La città può essere considerata come un
meccanismo, un insieme di parti
interagenti, e nello stesso momento è un
sistema in qualche misura autonomo.
Molto spesso è stata utilizzata la metafora
della città come organismo vivente,
capace di autorganizzazione, tanto che la
nuova scienza della vita artificiale
ritiene che le caratteristiche dei sistemi
viventi siano effettivamente possedute dai
sistemi urbani.
La necessità di formalizzare tecniche valide
per la simulazione del comportamento dei
sistemi complessi ha spinto all’utilizzo di
strumenti avanzati derivati
dall’intelligenza artificiale (reti neurali,
automi cellulari, sistemi multiagenti,
agenti autonomi, algoritmi genetici), i
quali sono stati implementati e riadattati
per renderli idonei al contesto territoriale
(Figura 1).
|
Figura 1 - La convergenza della
complessità |
Proprio partendo da questo approccio,
l’applicazione del metodo degli automi
cellulari (Ac), che si collocano
nell’ambito degli studi sulla complessità,
si è dimostrato un utile strumento per lo
studio dei sistemi urbani e territoriali.
Infatti, nel campo della pianificazione e
programmazione urbana e territoriale, una
grande importanza assume la fase di
valutazione dei fenomeni necessaria per la
definizione delle scelte. Nell’ambito di
tale fase un ruolo fondamentale è giocato
dalla simulazione di fenomeni reali, la cui
evoluzione nel tempo e nello spazio, in
contesti di crescente complessità, risulta
molto spesso difficilmente prevedibile.
Occorre sottolineare che l’utilizzo degli Ac
nello studio dell’evoluzione dei sistemi
urbani è piuttosto recente ed ha bisogno di
molti sviluppi prima di poter essere
considerato un valido strumento nell’ambito
dell’urbanistica e della pianificazione.
Tuttavia, si deve riconoscere che gli
sviluppi di questo modello sono stati e sono
rapidissimi; mentre una decina d’anni fa si
riteneva che gli Ac potessero aiutare a
comprendere solo aspetti marginali dei
fenomeni reali, e non a riprodurli
fedelmente; oggi le simulazioni di tali
processi sono sempre più frequenti e
raffinate.
Cenni storici
Il concetto di Ac fa la sua comparsa
nell’ambiente scientifico tra la fine degli
anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, che fu
il periodo in cui ci si propose di studiare
la complessità dei fenomeni biologici e in
particolare i meccanismi di funzionamento e
auto-riproduzione degli esseri viventi. Tale
concetto venne introdotto, infatti, per la
prima volta da J. Von Neumann nel 1947
riprendendo le deduzioni di A. M. Turing.
Successivamente, nel periodo compreso tra
gli anni ’50 e ’60, si continuarono gli
studi sull’implementazione di costruttori
universali sull’approccio dell’automa
autoreplicante di J. Von Neumann. A partire
dagli anni ’80 continuarono le ricerche di
un sistema minimo capace di autoreplicare
grazie a una serie di studi iniziati da C.
Langton, che negli anni ’90 ebbero seguito
soprattutto grazie a nuove capacità
computazionali. Dagli anni ’90 ad oggi si è
avuta un’ulteriore evoluzione degli
autoreplicatori tramite gli algoritmi
genetici (Tabella 1).
Generalità scientifiche sul metodo degli
automi cellulari
L’automa è un formalismo in grado di
ricevere informazioni dall’esterno (input)
e di reagire ad essi dando in uscita
comportamenti (output) assunti sulla
base di regole, che definiscono le relazioni
tra ingressi, stati interni e uscite.
Un Ac è un sistema di componenti elementari
uguali tra loro, chiamate celle, organizzate
in una griglia spaziale regolare.
Inoltre, un Ac è un sistema dinamico in cui:
- lo spazio è discretizzato, ossia il
sistema è definito su un reticolo;
- le variabili sono definite solo
nelle celle del reticolo e assumono solo una
sequenza discreta di valori;
- il tempo è discreto per cui
l’evoluzione avviene a intervalli regolari;
- lo stato delle variabili su ogni
cella cambia ad ogni intervallo di tempo con
una regola locale che dipende solo dallo
stato della cella e dal suo intorno, cioè lo
stato di una cella ad un dato istante di
tempo t dipende dallo stato della
cella stessa e dagli stati delle celle
vicine all’istante precedente;
- l’evoluzione è parallela, ossia il
valore delle variabili viene cambiato
simultaneamente in tutte le celle.
