Numero 6/7 - 2003

 

la questione paesistica 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricostruire paesaggi


Francesco Forte


 

Il dibattito culturale e scientifico sulla nuova interpretazione del concetto di paesaggio e sulla rinnovata cura di cui necessita, in particolare, quello italiano, spinge Francesco Forte a tracciare un bilancio delle esperienze e dei risultati recenti e ad avanzare proposte metodologiche ed operative per ricapitalizzare un bene pubblico in grado di rivestire un ruolo strategico nello sviluppo futuro del paese

 

 

areAVasta mi offre l’opportunità di porre in correlazione significativi confronti intellettuali, svoltisi nei recenti mesi, cui ho avuto l’opportunità di presenziare, contribuendo al loro svolgimento.

A Ferrara (6 e 7 marzo 2003), per iniziativa dell’Inu Emilia Romagna, ha avuto luogo il convegno nazionale avente ad oggetto la categoria dell’interesse pubblico negli atti di pianificazione e progetto.

Ad Ancona (13 e 14 marzo 2003), per iniziativa dell’Inu Marche, ha avuto luogo il confronto internazionale sui parchi ed aree protette.

A Napoli, nel corso della seconda rassegna urbanistica regionale (10 e 12 aprile), ha avuto luogo il confronto-testimonianza delle sezioni regionali dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu) sul tema Ricostruire paesaggi.

A Caserta (12 e 14 giugno 2003), per iniziativa del Ministero delle infrastrutture e trasporti, si è svolta la seconda conferenza nazionale, nel cui ambito si è posta in correlazione la modernizzazione infrastrutturale conseguente alla legge obiettivo con le politiche per il territorio e le città.

Infine, a Milano (26 e 28 giugno 2003), si è svolto il XXIV Congresso nazionale Inu sulle aree metropolitane nel quadro europeo.

È possibile ritrovare, nell’argomentazione svolta in questi variegati eventi, una comune attitudine ad esplorare e valutare il mutamento e ad enunciare linee di azione sul come adeguare le politiche pubbliche onde perseguire esiti mirati.

La categoria del paesaggio si è imposta all’attenzione in tutti i suddetti confronti, con enfasi non solo sulle consuete valenze strutturali proprie al paesaggio geografico e ecologico, ma sulle valenze proprie alla forma sensibile che ne connota l’identità.

Le qualità di paesaggio si sono rivelati riferimento primario dell’interesse pubblico, come peraltro sancito nell’art. 9 della nostra Carta Costituzionale, e questo carattere è stato ulteriormente evidenziato nel corso degli eventi in contrapposizione alla carenza di qualità ed alla immanente drammatica trascuratezza che riscontrano i paesaggi antropizzati delle nostre regioni metropolitane, delle regioni alpine ed appenniniche, ed altresì delle aree di parco nazionale. E l’interesse pubblico si è correlato a quelle valenze generali cognitive fondate sull’interpretazione della stratificazione di valori ed interessi propria della categoria territorio, comprensivi, quindi, del capitale naturale, umano, sociale e istituzionale.

Si è marcata la correlazione tra il paesaggio metropolitano proprio alla diffusione urbana e le opportunità conseguenti alla politica di capitalizzazione infrastrutturale e di attrezzatura delle città metropolitane. E tra il paesaggio naturale e l’azione di modificazione pianificata introdotta dagli enti parco francesi, mirata alla valorizzazione attraverso rafforzamento insediativo dagli stessi gestito per efficienza di bilancio, esercitando la necessaria correlazione tra piano e bilancio.

Nell’indagare sulle cause del degrado dei valori di paesaggio, è emersa come categoria di riflessione non la consueta contrapposizione tra la tutela passiva e le azioni di trasformazione, quanto piuttosto la mancanza di regole, morfologiche e funzionali, ma anche legislative, idonee a promuovere compatibilità ed armonia tra i segni dell’innovazione apportata dai differenziati necessari programmi di trasformazione e gli invarianti di valore che scandiscono la forma naturale ed il paesaggio geografico, l’insediamento storico e recente, la sua infrastrutturazione di impianto.

