Numero 6/7 - 2003

 

la questione paesistica 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Territori incerti e paesaggi intermedi. Il piano di sviluppo locale del Daunofantino


Gruppo Heliopolis


 

Partendo dall’assunto che un valido progetto di sviluppo sostenibile debba puntare alla costruzione di sistemi di relazione tra ambiente naturale, ambiente costruito e ambiente antropico, la ricerca del gruppo Heliopolis, condotta nell’area del Gal Daunofantino, mostra come la rete ecologica possa favorire il raggiungimento di tale obiettivo. Nel caso di specie, il piano di sviluppo locale consiste in un’integrazione di sistema ecologico ed economico, concependo la rete ecologica quale ausilio e supporto alle attività sul territorio

 

 

 

Un progetto valido per lo sviluppo sostenibile deve puntare, oggi, alla costruzione di sistemi di relazioni virtuose fra le tre componenti costitutive del territorio: l’ambiente naturale, l’ambiente costruito, l’ambiente antropico.

La necessità di gestire la complessità del neoecosistema uomo-natura-cultura rilancia l’attualità del pensiero strategico e di area vasta. Se la pianificazione razional-comprensiva presumeva di leggere il territorio per stanze chiuse e di elaborarne un progetto onnicomprensivo, l’approccio strategico esalta le relazioni del territorio come sistema complesso, riconoscendo e ricercando la permeabilità ed il dinamismo delle sue componenti e procedendo per progetti strategici.

L’attenzione ai sistemi relazionali è oggi promossa dalla convenzione europea del paesaggio (Cep): se la cultura è un elemento costitutivo ed unificante dei vari paesi europei, il paesaggio è la forma primaria in cui essa si manifesta; in quanto prodotto culturale, il paesaggio non ha un valore in sé, ma un valore relazionale, e non astratto, perché identitario per le comunità locali; dunque, il paesaggio è riconosciuto come ambiente di vita delle popolazioni, da coinvolgere necessariamente nelle iniziative di tutela e valorizzazione.

Stante la visione comprensiva della Cep, tutto il territorio è identificabile come paesaggio: se l’istanza di tutela si estende a tutto il territorio, i confini tra aree protette ed aree assecondate allo sviluppo diventano sempre più sfocati. È necessaria, dunque, una sistematica integrazione tra politiche di sviluppo e politiche di tutela, richiesta dalla stessa Cep quando sancisce il paesaggio come prima risorsa territoriale.

Nelle politiche di protezione della natura la tutela passiva si è rivelata, a lungo andare, di scarsa efficacia e soprattutto motivo di conflitto con le comunità locali, che ritenevano di guadagnarne solamente vincoli e divieti. Il mero approccio vincolistico non è risultato neanche sostenibile economicamente, mentre nelle politiche di tutela e valorizzazione potrà essere, per esempio, la fruizione del patrimonio naturalistico e culturale a sostenere la conservazione. Integrare tutela e sviluppo, come sottolineato a Rio nel 1992, è più che mai necessario.

Inoltre, se l’obiettivo principale dell’istituzione delle aree protette è la conservazione delle specie e degli habitat, la frammentazione del sistema dei parchi, risolvendosi in una vera e propria insularizzazione, non garantisce oggi il risultato: è necessario coinvolgere l’intero territorio, recuperando tutti gli ambiti di naturalità, anche residuali, per favorire la continuità territoriale della tutela dell’ambiente.

Un contributo in tal senso può costituirlo le reti di connessione ecologica. La rete ecologica apre una nuova dimensione conoscitiva del territorio, che tiene conto dei sistemi naturali che lo compongono e delle connessioni tra essi, facilitandone le interazioni e gli scambi di flussi di energia e materia e tutelandone i cicli vitali.

Con le direttive Birds (79/409/Ce) e Habitat (92/43/Ce), la Commissione europea prevede di realizzare il progetto Rete Natura 2000, un’infrastruttura ambientale di connessione tra tutte le aree protette europee (parchi, riserve, aree Sicp e Zps).

