Un piano di sviluppo sostenibile. Un piano
strategico anche, perché mette a punto
tattiche e strategie concrete per la sua
attuazione. Ma anche un piano che è progetto
di paesaggio, non solo e non tanto per le
competenze dei suoi estensori, quanto per i
contenuti stessi, sia in termini di analisi
che di proposte. Tutto questo è certamente
il piano urbanistico territoriale (Put)
dell’Isola d’Ischia con specifica
valutazione dei valori paesistici e
ambientali redatto dal gruppo fiorentino
“Ferrara Associati” su iniziativa dei comuni
dell’Isola d’Ischia.
Per dare un’idea di questa variegata
articolazione del disegno di piano, basti
pensare che per l’individuazione delle unità
di paesaggio rispetto alle componenti
fondamentali proprie dell’ecologia del
paesaggio, sono state individuate 140 aree
per rapportare le specificità tipologiche
che contraddistinguono ogni singola area ai
condizionamenti e alle opportunità che essa
presenta in termini ecologici-paesaggistici
e urbanistico-territoriali. A valle di
questa lettura è stato possibile inquadrare
ogni unità di paesaggio entro il novero di
14 classi.
Una lettura minuziosa del territorio d’altra
parte non poteva essere elusa come base
propedeutica di conoscenza ineliminabile per
l’individuazione di concreti obiettivi di
politica del territorio.
Il Put dell’Isola d’Ischia trae così le
mosse dalla constatazione che il processo di
crescita non è stato amministrato con un
progetto complessivo ed una verifica
strategica. Con l’erosione delle spiagge, le
questioni del traffico, dello smaltimento
dei rifiuti, della carenza di impianti di
depurazione e di parcheggi, gli standard
qualitativi si sono progressivamente ridotti
malgrado sia ancora rilevante la presenza di
risorse importanti, soprattutto nell’interno
e nel versante sud.
Per uno sviluppo di tipo qualitativo occorre
avviare processi di trasformazione per il
recupero delle situazioni di degrado
urbanistico e ambientale, valorizzando il
patrimonio esistente. Una mera tutela
vincolistica comporterebbe l’impossibilità
di controllare le trasformazioni strutturali
che negano la stessa conservazione e
l’effetto perverso della conservazione
del degrado.
Le opzioni strategiche
Negli ultimi 50 anni la superficie agricola
dell’isola è scesa dal 77% al 16,6%; quella
incolta è passata dal 18,21% al 47,4%;
quella urbanizzata è salita dal 4,82% al
36%. Si tratta di dati risalenti a più di un
decennio fa, che non tengono conto
dell’abusivismo e, quindi, largamente
sottostimati.
L’economia turistica, con punte altissime di
presenze, ha comportato uno sviluppo abnorme
dell’edilizia, in particolare delle seconde
case, con un consumo del territorio
ai limiti della non-sostenibilità.
Il piano tenta di cogliere le potenzialità
insite nelle infrastrutture da realizzare
per riconvertire in positivo i danni
arrecati all’ambiente: paradossalmente,
il peggior impatto ambientale si avrebbe se
tutto rimanesse com’è.
Perciò la prima opzione strategica
individuata dal Put è quella di
trasformare, ma migliorando.
La seconda è quella dell’unitarietà nella
diversità. Nell’isola vi sono
sostanziali differenze che inducono ad un
riequilibrio: da un lato gli ambiti urbani
costieri congestionati e caratterizzati dal
soprautilizzo delle risorse e/o da
insufficienza degli standard abitativi e
urbanistici; dall’altro quelli collinari e
montani, caratterizzati da sottoutilizzo
delle risorse, sottovalutazione delle
attività agricole come fattore di
conservazione dell’ambiente e di gestione
del paesaggio. La perdita di identità
unitaria, in un contesto il cui segno
distintivo è l’unità nella varietà
(di immagine, forme fisiche, articolazione
storica dell’insediamento), è un indizio
della potenziale rottura del rapporto tra
ecosistema e territorio e spazio fisico.
