Numero 10/11 - 2005

 

I piani territoriali  

 

Area Vasta n. 10/11 Luglio 2004 - Giugno 2005 Anno 6

numero 10/11  anno  2005

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In copertina Lello Lopez,

Da lontano, 2004

acrilico su tela, cm 40x30.

Fotografia di Vince Gargiulo

 

ISSN 1825-7526

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il piano urbanistico territoriale dell'Isola d'Ischia


Francesco Rispoli


 

I sei comuni ricadenti nell'Isola d'Ischia hanno sottoscritto nel 1999 un protocollo d'intesa mirante alla redazione di un piano urbanistico territoriale in grado di superare l'azione sostitutiva del governo nazionale, che aveva portato all'approvazione di un piano territoriale paesistico per inadempienza regionale. Francesco Rispoli presenta gli esiti conclusivi di quell'esperienza, ripercorrendo i contenuti salienti dello strumento urbanistico, che costituisce un contributo dal basso alla pianificazione del territorio da offrire agli organismi decisionali competenti, intervistando, inoltre, Giuliana Campioni e Guido Ferrara quali autori del piano

 

 

Un piano di sviluppo sostenibile. Un piano strategico anche, perché mette a punto tattiche e strategie concrete per la sua attuazione. Ma anche un piano che è progetto di paesaggio, non solo e non tanto per le competenze dei suoi estensori, quanto per i contenuti stessi, sia in termini di analisi che di proposte. Tutto questo è certamente il piano urbanistico territoriale (Put) dell’Isola d’Ischia con specifica valutazione dei valori paesistici e ambientali redatto dal gruppo fiorentino “Ferrara Associati” su iniziativa dei comuni dell’Isola d’Ischia.

Per dare un’idea di questa variegata articolazione del disegno di piano, basti pensare che per l’individuazione delle unità di paesaggio rispetto alle componenti fondamentali proprie dell’ecologia del paesaggio, sono state individuate 140 aree per rapportare le specificità tipologiche che contraddistinguono ogni singola area ai condizionamenti e alle opportunità che essa presenta in termini ecologici-paesaggistici e urbanistico-territoriali. A valle di questa lettura è stato possibile inquadrare ogni unità di paesaggio entro il novero di 14 classi.

Una lettura minuziosa del territorio d’altra parte non poteva essere elusa come base propedeutica di conoscenza ineliminabile per l’individuazione di concreti obiettivi di politica del territorio.

Il Put dell’Isola d’Ischia trae così le mosse dalla constatazione che il processo di crescita non è stato amministrato con un progetto complessivo ed una verifica strategica. Con l’erosione delle spiagge, le questioni del traffico, dello smaltimento dei rifiuti, della carenza di impianti di depurazione e di parcheggi, gli standard qualitativi si sono progressivamente ridotti malgrado sia ancora rilevante la presenza di risorse importanti, soprattutto nell’interno e nel versante sud.

Per uno sviluppo di tipo qualitativo occorre avviare processi di trasformazione per il recupero delle situazioni di degrado urbanistico e ambientale, valorizzando il patrimonio esistente. Una mera tutela vincolistica comporterebbe l’impossibilità di controllare le trasformazioni strutturali che negano la stessa conservazione e l’effetto perverso della conservazione del degrado.

 

 

Le opzioni strategiche

 

Negli ultimi 50 anni la superficie agricola dell’isola è scesa dal 77% al 16,6%; quella incolta è passata dal 18,21% al 47,4%; quella urbanizzata è salita dal 4,82% al 36%. Si tratta di dati risalenti a più di un decennio fa, che non tengono conto dell’abusivismo e, quindi, largamente sottostimati.

L’economia turistica, con punte altissime di presenze, ha comportato uno sviluppo abnorme dell’edilizia, in particolare delle seconde case, con un consumo del territorio ai limiti della non-sostenibilità.

Il piano tenta di cogliere le potenzialità insite nelle infrastrutture da realizzare per riconvertire in positivo i danni arrecati all’ambiente: paradossalmente, il peggior impatto ambientale si avrebbe se tutto rimanesse com’è.

