Firenze, 2000
I processi decisionali nel campo del governo
del territorio si misurano con la
complessità di contesti caratterizzati
da pluralità di attori, obiettivi,
interessi, risorse, in una concezione
dinamica e processuale della pianificazione,
per cui si tenta di argomentare le
motivazioni che portano ad una determinata
scelta piuttosto che cercare la soluzione
ottima ad un determinato problema.
In questo scenario di inadeguatezza delle
forme di approccio di tipo deterministico
viene rivolta una sempre maggiore attenzione
allo sviluppo di strumentazioni di
supporto alle decisioni; una attenzione
incentivata anche dalle opportunità offerte
dalla inarrestabile evoluzione tecnologica e
informatica che, con gli approcci propri
dell’intelligenza artificiale,
consente l’applicazione di metodi e modelli,
quali le reti neurali e gli automi
cellulari, potenzialmente in grado di essere
di formidabile ausilio all’intero processo
di pianificazione.
L’intelligenza artificiale è quel
settore delle scienze informatiche che si
occupa della costruzione di specifici
programmi mediante la messa a punto di
linguaggi in grado di istruire i computer ad
eseguire compiti complessi fornendo agli
stessi le conoscenze che sono necessarie per
svolgere, in maniera intelligente, attività
quali: percepire, parlare, ricordare e,
soprattutto, risolvere problemi.
Le reti neurali sono sistemi che si
basano sui principi osservati nei sistemi
nervosi biologici. Una rete neurale può
essere vista come un sistema in grado di
fornire un output in risposta ad un
input o di dare una risposta ad una
domanda. La funzione di trasferimento della
rete non viene programmata, ma viene
ottenuta attraverso un processo di
addestramento sulla base di dati
empirici. In pratica, la rete apprende la
funzione che lega l’output con l’input
attraverso la presentazione di esempi
corretti di coppie input/output.
Un automa cellulare è uno strumento
di analisi per sistemi complessi
caratterizzati da forti non linearità nel
comportamento. Tale modello è definito in
uno spazio n-dimensionale suddiviso
in unità chiamate celle. Nella maggior parte
dei casi lo spazio è a due dimensioni e, in
tal caso, l’automa è una griglia
bidimensionale. Ciascuna cella è
caratterizzata da uno stato che ne individua
le caratteristiche e che cambia secondo una
sorta di orologio interno opportunamente
programmato; l’intorno di una cella, invece,
è un insieme di celle adiacenti a quella
data, disposte secondo una certa
configurazione. I tipi di configurazioni
dipendono dalle dimensioni e dalla geometria
dello spazio definito.
Il volume esplora alcune potenzialità dei
modelli, a partire da una riflessione sulla
possibilità di una loro concreta
utilizzazione nel processo di costruzione
del piano urbanistico. Anche grazie a
tali modelli e tecniche il piano, da
progetto statico, confezionato una tantum,
deve progressivamente trasformarsi in un
sistema di procedure dinamiche e
flessibili destinate a favorire, nel
concreto, il controllo e la gestione
coerente delle trasformazioni territoriali.
Introduzione: CUIProDeST (S. Lombardo)
- Parte prima: Automi cellulari ed altro -
Perché gli automi cellulari sono uno
strumento utile della scatola di attrezzi
per il governo del territorio dell’urbanista
del Nuovo Millennio (A. Cecchini,
P. Rizzi, con un contributo di
E. Rinaldi) - Automi Cellulari
Auto-istruenti per lo studio dell’evoluzione
della città. Applicazione all’area urbana di
Roma (S. Lombardo, G. Rabino)
- Obiettivi e strumentazione della ricerca
sugli automi cellulari nel campo degli studi
urbani e territoriali (S. Pecori,
L. Santini) - Parte seconda: Reti
neurali ed altro - Intelligenza artificiale
e pianificazione territoriale. Le Reti
Neurali (L. Diappi) - Identificazione
e simulazione della dinamica
spazio-temporale: un approccio basato su
reti neurali e mappe accoppiate (F.
Semboloni) - L’uso delle Reti neurali
nell’analisi di immagini telerilevate (S.
Griguolo).
Pensare la città contemporanea
Il nuovo piano regolatore di Roma
Maurizio Marcelloni
Laterza, Bari, 2003
Con l’elezione diretta dei sindaci, nel
novembre 1993, si apre una fase politica
nuova per le città. È possibile, per la
prima volta, istruire progetti globali che
riguardano il futuro della città, immaginare
politiche che fondano la loro capacità di
conseguire obiettivi su tempi medio-lunghi.