Il piano si è orientato, perciò, a favorire
un nuovo scenario ecosistemico per
recuperare relazioni e funzioni perdute
attraverso una valutazione della qualità
paesistica per macro unità di paesaggio,
analizzando per contesti territoriali – in
cui distingue una parte costiera e
pedemontana ed una collinare e
montana – i principali punti di forza e
di debolezza, le opportunità e i rischi. Nel
tracciare le linee guida di uno sviluppo
sostenibile, ha assunto come criteri e
orientamenti la connessione tra gli
aspetti di recupero ambientale e quelli di
sviluppo, l’integrazione funzionale e
relazionale tra ambiti diversi, l’attualizzazione
del patrimonio naturale e culturale in modo
compatibile con la sua conservazione.
Il sistema dei requisiti di qualità
Il piano ha privilegiato processi idonei a
condurre a nuove soglie di qualità
ambientale, paesaggistica e insediativa per
delineare e rendere operabile un Sistema
dei requisiti di qualità, entro le tre
categorie da considerare comunque
trasversali, della tutela, del
recupero e dello sviluppo sostenibile
(culturale, sociale, economico,
istituzionale, ambientale e paesaggistico).
L’ambito di Tutela comprende le zone:
A1 - Complessi di rocce affioranti,
scogliere e falesie; A2 - Macchia
mediterranea, lembi di bosco e cespuglieto
anche con presenza di cave, gole e burroni;
A3 - Bosco ceduo compatto e pinete; B1 -
Zone di interesse archeologico; B2 -
Complessi ambientali e storico testimoniali
prioritari; B3 - Zone a vigneto, anche
residuale, e cespuglieto con insediamento
sparso con prevalente carattere di
permanenza.
In queste zone il piano stabilisce la tutela
degli ambiti montani e costieri di
preminente interesse naturalistico, delle
cave, delle sorgenti termali, delle aree
archeologiche e dell’architettura rupestre;
suggerisce interventi e tecniche idonee ad
assicurare la rinnovazione naturale della
vegetazione; prevede, tra l’altro: la
conservazione attiva e la messa in valore
dei complessi ambientali e
storico-testimoniali prioritari; la
prosecuzione e l’incremento delle pratiche
agricole con particolare riguardo al vigneto
e alle opportune forme di modernizzazione e
meccanizzazione.
L’ambito di Recupero comprende le
zone: E1 - Spiagge con attrezzature
balneari; E2 - Ambiti litoranei strategici
da riqualificare; E3 - Ambiti di adeguamento
del litorale e delle strutture portuali.
Qui il piano promuove la riqualificazione e
il recupero delle spiagge; rende possibile
l’adeguamento delle strutture portuali;
prevede un sistema di parcheggi scambiatori
fra auto e bus turistici e minibus navetta
per l’accesso pedonale nei mesi estivi ai
punti strategici del litorale sud; consente
la promozione da parte dei comuni di
progetti complessi per realizzare
infrastrutture di collegamento a fune o su
rotaia tra i centri del versante meridionale
e il sottostante litorale.
L’ambito di Sviluppo, infine,
comprende le zone: B4 - Zone a vigneto
con fenomeni insediativi recenti; C1 -
Parchi urbani di interesse territoriale; C2
- Zona di insediamento sparso con ville,
parchi termali, giardini, vigneto e macchia;
D1 - Zone urbanizzate con presenza di
residui appezzamenti a vigneto; D2 -
Urbanizzazione continua consolidata.
Si tratta di aree di rilevanza
storico-insediativa, colturale-produttiva ed
ecologica, ai fini della connessione tra
sistema naturale e insediativo, o
irreversibilmente urbanizzate, nelle quali
sono possibili interventi in rapporto al
livello di qualità e vulnerabilità delle
singole zone; tutela le specificità
tipologiche ed estetiche dei centri abitati
da perseguire attraverso la redazione da
parte dei comuni di appositi piani e
regolamenti; incentiva la vitivinicoltura
tramite l’uso di monorotaie e la costruzione
di annessi agricoli; sostiene il recupero
dello spazio agricolo stabilendo che ogni
nuovo permesso a costruire sia corredato da
una congrua dotazione di terreno agricolo;
promuove la costruzione di reti ecologiche e
la messa in valore in termini funzionali e
fruitivi dell’intero sistema degli spazi
aperti; rende possibile lo sviluppo del
termalismo, compresa la creazione di nuovi
parchi termali; conferma la previsione di un
sistema di mobilità sostenibile; predispone
un piano d’azione per l’ecoturismo per la
promozione di nuove imprese e
professionalità, mettendo a punto alcuni
progetti-pilota, componendo un’offerta che
apre a nuove categorie di utenza,
destagionalizzando i flussi turistici.
