areAVasta mi offre l’opportunità di porre in
correlazione significativi confronti
intellettuali, svoltisi nei recenti mesi,
cui ho avuto l’opportunità di presenziare,
contribuendo al loro svolgimento.
A Ferrara (6 e 7 marzo 2003), per iniziativa
dell’Inu Emilia Romagna, ha avuto luogo il
convegno nazionale avente ad oggetto la
categoria dell’interesse pubblico negli atti
di pianificazione e progetto.
Ad Ancona (13 e 14 marzo 2003), per
iniziativa dell’Inu Marche, ha avuto luogo
il confronto internazionale sui parchi ed
aree protette.
A Napoli, nel corso della seconda rassegna
urbanistica regionale (10 e 12 aprile), ha
avuto luogo il confronto-testimonianza delle
sezioni regionali dell’Istituto nazionale di
urbanistica (Inu) sul tema Ricostruire
paesaggi.
A Caserta (12 e 14 giugno 2003), per
iniziativa del Ministero delle
infrastrutture e trasporti, si è svolta la
seconda conferenza nazionale, nel cui ambito
si è posta in correlazione la
modernizzazione infrastrutturale conseguente
alla legge obiettivo con le politiche
per il territorio e le città.
Infine, a Milano (26 e 28 giugno 2003), si è
svolto il XXIV Congresso nazionale Inu sulle
aree metropolitane nel quadro europeo.
È possibile ritrovare, nell’argomentazione
svolta in questi variegati eventi, una
comune attitudine ad esplorare e valutare il
mutamento e ad enunciare linee di azione sul
come adeguare le politiche pubbliche onde
perseguire esiti mirati.
La categoria del paesaggio si è imposta
all’attenzione in tutti i suddetti
confronti, con enfasi non solo sulle
consuete valenze strutturali proprie al
paesaggio geografico e ecologico, ma sulle
valenze proprie alla forma sensibile che ne
connota l’identità.
Le qualità di paesaggio si sono rivelati
riferimento primario dell’interesse
pubblico, come peraltro sancito nell’art. 9
della nostra Carta Costituzionale, e questo
carattere è stato ulteriormente evidenziato
nel corso degli eventi in contrapposizione
alla carenza di qualità ed alla immanente
drammatica trascuratezza che riscontrano i
paesaggi antropizzati delle nostre regioni
metropolitane, delle regioni alpine ed
appenniniche, ed altresì delle aree di parco
nazionale. E l’interesse pubblico si è
correlato a quelle valenze generali
cognitive fondate sull’interpretazione della
stratificazione di valori ed interessi
propria della categoria territorio,
comprensivi, quindi, del capitale naturale,
umano, sociale e istituzionale.
Si è marcata la correlazione tra il
paesaggio metropolitano proprio alla
diffusione urbana e le opportunità
conseguenti alla politica di
capitalizzazione infrastrutturale e di
attrezzatura delle città metropolitane. E
tra il paesaggio naturale e l’azione di
modificazione pianificata introdotta dagli
enti parco francesi, mirata alla
valorizzazione attraverso rafforzamento
insediativo dagli stessi gestito per
efficienza di bilancio, esercitando la
necessaria correlazione tra piano e
bilancio.
Nell’indagare sulle cause del degrado dei
valori di paesaggio, è emersa come categoria
di riflessione non la consueta
contrapposizione tra la tutela passiva e le
azioni di trasformazione, quanto piuttosto
la mancanza di regole, morfologiche e
funzionali, ma anche legislative, idonee a
promuovere compatibilità ed armonia tra i
segni dell’innovazione apportata dai
differenziati necessari programmi di
trasformazione e gli invarianti di valore
che scandiscono la forma naturale ed il
paesaggio geografico, l’insediamento storico
e recente, la sua infrastrutturazione di
impianto.
Il paesaggio si è pertanto imposto
all’attenzione quale forma di struttura, che
va oltre il determinismo funzionale
ambientale, categoria che si esplicita
attraverso intenzionalità connesse alla
costruzione di valori di paesaggio, ed a
tale significato rapportando la “carta
europea del paesaggio”.