La nuova politica urbanistica del Comune di
Roma, ferma a quel Prg del 1962 legato
all’immagine del sistema direzionale
orientale, vuole porre le basi per
recuperare due ritardi storici: quello della
prima modernizzazione caratterizzata dal
ruolo decisivo della infrastrutturazione
generale della città, a partire dal sistema
della mobilità collettiva su ferro, e quello
della recente fase caratterizzata dai
progetti urbani e dalle politiche complesse
per la rivitalizzazione economica, anche con
riferimento alla competizione
internazionale. Tuttavia, pianificare
diventa sempre più difficile, non tanto per
la complessità delle situazioni, quanto per
la sempre crescente inadeguatezza degli
strumenti e delle modalità di governo della
città contemporanea, simbolo della
contraddizione fra la necessità di una nuova
razionalità ed espressione della spinta alla
soggettività da parte dei suoi attori.
Il tentativo di costruzione della nuova
politica urbanistica della città porta alla
individuazione di tre fasi: una fase
iniziale dedicata alla chiusura di questioni
pregresse paralizzanti l’attività
amministrativa, tra cui la lotta
all’abusivismo edilizio (la città
spontanea); una fase dedicata alla
impostazione di una serie di delibere di
indirizzo, nonché dell’adozione del piano
delle certezze inteso come prima parte
di un nuovo strumento urbanistico; una terza
fase, infine, dedicata alla redazione
conclusiva della versione finale e completa
del nuovo Prg (con i suoi temi, tra cui: la
cura del ferro, la città
policentrica, le microcittà, la
cessione compensativa di aree per
standard). La costruzione del piano per
fasi, che evita il tradizionale iter
approvativo di un piano ex-novo consentendo
l’avvio del pianificar facendo (o
planning by doing), oltre a rendere il
piano maggiormente operativo, pone in
evidenza, rispetto al piano tradizionale, il
fatto che la città non è mai un progetto
compiuto ma sempre aperto a sperimentare i
nuovi termini della questione urbana.
Presentazione - Introduzione - Roma: la
città ereditata - Il metodo e la sostanza -
Gli assunti del nuovo piano urbanistico -
L’adozione del nuovo piano regolatore.
Le città sostenibili. Storia, natura,
ambiente.
Un percorso di ricerca
Catia Mazzeri (a cura)
FrancoAngeli, Milano, 2003
Lo studio delle continue trasformazioni
delle relazioni fra città e territorio
determina la necessità di una capacità di
utilizzo delle fonti documentarie, storiche,
antropologiche e archeologiche. I contenuti
di piani, programmi e progetti vanno
utilmente indirizzati verso le vocazioni dei
luoghi, non generiche ma aderenti
alla loro evoluzione storica e in sintonia
con le risorse naturali in essi presenti. In
tale contesto il tema dell’acqua
assume un interesse inconsueto e suggestivo,
in quanto è la componente naturale che più
delle altre ha segnato le relazioni fra
città e territorio, influendo in maniera
decisiva sulle trasformazioni del paesaggio
e della comunità insediata. Con l’acqua è
necessario recuperare un rapporto di
cooperazione ed equilibrio. Il
taglio teorico e storiografico, con cui è
affrontato il tema della città
contemporanea, rappresenta il tentativo di
individuare strumenti di analisi utili per
descriverla con l’obiettivo di definire
politiche urbane basate su obiettivi
condivisi, quali la sostenibilità e la
qualità dell’abitare. Non manca un confronto
tra aspetti storico-ambientali
caratterizzanti il progetto e i percorsi
partecipati dei cittadini, propri delle
Agende 21 locali, verso un reale sviluppo
urbano sostenibile.
Gli interventi riportati nel volume
riprendono, ampliandole, comunicazioni e
ricerche condotte in occasione del convegno
nazionale di studi “Le città sostenibili.