Formalmente, un Ac consiste in una
quintupla:
(X, Y, S,
t,
s)
dove:
- X è l’insieme finito dei simboli di
input;
- Y è l’insieme finito dei simboli di
output;
- S è l’insieme degli stati interni
dell’automa;
- x è il prodotto cartesiano;
-
t
: S x X
®
S è la funzione di transizione di stato che
programma la trasformazione degli stati in
funzione dell’input;
-
s
: S x X
®
Y è la funzione di uscita che programma
l’uscita in funzione dell’input e
dello stato interno.
Gli elementi caratterizzanti gli Ac sono:
- la geometria della cella: può
essere bidimensionale, tridimensionale o
multidimensionale (a n dimensioni);
- l’intorno o vicinato di ogni cella:
comprende le celle fisicamente adiacenti
oppure le celle determinate tramite una
funzione metrica (distanza) definita nello
spazio delle celle, l’importante è che le
celle che compongono il vicinato siano in
numero finito, e che il tipo di vicinato sia
uguale per ogni cella che compone l’Ac;
- il numero di stati per cella: si
possono avere Ac binari in cui vi sono solo
due stati per cella (1 o 0) oppure si
possono definire Ac con un numero molto
elevato di stati possibili. Per la
simulazione di sistemi che presentano una
notevole complessità è necessario poter
definire celle con un numero di stati
elevato;
- l’insieme delle regole di transizione,
che possono essere espresse tramite una
tabella o tramite un grafo, governa la
transizione di ogni cella da uno stato
all’altro. La varietà delle regole
necessarie per stabilire il prossimo stato
di una cella cresce esponenzialmente
rispetto al numero dei possibili stati della
cella. Infatti, dati s stati
possibili e n celle incluse
nell’intorno, vi sono (s s) n possibili
regole.
Abbiamo dunque che in un Ac:
- lo stato corrisponde al valore della cella
in esame;
- l’ingresso corrisponde alla combinazione
di stati del suo intorno;
- l’uscita rappresenta il nuovo stato
assunto dalla cella.
La localizzazione spaziale degli automi e le
connessioni che possono instaurarsi tra le
celle dipendono dalla griglia spaziale che
si considera. In base a ciò è possibile
analizzare automi unidimensionali,
bidimensionali o tridimensionali.
A seconda della forma della funzione di
transizione si distinguono Ac di tipo
deterministico e probabilistico; rispetto
alla qualità delle regole di trasformazione
si hanno, invece, Ac di tipo logico,
logico-matematico e matematico, che si
differenziano rispetto al tipo di
computazione necessaria per determinare la
variazione dello stato della cella; rispetto
al modello standard di automa è possibile
definire Ac partizionati, asincroni,
inomogenei spazialmente o temporalmente,
gerarchici (Tabella 2).
In generale, le caratteristiche di base di
un Ac possono essere riassunte nei seguenti
punti:
- stati finiti: ogni cella può
assumere un numero limitato di
caratteristiche (stati);
- discretizzazione dello spazio:
l’insieme delle celle è disposto a formare
un reticolo;
- discretizzazione del tempo:
l’evoluzione del sistema avviene in
intervalli di tempo definiti; inoltre, tutte
le celle modificano il proprio stato
contemporaneamente;
- parallelismo: le celle si
aggiornano simultaneamente (in parallelo)
elaborando ognuna le informazioni ricevute e
passando nello stato conseguente;
- località: la modifica delle
caratteristiche di una cella a intervalli
successivi dipende sia dalle caratteristiche
della cella stessa sia dalle caratteristiche
delle celle che la circondano;
- uniformità e determinismo (omogeneità):
la regola di aggiornamento o modifica è la
medesima per ogni cella, come pure la
posizione della cella stessa e di quelle che
la circondano.
La principale proprietà di questo strumento
consiste nella non necessaria visione
unitaria e globale del sistema in quanto
l’automa lavora a livello micro, senza
curarsi dell’evoluzione del sistema inteso
nella sua totalità, quindi può essere
utilizzato per l’analisi di sistemi
caratterizzati da forti non linearità di
comportamento.