Si è evidenziato che a questa categoria
dovrà riattribuirsi specificità
motivazionale, quale valore di testimonianza
della contemporaneità, appropriatamente
inserendola nella tassonomia dei valori, di
antichità, di monumento, di testimonianza,
di naturalità, che presiedono all’azione
istituzionale da svolgere nel quadro di
criteri di reciprocità relazionale. Qualità
dell’architettura e qualità di costruzione
di paesaggio sono apparsi sinonimo.
Questa definizione problematica, orientata
alle regole che qualifichino con successo la
costruzione del paesaggio, è apparsa
coerente con la distinzione tra azioni di
tutela ed azioni di valorizzazione, assunta
nella riarticolazione tra Stato e regioni
delle materie di specifica responsabilità
istituzionale, come sancito dal riformato
Titolo V della Carta costituzionale.
Di attualità è, in tal senso, l’attenzione
riposta sulla necessità di ricostruire
paesaggi, categoria riflessiva che ha
scandito il confronto svoltosi nel corso
della seconda rassegna urbanistica
regionale, promosso dalla sezione campana
dell’Inu (12 aprile 2003).
La mostra, che ha accompagnato il confronto,
ha visto impegnate le sezioni regionali
dell’Inu, ciascuna operando con la comune
ispirazione ad evidenziare la contraddizione
paesaggistica su due casi emblematici dei
significati, urbano-metropolitano il primo,
naturalistico-ambientale il secondo, con una
accentuazione regionale tematizzata, esposta
nel corso del confronto dai soci Inu che
hanno curato le specifiche redazioni. Acque
e paesaggi fluviali hanno attratto
l’attenzione della sezione Inu del Trentino,
il nuovo senso del paesaggio urbano e di
quello fluviale ha visto impegnata la
sezione Emilia Romagna; città diffusa, della
balneazione o della produzione ha visto
impegnato il Veneto; i valori da riesplorare
delle trame leggere urbane dei percorsi
delle colline fiorentine sono stati
richiamati dalla sezione Toscana; le nuove
condizioni del rapporto terra-mare-collina
hanno impegnato la sezione Puglia; le
implicazioni sulla ricostruzione di qualità
paesaggistiche, conseguente alla demolizione
intrapresa dei detrattori campani costieri o
al riuso di siti costieri dismessi, ha
impegnato la sezione Inu della Campania. Il
tempo dello spazio e l’unità di intenti del
cambiamento sono stati richiamati dalla
sezione Lazio, fondandosi le valutazioni sui
temi posti dal caso Ostia-Fiumicino. La
dissonanza tra vocazioni proprie ai luoghi e
caratteri dell’azione trasformativa
infrastrutturale, è stata richiamata nel
commento della trama del tessuto
metropolitano proposto dalla sezione
Lombardia.
L’autorevole commento di Costanza Pera, del
Ministero delle infrastrutture e trasporti,
ha richiamato l’attenzione sulle regole e
sugli strumenti appropriati di valutazione
ambientale strategica, da esplicitare nella
necessaria ricostruzione di paesaggi.
La riqualificazione ed il rinnovo urbano, la
monumentalizzazione delle periferie, la
capitalizzazione infrastrutturale
metropolitana, la rinaturalizzazione dei
segni conseguenti da attività mineraria di
cava, i nuovi paesaggi agrari, i rapporti
innovative terra mare, tutte queste azioni
di programma e di piano propongono
ricostruzione dei paesaggi conseguenti ai
tessuti coinvolti, da implementare
attraverso politiche pubbliche nel contesto
dei nuovi significati conseguenti
all’interazione di uomini e luoghi. La
necessità può, quindi, divenire virtù; il
contenuto funzionale può, infatti, plasmare
il simbolismo ricercato della forma
sensibile, necessario quale manifestazione
del valore della contemporaneità.
