Numero 6/7 - 2003

 

l'ingegneria naturalistica  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le regole attuative dell'ingegneria naturalistica


Lucio Mariano Alliegro

Michelangelo De Dominicis


 

Il 22 luglio 2002, è stato emanato il Regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica, frutto della collaborazione tra Regione Campania, Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti e Aipin - Campania. Il regolamento costituisce uno strumento di integrazione tra attività antropica e ambiente, proponendo un metodo di lavoro nella progettazione ed esecuzione di opere che interagiscono con il paesaggio. Lucio Mariano Alliegro* e Michelangelo De Dominicis** illustrano il contenuto dell’articolato normativo e dell’allegatotecnico di cui si compone il Regolamento regionale

 

 

*presidente della sezione Campania dell'Aipin (Associazione italiana per l'ingegneria naturalistica)

 

**consulente Ptc della Provincia di Salerno per l’area agraria ed ecologica, consigliere regionale della sezione Campania dell'Aipin (Associazione italiana per l'ingegneria naturalistica)

 

 

Il regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica

 

Con deliberazione n. 3417 del 12 luglio 2002 la Giunta regionale della Campania ha approvato il “Regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica nel territorio della Regione Campania”. Con successivo decreto n. 574 del 22 luglio 2002, il Presidente della Giunta regionale Campania ha emanato il Regolamento pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Campania del 19 agosto 2002.

Il Regolamento regionale è il prodotto di una proficua collaborazione tra la Regione Campania, il Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti e l’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin) - Sezione Campania. La collaborazione, iniziata alla fine del 2001, aveva la finalità di fornire documenti tecnico-scientifici sull’ingegneria naturalistica validi per la programmazione, progettazione ed esecuzione di opere nel campo della difesa del suolo, dei recuperi ambientali e della salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali. Ad un primo documento “Le linee guida per la progettazione di opere di ingegneria naturalistiche”, predisposte e divulgate nel gennaio 2002, è seguita un’intensa attività di studio e confronto con la finalità di pervenire ad uno strumento normativo che avesse una valenza intersettoriale e che costituisse un atto di indirizzo generale per tutti gli enti impegnati nella progettazione ed esecuzione di opere che interagiscono a vario livello col paesaggio, nella convinzione che, laddove applicabili, le tecniche di ingegneria naturalistica costituiscono un valido strumento di integrazione tra l’attività antropica e l’ambiente e forniscono un metodo progettuale più rispettoso anche delle esigenze di salvaguardia del territorio.

La regolamentazione, in capo all’ente regione, delle materie oggetto dell’atto emanato dal Presidente Bassolino, si è resa possibile a seguito delle recenti modifiche costituzionali sui poteri regionali.

La scelta di un regolamento che investisse tutti i settori regionali doveva essere coniugata con l’esigenza di redigere un documento snello, flessibile, che confermasse la piena autonomia progettuale, ma che nello stesso tempo facesse chiarezza sulla definizione di ingegneria naturalistica e proponesse un corretto metodo di lavoro di base per l’attività progettuale.

Il regolamento si sviluppa in soli 10 articoli ed è completato da un allegato tecnico di 107 pagine.

L’articolo 1 chiarisce che all’applicazione del regolamento sono tenuti tutti gli uffici regionali operanti in materia di difesa del suolo, bonifiche e recuperi ambientali, infrastrutture e opere idrauliche, tutela dell’ambiente. Lo stesso articolo 1 chiarisce che sono tenuti all’applicazione del regolamento anche altri enti, diversi dalla regione, purché concessionari di opere negli stessi campi di intervento e i soggetti pubblici e privati tenuti all’acquisizione di autorizzazioni e nulla-osta di competenza regionale.