I modelli basati sugli Ac risultano
particolarmente vantaggiosi, rispetto ai
modelli matematici o modelli simili, quando:
- si conoscono inizialmente solo alcuni
aspetti del fenomeno in esame;
- il grado di conoscenza del fenomeno
aumenta nel tempo e in base ai risultati
delle simulazioni effettuate;
- si richiede la definizione in tempi brevi
del prototipo del modello del fenomeno, da
raffinare successivamente;
- il modello del fenomeno può subire diversi
cambiamenti nel corso del tempo, in base a
conoscenze più specifiche e alle
simulazioni;
- è noto solo il comportamento dinamico
locale di alcune zone di azione del
fenomeno, mentre il comportamento di altre
parti e quello generale, è sconosciuto;
- la progettazione del modello del fenomeno
deve poter essere fatta senza dover
ricorrere a matematici o informatici, ma
anche solo dall’esperto del dominio (ad
esempio, biologo, economista, urbanista,
ecc.).
Ipotesi applicative del metodo degli automi
cellulari
È possibile trattare la simulazione di un
fenomeno con gli Ac ogni volta che il
fenomeno possiede caratteristiche
spazio-temporali. Per questo motivo i campi
d’applicazione sono molteplici (Figura 2).
|
Figura 2 - Temi trattati nei vari
settori d'applicazione |
I fenomeni simulabili sono ad esempio:
- in campo fisico: la diffusione di
un gas nell’aria, la diffusione di una
sostanza in acqua, la diffusione della
temperatura all’interno di un corpo
conduttore;
- in campo biologico-ambientale: la
crescita di una specie vegetativa in una
regione marina o terrestre, la diffusione di
un incendio;
- in campo urbanistico-territoriale:
la crescita e trasformazione di territorio,
urbanizzato e non;
- in campo trasportistico: flussi di
vario tipo e reti;
- in campo economico: la
trasformazione del valore di una città o di
un territorio;
- in campo sociale-territoriale: la
trasformazione della distribuzione della
popolazione in un territorio.
Nel campo della pianificazione e
programmazione urbana e territoriale, gli Ac
sono utilizzati principalmente perché
permettono di definire i futuri scenari di
trasformazione del territorio a partire
dalla situazione attuale, una volta definite
opportune regole di trasformazione. Per
questo motivo la loro applicazione è utile
nei casi in cui è necessaria la conoscenza
delle interazioni tra le diverse componenti
del territorio, per prendere determinate
decisioni in base agli scenari che si
delineano.
Tuttavia solo indebolendo la rigidità
di alcune proprietà di base è possibile
applicare efficacemente gli Ac ai sistemi
urbani. Tali rigide proprietà sono:
- l’uniformità nello spazio della griglia
(tutte le celle hanno la stessa forma),
degli stati (l’insieme dei possibili stati è
lo stesso per ogni cella), del vicinato (che
è lo stesso per ogni cella), delle regole di
transizione (che sono comuni a ogni cella);
- l’uniformità nel tempo delle regole di
transizione, che non possono modificarsi col
succedere delle iterazioni;
-la chiusura del sistema che non può essere
soggetto a influenze esterne;
- l’assenza di azioni a distanza, infatti,
ogni cella interagisce direttamente solo con
le celle del suo vicinato e indirettamente
con le celle più distanti grazie alla
presenza delle celle intermedie, e quindi
con ritardo temporale;
- la possibilità di ogni cella di acquisire
un solo stato per volta.
Le forme di rilassamento necessarie per gli
Ac urbani riguardano quindi la geometria
della griglia, gli stati della cella,
l’intorno della cella, le regole di
transizione e lo spazio temporale nel quale
l’automa si evolve (Figura 3).
|
Figura 3 - Alcune forme di
rilassamento di automi cellulari |
Gli obiettivi di ricerca della famiglia di
modello basati sull’utilizzo degli Ac
applicati ai sistemi urbani sono:
l’esplorazione della complessità spaziale,
l’analisi delle ipotesi e delle teorie
astratte relative alla città, lo sviluppo di
modelli urbani e operativi necessari per la
gestione urbana nel mondo reale.
Infatti, l’ipotesi fondamentale è che il
metodo degli Ac possa essere considerato un
utile strumento d’analisi per il governo del
territorio, in particolar modo per valutare
gli effetti delle scelte, per fornire il
maggior numero di alternative possibili e
per la costruzione di scenari futuri.