All’origine dello sconforto sulla perdita
delle qualità paesaggistiche vi è di certo
la nuova condizione antropica dell’urbano,
affermatasi nella seconda metà del trascorso
secolo. Le nuove relazioni spazio-temporali
hanno consentito, nella società del consumo
e della mobilità, di dilatare la fruizione
dei beni territoriali e, quindi, di cogliere
le contraddizioni d’uso, di struttura e di
forma su scale mai prima sperimentate. Ciò
ha accresciuto la consapevolezza di una
unità di stato. Se il paesaggio culturale
poteva ritenersi in passato avere quale
riferimento unità selezionate di suolo,
connotate da unicità di caratteri, l’unità
di stato conferma che la categoria del
paesaggio e della forma sensibile interessa
tutte le attività che contribuiscono a
configurare il sistema di spazi adattati e
di luoghi intenzionalmente conservati.
Questa unità di stato ricerca l’appropriata
disciplina di regolamentazione dei processi
evolutivi intrinseci alla categoria
paesaggio.
La regolamentazione dell’azione antropica,
volta ad assicurare usi compatibili nelle
interrelazioni ecosistemiche, si è quindi
proposta quale fondamentale acquisizione del
contratto sociale a fondamento dell’Unione
europea. La sua enunciazione ha comportato
l’individuazione di materie e funzioni
amministrative, l’individuazione degli enti
pubblici territoriali titolari della
specifica funzione di governo,
l’enunciazione di disposizioni sancite in
atti legislativi volte a disciplinare modi
di uso, tecniche di intervento, procedimenti
attuativi. I differenti strumenti
regolamentativi, concernenti specifiche
materie e funzioni, dovrebbero convergere
nel perseguire l’integrazione appropriata
tra i sistemi, su specifiche basi
territoriali.
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1. magnolia, composizione
computerizzata di Nicola Vitolo
(2002) |
Le istituzioni responsabili territoriali
parcellizzano l’unità di stato, e dalla
dicotomia ne consegue l’ispirazione al
necessario coordinamento. La pianificazione
della tutela ed uso del suolo è apparsa
quale procedimento idoneo ad assicurarne lo
svolgersi, attraverso gli specifici atti di
piano, generali ed esecutivi.
L’adeguamento delle regole e del
procedimento al pluralismo del contemporaneo
ha, pertanto, ispirato l’innovazione
legislativa, mentre la trasversalità
multiobiettivo, ispirata alla sintesi di
proposta, ha indirizzato l’innovazione nella
forma del piano, ispirata alla correlazione
tra programmazione, pianificazione e
bilancio.
Si è così delineato il percorso virtuoso
promosso dall’ente territoriale titolare
della funzione pubblica, e come tale
laborioso. Si è cercato di attenuarne le
implicazioni tendendo a correlarne i
contenuti con il contrattualismo tra gli
attori pubblici e privati. Si sono in tal
senso differenziati gli invarianti
conseguenti all’identità locale
diagnosticata dalle azioni negoziabili di
modificazione e trasformazione d’uso, e si
sono promossi, nella legislazione regionale,
procedimenti, quali la conferenza di
pianificazione, onde promuovere il
procedimento di condivisione. Nuove
strumentazioni, quali la perequazione
territoriale ed urbanistica, sono state
predisposte onde fondare la ricercata
condivisione su criteri di utilità ed equità
distributiva.
Si è cercato di risolvere l’antinomia tra
pianificazione della tutela e dell’uso del
suolo e contrattualismo decisionista
incontrollato attraverso l’enunciazione del
piano strategico, sostenibile e
condiviso, volto ad accrescere l’efficacia
del processo di pianificazione. Il circolo
virtuoso da governare si è reso di
conseguenza più complesso e, tuttavia, la
sua semplificazione appare rischiosa per la
carenza di significante che si delinea su
valori fondamentali.
Si pone, pertanto, la necessità di
riflettere sulla natura delle regole e degli
strumenti razionali che possano contribuire
a qualificare l’azione di ricostruzione dei
paesaggi.
Il coacervo di operazioni istituzionali e
tecniche che consentano di fondare su basi
condivise il programma e ne assicurino
l’attuazione coerente negli anni attraverso
operazioni di cantiere e di gestione, va
necessariamente articolato per sequenze
temporalizzate, che si connotino nella
diversità dei ruoli assolti da ciascuna
componente del cronoprogramma per la
comunanza di intenti, ravvisata nella
valutazione strategica preventiva della
qualità indotta alla forma spaziale
sensibile dell’insieme e delle sue parti.