All’articolo 3 viene introdotto un nuovo elaborato progettuale, la Relazione sull’applicabilità dell’ingegneria naturalistica che, nell’ambito dell’attività di pianificazione e progettazione, ha lo scopo di fornire i risultati della valutazione sull’applicabilità delle tecniche di ingegneria naturalistica, nell’opera, in programmazione e/o progettazione, in relazione alle condizioni specifiche del sito di intervento e dei limiti intrinseci alle tecniche stesse. La relazione prende le mosse dalle conclusioni degli studi di base alla progettazione, ricostruendo pertanto le condizioni al contorno del sito di intervento, sul piano geologico, idrologico, idraulico, geotecnico, floristico-vegetazionale, faunistico e paesaggistico. La relazione prosegue con il valutare l’effettiva esigenza di intervenire esaminando l’ipotesi dell’opzione zero, il non intervento. È sicuramente un punto di forza ed una novità sul piano legislativo l’introduzione del concetto di non intervento, necessario qualora i valori ambientali, che si perderebbero realizzando una qualsiasi opera, siano di ordine maggiore rispetto ai vantaggi che si otterrebbero sul piano della sicurezza e/o dei servizi che si intendessero attuare. Qualora venga esclusa la scelta del non intervento, la relazione, richiamando i limiti delle tecniche di ingegneria naturalistica che pure esistono e vanno a fondo valutati in sede progettuale, verificherà la compatibilità delle tecniche di ingegneria naturalistica con gli interventi che si intendono attuare, siano consolidamenti di sponde, siano recuperi di frane o siano realizzazioni di opere a rete o recuperi ambientali. La relazione, infine, dà conto dei motivi delle scelte delle singole tecniche richiamandosi al principio del livello minimo di energia, in base al quale l’uso di una tecnica sovradimensionata costituisce un errore deontologico, mentre il ricorso ad una tecnica che si dimostri insufficiente consiste un errore tecnico con conseguenza la vanificazione dell’intervento.

L’articolo 4 richiama ed elenca gli ambiti di intervento duali rispetto agli uffici regionali tenuti all’applicazione del Regolamento.

L’articolo 5 richiama e rinvia all’allegato tecnico per la individuazione delle tecniche adottabili, pur precisando che è in facoltà del progettista proporre nuove e diverse tecniche, anche quale combinazione delle tecniche elementari, definibili quali tecniche di ingegneria naturalistica qualora la parte viva vegetale assolva al ruolo esclusivo o preminente di consolidamento, protezione od altro per cui l’intervento stesso viene realizzato.

L’articolo 7 richiama all’obbligo di prevedere, in sede progettuale, gli interventi di recupero delle aree di cantiere.

L’articolo 8 prevede l’applicazione del regolamento anche per opere di manutenzione, proponendo “per quanto possibile” la sostituzione ed integrazione delle opere esistenti con tecniche di ingegneria naturalistica.

L’articolo 10, infine, contempla le fasi transitorie nell’applicazione del Regolamento. Si schematizzano tre condizioni:

1. opere con progetti approvati, ma lavori ancora non consegnati;

2. opere in corso di realizzazione;

3. opere già concluse a partire da 180 giorni prima dell’entrata in vigore del regolamento.

In relazione a tali condizioni, il regolamento suggerisce di verificare:

- la possibilità di recepimento nel progetto delle norme dettate dal regolamento con modifiche progettuali compatibili con le vigenti norme sui lavori pubblici;

- la possibilità di apportare migliorie in corso d’opera finalizzate ad attutire gli impatti delle opere durante il corso dei lavori;

- la possibilità di intervenire con progettazioni successive per il recupero di valori ambientali compromessi con l’uso di tecniche non in linea col regolamento in argomento. Tale eventualità dovrà essere certificata dal responsabile del procedimento con apposita relazione che potrà costituire la base di programmazione di interventi futuri.

 

Figura 1 - Palificata a parete semplice a Padula (Sa)

 

 

L’allegato tecnico al regolamento

 

Premessa

 

L’allegato tecnico al Regolamento, redatto in particolare con la consulenza tecnico-scientifica dell’Aipin Campania, propone l’esame di un processo progettuale che tenga conto delle specificità dell’ingegneria naturalistica.