Figura 1 - Aree protette e idrografia superficiale a scala interregionale: il bacino della Capitanata come riferimento strategico

 

L’obiettivo della direttiva Habitat è anche quello di favorire l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le aspettative di sviluppo delle popolazioni locali e, inoltre, di conservare non solo gli habitat naturali (quelli meno modificati) ma anche seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi produttivi, i pascoli, ecc.), per coinvolgere tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali hanno permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura.

Nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, per esempio, data la particolare condizione idrogeologica del suolo che comporta continue frane e dissesti, la presenza dell’uomo ed in generale il mantenimento delle attività antropiche sono alla base della tutela paesaggistica, oggi a rischio visto lo spopolamento delle aree interne. Assicurare le connessioni ecologiche e la biodiversità diventa fondamentale per un parco che ha scelto il paesaggio come valore strategico primario, nodo dello sviluppo locale duraturo.

Nel Cilento la tutela del paesaggio passa, quindi, per il rilancio del settore primario nel nome dell’impresa agricola multifunzionale che, accanto all’economia tradizionale legata alla produzione agricola (biologica e di qualità), offre servizi complementari (ricettività turistica, didattica, servizi di fruizione naturalistica) e complessivamente svolge il compito di presidio del territorio. Non più solo guardie ambientali, ma produttori consapevoli di paesaggio (gli abitanti-produttori di Magnaghi).

Proprio nel Cilento l’ente parco si è fatto promotore dell’istituzione di un osservatorio sull’attuazione della Convenzione europea sul paesaggio e, al tempo stesso, si è dotato del progetto integrato territoriale (Pit) denominato La rete ecologica per lo sviluppo sostenibile locale; la rete ecologica, dunque, può costituire un contributo a declinare il valore progettuale del paesaggio stesso.

Si tratta di due concetti quanto mai attuali e differenti:

1. il paesaggio è una categoria complessa, olistica, comprensiva, che richiede oggi una intensa attività di sperimentazione di nuove politiche e che pone in gioco differenti sistemi relazionali (percettivi, storico-culturali, economici, ecologici);

2. la rete ecologica alimenta una dimensione strategica, progettuale, operativa che può contribuire a rendere la categoria stessa del paesaggio obiettivo condiviso tra gli attori del territorio.

Il progetto di connessione ecologica è, in fondo, uno strumento per ottenere il vero obiettivo e cioè la continuità ecologica del territorio, intesa come permeabilità continua tra le sue parti, in termini di politiche di tutela e di sviluppo. Proprio a partire da una approssimazione strategica, la rete ecologica, e da una categoria comprensiva, il paesaggio, si riconosce oggi che il territorio non è divisibile in costa ed entroterra, parchi e non parchi, tutela e sviluppo. Se l’innovazione culturale include nel paesaggio l’intero territorio (e tutte le relazioni sociali, culturali ed economiche presenti), l’istanza progettuale della rete coinvolge sistematicamente attori e progetti, a qualunque scala essi appartengano.

Nella programmazione dei fondi strutturali 2000-2006, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio ha riconosciuto il ruolo strategico della rete ecologica, con il progetto della rete ecologica nazionale (Ren), in grado di orientare il governo del territorio verso processi di sviluppo integrati con le specificità ambientali delle varie aree. Nella Ren i nodi della rete saranno costituiti dai parchi, spesso istituiti secondo criteri non meramente scientifici, ma comunque, oggi, una realtà significativa del nostro paese (approccio gestionale alla rete ecologica). Confermano quest’ultima tesi i sistemi territoriali ambientali, introdotti dalla legge 426/1998 e valorizzati dai progetti di connessione Ape, Itaca, Convenzione delle Alpi, Cip, frutto della collaborazione tra le associazioni ambientaliste, le regioni, il ministero. Attraverso i sistemi territoriali dei parchi, riferimento strategico per l’intera penisola, l’Italia partecipa alle reti europee di connessione ecologica che si integrano con le grandi dorsali europee di connessione economica, la Banana Blu e l’Arco Latino.

Anche il livello locale di pianificazione ha già sperimentato la rete di connessioni ecologiche, ma come tema progettuale per il ridisegno e la valorizzazione dell’ambiente urbano, migliorandone la vivibilità.