Perciò la prima opzione strategica individuata dal Put è quella di trasformare, ma migliorando.

La seconda è quella dell’unitarietà nella diversità. Nell’isola vi sono sostanziali differenze che inducono ad un riequilibrio: da un lato gli ambiti urbani costieri congestionati e caratterizzati dal soprautilizzo delle risorse e/o da insufficienza degli standard abitativi e urbanistici; dall’altro quelli collinari e montani, caratterizzati da sottoutilizzo delle risorse, sottovalutazione delle attività agricole come fattore di conservazione dell’ambiente e di gestione del paesaggio. La perdita di identità unitaria, in un contesto il cui segno distintivo è l’unità nella varietà (di immagine, forme fisiche, articolazione storica dell’insediamento), è un indizio della potenziale rottura del rapporto tra ecosistema e territorio e spazio fisico.

Il piano si è orientato, perciò, a favorire un nuovo scenario ecosistemico per recuperare relazioni e funzioni perdute attraverso una valutazione della qualità paesistica per macro unità di paesaggio, analizzando per contesti territoriali – in cui distingue una parte costiera e pedemontana ed una collinare e montana – i principali punti di forza e di debolezza, le opportunità e i rischi. Nel tracciare le linee guida di uno sviluppo sostenibile, ha assunto come criteri e orientamenti la connessione tra gli aspetti di recupero ambientale e quelli di sviluppo, l’integrazione funzionale e relazionale tra ambiti diversi, l’attualizzazione del patrimonio naturale e culturale in modo compatibile con la sua conservazione.

 

 

Il sistema dei requisiti di qualità

 

Il piano ha privilegiato processi idonei a condurre a nuove soglie di qualità ambientale, paesaggistica e insediativa per delineare e rendere operabile un Sistema dei requisiti di qualità, entro le tre categorie da considerare comunque trasversali, della tutela, del recupero e dello sviluppo sostenibile (culturale, sociale, economico, istituzionale, ambientale e paesaggistico).

L’ambito di Tutela comprende le zone: A1 - Complessi di rocce affioranti, scogliere e falesie; A2 - Macchia mediterranea, lembi di bosco e cespuglieto anche con presenza di cave, gole e burroni; A3 - Bosco ceduo compatto e pinete; B1 - Zone di interesse archeologico; B2 - Complessi ambientali e storico testimoniali prioritari; B3 - Zone a vigneto, anche residuale, e cespuglieto con insediamento sparso con prevalente carattere di permanenza.

In queste zone il piano stabilisce la tutela degli ambiti montani e costieri di preminente interesse naturalistico, delle cave, delle sorgenti termali, delle aree archeologiche e dell’architettura rupestre; suggerisce interventi e tecniche idonee ad assicurare la rinnovazione naturale della vegetazione; prevede, tra l’altro: la conservazione attiva e la messa in valore dei complessi ambientali e storico-testimoniali prioritari; la prosecuzione e l’incremento delle pratiche agricole con particolare riguardo al vigneto e alle opportune forme di modernizzazione e meccanizzazione.

L’ambito di Recupero comprende le zone: E1 - Spiagge con attrezzature balneari; E2 - Ambiti litoranei strategici da riqualificare; E3 - Ambiti di adeguamento del litorale e delle strutture portuali.

Qui il piano promuove la riqualificazione e il recupero delle spiagge; rende possibile l’adeguamento delle strutture portuali; prevede un sistema di parcheggi scambiatori fra auto e bus turistici e minibus navetta per l’accesso pedonale nei mesi estivi ai punti strategici del litorale sud; consente la promozione da parte dei comuni di progetti complessi per realizzare infrastrutture di collegamento a fune o su rotaia tra i centri del versante meridionale e il sottostante litorale.

L’ambito di Sviluppo, infine, comprende le zone: B4 - Zone a vigneto con fenomeni insediativi recenti; C1 - Parchi urbani di interesse territoriale; C2 - Zona di insediamento sparso con ville, parchi termali, giardini, vigneto e macchia; D1 - Zone urbanizzate con presenza di residui appezzamenti a vigneto; D2 - Urbanizzazione continua consolidata.