È, pertanto, la valutazione preventiva degli
scenari regolamentativi, strutturali e
formali che va approfondita. La verifica
della disponibilità a pagare per qualità
specifiche partecipa di questa valutazione,
come emerso dalla comparazione tra
tecnologie di opere infrastrutturali nel
confronto napoletano.
Il paesaggio si contraddistingue per la
specifica conformazione del suolo, per i
valori culturali che consente di leggere ed
altresì per la sua configurazione
caratterizzata dalla distribuzione di masse
ed attività, la densità e tessitura, per i
suoi magneti e sequenze, per i suoi
distretti e macrostrutture, per i
suoi punti focali, per i valori scenici o
relazionalità di campo. Questi elementi
della identità dei luoghi, osservati e
interpretati, promuovono l’interazione tra
significante e significato.
I valori del paesaggio si specificano con
riferimento alla intravista capacità di
promozione culturale, opportuna per la
valorizzazione del capitale umano,
coltivando quanto intravisto nell’art. 9
della Costituzione. Lo sconforto connesso
alla constatazione della perdita di valore
consegue da pedagogia di paesaggio ed
interpreta l’ispirazione unitaria ai valori,
civili e culturali, a fondamento della
nostra Costituzione.
Nel riscontrare l’attualità di quella
ispirazione alla evoluzione pianificata e
progettata dell’insieme, onde assicurarne
l’uso non pregiudizievole, si
riafferma l’istanza ad una elaborazione di
progetto che tragga dalla contraddizione
nuovi motivi di ispirazione. L’anticipazione
del futuro, come intenzionalità di
conservazione mirata o di trasformazione
programmata e disegnata, anima il prodotto
ed il processo.
Queste consapevolezze hanno rafforzato
l’istanza per la concezione di una forma
piano, aperta al dialogo, alla
corresponsabilità ed estesa alla gestione
integrata dell’attuazione. Si è, quindi,
accresciuta la consapevolezza della
correlazione tra la categoria di paesaggio e
l’ispirazione al progetto di uso del suolo
che pratichi la valutazione preventiva degli
scenari regolamentativi.
La conservazione di qualità di paesaggio, se
volta a rimuovere le cause
dell’obsolescenza, in tanto può affermarsi
in quanto promuove innovazione, anche
attraverso il superamento delle separatezze
e della logica delle competenze settoriali,
nella prospettiva di una rinnovata
modernità.
Il consolidarsi dell’aspirazione alla norma
unica d’uso del territorio, tesa a rendere
compatibili i molteplici scopi e a
perseguire la gestione efficace ed
efficiente, consegue dall’attuale confusione
di norme e si è rafforzata in conseguenza
della consapevolezza della contraddizione
tra qualità degli usi del suolo generatisi e
potenzialità ravvisate. L’inefficacia
gestionale ed amministrativa non aiuta a
promuovere nè l’appropriata tutela nè le
trasformazioni assunte come compatibili con
la sostenibilità.
Coltivando questi contenuti, il XXII
Congresso Inu (Perugia, giugno 1998), ha
trasmesso un fondamentale messaggio al
paese, concernente la necessità della
confluenza, nella strumentazione del piano
urbanistico, territoriale e comunale,
dell’attenzione ai valori del paesaggio. È
apparso chiaramente che l’efficacia
dell’azione della tutela attiva, unica
promuovibile, debba comportare la
valorizzazione delle responsabilità
molteplici, connesse al governo delle
funzioni amministrative incidenti sul
territorio.
Questa sinergia tra responsabilità appare la
reale condizione di novità da promuovere nel
governo del territorio, su fondamenti
procedimentali definiti nella legislazione.
La pianificazione urbanistica, nella sua
articolazione provinciale, di area e
comunale, a contenuto strutturale ed
operativo, ne è lo strumento appropriato,
anche con riferimento alle qualità del
progetto di paesaggio. La disciplina dell’edificabilità
non può separarsi dalla disciplina dell’uso
sociale ed ecologico del suolo, per le
implicazioni che ha sui caratteri della
forma sensibile degli spazi.