Esso rappresenta uno strumento di avvio e supporto per coloro i quali, nella pubblica amministrazione e in ambito di privati tecnici professionisti, si confrontano con i temi progettuali inerenti il recupero ambientale, la rinaturazione (creazione di nuova natura) e la difesa idrogeologica del territorio; il repertorio di soluzioni tecniche indicate nell’allegato tecnico rappresentano, infatti, una base di partenza per lo sviluppo ed il perfezionamento di altre tecniche utilizzate nel recupero ambientale e/o difesa del suolo e non inserite, a condizione che le stesse abbiano una precipua corrispondenza con la definizione di ingegneria naturalistica e con i materiali utilizzati chiaramente descritti nell’allegato tecnico (ai paragrafi 2.2 e 2.3).

L’allegato tecnico si articola in tre sezioni distinte: nella prima sono elencati ed illustrati gli aspetti salienti la progettazione delle opere e la valutazione dei progetti che utilizzano le tecniche di ingegneria naturalistica; nella seconda parte sono elencate ed esaminate nel dettaglio le singole tecniche di ingegneria naturalistica maggiormente utilizzate negli interventi di rinaturazione e di difesa idrogeologica; nella terza parte, infine, viene proposto un prezzario di riferimento per le singole tecniche indicate nella sezione precedente.

 

Parte I - Progettazione delle opere e valutazione dei progetti

 

In questa sezione dell’allegato tecnico viene ad esplicitarsi, sul piano scientifico e tecnico, quanto descritto e prescritto nell’articolato del Regolamento, partendo da concetti base per la comprensione della bioingegneria o ingegneria naturalistica, quali quelli di definizione di ingegneria naturalistica, di rinaturazione, nonché la descrizione della vasta casistica inerente i campi di applicazione della disciplina; si mettono, quindi, in risalto alcuni aspetti fondamentali che interessano l’applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica:

- i materiali utilizzati: gli interventi di ingegneria naturalistica si distinguono da quelli in grigio dell’edilizia in quanto utilizzano, come materiale da costruzione, specie vegetali vive, anche in abbinamento con altri materiali, quali: materiali organici inerti (legno, georeti e geostuoie), materiali di sintesi (georeti e griglie) o di altro tipo (ferro e materiale litoide);

- attitudini biotecniche delle piante: con questo termine sono comprese, in sintesi, tutte le azioni che, direttamente o indirettamente, l’entità biologica pianta, soprattutto mediante il suo straordinario apparato radicale, svolge nella difesa e nel miglioramento chimico e fisico della risorsa suolo;

- ambiti di intervento e finalità: vengono descritte le diverse funzioni e i campi di applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica: difesa idrogeologica, tramite il consolidamento di versanti o in generale del terreno; funzione ecologico-naturalistica, con il recupero di aree naturali degradate, cave e discariche; funzione estetico-paesaggistica, che riguarda la sistemazione o rinaturazione di infrastrutture quali, ad esempio, i rilevati stradali o ferroviari; funzione socio-economica, allorquando tali tipologie sono alternative a quelle tradizionali ed a costi molto competitivi, recupero produttivo di aree incolte o abbandonate.

Le tecniche di ingegneria naturalistica sono elencate e descritte (paragrafo 2.6) per gruppi di tipologie simili, quali: semina, messa a dimora di piante o parti di esse come talee, viminate, fascinate, gradinate, palificate, muri di sostegno in pietrame a secco rinverdito, le terre rinforzate, copertura diffusa con astoni, briglie e soglie, pennelli, rampe di risalita per i pesci.

Le linee guida per l’applicabilità delle tecniche di ingegneria naturalistica, delineate nel paragrafo 3.0, derivano da quanto in precedenza descritto in merito all’art. 3 del Regolamento; a ciò si aggiungono due considerazioni di carattere tecnico-professionale: la Relazione sull’applicabilità dell’ingegneria naturalistica, lungi dall’essere una sorta di sbarramento all’ingresso di nuovi professionisti e nuove professionalità nel campo dell’ ingegneria naturalistica, rappresenta, invece, un importante momento di crescita culturale, tecnico-scientifico e di confronto tra professionalità di diversa formazione tecnica e culturale, quali geologi, agronomi, forestali, ingegneri ed architetti; inoltre, le opere che utilizzino tecniche di ingegneria naturalistica devono ottemperare a quanto richiesto dalla legge 109/1994 e successive modifiche e dal Regolamento Dpr del 21 dicembre 1999 n. 554, in modo da assicurare:

a) la qualità dell’opera e la rispondenza alle finalità relative;

b) la conformità alle norme ambientali ed urbanistiche;

c) il soddisfacimento dei requisiti essenziali, definiti dal quadro normativo nazionale e comunitario.