Il paesaggio si è pertanto imposto all’attenzione quale forma di struttura, che va oltre il determinismo funzionale ambientale, categoria che si esplicita attraverso intenzionalità connesse alla costruzione di valori di paesaggio, ed a tale significato rapportando la “carta europea del paesaggio”.

Si è evidenziato che a questa categoria dovrà riattribuirsi specificità motivazionale, quale valore di testimonianza della contemporaneità, appropriatamente inserendola nella tassonomia dei valori, di antichità, di monumento, di testimonianza, di naturalità, che presiedono all’azione istituzionale da svolgere nel quadro di criteri di reciprocità relazionale. Qualità dell’architettura e qualità di costruzione di paesaggio sono apparsi sinonimo.

Questa definizione problematica, orientata alle regole che qualifichino con successo la costruzione del paesaggio, è apparsa coerente con la distinzione tra azioni di tutela ed azioni di valorizzazione, assunta nella riarticolazione tra Stato e regioni delle materie di specifica responsabilità istituzionale, come sancito dal riformato Titolo V della Carta costituzionale.

Di attualità è, in tal senso, l’attenzione riposta sulla necessità di ricostruire paesaggi, categoria riflessiva che ha scandito il confronto svoltosi nel corso della seconda rassegna urbanistica regionale, promosso dalla sezione campana dell’Inu (12 aprile 2003).

La mostra, che ha accompagnato il confronto, ha visto impegnate le sezioni regionali dell’Inu, ciascuna operando con la comune ispirazione ad evidenziare la contraddizione paesaggistica su due casi emblematici dei significati, urbano-metropolitano il primo, naturalistico-ambientale il secondo, con una accentuazione regionale tematizzata, esposta nel corso del confronto dai soci Inu che hanno curato le specifiche redazioni. Acque e paesaggi fluviali hanno attratto l’attenzione della sezione Inu del Trentino, il nuovo senso del paesaggio urbano e di quello fluviale ha visto impegnata la sezione Emilia Romagna; città diffusa, della balneazione o della produzione ha visto impegnato il Veneto; i valori da riesplorare delle trame leggere urbane dei percorsi delle colline fiorentine sono stati richiamati dalla sezione Toscana; le nuove condizioni del rapporto terra-mare-collina hanno impegnato la sezione Puglia; le implicazioni sulla ricostruzione di qualità paesaggistiche, conseguente alla demolizione intrapresa dei detrattori campani costieri o al riuso di siti costieri dismessi, ha impegnato la sezione Inu della Campania. Il tempo dello spazio e l’unità di intenti del cambiamento sono stati richiamati dalla sezione Lazio, fondandosi le valutazioni sui temi posti dal caso Ostia-Fiumicino. La dissonanza tra vocazioni proprie ai luoghi e caratteri dell’azione trasformativa infrastrutturale, è stata richiamata nel commento della trama del tessuto metropolitano proposto dalla sezione Lombardia.

L’autorevole commento di Costanza Pera, del Ministero delle infrastrutture e trasporti, ha richiamato l’attenzione sulle regole e sugli strumenti appropriati di valutazione ambientale strategica, da esplicitare nella necessaria ricostruzione di paesaggi.

La riqualificazione ed il rinnovo urbano, la monumentalizzazione delle periferie, la capitalizzazione infrastrutturale metropolitana, la rinaturalizzazione dei segni conseguenti da attività mineraria di cava, i nuovi paesaggi agrari, i rapporti innovative terra mare, tutte queste azioni di programma e di piano propongono ricostruzione dei paesaggi conseguenti ai tessuti coinvolti, da implementare attraverso politiche pubbliche nel contesto dei nuovi significati conseguenti all’interazione di uomini e luoghi. La necessità può, quindi, divenire virtù; il contenuto funzionale può, infatti, plasmare il simbolismo ricercato della forma sensibile, necessario quale manifestazione del valore della contemporaneità.