Storia, natura, ambiente. Un percorso di
ricerca” tenutosi a Modena nel marzo del
2001, primo appuntamento di un progetto
proposto e curato dall’Ufficio Ricerche e
Documentazione sulla Storia Urbana, che si
occupa di attività di ricerca e di
informazione sui temi della città. Storici,
archeologi, geografi, urbanisti, esperti
ambientali e amministratori presentano saggi
sulle trasformazioni che si sono prodotte
nel tempo nei rapporti fra città e risorse
naturali, discutono delle politiche urbane e
degli interventi di pianificazione
urbanistica utili per promuovere uno
sviluppo sostenibile ma, in particolare,
riflettono sugli apparati concettuali di
discipline, come la storia, la geografia,
l’urbanistica, in relazione ai cambiamenti
delle città contemporanee. I temi trattati
riguardano, da una parte, la storia ma anche
il futuro delle relazioni fra città,
territori, risorse naturali e, dall’altra,
gli strumenti di analisi e intervento a
disposizione per trasformare le città con
progetti che rispettino e accrescano il loro
patrimonio ambientale e culturale. Il
confronto fra i vari soggetti offre ad
amministratori pubblici, tecnici, esperti,
comuni cittadini, suggerimenti per definire
nuovi e più efficaci contenuti per i
programmi e le azioni per il futuro.
Presentazione (G. Barbolini) - Il
progetto Le città sostenibili. Città,
storia e sostenibilità ambientale: un nodo
cruciale e una scelta culturale (C.
Mazzeri) - Tra natura e storia (P.
Bevilacqua) - Parte prima: L’ambiente
naturale nella storia della città -
Introduzione - Progetto e controllo
ambientale dello spazio abitato in età
medievale e moderna (E. Guidoni) -
Smaltimento dei rifiuti urbani in età
medievale: riflessioni su un panorama
archeologico europeo (E. De Minicis)
- Spagna: eredità romana e innovazione araba
(G. Angoscia) - Il sistema di
smaltimento dei rifiuti nelle città
medievali. Un esempio: Friburgo in Brisgovia
(G. Vertecchi) - Il sistema dei suoli
pubblici e della rete viaria: sviluppo e
manutenzione nel medioevo e in età moderna (G.
Villa) - Le aree verdi a Roma: vigne,
giardini e parchi dal Rinascimento all’età
napoleonica (C. Benocci) - Scienze
dei Beni Culturali: un progetto formativo
dell’Università di Modena e Reggio Emilia e
alcuni metodi, esempi e proposte di ricerca
integrata (M. Panizza) - Parte
seconda: Città e natura. Il sistema delle
acque - Introduzione - Le acque urbane in
Emilia-Romagna: storia e ambiente da
recuperare (A. M. Foschi) - Bologna e
l’invenzione delle acque (S. Pezzoli)
- Le acque di Modena. Vincoli energetici,
insediamenti produttivi ed espansione urbana
tra Otto e Novecento (M. Cattini) -
Napoli e il sistema idrico fra XIX e XX
secolo (S. Barca) - Dal ciclo
dell’acqua un nuovo paradigma tecnologico. I
casi dei Sassi di Matera e degli ecosistemi
mediterranei (P. Laureano) -
Transizione idraulica e sostenibilità
ambientale nella città europea d’antico
regime (E. Sori) - Parte terza: La
città contemporanea. Problematiche
storiografiche e prospettive teoriche –
Introduzione - Filantropici o cinici: la
storia urbana e i suoi estremi paradossi (C.
Olmo) - Storia della città e progetti di
trasformazione. Il caso del Lingotto a
Torino (F. De Pieri) - Città come
sistemi territoriali: implicazioni
concettuali e operative per uno sviluppo
sostenibile (G. Dematteis) - La città
europea contemporanea e il suo progetto (B.
Secchi) - Parte quarta: Urbanistica e
risorse ambientali. La pianificazione
sostenibile per le città contemporanee -
Introduzione - Pianificazione sostenibile
per le città contemporanee (F. Oliva);
La rete ecologica del territorio romano nel
nuovo piano regolatore (M. Di Giovine)
- Progettazione integrata delle
infrastrutture (A. Kipar) - La
dimensione ambientale nella pianificazione
urbanistica nell’esperienza del Comune di
Modena (A. Muratori) - Parte quinta:
Interventi - Introduzione - Ambientalismo
scientifico e discipline territoriali: una
contaminazione feconda (W. Canapini)
- La città e il suo territorio: il paradigma
dell’acqua (G. Gavioli) -
Introduzione alla tavola rotonda (M.
Tesauro) - Le Agende 21 Locali: un
modello di governance (G. Gamba) - La
città sostenibile come progetto culturale e
politico (V. Bulgarelli) - La
pianificazione urbana tra sostenibilità e
partecipazione (P. Properzi).