Si tratta di aree di rilevanza storico-insediativa, colturale-produttiva ed ecologica, ai fini della connessione tra sistema naturale e insediativo, o irreversibilmente urbanizzate, nelle quali sono possibili interventi in rapporto al livello di qualità e vulnerabilità delle singole zone; tutela le specificità tipologiche ed estetiche dei centri abitati da perseguire attraverso la redazione da parte dei comuni di appositi piani e regolamenti; incentiva la vitivinicoltura tramite l’uso di monorotaie e la costruzione di annessi agricoli; sostiene il recupero dello spazio agricolo stabilendo che ogni nuovo permesso a costruire sia corredato da una congrua dotazione di terreno agricolo; promuove la costruzione di reti ecologiche e la messa in valore in termini funzionali e fruitivi dell’intero sistema degli spazi aperti; rende possibile lo sviluppo del termalismo, compresa la creazione di nuovi parchi termali; conferma la previsione di un sistema di mobilità sostenibile; predispone un piano d’azione per l’ecoturismo per la promozione di nuove imprese e professionalità, mettendo a punto alcuni progetti-pilota, componendo un’offerta che apre a nuove categorie di utenza, destagionalizzando i flussi turistici.

 

 

Gli spazi aperti e il processo di riqualificazione ecologica

 

Particolare attenzione è rivolta al ruolo del verde urbano e territoriale ai fini delle connessioni ecologiche interne ed esterne agli abitati. L’intero sistema dei vuoti urbani viene riconsiderato in un nuovo modello insediativo.

Il concetto di rete ecologica è inteso in almeno quattro modi diversi, che si traducono in differenti conseguenze operative: come sistema di parchi e riserve, in cui la rete è strettamente dipendente dagli obiettivi del governo della conservazione della natura; come sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, in cui la rete ha ancora obiettivi primari legati alla conservazione della natura, ma non necessariamente coincidenti con le aree protette istituzionalmente riconosciute; come sistema di unità di paesaggio, a supporto prioritario di fruizioni percettive e ricreative, per un miglioramento dell’ambiente extraurbano fruibile dalle popolazioni insediate, aumentando e riqualificando le componenti naturali e degli agroecosistemi; come scenario ecosistemico polivalente, a supporto di uno sviluppo sostenibile: non solo la conservazione della natura residua, ma anche la ricostruzione di unità ecosistemiche in grado di svolgere funzioni polivalenti.

Queste reti sono strutture idonee a perseguire, tra l’altro: l’ottimizzazione della produttività e della protezione degli ecosistemi agrari; il miglioramento dell’ambiente urbanizzato, mediante il contenimento e la mitigazione dell’inquinamento e l’equipaggiamento paesistico; il recupero di ambiti degradati, tramite la creazione di zone di ripristino dei valori naturali e la creazione di fasce di continuità paesistica.

Il tema della gestione della vegetazione dovrà essere affrontato con strumenti che consentano anche interventi di ripristino e conservazione del paesaggio agrario.

Si prospetta quindi un passaggio dalle classiche Norme di attuazione dei piani regolatori generali (Prg), già caratterizzate da un atteggiamento eminentemente vincolistico, ad un Regolamento del verde e degli spazi aperti di nuovo genere, finalizzato a soddisfare concrete esigenze di salvaguardia e gestionali.

Figura 1 - Put dell’Isola d’Ischia

  

 

 

 

Un programma d’azione per l’ecoturismo

 

Il turismo genera un processo di trasformazione che tende all’omologazione e a rendere l’ambiente banale e stereotipato, in quanto inclina a riprodurvi lo standard delle condizioni urbane. Pertanto esso può distruggere le stesse risorse che ne hanno determinato la presenza sul territorio e quindi, alla fine, distruggere sé stesso.