 

All’origine dello sconforto sulla perdita delle qualità paesaggistiche vi è di certo la nuova condizione antropica dell’urbano, affermatasi nella seconda metà del trascorso secolo. Le nuove relazioni spazio-temporali hanno consentito, nella società del consumo e della mobilità, di dilatare la fruizione dei beni territoriali e, quindi, di cogliere le contraddizioni d’uso, di struttura e di forma su scale mai prima sperimentate. Ciò ha accresciuto la consapevolezza di una unità di stato. Se il paesaggio culturale poteva ritenersi in passato avere quale riferimento unità selezionate di suolo, connotate da unicità di caratteri, l’unità di stato conferma che la categoria del paesaggio e della forma sensibile interessa tutte le attività che contribuiscono a configurare il sistema di spazi adattati e di luoghi intenzionalmente conservati. Questa unità di stato ricerca l’appropriata disciplina di regolamentazione dei processi evolutivi intrinseci alla categoria paesaggio.

La regolamentazione dell’azione antropica, volta ad assicurare usi compatibili nelle interrelazioni ecosistemiche, si è quindi proposta quale fondamentale acquisizione del contratto sociale a fondamento dell’Unione europea. La sua enunciazione ha comportato l’individuazione di materie e funzioni amministrative, l’individuazione degli enti pubblici territoriali titolari della specifica funzione di governo, l’enunciazione di disposizioni sancite in atti legislativi volte a disciplinare modi di uso, tecniche di intervento, procedimenti attuativi. I differenti strumenti regolamentativi, concernenti specifiche materie e funzioni, dovrebbero convergere nel perseguire l’integrazione appropriata tra i sistemi, su specifiche basi territoriali.

1. magnolia, composizione computerizzata di Nicola Vitolo (2002)

 

Le istituzioni responsabili territoriali parcellizzano l’unità di stato, e dalla dicotomia ne consegue l’ispirazione al necessario coordinamento. La pianificazione della tutela ed uso del suolo è apparsa quale procedimento idoneo ad assicurarne lo svolgersi, attraverso gli specifici atti di piano, generali ed esecutivi.

L’adeguamento delle regole e del procedimento al pluralismo del contemporaneo ha, pertanto, ispirato l’innovazione legislativa, mentre la trasversalità multiobiettivo, ispirata alla sintesi di proposta, ha indirizzato l’innovazione nella forma del piano, ispirata alla correlazione tra programmazione, pianificazione e bilancio.

Si è così delineato il percorso virtuoso promosso dall’ente territoriale titolare della funzione pubblica, e come tale laborioso. Si è cercato di attenuarne le implicazioni tendendo a correlarne i contenuti con il contrattualismo tra gli attori pubblici e privati. Si sono in tal senso differenziati gli invarianti conseguenti all’identità locale diagnosticata dalle azioni negoziabili di modificazione e trasformazione d’uso, e si sono promossi, nella legislazione regionale, procedimenti, quali la conferenza di pianificazione, onde promuovere il procedimento di condivisione. Nuove strumentazioni, quali la perequazione territoriale ed urbanistica, sono state predisposte onde fondare la ricercata condivisione su criteri di utilità ed equità distributiva.

Si è cercato di risolvere l’antinomia tra pianificazione della tutela e dell’uso del suolo e contrattualismo decisionista incontrollato attraverso l’enunciazione del piano strategico, sostenibile e condiviso, volto ad accrescere l’efficacia del processo di pianificazione. Il circolo virtuoso da governare si è reso di conseguenza più complesso e, tuttavia, la sua semplificazione appare rischiosa per la carenza di significante che si delinea su valori fondamentali.

Si pone, pertanto, la necessità di riflettere sulla natura delle regole e degli strumenti razionali che possano contribuire a qualificare l’azione di ricostruzione dei paesaggi.