Le esperienze progettuali condotte, dunque, evidenziano due scale preferenziali: il sistema territoriale ambientale (es. progetto Ape) e le connessioni ecologiche di dettaglio (per esempio i progetti di fasce tampone boscate - Ftb - in ambiente agricolo del Consorzio di bonifica Dese Sile - Mestre).

Ambito inesplorato per le potenzialità della rete, resta quello intermedio di area vasta, definibile da interregionale a sovracomunale, in cui sono ancora protagonisti gli attori forti istituzionali (ministero, autorità di bacino, regioni, province), ma già appaiono i nuovi attori (quelli della programmazione negoziata), in grado di coinvolgere il partenariato sociale a realizzare proposte e gestire progetti fino alla scala locale.

La ricerca condotta dal gruppo studi Heliopolis, in occasione della redazione del piano di sviluppo locale (Psl) 2003 del gruppo di azione locale (Gal) Daunofantino, per i Comuni di Manfredonia, Trinitapoli, Zapponeta, San Ferdinando (Fg), si sofferma sugli ambiti vallivi, ritenuti territori incerti dai paesaggi fragili, ma anche strategici sia per le connessioni economiche entroterra-costa, sia per il nuovo protagonismo offerto dalle esperienze di programmazione negoziata.

Nell’ambito vallivo si confrontano sistemi, interessi e attori differenti e spesso conflittuali, rendendolo strategico per l’attuazione di politiche di sviluppo sostenibile, attraverso l’attenta gestione del rapporto tra tutela, valorizzazione ambientale e sviluppo socio-economico. In tale ambito sono più problematici e critici sia il rapporto tra le esigenze della natura e quelle dell’economia sia il rapporto tra gli attori, enti pubblici e privati, e gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriale.

Inoltre, l’importanza dell’apertura, della permeabilità e dell’interazione tra sistemi, sottolineata dalla rete ecologica in ambito naturalistico, si accompagna all’acquisita consapevolezza che un’efficace tutela ambientale si può attuare solo integrandola con l’azione di organizzazione e pianificazione del territorio e delle sue dinamiche di sviluppo, essendo fallito il modello difensivo di conservazione di ambiti naturali circoscritti, i quali non hanno influenzato le dinamiche di sviluppo, ma sono rimasti emarginati e sottoposti alle forti pressioni esterne. D’altronde, anche la chiusura del sistema socio-economico e finanziario si sta dimostrando tendenza di corto respiro, soffocante per la stessa rete di rapporti produttivi, sociali e economici che esso ha instaurato sul territorio.

Si è fatta spazio, dunque, l’esigenza di un modello di gestione integrata del territorio, che apra e metta in relazione in maniera coordinata e sinergica il sistema di misure di tutela del patrimonio ambientale con quello economico e di rapporti sociali, insieme alle sue istanze di crescita.

Proprio per l’attivazione di un modello di sviluppo integrato in tale ambito territoriale, strategico ma incerto, diviene interessante il supporto che la rete ecologica può dare alla pianificazione, nel contribuire all’apertura degli ecosistemi (anche quelli chiusi) come reazione provocatoria alle pressioni antropiche su di essi esercitate.

L’ambito vallivo, caratterizzato ancora dall’assenza di una definizione precisa del rapporto fra le tre sorelle, leggi 183/1989, 142/1990 e 394/1991, è quello più vitale dal punto di vista tecnico-operativo, con una proliferazione eccezionale di strumenti programmatici e attuativi che porta alla luce tutta l’instabilità delle relazioni esistenti sia tra i livelli di governo sia tra la dimensione del progetto e quella del piano.

In quest’ambito, la complessificazione dei rapporti fra istituzioni, unita alla velocità di trasformazione delle relazioni sociali ed economiche, ha reso improrogabile la messa a punto di uno strumento semplice e codificato, capace di accogliere e organizzare, in un processo metodologico unitario, le esigenze della pianificazione, della programmazione degli interventi sul territorio e dei cicli vitali del territorio stesso su cui essi poggiano. Dall’analisi dello stato d’attuazione degli strumenti di programmazione negoziata presenti nell’area del Gal Daunofantino, infatti, emerge come la necessità d’integrazione, unita al nuovo rilievo dato a enti e associazioni locali, ha favorito la dispersione sul territorio degli interventi di trasformazione, la cui azione non è globalmente coordinata nel fine comune di sviluppo sostenibile, ma spesso è condizionata da un’idea di sviluppo caratteristica di un particolare settore socio-economico.