Le più rilevanti caratteristiche di questo processo: l’esistenza di un ciclo di vita delle risorse, intrinseco alla dinamica del loro sviluppo; l’importanza degli effetti moltiplicatori dei proventi; l’impatto che lo sviluppo turistico genera sull’ambiente a livello estetico-percettivo; la flessibilità della domanda, che non consente di considerare i flussi turistici completamente comprensibili e controllabili; la scarsa considerazione del principio chi inquina paga, già applicato nel settore delle attività industriali.

La perdita di specificità e qualità ambientale causata dal turismo, è il diretto effetto a livello sistemico dell’inquinamento prodotto e spesso sottostimato, per cui i suoi effetti possono non essere immediatamente percepibili.

Promuovere un turismo sostenibile significa avviare processi capaci di mantenere vitali nel tempo i valori dell’ambiente, soddisfare le aspettative di residenti e turisti senza abbassare il livello qualitativo e senza danneggiare i valori del territorio.

L’ecoturismo si pone, pertanto, come obiettivi principali: rafforzare la consapevolezza da parte dei turisti; gestire i marchi di qualità; perseguire l’equilibrio tra diversità e standardizzazione; creare incentivi per le imprese; riconoscere il valore economico del paesaggio; prendere in considerazione l’area turistica; evitare la conservazione assoluta; informare operatori pubblici e privati.

La costruzione del sistema di offerta presuppone: la strutturazione dell’offerta di beni e servizi diversificata per ambiti territoriali e concepita come una rete interconnessa a livello territoriale; la realizzazione di un sistema ricettivo adatto a ospitare i vari tipi di utenza; la qualificazione del sistema di informazione e accompagnamento con la professionalizzazione e l’avvio all’attività di operatori locali.

L’offerta di beni e servizi potrà comprendere:

- servizi ricettivi, dislocati in modo programmato rispetto alle percorrenze;

- attrezzature culturali, punti di orientamento zonale: le porte dell’isola, costituite da pannelli contenenti mappe e istruzioni per gli itinerari e le mete raggiungibili da esse; centri di accoglienza; centri didattico informativi con sezioni naturalistiche; musei in situ; laboratori artigianali, predisposti per la valorizzazione e la conservazione di tecniche di lavorazione artigianale tipiche della cultura dell’isola, anche con finalità produttive e formative; antiquarium e musei di nuova istituzione per la conservazione e la valorizzazione, dei reperti archeologici;

- attrezzature ricreative: centri di promozione e logistici, anche concepiti in un’ottica d’impresa, come vivai forestali, giardini botanici, giardini officinali, parchi termali, centri di turismo equestre, noleggio mountain bike, aree sportive;

- mete: manufatti architettonici o località di interesse naturalistico, ambientale, escursionistico, archeologico, storico, monumentale, antropologico, religioso, ecc.

 

 

I progetti pilota

 

Una serie di progetti pilota aprono a nuove categorie di utenza e mitiga gli effetti della stagionalità dei flussi turistici, con i seguenti obiettivi: integrare l’offerta tradizionale con un turismo in tutto l’arco dell’anno; incentivare la piccola ricettività nei centri abitati, soprattutto quelli non toccati dal turismo tradizionale e realizzare strutture di appoggio all’escursionismo; creare reti di strutture ricettive e servizi, di punti di vendita dei prodotti tipici, di sentieri e di guide locali; individuare le opportunità di sviluppo turistico capaci di creare indotto nell’economia.

Il primo dei progetti pilota, di cui il Put fornisce linee guida, motivazioni e requisiti, è quello dell’escursionismo naturalistico. Altri progetti pilota sono quelli della piccola ricettività nei centri, della gastronomia e tradizione, della vacanza-lavoro.