Dalla contabilità alla politica ambientale
Metodo Clear (City and local
environmental accounting and reporting)
Edizioni Ambiente, Milano, 2003
Accounting:
in inglese la contabilità o l’atto
del fare i conti. Nell’ambito del
Progetto Clear per accounting si
intende l’insieme delle procedure di
rilevazione e gestione dei dati ambientali.
Il metodo Clear si basa sull’adozione di un
sistema di contabilità ambientale, costruito
per fornire un supporto operativo agli
amministratori e per indurre un processo di
responsabilizzazione e trasparenza rispetto
alle politiche adottate. Il metodo è stato
messo a punto attraverso il lavoro
coordinato di 18 partner, con la Regione
Emilia Romagna e l’associazione
internazionale Les Eco Maires,
nell’ambito di un progetto cofinanziato da
Life Ambiente. L’attività si è
sviluppata per due anni, dall’ottobre 2001
all’ottobre 2003, e tutti i partner hanno
approvato in Giunta e in Consiglio un
proprio bilancio ambientale sulla base di un
modello comune.
Rapporto
o bilancio ambientale sono termini
spesso utilizzati indistintamente. Nei paesi
anglosassoni (i primi a instaurare questa
pratica aziendale) con il termine
environmental reporting si intende
l’attività di informazione sul rapporto tra
impresa e territorio fisico. Il rapporto
ambientale è pertanto quel documento
diffuso al pubblico e redatto periodicamente
all’interno, per mezzo del quale l’impresa
descrive le sue principali problematiche
ambientali, il suo approccio strategico, la
sua organizzazione per la gestione
ambientale, le azioni messe in atto per la
protezione ambientale e documenta, con dati
statistici e indicatori, il proprio impatto
(il bilancio ambientale) e gli aspetti
finanziari connessi con l’ambiente (spese
correnti e di investimento). Oltre che
strumento di comunicazione con i vari
interlocutori dell’impresa (azionisti
finanziatori, assicuratori, opinione
pubblica, gruppi ambientalisti, autorità
nazionali e locali, clienti e consumatori),
il rapporto ambientale (e il bilancio che
esso contiene) rappresenta un elemento
fondamentale per la gestione strategica
della variabile ambiente, all’interno del
processo di pianificazione d’impresa.
Si tratta di un metodo concreto e
sperimentato, rivolto alle amministrazioni
pubbliche e ai decisori locali, per rendere
misurabili le politiche ambientali e
valutarne l’efficacia e l’efficienza.
Vengono definiti i criteri per la raccolta
dei dati (contare), la loro
organizzazione per ambiti specifici (contabilizzare)
e la loro strutturazione in un bilancio
ambientale esplicito e approvato dall’ente (rendicontare).
Così, anno dopo anno, attraverso bilanci
consuntivi e preventivi, si avvia un nuovo
processo di governance, capace davvero di
fare i conti con l’ambiente.
Il glossario ci consente di ripensare alcuni
termini in una luce nuova.
La trasparenza è la proprietà di un
corpo di lasciar passare la luce. In genere
è anche sinonimo di onestà, linearità degli
atti e dei comportamenti. In senso più
ampio, e in questo contesto, indica “la
verificabilità attraverso un procedimento
logico di rilevazione e riclassificazione,
che permette di risalire ai valori e agli
intenti di un determinato comportamento”. Il
bilancio ambientale intende “aumentare la
trasparenza” del processo decisionale
locale, perché esso è concepito come uno
strumento di verifica degli obiettivi e
degli impatti delle diverse politiche
sull’ambiente.
Il dialogo è un processo comunicativo
a due vie, quindi reciproco, tra una
organizzazione e i suoi stakeholder.
In questo contesto il dialogo non
corrisponde semplicemente allo scambio di
idee ma rappresenta l’elemento di
feed-back nel confronto tra le parti e
come tale costituisce una parte saliente nel
processo di riforma della governance.
La partecipazione è condivisione di
responsabilità, oneri e diritti degli attori
di un processo.
Il termine partecipazione in campo
sociologico indica l’attività - individuale
od organizzata - diretta ad incidere sui
centri decisionali delle istituzioni
politiche, economiche, socio-culturali. Ad
oggi sono in uso differenti forme tipiche di
partecipazione: sociale, sindacale, politica
ed economica. Il progetto Clear-Life
è ispirato al principio della partecipazione
per quanto attiene in particolare al
coinvolgimento degli stakeholder.