Figura 2 - Preliminare di rete ecologica a scala interregionale per il Psl 2003 del Gal Daunofantino

 

Senza strategie e orizzonti d’obiettivi comuni, senza indirizzi metodologici flessibili ad essere utilizzati da tutti i livelli di pianificazione/programmazione in maniera combinata e sinergica, si sta formando una nuova impasse difficilmente superabile.

L’assenza di una rete che riconoscesse punti di forza e d’organizzazione interni al territorio, ambiti preferenziali, in quanto strategici, in cui inquadrare i diversi interventi, ha portato anche alla proliferazione dei partenariati d’area e alla loro conseguente cattiva gestione.

Le intese e le alleanze sul territorio, quindi, dovranno avere un comune riferimento progettuale, e la rete ecologica si configura come possibile strumento/linguaggio unificatore e valido supporto metodologico per la gestione degli strumenti della programmazione negoziata, nuovo attrattore-attuatore dei mutamenti per lo sviluppo sostenibile del territorio.

La rete aspira a divenire luogo di interrelazione e interscambio, uno strumento concettuale che, attraverso procedure, logiche, requisiti e parametri per giudizi di valore unificati e codificati, può consentire la realizzazione di legami, contatti, relazioni e scenari progettuali condivisi tra i diversi attori, permettendo la trasmissibilità e il confronto di percorsi e criteri di scelta.

Le aree nucleo e i segmenti che la compongono sono localizzati negli ambiti più preziosi per i cicli naturali, secondo le direttive comunitarie, e dove il rapporto col territorio è più fragile, vitale, critico e ricco di opportunità specifiche; tuttavia, essa non nasce in un’ottica limitata di sezionamento del territorio e di emarginazione dei vuoti tra le maglie, propria della logica del réseau dell’economia globalizzata moderna, opposta a quella del térritoire (M. Revelli), ma costruisce una gerarchia di priorità (dunque un sistema ordinatore necessario), fondata su criteri di scelta altamente condivisibili poiché improntati alla tutela dei cicli vitali dell’ambiente, variabile imprescindibile per ogni trasformazione, con cui si dovrà, anche in futuro, operare e rapportarsi. Sono così tenute presenti anche le esigenze delle generazioni future, tentando di superare un modello fatto di scelte politiche parziali e di democrazia limitata alle generazioni del presente.

In effetti, se una sorta di condivisione sosteneva la logica dei distretti industriali in un’economia fordista, oggi una nuova condivisione è suscitata da scenari di sistemi integrati di sviluppo di tutte le componenti territoriali presenti.

Interessante risulta, dunque, anche il ruolo della rete come strumento economico, efficace per la creazione e incentivazione di nuova economia, capace di garantire la valorizzazione delle risorse ambientali attraverso un loro utilizzo consapevole e integrato, nel rispetto dei cicli naturali. Infatti, se la tutela ambientale per essere garantita nel tempo ha bisogno del supporto di componenti economiche e culturali, il sistema economico risulta stimolato e rafforzato dall’utilizzo di risorse rinnovabili (si pensi alle Ftb) e dalla diversificazione del mercato, possibile solo se vengono sfruttate e rispettate la biodiversità, le peculiarità locali e l’identità territoriale. Tale nuovo sistema risulta, così, posto al sicuro nel tempo da un precoce esaurimento delle risorse e soprattutto dalle cicliche crisi di settore, che innescano reazioni a catena su tutto il territorio.

Sul piano operativo, la rete si presenta come nuovo strumento, catalizzatore di connessioni e scambi proficui tra ecosistemi differenti e, quindi, collegamento sinergico tra le economie specifiche che ogni ecosistema favorisce e sostiene, relazionate coerentemente tra loro e compatibilmente alla vocazione territoriale.