 

 

Le opportunità del Put

 

In sintesi le opportunità offerte dal Put sono:

- la tutela integrale degli ambiti montani e costieri di preminente interesse naturalistico, delle sorgenti termali, delle aree archeologiche e dell’architettura rupestre; la conservazione attiva e la messa in valore dei complessi ambientali e storico-testimoniali prioritari; la salvaguardia degli ambiti rurali remoti ad alta vulnerabilità;

- per quanto riguarda il recupero: la riqualificazione di spiagge e strutture balneari, e la riprogettazione dei sistemi di difesa a mare; il recupero urbanistico e ambientale dei litorali dei Maronti e di Citara; l’adeguamento delle strutture portuali; la riabilitazione ecologica del territorio attraverso linee guida e specifiche tecniche relative alla costruzione di reti ecologiche e al sistema di spazi aperti di livello urbano e territoriale;

- per quanto riguarda, infine, lo sviluppo rende possibili gli interventi sul patrimonio esistente prevedendo la redazione da parte dei comuni di piani riguardanti l’ornato pubblico e la qualità percettiva del paesaggio urbano; favorisce lo sviluppo del termalismo compresa la creazione di nuovi parchi termali; detta indici urbanistici nelle aree insediate immediatamente operabili per nuove costruzioni, demandandone la definizione di dettaglio ai Prg; predispone la strumentazione per il recupero delle costruzioni abusive suscettibili di sanatoria; sostiene l’incentivazione delle pratiche agricole e del recupero del vigneto; conferma la previsione di un sistema di mobilità sostenibile; prevede un sistema di parcheggi scambiatori per l’accesso pedonale nei mesi estivi ai punti strategici del litorale sud dell’isola; consente la promozione di progetti complessi per la realizzazione di infrastrutture di collegamento a fune o su rotaia; individua percorsi mare-monte per grandi traversate equestri e pedonali; sostiene ogni tipo di ospitalità diffusa del tipo bed and breakfast e agrituristica; predispone un piano d’azione per l’ecoturismo per la promozione di nuove imprese e professionalità; recepisce e orienta in modo integrato la progettualità in corso.

 

Francesco Rispoli intervista Giuliana Campioni e Guido Ferrara (Studio Ferrara Associati), redattori del Put dell’Isola d’Ischia

 

 

Le norme di attuazione

 

Le norme tecniche d’attuazione regolano cinque grandi ambiti

A - Zone di preminente rilevanza naturalistico-ambientale;

B - Zone di rilevanza paesaggistica, storico-insediativa e colturale;

C - Zone di rilevanza paesaggistica e/o colturale e ai fini della connessione ecologica tra sistema naturale e insediativi;

D - Zone urbane;

E - Aree costiere di rilevanza paesaggistica da assoggettare a piani di recupero prioritari.

Ad ognuno di tali ambiti (zone) corrispondono varie sottozone:

A1 - Complessi di rocce affioranti, scogliere e falesie, in cui le norme sono orientate alla difesa e alla ricostituzione dei requisiti ecologici e alla preservazione delle coste rocciose e tufacee mediante opere di manutenzione straordinaria con l’uso di tecniche d’ingegneria naturalistica;

A2 - Macchia mediterranea, lembi di bosco e cespuglieto, anche con presenza di cave, gole e burroni, aree scarsamente interessate da processi di modificazione antropica e da insediamenti, sottoposte a protezione e gestione al fine di preservarne le condizioni naturali; in questo ambito il Put individua un’area per lo studio di progetti complessi, dove il piano urbanistico comunale (Puc) potrà verificare la fattibilità di un impianto di trasporto a fune e individuare alcune specifiche aree da destinare a parco termale, per la valorizzazione delle sorgenti esistenti con opportuni indici urbanistici e standard qualitativi;

A3 - Bosco ceduo compatto e pinete; aree che svolgono un ruolo essenziale di difesa idrogeologica e costituiscono preziosi habitat di alto valore;

B1 - Zone di interesse archeologico nelle quali gli interventi devono essere preceduti dal parere preventivo vincolante della Soprintendenza archeologica;

B2 - Complessi ambientali e storico testimoniali prioritari, che si riferiscono ad aree di particolare interesse sotto il profilo geologico, naturalistico, paesaggistico e storico-testimoniale;