Guida alla lettura (R. Coizet) -
Parte prima: Inquadramento - Contabilità
ambientale pubblica (E. Giovanelli) -
Politica locale e contabilità ambientale (A.
Bratti) - Dal Contare al Rendicontare (A.
Vaccari) - L’uso degli indicatori fisici
(L. Di Bella) - I conti monetari (C.
Chieffo) - Parte seconda: Metodo -
Premessa - Il modello - Il Metodo Clear - La
struttura della rendicontazione -
Definizione delle politiche - Definizione
del sistema contabile - Le spese ambientali
- Il reporting - Sistema di governance - Il
Bilancio ambientale a regime - Questioni
aperte - Parte terza: Esempi operativi -
Definizione delle politiche ambientali -
Definizione del sistema contabile (Comuni e
Province) - Esempi di stakeholder prioritari
da coinvolgere - Schemi di reporting - Conti
ambientali - Schemi di reporting - Spese
ambientali - Parte quarta: Glossario.
Il passante di Mestre: esigenze urbanistiche
e problemi di traffico
Piero Pedrocco (a cura)
SGEditoriali, Padova, 2003
La proverbiale condizione di intasamento
veicolare dell’area di Mestre è dovuta al
fatto che quest’area è, da un lato, povera
di infrastrutture viarie e, dall’altro, al
fatto che è così densamente abitata e così
ricca di aree produttive da generare una
enorme mobilità.
Il problema del nodo di Mestre,
tuttavia, è sempre stato affrontato solo
come un problema di attraversamento e
non come qualcosa di completamente organico
all’area metropolitana di Venezia. Si
ribalta, così, il tema di apparente
esclusivo interesse trasportistico in un
tema di ampio respiro urbanistico da
affrontare e risolvere alla dimensione
scalare propria dell’area vasta, il che
presuppone azioni coordinate ed integrate
fra questi due settori, ponendo l’attenzione
alle ricadute sull’intero sistema
infrastrutturale, alle necessarie funzioni
di servizio e alla stessa morfologia urbana.
L’argomento non può non legarsi al ruolo che
questa parte nevralgica dell’arco adriatico
dovrà svolgere in ambito sovra-nazionale in
una Ue in progressiva espansione ad est.
Premessa al Convegno - Il Passante di
Mestre: esigenze urbanistiche e problemi di
traffico (P. Pedrocco) - Saluto del
Sindaco di Venezia (P. Costa) -
Saluto del Presidente della Provincia di
Venezia (L. Buratto) - Introduzione
ai lavori della mattina (I. A. Ceola)
- Obiettivi per la pianificazione
metropolitana attraverso la pianificazione
dei trasporti (P. Pedrocco) -
Prospettive di trasformazione e identità dei
luoghi. L’impegno delle politiche per il
nodo di Mestre (E. Cavaliere) - Il
passante di Mestre e il nodo
infrastrutturale dei trasporti nelle
relazioni con la portualità adriatica (C.
De Piccoli) - Soglie e problemi
quantitativi nelle dinamiche di sviluppo
infrastrutturale e urbano (A. Corlaita)
- Strumenti, soggetti e ipotesi
metodologiche per la pianificazione del
territorio attraverso la pianificazione dei
trasporti (S. Cacciaguerra) -
Relazioni tra l’area veneta centrale e il
passante di Mestre (S. Vernizzi) -
Nodo di Mestre e problemi intermodali nei
corridoi trans-europei (G. Sarto) -
Intervento del Sindaco di Mirano (G.
Fardin) - Verso una nuova epoca di sfide
viabilistiche. Il caso del nodo di Mestre (F.
Russo) - Le opere complementari alla
grande viabilità autostradale: dalla Strada
dei Bivi alla Romea commerciale (A.
Bortoli) - La pianificazione strategica
del Comune di Venezia e la problematica del
nodo viabilistico di Mestre (R.
D’Agostino) - Servizio Ferroviario
Metropolitano Regionale e sistema della
grande viabilità veneziana: possibilità di
rapporti e integrazioni (G. Fasiol) -
Esempi di trasformazione infrastrutturale
per la tangenziale di Mestre (C.
Montanari, G. P. Negro) -
Problematiche tecniche delle grandi
infrastrutture per i grandi attraversamenti.
Il caso del nodo infrastrutturale di Mestre
(E. Siviero) - Conclusioni (T.
Campostrini).