Il coacervo di operazioni istituzionali e tecniche che consentano di fondare su basi condivise il programma e ne assicurino l’attuazione coerente negli anni attraverso operazioni di cantiere e di gestione, va necessariamente articolato per sequenze temporalizzate, che si connotino nella diversità dei ruoli assolti da ciascuna componente del cronoprogramma per la comunanza di intenti, ravvisata nella valutazione strategica preventiva della qualità indotta alla forma spaziale sensibile dell’insieme e delle sue parti.

È, pertanto, la valutazione preventiva degli scenari regolamentativi, strutturali e formali che va approfondita. La verifica della disponibilità a pagare per qualità specifiche partecipa di questa valutazione, come emerso dalla comparazione tra tecnologie di opere infrastrutturali nel confronto napoletano.

 

Il paesaggio si contraddistingue per la specifica conformazione del suolo, per i valori culturali che consente di leggere ed altresì per la sua configurazione caratterizzata dalla distribuzione di masse ed attività, la densità e tessitura, per i suoi magneti e sequenze, per i suoi distretti e macrostrutture, per i suoi punti focali, per i valori scenici o relazionalità di campo. Questi elementi della identità dei luoghi, osservati e interpretati, promuovono l’interazione tra significante e significato.

I valori del paesaggio si specificano con riferimento alla intravista capacità di promozione culturale, opportuna per la valorizzazione del capitale umano, coltivando quanto intravisto nell’art. 9 della Costituzione. Lo sconforto connesso alla constatazione della perdita di valore consegue da pedagogia di paesaggio ed interpreta l’ispirazione unitaria ai valori, civili e culturali, a fondamento della nostra Costituzione.

Nel riscontrare l’attualità di quella ispirazione alla evoluzione pianificata e progettata dell’insieme, onde assicurarne l’uso non pregiudizievole, si riafferma l’istanza ad una elaborazione di progetto che tragga dalla contraddizione nuovi motivi di ispirazione. L’anticipazione del futuro, come intenzionalità di conservazione mirata o di trasformazione programmata e disegnata, anima il prodotto ed il processo.

Queste consapevolezze hanno rafforzato l’istanza per la concezione di una forma piano, aperta al dialogo, alla corresponsabilità ed estesa alla gestione integrata dell’attuazione. Si è, quindi, accresciuta la consapevolezza della correlazione tra la categoria di paesaggio e l’ispirazione al progetto di uso del suolo che pratichi la valutazione preventiva degli scenari regolamentativi.

La conservazione di qualità di paesaggio, se volta a rimuovere le cause dell’obsolescenza, in tanto può affermarsi in quanto promuove innovazione, anche attraverso il superamento delle separatezze e della logica delle competenze settoriali, nella prospettiva di una rinnovata modernità.

Il consolidarsi dell’aspirazione alla norma unica d’uso del territorio, tesa a rendere compatibili i molteplici scopi e a perseguire la gestione efficace ed efficiente, consegue dall’attuale confusione di norme e si è rafforzata in conseguenza della consapevolezza della contraddizione tra qualità degli usi del suolo generatisi e potenzialità ravvisate. L’inefficacia gestionale ed amministrativa non aiuta a promuovere nè l’appropriata tutela nè le trasformazioni assunte come compatibili con la sostenibilità.

Coltivando questi contenuti, il XXII Congresso Inu (Perugia, giugno 1998), ha trasmesso un fondamentale messaggio al paese, concernente la necessità della confluenza, nella strumentazione del piano urbanistico, territoriale e comunale, dell’attenzione ai valori del paesaggio. È apparso chiaramente che l’efficacia dell’azione della tutela attiva, unica promuovibile, debba comportare la valorizzazione delle responsabilità molteplici, connesse al governo delle funzioni amministrative incidenti sul territorio.

Questa sinergia tra responsabilità appare la reale condizione di novità da promuovere nel governo del territorio, su fondamenti procedimentali definiti nella legislazione. La pianificazione urbanistica, nella sua articolazione provinciale, di area e comunale, a contenuto strutturale ed operativo, ne è lo strumento appropriato, anche con riferimento alle qualità del progetto di paesaggio. La disciplina dell’edificabilità non può separarsi dalla disciplina dell’uso sociale ed ecologico del suolo, per le implicazioni che ha sui caratteri della forma sensibile degli spazi.