Le valenze feconde di un tale collegamento si leggono specialmente nell’area alla scala di bacini idrografici, ove compaiono transetti di paesaggi diversificati, dall’entroterra montuoso fino alla costa.

Le connessioni principali avvengono attraverso lo strumento particolare del corridoio-condotto, ruolo assunto specialmente dagli ambiti fluviali, sistemi aperti per eccellenza. Elemento fortemente transcalare della rete, alla grande scala, funge da collegamento di diversi ecosistemi e condotto di flussi d’energia e materia, mentre alla scala locale viene utilizzato come corridoio, accessibile dai vari ambiti specifici che attraversa, per connetterli tutti alla rete globale, implementandone le maglie e radicandola più fortemente al territorio, arricchendola di opportunità e vigore.

Il territorio di competenza del Gal Daunofantino mostra una diversità funzionale e di paesaggio, caratterizzata da transetti naturali ed antropici differenti, più o meno sovrapposti: i sistemi naturali a ridosso della costa (foce dell’Ofanto, aree Sicp, Parco nazionale del Gargano), gli insediamenti costieri pressoché lineari, le aree interne segnate da intense pressioni antropiche, il sistema infrastrutturale, ora parallelo ora trasversale alla costa. Proprio lungo le frontiere fra naturalità e attività antropiche sorgono i conflitti più significativi.

Per misurarsi con un territorio così complesso, ricco di risorse e di interessi provenienti da diversi attori, si è scelta la scala strategica del bacino idrografico, approfondendo l’esperienza dell’ingegnere borbonico Carlo Afan de Rivera, che per primo parlò di un bacino della Capitanata, dall’Ofanto al Tavoliere.

Cosicché nel Psl lo schema della rete ecologica ha costituito un riferimento territoriale cardine, poiché capace di orientare ed incentivare azioni e misure promosse dal Gal e compatibili con gli obiettivi della rete stessa.

L’esperienza di piano condotta ha evidenziato la capacità progettuale dei nuovi attori locali ed il significato innovativo di un piano ecologicamente orientato.

Il Psl del Gal Daunofantino si fa portatore di un aspetto innovativo consistente nel diverso rapporto tra le strategie messe a punto dal progetto di rete ecologica e gli interventi di tipo economico previsti dal Psl: in tale esperienza, infatti, la rete ecologica è stata concepita quale strumento di ausilio e di supporto alle azioni economiche.

Il Psl, accogliendo il progetto di rete quale strumento attraverso cui promuovere azioni e misure economiche, ha costituito l’occasione per sperimentare una diversa attuazione delle previsioni di piano di scala sovracomunale.

Infatti, in questa esperienza il piano è stato strutturato proprio sulla forte interrelazione tra gli obiettivi e le strategie ecologico-ambientali della rete e di quelle economiche proposte nel Psl. Partendo dalla consapevolezza della diversità sia spaziale che temporale esistente tra le dinamiche che caratterizzano i sistemi ecologico ed economico, l’obiettivo del piano è stato il superamento delle diversità: la rete, infatti, si muove in maniera transcalare passando da macro a micro elementi nel territorio (il fiume per esempio è l’elemento transcalare per eccellenza, considerato alla grande scala come condotto di naturalità, diviene alla scala locale un ottimo corridoio di diffusione di naturalità); mentre le azioni e le previsioni economiche seguono iter consequenziali e diretti (ad ogni obiettivo corrisponde una precisa azione), la rete promuove la trasversalità attraversando il territorio a prescindere da limiti e confini amministrativi o socio-economici.

L’integrazione tra reti ecologiche e reti economiche trova un interessante precedente nei progetti di Carlo Afan de Rivera per la Capitanata: “Per Afan pianificare significa determinare un piano generale di successive imprese distinte secondo la gradazione della rispettiva importanza e utilità, ma sempre studiando i rapporti delle circostanze fisiche e topografiche di ogni contrada co’ diversi rami dell’economia politica (…). Afan vagheggia le vette e le gronde rupestri ben selvose, con i pascoli subito a valle e quindi le pianure irrigate sottoposte. L’interdipendenza stretta di attività primarie - quali la silvicoltura, l’allevamento e l’agricoltura - è indispensabile ed esse possono provvedere le fabbriche di diverse materie grezze: dunque un’attività industriale che valorizzi le produzioni regionali” (Manzi).