Interpretare l’ambiente
Gli indicatori di sostenibilità per il
governo del territorio
Paolo Pileri
Alinea, Firenze, 2002
L’utilizzo delle risorse nella prospettiva
di un futuro sostenibile richiede
l’elaborazione di una serie di grandezze
fisiche quantificabili, da usare per
formulare degli obiettivi quantitativamente
verificabili.
Già il testo della Convenzione di Rio de
Janeiro sull’Agenda 21 (1992) sosteneva la
necessità di “elaborare indicatori di uno
sviluppo sostenibile, in modo da creare
solide fondamenta per le decisioni a ogni
livello e da contribuire a una sostenibilità
autoregolante dei sistemi integrati
ambientali e di sviluppo”.
Gli indicatori generalmente in uso, come il
prodotto nazionale lordo e la dimensione dei
flussi di singole risorse o sostanze
inquinanti, tuttavia, non danno informazioni
sufficienti sulla questione della
sostenibilità.
La registrazione e la misura dei dati
riferiti alla qualità dell’ambiente locale
implica, quindi, la scelta di indicatori,
soggettivi ed oggettivi, misurabili. È
necessario, quindi, definire indicatori
ambientali, e corrispondenti valori
numerici, che fungano da limite per ogni
settore: spesso, infatti, pur essendo
possibile tracciare un rapporto
causa/effetto, non è però ancora possibile,
anche alla luce del pensiero sistemico,
stabilire quale livello di azione
sull’ambiente sia sostenibile e quale non lo
sia.
Il testo contiene i framework e gli
indicatori ambientali e di sostenibilità che
le maggiori organizzazioni internazionali (Oecd
- Organisation for economic co-operation
and development (Un) - Commission on
sustainable development ed Eea -
European environmental agency) hanno
promosso da Rio 1992 ad oggi, pervenendo ad
una assai utile loro prima sistematizzazione.
Attraverso l’uso di un appropriato set di
indicatori è possibile verificare
l’evoluzione nel tempo della situazione
ambientale. Il modello Psr (pressione -
stato - risposta) elaborato dall’Oecd o il
modello, proposto dall’Eea, Dpsir
(determinanti - pressioni - stato - impatto
- risposta) rappresentano strumenti in grado
di interpretare le cause e le dinamiche che
hanno portato, o possono portare, allo
sviluppo di determinati problemi ambientali.
Gli indicatori raccolti si candidano,
quindi, a diventare strumenti di valutazione
e di supporto per i processi di decision
making. Attraverso l’uso degli
indicatori ambientali e dei framework
che si sostengono è possibile rafforzare i
processi di pianificazione partecipata,
migliorare l’esito delle policy
ambientali e avviare processi di
benchmarking ambientale, quest’ultimo
inteso quale “processo di misurazione
sistematico e continuo per comparare un
processo (di business) di un’organizzazione
rispetto all’organizzazione leader in quel
processo”.
Presentazione (J. Jesinghaus) -
Prefazione (G. Sartorio) -
Introduzione - Parte I: Teorie e pratiche,
ambiente territorio decisioni - Gli
indicatori e la decisione territoriale
partiamo dallo sviluppo sostenibile -
L’indicatore ideale è quello possibile.
Definizione di indicatore e criteri di
selezione - Parte II: Metodi e tecniche,
analisi e interpretazione - I framework di
riferimento concettuali e metodologici. I
set di indicatori accreditati - Una tecnica
di analisi comparativa a più variabili
applicabile alle indagini su ambiente e
territorio.
Città, ambiente, paesaggio
Lineamenti di progettazione urbanistica
Carlo Socco
Utet Libreria, Torino, 2000
Si è quasi natu
ralmente portati a pensare che città,
ambiente e paesaggio sono termini che
rimandano a problematiche afferenti a tre
distinti campi disciplinari. Tuttavia,
l’urbanistica moderna ha talora saputo
progettare città di buona qualità ambientale
e paesaggistica, senza produrre danni
irreparabili all’ambiente. Un buon progetto
urbanistico deve, infatti, essere capace di
proporre un’efficiente organizzazione
funzionale della città, riducendo al minimo
gli impatti ambientali e incidendo
positivamente, dal punto di vista della
qualità estetica, sul paesaggio urbano e
territoriale. Ciò è possibile solo se si
comprende la necessità di affrontare questi
tre aspetti, in apparenza disciplinarmente
distinti, mediante un apparato concettuale e
tecnico unitario. L’apporto urbanistico,
quello ambientale e quello paesaggistico
alla pianificazione è, oggi, separato, se
non conflittuale: l’urbanistica legata alle
politiche urbane e ai loro strumenti; la
questione ambientale ancora condizionata
dalla critica radicale ecologista; il
paesaggio, che “sembra perdersi per campi e
boschi, confondendosi con l’ecologia e
ripudiando tutto ciò che sa di città e
d’infrastruttura. Pare che non ci si avveda
che nell’ambito della Megalopoli, dove ormai
viviamo, il confine tra la città e la
non città non è più rintracciabile e
che tutto dipende da come si progetta
l’ambiente e il paesaggio della città”.