Va, quindi, ricercata la coerenza e la
congruità tra gli strumenti della
pianificazione dell’uso del suolo. Il valore
attribuito al paesaggio nell’art. 9 della
Costituzione andrebbe ritrovato in tutti gli
istituti di piano di uso del suolo, come si
riscontra nel diffuso riferimento degli
strumenti di pianificazione territoriale e
comunale alla tutela della identità
culturale e della integrità fisica quali
finalità congrue con l’istanza di
sostenibilità dello sviluppo; e dovendosi
ritrovare in tutte le istituzioni di governo
l’impegno per la ricomposizione del dissidio
tra conservazione e sviluppo.
Il piano urbanistico dovrà, quindi,
recuperare l’attenzione al paesaggio
deducendone l’approccio da incrocio di
tradizioni intellettuali, ed avvalendosi a
tale scopo delle tecniche di
rappresentazione di qualità paesaggistiche
annunciate. Dovrebbesi, quindi, ritenere che
l’attenzione al paesaggio promuova la
riflessione mirata a consolidare i nuovi
istituti di piano urbanistico, da praticare
nel terzo millennio.
La selezione dei siti di ricostruzione di
qualità paesaggistiche pone specifiche
domande, nella consapevolezza che trattasi
di programmi operativi di complessa
gestione.
All’origine della domanda di ricostruzione
di paesaggi può trovarsi un atto sistematico
di pianificazione, nel cui ambito siano
stati selezionati interventi prioritari di
riqualificazione paesaggistica, indirizzati
da disciplina preordinata di compatibilità
paesaggistica, come da noi proposto nel
piano territoriale paesistico della
Basilicata tirrenica. In un tale contesto,
il circolo virtuoso tra piano e programma
può esplicitarsi con modalità appropriate,
tese all’efficacia delle azioni, ricorrendo
alle molteplici opportunità di cooperazione
tra soggetti, pubblici e privati. Ma assai
più frequente appare la necessità di
selezionare siti di azione in un quadro di
carente pianificazione territoriale, o per
mancanza di indizi specifici negli atti
formali di pianificazione territoriale o per
carenza assoluta di atti di piano.
Esempi del primo caso si riscontrano proprio
in Campania, ove il disastro ambientale che
si riscontra alla foce del Bussento non è
annunciato in nessun atto di pianificazione
territoriale di area vasta, nè nel piano del
Parco del Cilento nè nel Ptc della Provincia
di Salerno.
In mancanza di atti formali di
pianificazione territoriale, in Provincia di
Caserta ha avuto ruolo nella intenzionalità
di ricostruzione di paesaggi il Prusst,
attraverso il quale ci si è proposti di
attenuare l’incidenza segnica delle attività
estrattive che hanno aggredito le pendici
collinari frontistanti il piano campano, con
implicazioni sulla forma sensibile
dell’insieme territoriale. I programmi
complessi territoriali possono pertanto
contribuire alla selezione di siti di
azione, come suggerisce anche l’esperienza
della Tess attraverso il piano strategico
costa del Vesuvio.
La ricostruzione di paesaggi può proporsi
come obiettivo del piano urbanistico
comunale, come suggerisce a Napoli la
variante parziale di Prg adottata per l’area
di Bagnoli Coroglio, dei cui contenuti è
nota la parzialità delle regole. E dovrebbe
indirizzare altresì la delineata politica
regionale di salvaguardia dal rischio
vulcanico, accompagnandosi la
delocalizzazione sollecitata alla ricucitura
delle trame di paesaggio urbano.
Significativa tematica si ravvisa nelle
modalità attraverso cui promuovere
integrazione tra segni permanenti di
paesaggio ed innovazione necessaria per la
ricostruzione del suo significato simbolico.
I valori di continuità del rapporto
natura-artificio, o in alternativa di
contrasto, si esaltano attraverso il
pensiero critico progettuale, come
evidenzia la vasta esperienza francese
promossa con la concertazione zonale.