A partire dall’analisi delle più
significative esperienze applicative del
metodo degli Ac alle problematiche
urbanistico-territoriali ci si è posti
l’obiettivo di valutarne la concreta
utilizzabilità all’interno dei processi di
produzione dei piani urbanistici, con
particolare riferimento alla fase di
definizione del sistema delle scelte.
Formulazione di una metodologia applicativa
Quando si studia un fenomeno può essere
necessario costruire un modello.
Le fasi necessarie per la rappresentazione
di un fenomeno tramite un Ac sono le
seguenti:
- descrizione del fenomeno;
- definizione del modello;
- costruzione dell’automa cellulare (automa
logico);
- implementazione dell’automa cellulare
(automa fisico).
Durante ciascuna fase vengono richieste e
prodotte delle informazioni necessarie per
il passaggio da una fase all’altra (Tabella
3).
Infatti, la prima fase consiste
nella descrizione dettagliata del fenomeno e
delle sue caratteristiche, producendo una
descrizione organizzata del fenomeno stesso.
Partendo dall’insieme delle informazioni che
sono state acquisite, la seconda fase
permette di definire il modello del
fenomeno. La terza fase consiste
nell’utilizzo del modello degli Ac per
implementare il modello del fenomeno, cioè
si passa alla fase di costruzione
dell’automa logico durante la quale vengono
definiti gli elementi logici dell’automa
descrivente il fenomeno, prescindendo
dall’implementazione informatica. Durante la
quarta fase, l’automa logico viene
implementato in un automa fisico, cioè gli
elementi che caratterizzano l’ Ac: gli
stati, gli intorni di analisi, le regole di
trasformazione e gli scenari. Infine, questi
elementi, vengono implementati in un sistema
informatizzato di costruzione degli Ac (Figura
4).
Figura 4 - Dal fenomeno all'automa:
fasi di costruzione di un automa
cellulare per la simulazione di un
fenomeno |
|
|
L’applicazione del metodo degli automi
cellulari all’area universitaria
intercomunale di Baronissi e Fisciano
Per quanto riguarda l’applicazione proposta,
l’area di studio comprende una porzione dei
territori comunali di Baronissi e Fisciano
e, in particolare, l’area intercomunale
interessata dall’insediamento
dell’Università di Salerno comprendente il
campus di Fisciano e il plesso scientifico
di Baronissi. Lo scopo dell’applicazione del
metodo degli Ac è di individuare la
distribuzione delle attrezzature di uso
pubblico a livello locale, partendo da
considerazioni che riguardano la dotazione
globale prevista dai piani regolatori
generali (Prg) dei due comuni
interessati.
L’intero territorio comunale di Baronissi è
stato diviso per ambiti frazionali o
comparti: Antessano, Acquamela-Aiello,
Baronissi, Caprecano-Fusara, Orignano,
Saragnano-Caposaragnano, Sava. Ai fini
dell’applicazione proposta si considerano
solo le frazioni che ricadono nello scenario
esaminato (Figura 6), che sono:
Baronissi, Caprecano-Fusara, Orignano, Sava.
|
Figura 6 - Preparazione dello
scenario iniziale |
Con riferimento alla previsione demografica
al 2011, pari a 17.088 abitanti presenti, il
fabbisogno di attrezzature derivante
dall’applicazione degli standard di cui al
Dm 2.4.1968, n. 1444, con l’applicazione di
un valore complessivo di 20 m2/abitante,
ammonterà in totale a 341.760 m2.
Il Comune di Fisciano comprende le seguenti
frazioni: Fisciano centro, Lancusi-Bolano,
Penta, Gaiano, Pozzillo, Villa, Pizzolano,
Carpineto, Settefichi, Soccorso. Ai fini
dell’applicazione proposta si considerano
solo le frazioni che ricadono nello scenario
esaminato (Figura 6), che sono:
Fisciano centro, Lancusi-Bolano, Penta,
Pizzolano.
|
Figura 7 - Scenario iniziale |
Con riferimento alla previsione demografica
al 2012, pari a 17.144 abitanti presenti, il
fabbisogno di attrezzature derivante
dall’applicazione degli standard di cui al
Dm 2.4.1968, n. 1444, con l’applicazione di
un valore complessivo di 24 m2/abitante,
ammonterà in totale a 411.456 m2.