Gli spazi aperti e il processo di
riqualificazione ecologica
Particolare attenzione è rivolta al ruolo
del verde urbano e territoriale ai fini
delle connessioni ecologiche interne ed
esterne agli abitati. L’intero sistema dei
vuoti urbani viene riconsiderato in
un nuovo modello insediativo.
Il concetto di rete ecologica è inteso in
almeno quattro modi diversi, che si
traducono in differenti conseguenze
operative: come sistema di parchi e
riserve, in cui la rete è strettamente
dipendente dagli obiettivi del governo della
conservazione della natura; come sistema
interconnesso di habitat, di cui
salvaguardare la biodiversità, in cui la
rete ha ancora obiettivi primari legati alla
conservazione della natura, ma non
necessariamente coincidenti con le aree
protette istituzionalmente riconosciute;
come sistema di unità di paesaggio, a
supporto prioritario di fruizioni percettive
e ricreative, per un miglioramento
dell’ambiente extraurbano fruibile dalle
popolazioni insediate, aumentando e
riqualificando le componenti naturali e
degli agroecosistemi; come scenario
ecosistemico polivalente, a supporto di
uno sviluppo sostenibile: non solo la
conservazione della natura residua, ma anche
la ricostruzione di unità ecosistemiche in
grado di svolgere funzioni polivalenti.
Queste reti sono strutture idonee a
perseguire, tra l’altro: l’ottimizzazione
della produttività e della protezione degli
ecosistemi agrari; il miglioramento
dell’ambiente urbanizzato, mediante il
contenimento e la mitigazione
dell’inquinamento e l’equipaggiamento
paesistico; il recupero di ambiti degradati,
tramite la creazione di zone di ripristino
dei valori naturali e la creazione di fasce
di continuità paesistica.
Il tema della gestione della vegetazione
dovrà essere affrontato con strumenti che
consentano anche interventi di ripristino e
conservazione del paesaggio agrario.
Si prospetta quindi un passaggio dalle
classiche Norme di attuazione dei
piani regolatori generali (Prg), già
caratterizzate da un atteggiamento
eminentemente vincolistico, ad un
Regolamento del verde e degli spazi aperti
di nuovo genere, finalizzato a soddisfare
concrete esigenze di salvaguardia e
gestionali.
Figura 1 - Put dell’Isola d’Ischia |
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Un programma d’azione per l’ecoturismo
Il turismo genera un processo di
trasformazione che tende all’omologazione e
a rendere l’ambiente banale e stereotipato,
in quanto inclina a riprodurvi lo standard
delle condizioni urbane. Pertanto esso può
distruggere le stesse risorse che ne hanno
determinato la presenza sul territorio e
quindi, alla fine, distruggere sé stesso.
Le più rilevanti caratteristiche di questo
processo: l’esistenza di un ciclo di vita
delle risorse, intrinseco alla dinamica del
loro sviluppo; l’importanza degli effetti
moltiplicatori dei proventi; l’impatto
che lo sviluppo turistico genera
sull’ambiente a livello estetico-percettivo;
la flessibilità della domanda, che non
consente di considerare i flussi turistici
completamente comprensibili e controllabili;
la scarsa considerazione del principio
chi inquina paga, già applicato nel
settore delle attività industriali.
La perdita di specificità e qualità
ambientale causata dal turismo, è il diretto
effetto a livello sistemico
dell’inquinamento prodotto e spesso
sottostimato, per cui i suoi effetti possono
non essere immediatamente percepibili.