Gli aspetti funzionali, ambientali e
paesaggistici dell’organizzazione del
territorio è giusto che conservino la loro
specificità e ricchezza di contenuti ma, al
tempo stesso, occorre sapere intrecciarli in
modo unitario e coerente, così che ne
risulti una disciplina della pianificazione
urbanistica che comprenda sapientemente
tutti gli strumenti regolativi, estetici e
di compatibilità ambientale. La disciplina,
tuttavia, è chiamata ad affrontare anche la
questione delle priorità dei problemi da
risolvere, sulla base della sua propensione
al sociale, della sua spinta etica, della
sua tensione all’equità. La politica urbana
e territoriale di questo secondo dopoguerra
non ha saputo dare risposta alla mancanza di
vivibilità e qualità ambientale e
paesaggistica della città; ha lasciato mano
libera ai processi spontanei del mercato,
cui affidarsi socialmente per risolvere i
problemi è sempre un cattivo affare, che non
ha saputo far di meglio che produrre la
città dispersa, non migliore, per qualità,
di quella densa. Siamo assuefatti al
paesaggio in cui siamo nati e siamo
quotidianamente immersi, e del disagio che
proviamo non sapremmo elencare con
precisione le ragioni. Il fatto è che non
riusciamo ad immaginare una città diversa e
possibile. Una grande trasformazione
strategica della città non è tanto
quella di aree lasciate vuote da vecchie
industrie e da vecchi scali merci, ma quella
che riguarda le aree residenziali,
l’ambiente in cui la gente abita e da cui
dipende la qualità della vita stessa. L’esternalità
principale che il potere pubblico deve
immettere nel meccanismo del mercato è la
cultura, altrimenti “questo produce case,
fabbriche, supermercati, ma non cultura
materiale, non qualità ambientale, non
paesaggio. Ecco il compito primario della
progettazione urbanistica: immettere valori
culturali nel concreto processo di
formazione e trasformazione dei luoghi dove,
prima ancora di produrre e di consumare, si
abita e si vive”.
Premessa - Parte prima: La città -
Progettare il paesaggio - Questioni
disciplinari - Componenti del paesaggio
urbano e lineamenti di composizione
urbanistica - Il paesaggio urbano tra
memoria e oblio - Parte seconda: L’ambiente
- Il quadro teorico - Lineamenti
metodologici per la progettazione
urbanistica - Parte terza: Il paesaggio -
Distinguo e delimitazione di campo - Abbozzo
strutturale - Itinerari mentali della
progettazione del paesaggio - La
valorizzazione estetica.
Città sostenibili
C. Socco, A. Cavaliere, S. M. Guarini,
M. Madeddu
Celid, Torino, 2002
Si tratta del primo numero della Collana di
Quaderni Ocs (Osservatorio città
sostenibili) - www.ocs.polito.it - del
Dipartimento Interateneo Territorio del
Politecnico e dell’Università di Torino. Ocs
è un centro di ricerca sui temi della
sostenibilità locale, la cui attività è
rivolta prevalentemente alla formazione
universitaria e alla consulenza scientifica
sui temi della programmazione.
Il volume tenta di dare risposta ad una
serie di interrogativi inerenti le sfide che
l’approccio della sostenibilità pone ai
governi e alle comunità locali, sulle
innovazioni che tale approccio comporta e
sull’importanza strategica che le città
assumono in uno scenario di globalizzazione
sostenibile. Mette in luce gli aspetti
fondamentali del tema, quali: le strategie
della sostenibilità proposte dalle
Conferenze internazionali delle Nazioni
unite e dell’Unione europea, i problemi e le
politiche della sostenibilità urbana, gli
strumenti, obbligatori e volontari, i metodi
e le buone pratiche della
programmazione locale sostenibile.