Nei principi generali di intervento nella sistemazione dei corsi d’acqua (paragrafo 3.1) si pone l’accento essenzialmente sulla valorizzazione dell’ecosistema fluviale e, nello specifico, sulla salvaguardia delle unità di paesaggio, sul massimo rispetto possibile della geomorfologia fluviale indisturbata e sulla necessità di consentire il divagamento d’alveo, laddove possibile, in modo da assicurare la continuità degli scambi ecologici e biologici tra le varie aste fluviali; infine, il rispetto della vegetazione ripariale, compatibilmente con il regime idrologico del corso d’acqua ed i livelli di sicurezza, rappresenta un parametro fondamentale, ai fini della difesa idrogeologica delle sponde fluviali e degli specchi d’acqua in generale.

Nella sistemazione di un versante (paragrafo 3.2) viene posta l’attenzione sullo studio della circolazione idrica (superficiale, subsuperficiale, profonda) e sulla conseguente scelta tecnica dei sistemi di drenaggio più opportuni, tra i quali privilegiare quelli che utilizzano le piante vive. Nel caso di fenomeni franosi complessi e più profondi le tecniche di ingegneria naturalistica possono combinarsi con quelle a maggior impatto, in modo da favorire l’inserimento ambientale dell’intervento.

La Relazione sull’applicabilità delle tecniche di ingegneria naturalistica, così come disposto nel Regolamento, rappresenta uno tra gli elementi di maggior importanza nella progettazione di opere che prevedano l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica; in tale ottica gli studi e le indagini preliminari (paragrafo 3.3) sono, dunque, non soltanto propedeutici, ma necessari alla progettazione corretta, perché forniscono indicazioni fondamentali per definire la natura e le caratteristiche dell’opera. Risulta, peraltro, altrettanto essenziale e di alta valenza tecnico-scientifica, uno studio degli stessi parametri ambientali dopo la realizzazione dell’opera, al fine di monitorare e valutare l’inserimento nell’ambiente degli interventi realizzati, poiché quest’ultimo è l’aspetto di maggior rilevanza negli interventi di ingegneria naturalistica. Nel dettaglio, tali studi risultano afferenti le varie discipline coinvolte nella fase di progettazione di un’opera di ingegneria naturalistica e quindi:

- studio idrologico e calcoli idraulici;

- studio geologico–geotecnico;

- studio della flora e della vegetazione;

- studio faunistico.

Lo studio di ogni aspetto ambientale elencato risulta articolato in una serie di analisi principali, e minime, che devono essere effettuate a supporto della progettazione di interventi di ingegneria naturalistica:

- obiettivi dell’indagine preliminare;

- area di studio: bacino idrografico, unità di paesaggio, habitat, ecc.;

- riferimenti normativi e vincoli territoriali: leggi nazionali e regionali, regolamenti, direttive o convenzioni, ecc.;

- informazioni e dati: bibliografia tematica, studi, indagini, cartografie, parametri di calcolo, ecc.;

- metodologie: rilievi, misurazioni, metodologie specifiche di rilevamento, criteri di calcolo, ecc.;

- elaborati: relazioni tecniche, scientifiche, grafici, cartografie, ecc.

Nella progettazione di un’opera con interventi di ingegneria naturalistica è necessaria una stretta relazione alle norme vigenti in materia di lavori pubblici ed in particolare alla legge 109/1994 e successive modifiche ed al Regolamento generale dei lavori pubblici Dpr 554/1999. In tale ottica, nel paragrafo 3.8, sono dettagliatamente elencati e descritti i vari livelli progettuali (preliminare, definitivo, esecutivo) con particolare riferimento alle problematiche ed ai risvolti tecnici inerenti gli interventi di ingegneria naturalistica.