Promuovere un turismo sostenibile significa
avviare processi capaci di mantenere vitali
nel tempo i valori dell’ambiente, soddisfare
le aspettative di residenti e turisti senza
abbassare il livello qualitativo e senza
danneggiare i valori del territorio.
L’ecoturismo si pone, pertanto, come
obiettivi principali: rafforzare la
consapevolezza da parte dei turisti; gestire
i marchi di qualità; perseguire l’equilibrio
tra diversità e standardizzazione; creare
incentivi per le imprese; riconoscere il
valore economico del paesaggio; prendere in
considerazione l’area turistica;
evitare la conservazione assoluta; informare
operatori pubblici e privati.
La costruzione del sistema di offerta
presuppone: la strutturazione dell’offerta
di beni e servizi diversificata per ambiti
territoriali e concepita come una rete
interconnessa a livello territoriale; la
realizzazione di un sistema ricettivo adatto
a ospitare i vari tipi di utenza; la
qualificazione del sistema di informazione e
accompagnamento con la professionalizzazione
e l’avvio all’attività di operatori locali.
L’offerta di beni e servizi potrà
comprendere:
- servizi ricettivi, dislocati in
modo programmato rispetto alle percorrenze;
- attrezzature culturali, punti di
orientamento zonale: le porte dell’isola,
costituite da pannelli contenenti mappe e
istruzioni per gli itinerari e le mete
raggiungibili da esse; centri di
accoglienza; centri didattico
informativi con sezioni naturalistiche;
musei in situ; laboratori
artigianali, predisposti per la
valorizzazione e la conservazione di
tecniche di lavorazione artigianale tipiche
della cultura dell’isola, anche con finalità
produttive e formative; antiquarium e
musei di nuova istituzione per la
conservazione e la valorizzazione, dei
reperti archeologici;
- attrezzature ricreative: centri di
promozione e logistici, anche concepiti in
un’ottica d’impresa, come vivai forestali,
giardini botanici, giardini officinali,
parchi termali, centri di turismo equestre,
noleggio mountain bike, aree sportive;
- mete: manufatti architettonici o
località di interesse naturalistico,
ambientale, escursionistico, archeologico,
storico, monumentale, antropologico,
religioso, ecc.
I progetti pilota
Una serie di progetti pilota aprono a nuove
categorie di utenza e mitiga gli effetti
della stagionalità dei flussi turistici, con
i seguenti obiettivi: integrare l’offerta
tradizionale con un turismo in tutto l’arco
dell’anno; incentivare la piccola
ricettività nei centri abitati, soprattutto
quelli non toccati dal turismo tradizionale
e realizzare strutture di appoggio
all’escursionismo; creare reti di strutture
ricettive e servizi, di punti di vendita dei
prodotti tipici, di sentieri e di guide
locali; individuare le opportunità di
sviluppo turistico capaci di creare indotto
nell’economia.
Il primo dei progetti pilota, di cui il Put
fornisce linee guida, motivazioni e
requisiti, è quello dell’escursionismo
naturalistico. Altri progetti pilota sono
quelli della piccola ricettività nei
centri, della gastronomia e
tradizione, della vacanza-lavoro.