B3 - Zone a vigneto, anche residuale, e cespuglieto con insediamento sparso con prevalente carattere di permanenza situate alle falde dei rilievi o sui promontori retro costieri caratterizzate dalla presenza del vigneto, anche residuale o abbandonato. L’insediamento diffuso costituisce parte integrante di un paesaggio ancora rurale. Il valore di queste aree è tuttavia legato alla possibilità di praticare comunque le attività primarie, contribuendo così alla salvaguardia del paesaggio;

B4 - Zone a vigneto con fenomeni insediativi recenti, caratterizzate dalla presenza di grandi estensioni a vigneto; la continuità e la valorizzazione delle pratiche agricole è un obiettivo primario tenendo in conto la possibilità di sostegno e sviluppo delle aziende e dei prodotti di qualità offerti dalle stesse attività agricole. I processi di recupero delle colture viticole abbandonate potranno avvalersi di idonee forme di meccanizzazione;

C1 - Parchi urbani di interesse territoriale, caratterizzate dalla presenza di sistemazioni a bosco-parco, parco e giardino urbano. Si tratta di aree litoranee, di pertinenza di centri urbani, ove la vegetazione è favorita da condizioni di clima e di esposizione. È prevista la creazione o la conferma di parchi territoriali o urbani che perseguano una gestione integrata del patrimonio naturale e culturale disponibile;

C2 - Zona di insediamento sparso con ville, parchi termali, giardini, vigneto e macchia, caratterizzate dalla presenza di sistemazioni a bosco-parco, parco e giardino, vigneto e frutteto. Per la loro disposizione a fasce e a macchie entro il perimetro delle aree propriamente urbanizzate, svolgono un ruolo di nodi di un reticolo più esteso. L’esistenza di corridoi verdi e macchie naturali, ottenuti dalla integrazione di diverse aree libere, può essere coordinata con gli altri elementi naturali che caratterizzano tali aree (corsi d’acqua, alberature, siepi).

Queste zone possiedono una spiccata predisposizione al reperimento di aree a verde pubblico e della ricettività turistica. Al loro interno i Puc possono specificare, oltre alle destinazioni, interventi progettuali di valorizzazione ambientale e paesaggistica;

D1 - Zone urbanizzate con presenza di residui appezzamenti a vigneto, parzialmente già insediate in maniera irreversibile, di diretta pertinenza dei centri abitati per l’espansione urbanistica, con particolare riferimento alla residenza e alla ricettività. All’interno di queste aree sono necessari interventi progettuali di recupero ambientale e paesaggistico. L’area potrà essere dotata di attrezzature ricreative leggere ed estensive (sportive e per il tempo libero);

D2 - Urbanizzazione continua consolidata: aree già insediate in maniera irreversibile e zone di completamento e saturazione urbana in cui è necessario il recupero ambientale e paesaggistico;

E1 - Spiagge con attrezzature balneari: i tratti di litorale sabbioso di proprietà demaniale di valore ambientale, paesistico e scenografico. È necessario affiancare l’azione di tutela con interventi volti alla difesa e alla ricostituzione dei requisiti ecologici dell’habitat costiero e marino, al ripascimento delle spiagge, al recupero edilizio e funzionale dei complessi balneari, di ristorazione, ecc., attraverso lo strumento attuativo obbligatorio del piano di recupero;

E2 - Ambiti litoranei strategici da riqualificare: i tratti di litorale che rivestono alto valore ambientale, archeologico, paesistico e scenografico in cui si registrano aspetti degradativi, fra cui l’erosione delle spiagge, l’instabilità dei versanti rocciosi, la pressione edificatoria, l'inadeguatezza degli scarichi fognari e delle strutture di servizio (termale, alberghiero, di bar ristoro), ecc. In questa zona, così come nella successiva E3, attraverso la redazione obbligatoria di un piano di recupero, è necessario affiancare l’azione di tutela con interventi volti alla ricostituzione dei requisiti ecologici dell’habitat costiero e marino, al ripascimento delle spiagge, all’adeguamento delle infrastrutture di servizio e di quelle portuali, al recupero edilizio e funzionale dei complessi insediativi, alberghieri e termali che necessitano di una politica unitaria di intervento, anche per i necessari adeguamenti di arredo urbano, parcheggi e spazi aperti attrezzati;