Particolare attenzione è posta al
fondamentale argomento degli indicatori di
sostenibilità. Un’ampia sitografia offre la
possibilità di reperire la documentazione
più aggiornata in materia, in quanto
l’accesso alle dinamiche biblioteche
virtuali rappresenta l’unico modo per tener
dietro alla rapida evoluzione
teorico-disciplinare e delle sperimentazioni
messe in campo dagli enti che sempre più
numerose si susseguono.
Capitolo 1: Una nuova forma di governance
per uno sviluppo urbano sostenibile - Il
quadro generale - Il quadro analitico -
Capitolo 2: I problemi e le politiche della
sostenibilità urbana - Il binomio
sostenibilità-città - Dallo Stato del
benessere alla Confederazione mondiale delle
città sostenibili? - I principi di
riferimento per una politica europea della
sostenibilità urbana - I problemi e le
politiche - Capitolo 3: Gli strumenti per la
programmazione e l’attuazione delle
politiche di sostenibilità urbana -
Strumenti di primo livello e strumenti di
secondo livello - Gli strumenti obbligatori
e gli strumenti volontari - Il kit degli
attrezzi per la programmazione delle
politiche di sostenibilità urbana - Verso
una simbiosi tra strumenti obbligatori e
strumenti volontari - Verso una soluzione
elegante - Capitolo 4: Lo stile e il metodo
delle buone pratiche di
programmazione - I criteri guida per
tradurre le politiche di sostenibilità in
buone pratiche - Guide tecniche e
data base di buone pratiche - Un
tema concreto: una pianificazione
territoriale sostenibile - Le politiche
della pianificazione territoriale - Lo
schema logico Dpsir-Pt e i suoi contenuti -
Valutazione e ottimizzazione ambientale
nella pianificazione territoriale - Capitolo
5: Gli indicatori di sostenibilità, la
modellistica e i monitoraggi - Cos’è un
indicatore e perché è indispensabile? - La
valutazione dei sistemi ambientali e la
valutazione delle politiche di sostenibilità
- L’impatto degli indicatori di
sostenibilità sui piani urbanistici e
territoriali - Una prima rassegna dei
principali core sets indicators -
Comparazione tra i principali core sets
indicators.
La pianificazione del territorio
Conoscenze, politiche, procedure e strumenti
per il governo delle trasformazioni
insediative
Michele Talia
Il Sole24Ore, Milano, 2003
Analisi strengths, weaknesses,
opportunities, threats (Swot),
approccio precauzionale, benchmarking,
biotopo, connettività, documento unico di
programmazione (Docup), ecological
diversity, frammentazione del paesaggio,
mental mapping, marketing
territoriale, nicchia ecologica,
publicity and examination in public,
project financing, quadro comunitario di
sostegno, scenario, sussidiarietà,
territorial image syntesis system (Tiss).
Sono solo alcuni dei termini nuovi o di
rinnovato contenuto, cui spesso si
accompagnano nuove esigenze di formazione
professionale, che pervadono le teorie e le
pratiche della pianificazione territoriale,
disciplina cui, oramai, si richiamano
molteplici campi di operatività.
Il volume, oltre ad un’ampia ed esaustiva
panoramica su strumenti, soggetti, livelli,
teorie, modelli, politiche, metodi e
tecniche, propone in primo luogo un percorso
finalizzato ad individuare i fondamenti
disciplinari dei nuovi paradigmi di
pianificazione e, di conseguenza, di
definire i saperi e le competenze più
direttamente coinvolti.
Introduzione (P. Avarello) - Parte
prima: I fondamenti della pianificazione del
territorio - La nascita di una nuova
disciplina - La nuova domanda di
pianificazione - Parte seconda: Obiettivi,
efficacia e conoscenze nelle politiche di
piano - I principali campi di applicazione -
La distribuzione dei poteri - Il sistema
delle conoscenze - Parte terza: Livelli e
strumenti della pianificazione del
territorio - Le competenze della Regione -
Il piano territoriale di coordinamento
provinciale - La pianificazione territoriale
e il governo delle aree metropolitane - La
pianificazione del territorio nelle aree a
bassa densità insediativa - Altre
pianificazioni di settore - Appendici e
repertori: La cartografia di base nelle
regioni italiane (M. Attias) - La
rappresentazione per la pianificazione del
territorio: i piani provinciali (G.
Bianchi) - La formazione universitaria
in urbanistica e in pianificazione
territoriale (B. Rizzo) - Glossario (E.
Trusiani). |