Dall’analisi dei dati si evince che, per
entrambi i comuni, le superfici
d’attrezzature previste per l’intero
territorio comunale sono superiori al
fabbisogno normativo. Si nota, inoltre, che
anche se per alcune frazioni la dotazione
può ritenersi sufficiente, per altre,
invece, essa è inferiore ai minimi previsti
dalle norme tecniche degli strumenti
urbanistici (Tabelle 4 e 5).
In questo studio ci si propone di
incrementare la dotazione locale di
standard, con particolare riguardo alle aree
destinate al parcheggio e al verde
attrezzato, dove si manifesta il maggior
deficit. Per far ciò è possibile progettare
un automa cellulare che possa simulare quale
sarà la distribuzione e la localizzazione
delle attrezzature sul territorio.
La descrizione del modello ha inizialmente
richiesto la raccolta dei dati informativi
necessari. A questa segue, come già visto,
la fase di definizione del modello che
riguarda fondamentalmente la definizione
delle leggi che regolano il fenomeno. Dopo
questa fase si entra, più specificatamente,
nel merito del metodo degli Ac. Infatti,
bisogna definire l’automa logico che poi
sarà implementato in un sistema
informatizzato a interfaccia logica. Come
già detto, gli elementi da definire per
costruire l’automa logico sono: gli stati,
l’intono d’analisi, le regole di
trasformazione e gli scenari.
Facendo riferimento agli stati delle celle,
sono stati individuati 19 stati,
corrispondenti a determinate destinazioni
d’uso del suolo (Figura 5).
|
Figura 5 - Gli stati individuati |
In questa fase iniziale del progetto,
l’intorno d’analisi scelto è quello di Moore,
che considera le otto celle intorno alla
cella centrale, naturalmente possono essere
considerati anche altri tipi d’intorno, che
considerano anche le celle non direttamente
adiacenti a quella centrale.
La forma generale delle regole di
transizione, che relazionano gli stati delle
celle e ne definiscono le trasformazioni, è
la seguente:
se la cella considerata ha un determinato
stato e le celle dell’intorno di analisi
hanno determinati stati, allora la cella
considerata assumerà un particolare stato.
Più schematicamente:
se <cella> ha lo stato <S1>
e <celle dell’intorno> hanno gli stati
<lista di stati>
allora <cella> assumerà lo stato <S2>.
Le regole iniziali definite per
l’applicazione, quindi facendo riferimento
in particolare alle regole che riguardano la
localizzazione delle attrezzature,
potrebbero essere:
se la cella ha lo stato
[zona residenziale non edificata]
e le celle dell’intorno hanno gli stati
[stazione metropolitana, qualsiasi,
qualsiasi, qualsiasi, qualsiasi, qualsiasi,
qualsiasi, qualsiasi]
allora la cella assume lo stato [parcheggio].
Questa regola può essere letta nel seguente
modo: se la cella ha lo stato zona
residenziale non edificata e tra le
celle dell’intorno ve n’è una che ha lo
stato stazione metropolitana e le
altre che possono avere qualsiasi stato,
allora la cella assume lo stato
parcheggio.
In altri termini può significare che i
parcheggi si localizzeranno
preferenzialmente in prossimità delle
stazioni metropolitane.
Data la grande varietà di stati, può essere
scritto un gran numero di regole che vanno
comunque perfezionate di volta in volta.
Infatti, l’automa deve essere più volte
eseguito per calibrare le regole in funzione
dell’obiettivo che ci si è proposto. Tutte
le regole individuate agiscono sulle celle
dello scenario contemporaneamente, cosicché
ciascuna cella si trasforma nel rispetto di
tutte le regole scritte.
Lo scenario è costituito da una superficie
bidimensionale rettangolare contenente un
reticolo di celle di forma quadrata. Uno
scenario è quindi caratterizzato da una
larghezza ed una lunghezza, la cui unità di
misura è il numero di celle. La dimensione
dello scenario è quindi determinata dal
prodotto delle celle presenti nella
larghezza per le celle presenti nella
lunghezza.
Il rapporto con la scala di rappresentazione
dello scenario implica una serie di
valutazioni circa la dimensione delle celle
e dello stesso reticolo.