E3 - Ambiti di adeguamento del litorale e delle strutture portuali: tratti di litorale entro cui, nonostante la presenza di monumenti naturali di interesse geomorfologico, si è verificata l’alterazione degli equilibri delle correnti marine, con conseguente erosione delle spiagge, con la presenza di dighe e scogliere artificiali a mare. In queste aree si lamenta l’inadeguatezza di strutture portuali, la presenza di infrastrutture civili, la carenza di servizi e parcheggi.

Il Put individua, inoltre, due aree entro cui possono essere redatti e monitorati progetti di fattibilità per la creazione di sistemi di mobilità alternativa al traffico automobilistico su gomma (funivie, ascensori interrati, funicolari).

 

 

I criteri metodologici per la redazione degli strumenti urbanistici comunali

 

I criteri metodologici vincolanti per la redazione degli strumenti urbanistici comunali, in attuazione della Lr 24/1995, parte integrante delle Norme di attuazione, contengono gli indirizzi per la redazione coordinata dei Prg comunali (Puc) e per la gestione urbanistica dell’Isola d’Ischia.

Essi investono tipologie e modi di intervento e articolano i luoghi di intervento in parti di territorio incomplete o da trasformare e parti formalmente e funzionalmente consolidate.

Si tratta di parti che saranno oggetto di due diversi trattamenti: le parti incomplete o in trasformazione saranno interessate da progetti di dettaglio o piani particolareggiati o qualunque altro tipo di piano urbanistico attuativo; quelle consolidate sono classificate per zone con riferimento ai caratteri fisici di natura morfologica e tipologica e agli usi prevalenti che le rendono riconoscibili e distinguibili dalle altre singole porzioni del territorio. Per esse valgono modi di intervento tesi a garantirne la conservazione o a guidarne la modificazione in modo compatibile.

I criteri dettano, inoltre, limitazioni e condizioni in rapporto alla pericolosità geologica e sismica.

Particolare rilievo assumono nel Put, sottolineandone lo sguardo fortemente orientato nel senso dell’architettura del paesaggio, le reti ecologiche e il piano degli spazi aperti.

Per quanto riguarda le reti ecologiche di livello locale i criteri impegnano il Puc ad attuare gli obiettivi di valorizzazione dell’ecosistema con un progetto di rete ecologica di livello locale.

I contenuti tecnici dei nuovi strumenti urbanistici andranno formulati alla luce del progetto di rete ecologica, col fine di realizzare ambiti territoriali naturali capaci di svolgere un’importante funzione di tutela quali nodi di interconnessione di un reticolo più esteso.

Al livello del dimensionamento del piano le previsioni di espansione del Puc dovranno essere rivolte ad un più generale controllo e valutazione delle pressioni antropiche sull’ecosistema urbano.

La localizzazione delle aree di espansione è un aspetto che riguarda il controllo della distribuzione spaziale e della qualità tipo-morfologica dei nuovi insediamenti, con l’obiettivo di evitare che l’aggiunta di quote marginali di urbanizzazione possa generare effetti diffusivi e destrutturanti sul patrimonio ecologico e paesaggistico.

Per quanto riguarda la densità insediativa, il controllo della forma della crescita urbana e degli effetti che la stessa determina sulle risorse ambientali e sul patrimonio naturale è uno degli obiettivi che il piano dovrà porsi a partire dall’analisi e dalla relativa valutazione delle specificità delle dinamiche di urbanizzazione di ciascun contesto insediativo locale.

La permeabilità dei suoli pubblici e privati rappresenta un parametro per controllare il funzionamento del metabolismo urbano, attraverso la regolamentazione di tutte le aree libere interne al sistema dell’urbanizzato.

L’indice di permeabilità dei suoli, rapportato alla dotazione complessiva degli spazi aperti, è uno strumento per indirizzare e controllare le trasformazioni nei diversi ambiti urbani, con una funzione di riequilibrio ecologico e ambientale per l’intero sistema insediativo.