Uno degli aspetti più qualificanti di un’opera di rinaturazione e di recupero ambientale con l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica riguarda la scelta delle essenze vegetali da utilizzare nell’intervento (paragrafo 4.0); tale scelta è il risultato della valutazione di alcuni parametri fondamentali quali: le caratteristiche edafiche e stazionarie del sito d’intervento, le capacità biotecniche delle piante ed in particolare quelle inerenti lo sviluppo radicale, le capacità di propagazione, la velocità di crescita, la reperibilità, in natura o sul mercato, del materiale vegetale. A tali aspetti si aggiungono altri due, strettamente correlati e che potremmo definire di carattere strategico, nella realizzazione di un’opera di ingegneria naturalistica: la conservazione della biodiversità e la coerenza con la tipologia ed il dinamismo della vegetazione dell’area in cui è previsto l’intervento.

Un elemento di forte innovazione, rispetto ad altri regolamenti regionali e nazionali in materia, è rappresentato proprio dall’identificazione ed elencazione dettagliata di un gruppo di specie vegetali considerate, da un punto di vista corologico, spontanee nella Regione Campania. Tale elenco è stato redatto in base alla consulenza tecnico scientifica dell’Aipin Campania, con l’apporto di studi e riferimenti scientifici pubblicati in materia. È, però, opportuno che l’elenco delle specie sia perfezionato e dettagliato dai risultati di analisi floristiche e fitosociologiche, che andrebbero comunque effettuate preliminarmente ad un intervento di recupero ambientale con l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. L’approccio floristico e metodologico proposto per l’elenco specie è quello della classificazione fitoclimatica proposta da Pavari (1916) e quella più recente delle fasce di vegetazione del Pignatti (1979).

L’elenco delle specie vegetali maggiormente significative nella flora della Campania (Pignatti, Flora d’Italia, 1997) e da inserire di preferenza negli interventi di ingegneria naturalistica, risulta dettagliata per ogni singola essenza erbacea, arbustiva o arborea, attraverso la propria nomenclatura tassonomica, il suo appellativo comune o volgare, la sua fascia fitoclimatica e l’aggruppamento vegetale di pertinenza e/o l’habitat di riferimento; per quanto riguarda le fasce in cui si distribuiscono le varie specie vegetali, esse si articolano in:

- fascia mediterranea (0 - 500 m slm);

- fascia sannitica (500 - 1000 m slm);

- fascia atlantica (1000 - 1800 m slm);

- fascia mediterraneo-altomontana (> 1800 m slm);

- vegetazione dei fiumi, dei laghi e del litorale marino.

L’introduzione ed uso di specie esotiche, o comunque estranee al dinamismo naturale della vegetazione, così come di quelle ampiamente diffuse perché legate allo sviluppo antropico o al degrado della zona, deve esser limitato il più possibile e devono essere rese esplicite le motivazioni di scelte che si discostano da questi criteri nella relazione dell’esperto (Tabella 1).

Tabella 1

 

Al fine di una più facile ed esaustiva valutazione dei progetti di ingegneria naturalistica da parte del responsabile di procedimento o di chi è incaricato a valutare i progetti, si è ritenuto utile proporre la compilazione di una lista di controllo, in forma di questionario, che fa riferimento alle linee guida per la progettazione delle opere di ingegneria naturalistica (paragrafo 5.0). Tale lista, partendo da aspetti preliminari e generali dell’opera da valutare, si articola, in un secondo momento, nei vari aspetti tecnici multidisciplinari (geologico, geotecnico, idrologico, ingegneristico, di sicurezza dei cantieri, vegetazionale, faunistico e paesaggistico), considerando, in ogni caso, necessaria un’esperienza di base, maturata relativamente all’applicazione di queste tecniche e/o la necessità di essere affiancati da professionisti esperti nel capo dell’ingegneria naturalistica.

Figura 2 - Palificata doppia e georete sul torrente Telegro. (Eboli, Sa; 1999)

 

 

Parte II - Le tecniche

Nella seconda parte dell’allegato tecnico vengono elencate ed esaminate nel dettaglio le singole tecniche di ingegneria naturalistica maggiormente utilizzate negli interventi di rinaturazione e di difesa idrogeologica.

La codifica utilizzata, a sigla delle varie tecniche, è quella elaborata a cura del Ministero dell’ambiente con la collaborazione dell’Aipin ed ufficializzata nel testo “Linee guida per capitolati speciali per interventi di ingegneria naturalistica e lavori di opere a verde” edito nel 1997.