Il progetto di rete per il Psl, dunque, ha inteso costruire degli ambiti riconoscibili sia dal punto di vista economico che ecologico-ambientale, creando un terreno comune di azione e di progettazione di strategie adeguate. Ambiti in cui le azioni e le misure del Psl trovano soprattutto una concreta possibilità di attuazione e di cantierizzazione.

Figura 3 - Progetto di rete ecologica per il Psl 2003 del Gal Daunofantino

 

Le misure definite si avvalgono dell’attribuzione di punteggi per le azioni antropiche, classificate in base alla compatibilità con le funzioni previste nelle differenti aree dal progetto di rete ecologica. L’associazione dei punteggi alle azioni condiziona la fase concorsuale per l’attribuzione dei co-finanziamenti, assegnati a quelle che si ritengono necessarie e strategiche, mentre vengono dissuasi gli interventi incompatibili e dannosi per il territorio.

Per esempio esistono misure del Psl che assegnano dei co-finanziamenti aggiuntivi per quegli interventi che meglio definiscono e rafforzano l’identità e la caratterizzazione degli ambiti della rete ecologica.

Il punteggio che definisce le azioni di ciascuna misura varia a seconda della localizzazione dell’azione in ognuna delle zone costituenti gli elementi della rete ed è indice, quindi, della compatibilità dell’azione con la funzione che svolge nel territorio l’ambito cui essa si riferisce.

In questo modo si rende immediatamente percepibile il rapporto diretto e l’azione coordinata tra singolo intervento puntuale e strategia di sviluppo generale del territorio del Gal, a sua volta ordinata nella trama di relazioni della rete ecologica di livello sovraordinato.

Sono esaltate, in tal modo, sia la valenza transcalare del piano proposto sia l’apertura a interventi successivi nel tempo (flessibilità delle dinamiche temporali).

Tale rapporto assume un ruolo di condizionatore delle dinamiche di sviluppo economico, che non vincola rigidamente alcun intervento, ma stimola e dirige l’interesse e la convenienza verso gli interventi ecocompatibili e produttivi, evitando che le azioni utili alla riqualificazione e allo sviluppo previsti dalle misure risultino disperse sul territorio e, quindi, indebolite o vanificate nei risultati finali di sviluppo e di riassetto.

Lo sviluppo proposto nell’area del Gal nasce, dunque, dalla individuazione e dalla valorizzazione delle risorse locali disponibili e delle loro relazioni, sia naturali che finanziarie, e alle quali si offre un utilizzo consapevole e coordinato, capace di valorizzare l’ecologia del territorio e di essere catalizzatore di altre opportunità da inscrivere in tale sistema, promovendo un processo continuo di sviluppo sostenibile, in grado di rafforzare le dinamiche e i processi di compimento della rete ecologica, riferimento iniziale per la genesi e la caratterizzazione del piano stesso.

 

 

Bibliografia e webgrafia

 

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Commissione europea (1979), Direttiva Birds n. 409/1979.

Commissione europea (1992), Direttiva Habitat n. 43/1992.

Dal Piaz A. (1999), Ragionando di urbanistica, Edizioni Graffiti, Napoli.

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Progetto Nuval - Milano 30-31 ottobre 2002, Programmazione, valutazione e selezione dei Progetti integrati: esperienze a confronto, conclusioni del Workshop.

Sudgest - Cnel, Rapporto sullo stato d’attuazione dei Pit in Campania.

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www.pa.ilsole24ore.com.

Gruppo studi Heliopolis

 

arch. Mauro Iacoviello

arch. Marcello Naimoli

arch. Monica Guarino

geol. Rocco Lafratta

Maurizio Marrese

Elena Arcopinto

Luisa Califano

Brigitta Ieva

Corrado Lentini

Marco Tatafiore

Francesco Ruocco

 

 

 

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