Va, quindi, ricercata la coerenza e la congruità tra gli strumenti della pianificazione dell’uso del suolo. Il valore attribuito al paesaggio nell’art. 9 della Costituzione andrebbe ritrovato in tutti gli istituti di piano di uso del suolo, come si riscontra nel diffuso riferimento degli strumenti di pianificazione territoriale e comunale alla tutela della identità culturale e della integrità fisica quali finalità congrue con l’istanza di sostenibilità dello sviluppo; e dovendosi ritrovare in tutte le istituzioni di governo l’impegno per la ricomposizione del dissidio tra conservazione e sviluppo.

Il piano urbanistico dovrà, quindi, recuperare l’attenzione al paesaggio deducendone l’approccio da incrocio di tradizioni intellettuali, ed avvalendosi a tale scopo delle tecniche di rappresentazione di qualità paesaggistiche annunciate. Dovrebbesi, quindi, ritenere che l’attenzione al paesaggio promuova la riflessione mirata a consolidare i nuovi istituti di piano urbanistico, da praticare nel terzo millennio.

 

La selezione dei siti di ricostruzione di qualità paesaggistiche pone specifiche domande, nella consapevolezza che trattasi di programmi operativi di complessa gestione.

All’origine della domanda di ricostruzione di paesaggi può trovarsi un atto sistematico di pianificazione, nel cui ambito siano stati selezionati interventi prioritari di riqualificazione paesaggistica, indirizzati da disciplina preordinata di compatibilità paesaggistica, come da noi proposto nel piano territoriale paesistico della Basilicata tirrenica. In un tale contesto, il circolo virtuoso tra piano e programma può esplicitarsi con modalità appropriate, tese all’efficacia delle azioni, ricorrendo alle molteplici opportunità di cooperazione tra soggetti, pubblici e privati. Ma assai più frequente appare la necessità di selezionare siti di azione in un quadro di carente pianificazione territoriale, o per mancanza di indizi specifici negli atti formali di pianificazione territoriale o per carenza assoluta di atti di piano.

Esempi del primo caso si riscontrano proprio in Campania, ove il disastro ambientale che si riscontra alla foce del Bussento non è annunciato in nessun atto di pianificazione territoriale di area vasta, nè nel piano del Parco del Cilento nè nel Ptc della Provincia di Salerno.

In mancanza di atti formali di pianificazione territoriale, in Provincia di Caserta ha avuto ruolo nella intenzionalità di ricostruzione di paesaggi il Prusst, attraverso il quale ci si è proposti di attenuare l’incidenza segnica delle attività estrattive che hanno aggredito le pendici collinari frontistanti il piano campano, con implicazioni sulla forma sensibile dell’insieme territoriale. I programmi complessi territoriali possono pertanto contribuire alla selezione di siti di azione, come suggerisce anche l’esperienza della Tess attraverso il piano strategico costa del Vesuvio.

La ricostruzione di paesaggi può proporsi come obiettivo del piano urbanistico comunale, come suggerisce a Napoli la variante parziale di Prg adottata per l’area di Bagnoli Coroglio, dei cui contenuti è nota la parzialità delle regole. E dovrebbe indirizzare altresì la delineata politica regionale di salvaguardia dal rischio vulcanico, accompagnandosi la delocalizzazione sollecitata alla ricucitura delle trame di paesaggio urbano.

 

Significativa tematica si ravvisa nelle modalità attraverso cui promuovere integrazione tra segni permanenti di paesaggio ed innovazione necessaria per la ricostruzione del suo significato simbolico.

I valori di continuità del rapporto natura-artificio, o in alternativa di contrasto, si esaltano attraverso il pensiero critico progettuale, come evidenzia la vasta esperienza francese promossa con la concertazione zonale.