Si ribadisce, ancora, che l’elenco delle tecniche proposto risulta un semplice riferimento guida per la stesura di progetti con opere di ingegneria naturalistica, stante la possibilità da parte del progettista di utilizzare altre o nuove tecniche o, ancora, combinazioni di quelle elencate, secondo quanto stabilito chiaramente dall’art. 5 del Regolamento, qualora, comunque, la parte viva vegetale assolva al ruolo esclusivo o preminente di consolidamento, protezione od altro scopo di recupero ambientale per cui l’intervento viene realizzato.

Le tecniche sono state raggruppate in base al loro grado di difesa del suolo, partendo da quelli più superficiali, a funzione prevalentemente antierosiva (interventi di semina e rivestimenti), passando poi a quelli ad effetto stabilizzante più profondo (interventi stabilizzanti) ed infine ad interventi di vero e proprio consolidamento (interventi combinati di consolidamento).

Infine, è presente un elenco, separato dal precedente, di tecniche particolari o di uso non comune, da utilizzarsi prevalentemente in ambito fluviale o urbano (opere con interventi combinati).

Le singole tecniche sono articolate in due parti fondamentali: una parte descrittiva, sotto forma di scheda tecnica, ed un elaborato grafico con prospetti, sezioni d’assieme della tecnica ed i particolari tecnici e tecnologici ritenuti rilevanti. In sintesi, nella scheda tecnica sono elencati ed esaminati tutti gli aspetti e le problematiche legate alla progettazione, la realizzazione e la necessaria manutenzione dell’intervento che utilizza la specifica tecnica di ingegneria naturalistica e cioè:

- descrizione della tecnica;

- obiettivi ed ambiti d’intervento;

- materiali impiegati;

- accorgimenti esecutivi;

- periodo di intervento (legato alla componente vegetazionale);

- limiti applicativi;

- sicurezza sui luoghi di lavoro;

- manutenzione.

 

Parte III – Prezzario

 

La parte terza dell’allegato tecnico propone un prezzario delle opere di ingegneria naturalistica con riferimento alla realtà campana.

Gli importi sono dettagliati per ogni categoria di opera descritta, esplicitati rispetto all’unità di misura di riferimento, ed accompagnati da una sintetica descrizione tecnica dell’intervento. Essi sono il risultato di apposite analisi prezzi predisposte dall’Aipin Campania, in riferimento ad un’attività di ricerca e confronto risalente a diversi anni da parte dell’Aipin, sia a livello regionale che nazionale.

I costi elementari sono stati desunti dalle apposite tabelle regionali, mentre per le voci di costo non rinvenute nelle stesse si è fatto riferimento alle quotazioni di mercato. Si sottolinea a tal proposito che il prezzario proposto è il frutto di un’opera di necessaria mediazione fra le varie realtà ambientali del territorio campano che, come è noto, risultano estremamente diversificate e, per tale motivo, rappresentano un riferimento di ausilio al progettista e non un vincolo; risulta chiaro, pertanto, che i prezzi per tutte le categorie di opere vanno verificati di volta in volta e giustificati, in funzione delle condizioni locali del sito in cui s’interverrà, con le tecniche di ingegneria naturalistica.

Risulta, dunque, chiara la necessità di un aggiornamento periodico del prezzario man mano che, come è fortemente auspicabile, le opere di ingegneria naturalistica si diffondono sul territorio della Regione Campania e le conoscenze tecniche e scientifiche si approfondiscono ed ampliano.

A tale importante compito sono chiamati sia soggetti della pubblica amministrazione sia singoli soggetti privati, ditte specializzate e singoli professionisti progettisti.

Figura 3 - Palificata doppia sul Grancano (Sa, 2001)

 

 

 

*presidente della sezione Campania dell'Aipin (Associazione italiana per l'ingegneria naturalistica)

 

**consulente Ptc della Provincia di Salerno per l’area agraria ed ecologica, consigliere regionale della sezione Campania dell'Aipin (Associazione italiana per l'ingegneria naturalistica)

 

 

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