Nell’applicazione proposta è stata costruita
una griglia in cui:
n. di celle sull’asse orizzontale: 200;
n. di celle sull’asse verticale: 100;
inoltre, ciascuna cella, ricopre una
superficie di 25x25 m.
La scelta di questa dimensione delle celle
dipende dal tema analizzato, dalla scala
urbanistica e dal tipo di stati che bisogna
individuare sulla cartografia.
A ciascuna cella è stato attribuito uno
stato prevalente tra quelli indicati durante
la fase di definizione degli stati delle
celle. Questa individuazione è stata
eseguita in base alle informazioni presenti
sulla cartografia e ai contenuti dei Prg di
ciascun comune (Figure 6 e 7).
Alle fasi di costruzione dell’automa logico
segue la fase d’implementazione dell’automa
fisico. A tal proposito è stata eseguita
un’esemplificazione considerando una piccola
porzione dello scenario costruito. Per
questo scopo è stato utilizzato un software
a interfaccia logica: Augh! (automi urbani
generalizzati con help in linea), che
permette all’utente di costruire l’automa
definendone i suoi elementi caratterizzanti
(stati, intorni, regole, scenari) in una
serie di apposite finestre di dialogo.
Considerando solo uno stralcio dello
scenario ipotizzato, è possibile definire il
seguente set di stati della cella:
stato 1: zona agricola (colore verde);
stato 2: zona residenziale edificata (colore
grigio scuro);
stato 3: zona residenziale edificata (colore
grigio scuro);
stato 4: attrezzatura (colore blu);
stato 2: strada (colore rosso).
Le regole scritte per lo studio di questa
parte del territorio comunale ipotizzano che
le zone residenziali non edificate si
trasformano in attrezzature
preferenzialmente in prossimità di altre
attrezzature, della strada e di zone
residenziali edificate, contemporaneamente
le zone residenziali non edificate si
trasformano in edificate in prossimità di
altre zone residenziali edificate e delle
attrezzature considerando frequenze e
probabilità di attivazione di ciascuna
regola diverse a seconda dei casi (Figura
8).
Figura 8 - Evoluzione dell'automa |
|
|
Analizzando i dati che derivano dalle regole
imposte, si evince che (Tabella 6):
- il 50% delle celle con lo stato zona
residenziale non edificata si è
trasformato in zona residenziale
edificata;
- il 50% delle celle con lo stato zona
residenziale non edificato si è
trasformato in attrezzatura.
L’applicazione è volta a definire un
utilizzo metaprogettuale del metodo degli Ac,
ossia di utile supporto alla fase di
distribuzione e localizzazione di specifiche
destinazioni urbanistiche all’interno degli
strumenti di pianificazione.
Note
1
La tesi di laurea dal titolo “Ipotesi
applicative del metodo degli automi
cellulari alle problematiche
urbanistico-territoriali”, è stata discussa
nell’A.A. 2004/2005, relatore il Prof. Ing.
Roberto Gerundo, correlatore il Prof. Ing.
Isidoro Fasolino.
Bibliografia
Bertuglia C. S., Staricco L. (2000),
Complessità, autoorganizzazione, città,
FrancoAngeli, Milano.
Bertuglia C. S., Vaio F. (a cura) (1997),
La città e le sue scienze, Associazione
Italiana di Scienze Regionali, FrancoAngeli,
Milano.
Cecchini A. (a cura) (1999), Meglio meno,
ma meglio. Automi cellulari e analisi
territoriale, scritti di Besussi E.,
Cecchini A., Indovina F., Rinaldi E.;
FrancoAngeli, Milano.
Lombardo S. (a cura) (2003), Ingegneria
del territorio e ingegneria della
conoscenza. Applicazioni di strumenti
dell’intelligenza Artificiale, Alinea,
Firenze.
Papini L. (1996), Il ruolo del caso nella
modellazione urbana con automi cellulari,
relazione presentata al seminario AISRe “I
volti del caso”.
Rinaldi E. (1997), Augh! (automi urbani
generalizzati con help! in linea). Versione
1.8 Guida all’uso, Laboratorio didattico
sulla simulazione, Laboratorio di ricerca e
laurea stratema, Venezia 1997.
Somenzi V., Cordeschi R. (a cura), La
filosofia degli automi. Origini
dell’intelligenza artificiale, Bollati
Boringhieri, Torino. |