La creazione di zone di compensazione e di ambientazione delle infrastrutture tecnologiche e di comunicazione, attraverso la progettazione di filari continui di alberi e di aree permeabili, costituisce un importante parametro normativo per la salvaguardia ecologica e ambientale di queste parti di territorio naturale interessate da tale tipologia di opere. Per ridurre gli impatti sulla frammentazione ecologica, la progettazione andrà indirizzata attraverso parametri morfologici e ambientali. Negli spazi naturali aperti e frammentati dal processo di erosione del suolo urbano, dalle infrastrutture lineari di trasporto e dalle reti tecnologiche possono essere individuati precisi criteri per rafforzare ed estendere le azioni di tutela ecologico-ambientali. La creazione di corridoi verdi e cunei di aree naturali, ottenuti dall’integrazione di diverse aree libere, può essere realizzata attraverso la messa in rete degli elementi naturali che caratterizzano tali aree.

Per la tutela delle aree a verde pubblico con valenza naturalistica, particolare valore è dato al censimento puntuale degli spazi aperti di livello comunale, considerando le grandi classi di ruolo cui possono essere riferiti, per valutare le funzioni che ciascuno di essi svolge attualmente, rispetto a quelle che sarebbe chiamato a svolgere in un processo di riequilibrio. Il Puc indagherà sulla presenza dei diversi tipi di spazi aperti: spazi per le attività produttive non urbane; spazi per infrastrutture; spazi propri delle attività produttive e di servizio urbane; spazi a servizio della residenza e per la ricreazione; spazi dei servizi sociali; spazi di interesse ecologico e naturalistico; spazi di interesse storico-ambientale e paesaggistico; spazi in aree di rischio o degrado ambientale.

Il Puc promuove indirizzi di intervento per l’uso e la gestione delle risorse territoriali costituite dagli spazi aperti entro il sistema insediativo.

L’analisi scaturita dal censimento degli spazi aperti, confrontata con le risultanze dell’indagine della connettività ecologica territoriale, consente di precisare nel dettaglio gli obbiettivi ottimali di gerarchizzazione della totalità degli spazi non edificati dell’isola, sia quelli compatti che quelli interclusi fra le costruzioni. La strumentazione del Puc entra nel merito non solo delle destinazioni d’uso, ma anche delle modalità operative e delle responsabilità gestionali dei singoli interventi e riguarda le seguenti situazioni tipo: spazi aperti per la conservazione delle risorse; per la salvaguardia ambientale; in aree di recupero ambientale; per la funzionalità ecologica urbana; per la connettività ecologica.

 

Figura 2 - Put dell’Isola d’Ischia: dettaglio

  

 

Una nota conclusiva

 

Il Put, nato prima del 2000 da un’iniziativa dei comuni dell’Isola d’Ischia, anche come forma di reazione all’asfittico piano territoriale paesistico (Ptp) vigente, redatto dai funzionari della Soprintendenza di Napoli, poteva essere lo strumento propulsivo delle politiche territoriali dell’isola in un momento in cui le consistenti risorse comunitarie – l’Agenda 2001-2006 del Quadro comunitario di sostegno – potevano sostenere non poche delle iniziative prospettate dal piano.

Arenatosi, nonostante il grande favore col quale è stato accolto, in corrispondenza dell’adozione del Ptc e delle successive note vicende che hanno fatto segnare il passo allo strumento di coordinamento provinciale, ad uno sguardo in retrospettiva appare ripetersi per l’Isola d’Ischia ancora una volta lo scenario dei piani urbanistici che hanno un grande avvenire dietro le spalle.

Sospeso tra le vicende del condono edilizio, che sull’isola pesa come un macigno su qualsivoglia sviluppo programmato del territorio, e quelle del Ptc, il Piano Ferrara potrà trovare uno sbocco positivo – e tempestivo! – in un’isola in cui da decenni ormai l’urbanistica la fanno gli avvocati?

 

 

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