In tali contesti si dovrebbe coltivare ampiamente la valutazione multiobiettivo, il valore sociale complesso conseguente al progetto d’uso, che valuti organicamente i valori di innovazione e di trasformazione, con riferimento all’efficacia, all’efficienza, all’equità, ed alla compatibilità della forma sensibile. Il contrattualismo mirato, esplicitato su base concorrenziale attraverso la gara di evidenza pubblica, vagliata da commissione concorsuale autorevole, appare ricco di opportunità, come praticato dal Comune di Modena. Regole urbanistiche appropriate gestite dal comune e contrattualismo possono dare luogo a percorsi virtuosi, che evitino l’impantanarsi della gestione pubblica nei lunghi e costosi percorsi della trasformazione urbana, come annunciano le società di trasformazione urbana istituite dall’amministrazione comunale napoletana.

2. farfafiore, composizione computerizzata di Nicola Vitolo (2003)

 

In questo senso vanno riscontrati i limiti del piano urbanistico che abbiamo sperimentato, onde ravvisarne le integrazioni da apportare nella forma del piano, e ciò tanto più con riferimento al ricostruire paesaggi. L’unità nella diversità di configurazione appare meta specifica degli strumenti di pianificazione generale. Nella pratica dell’anticipazione connessa al piano, l’unità nella diversità va perseguita coltivando i valori della diversità. La socializzazione del suolo; l’adeguamento del tessuto insediativo da promuovere attraverso mantenimento e recupero; lo sviluppo delle vocazionalità produttive, con riferimento alla produzione ed ai servizi alla domanda locale; il potenziamento della dotazione ricettiva; l’adeguamento delle infrastrutture della mobilità; l’avvio effettivo dei parchi urbani e territoriali; tutte queste categorie di scopo vanno percepite nel contesto del ricostruire paesaggi.

La perequazione urbanistica - intesa come bilanciamento consensuale tra interessi pubblici ed interessi privati nel regime immobiliare conformativo della proprietà connesso alle scelte di uso del suolo ed esplicitato attraverso disciplina preventiva – può acquisire ruolo strategico.

Le scelte urbanistiche dedotte da valutazioni concernenti la conformazione strutturale e la configurazione formale dei siti di modificazione o trasformazione delle condizioni di stato, sulla base di teoriche idonee a indirizzare le incertezze nel giudizio di compatibilità, quali la teoria dei margini proposta nel programma del Comune di Capaccio. Le situazioni morfologiche ricorrenti sono da incrociare con indirizzi tipo morfologici agli interventi contemplanti la riqualificazione, rafforzamento, eventuali nuove morfologie urbane, come da noi praticato nel piano paesistico della Basilicata tirrenica, e successivamente ripreso nel progetto dei piani urbanistici comunali. Le norme disegnate di indirizzo, simulanti l’equilibrio da perseguite tra perequazione di interessi e perequazione di valori, dovrebbero proporsi quale fondamento della forma piano, in qualsivoglia delle sue manifestazioni.

Si individua, quindi, un laborioso procedimento progettuale, fondato su valutazioni iterative concernenti ipotesi, verifica e conferma o riformulazione, che ha come riferimento la disciplina d’uso concernente la specifica unità di suolo, ma che si avvale di principi di continuità, di relazionalità tipo morfologica e di integrazione nell’innovazione proposta. Il giudizio sulla compatibilità paesistica degli esiti dell’iterazione va esercitato ricorrendo a simulazione del paesaggio virtuale demandando alla accurata disciplina morfologica di indirizzo la definizione dei percorsi di cambiamento compatibili con i valori di paesaggio, da ricostruire. I programmi Gis aiutano in questo cimento, come da noi sperimentato nel ricostruire in laboratorio i caratteri dei paesaggi virtuali degli spazi paesistici della Campania.

 

1. magnolia, composizione computerizzata di Nicola Vitolo (2002)

2. farfafiore, composizione computerizzata di Nicola Vitolo (2003)

 

 

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