In tali contesti si dovrebbe coltivare
ampiamente la valutazione multiobiettivo, il
valore sociale complesso conseguente al
progetto d’uso, che valuti organicamente i
valori di innovazione e di trasformazione,
con riferimento all’efficacia,
all’efficienza, all’equità, ed alla
compatibilità della forma sensibile. Il
contrattualismo mirato, esplicitato su base
concorrenziale attraverso la gara di
evidenza pubblica, vagliata da commissione
concorsuale autorevole, appare ricco di
opportunità, come praticato dal Comune di
Modena. Regole urbanistiche appropriate
gestite dal comune e contrattualismo possono
dare luogo a percorsi virtuosi, che evitino
l’impantanarsi della gestione pubblica nei
lunghi e costosi percorsi della
trasformazione urbana, come annunciano le
società di trasformazione urbana istituite
dall’amministrazione comunale napoletana.
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2. farfafiore, composizione
computerizzata di Nicola Vitolo
(2003) |
In questo senso vanno riscontrati i limiti
del piano urbanistico che abbiamo
sperimentato, onde ravvisarne le
integrazioni da apportare nella forma del
piano, e ciò tanto più con riferimento al
ricostruire paesaggi. L’unità nella
diversità di configurazione appare meta
specifica degli strumenti di pianificazione
generale. Nella pratica dell’anticipazione
connessa al piano, l’unità nella diversità
va perseguita coltivando i valori della
diversità. La socializzazione del suolo;
l’adeguamento del tessuto insediativo da
promuovere attraverso mantenimento e
recupero; lo sviluppo delle vocazionalità
produttive, con riferimento alla produzione
ed ai servizi alla domanda locale; il
potenziamento della dotazione ricettiva;
l’adeguamento delle infrastrutture della
mobilità; l’avvio effettivo dei parchi
urbani e territoriali; tutte queste
categorie di scopo vanno percepite nel
contesto del ricostruire paesaggi.
La perequazione urbanistica - intesa come
bilanciamento consensuale tra interessi
pubblici ed interessi privati nel regime
immobiliare conformativo della proprietà
connesso alle scelte di uso del suolo ed
esplicitato attraverso disciplina preventiva
– può acquisire ruolo strategico.
Le scelte urbanistiche dedotte da
valutazioni concernenti la conformazione
strutturale e la configurazione
formale dei siti di modificazione o
trasformazione delle condizioni di stato,
sulla base di teoriche idonee a indirizzare
le incertezze nel giudizio di compatibilità,
quali la teoria dei margini proposta nel
programma del Comune di Capaccio. Le
situazioni morfologiche ricorrenti sono da
incrociare con indirizzi tipo morfologici
agli interventi contemplanti la
riqualificazione, rafforzamento, eventuali
nuove morfologie urbane, come da noi
praticato nel piano paesistico della
Basilicata tirrenica, e successivamente
ripreso nel progetto dei piani urbanistici
comunali. Le norme disegnate di indirizzo,
simulanti l’equilibrio da perseguite tra
perequazione di interessi e perequazione di
valori, dovrebbero proporsi quale fondamento
della forma piano, in qualsivoglia delle sue
manifestazioni.
Si individua, quindi, un laborioso
procedimento progettuale, fondato su
valutazioni iterative concernenti ipotesi,
verifica e conferma o riformulazione, che ha
come riferimento la disciplina d’uso
concernente la specifica unità di suolo, ma
che si avvale di principi di continuità, di
relazionalità tipo morfologica e di
integrazione nell’innovazione proposta. Il
giudizio sulla compatibilità paesistica
degli esiti dell’iterazione va esercitato
ricorrendo a simulazione del paesaggio
virtuale demandando alla accurata disciplina
morfologica di indirizzo la definizione dei
percorsi di cambiamento compatibili con i
valori di paesaggio, da ricostruire. I
programmi Gis aiutano in questo cimento,
come da noi sperimentato nel ricostruire in
laboratorio i caratteri dei paesaggi
virtuali degli spazi paesistici della
Campania.
1. magnolia, composizione
computerizzata di Nicola Vitolo (2002)
2. farfafiore, composizione
computerizzata di Nicola Vitolo (2003) |