Le opportunità del Put
In sintesi le opportunità offerte dal Put
sono:
- la tutela integrale degli ambiti
montani e costieri di preminente interesse
naturalistico, delle sorgenti termali, delle
aree archeologiche e dell’architettura
rupestre; la conservazione attiva e la messa
in valore dei complessi ambientali e
storico-testimoniali prioritari; la
salvaguardia degli ambiti rurali remoti ad
alta vulnerabilità;
- per quanto riguarda il recupero: la
riqualificazione di spiagge e strutture
balneari, e la riprogettazione dei sistemi
di difesa a mare; il recupero urbanistico e
ambientale dei litorali dei Maronti e di
Citara; l’adeguamento delle strutture
portuali; la riabilitazione ecologica del
territorio attraverso linee guida e
specifiche tecniche relative alla
costruzione di reti ecologiche e al sistema
di spazi aperti di livello urbano e
territoriale;
- per quanto riguarda, infine, lo
sviluppo rende possibili gli interventi
sul patrimonio esistente prevedendo la
redazione da parte dei comuni di piani
riguardanti l’ornato pubblico e la qualità
percettiva del paesaggio urbano; favorisce
lo sviluppo del termalismo compresa la
creazione di nuovi parchi termali; detta
indici urbanistici nelle aree insediate
immediatamente operabili per nuove
costruzioni, demandandone la definizione di
dettaglio ai Prg; predispone la
strumentazione per il recupero delle
costruzioni abusive suscettibili di
sanatoria; sostiene l’incentivazione delle
pratiche agricole e del recupero del
vigneto; conferma la previsione di un
sistema di mobilità sostenibile; prevede un
sistema di parcheggi scambiatori per
l’accesso pedonale nei mesi estivi ai punti
strategici del litorale sud dell’isola;
consente la promozione di progetti complessi
per la realizzazione di infrastrutture di
collegamento a fune o su rotaia; individua
percorsi mare-monte per grandi traversate
equestri e pedonali; sostiene ogni tipo di
ospitalità diffusa del tipo bed and
breakfast e agrituristica; predispone un
piano d’azione per l’ecoturismo per la
promozione di nuove imprese e
professionalità; recepisce e orienta in modo
integrato la progettualità in corso.
Le norme di attuazione
Le norme tecniche d’attuazione regolano
cinque grandi ambiti
A - Zone di preminente rilevanza
naturalistico-ambientale;
B - Zone di rilevanza paesaggistica,
storico-insediativa e colturale;
C - Zone di rilevanza paesaggistica e/o
colturale e ai fini della connessione
ecologica tra sistema naturale e insediativi;
D - Zone urbane;
E - Aree costiere di rilevanza
paesaggistica da assoggettare a piani di
recupero prioritari.
Ad ognuno di tali ambiti (zone)
corrispondono varie sottozone:
A1 - Complessi di rocce affioranti,
scogliere e falesie, in cui le norme
sono orientate alla difesa e alla
ricostituzione dei requisiti ecologici e
alla preservazione delle coste rocciose e
tufacee mediante opere di manutenzione
straordinaria con l’uso di tecniche
d’ingegneria naturalistica;
A2 - Macchia mediterranea, lembi di bosco
e cespuglieto, anche con presenza di cave,
gole e burroni, aree scarsamente
interessate da processi di modificazione
antropica e da insediamenti, sottoposte a
protezione e gestione al fine di preservarne
le condizioni naturali; in questo ambito il
Put individua un’area per lo studio di
progetti complessi, dove il piano
urbanistico comunale (Puc) potrà
verificare la fattibilità di un impianto di
trasporto a fune e individuare alcune
specifiche aree da destinare a parco
termale, per la valorizzazione delle
sorgenti esistenti con opportuni indici
urbanistici e standard qualitativi;
A3 - Bosco ceduo compatto e pinete;
aree che svolgono un ruolo essenziale di
difesa idrogeologica e costituiscono
preziosi habitat di alto valore;
B1 - Zone di interesse archeologico
nelle quali gli interventi devono essere
preceduti dal parere preventivo vincolante
della Soprintendenza archeologica;
B2 - Complessi ambientali e storico
testimoniali prioritari, che si
riferiscono ad aree di particolare interesse
sotto il profilo geologico, naturalistico,
paesaggistico e storico-testimoniale;
B3 - Zone a vigneto, anche residuale, e
cespuglieto con insediamento sparso con
prevalente carattere di permanenza
situate alle falde dei rilievi o sui
promontori retro costieri caratterizzate
dalla presenza del vigneto, anche residuale
o abbandonato. L’insediamento diffuso
costituisce parte integrante di un paesaggio
ancora rurale. Il valore di queste aree è
tuttavia legato alla possibilità di
praticare comunque le attività primarie,
contribuendo così alla salvaguardia del
paesaggio;
B4 - Zone a vigneto con fenomeni
insediativi recenti, caratterizzate
dalla presenza di grandi estensioni a
vigneto; la continuità e la valorizzazione
delle pratiche agricole è un obiettivo
primario tenendo in conto la possibilità di
sostegno e sviluppo delle aziende e dei
prodotti di qualità offerti dalle stesse
attività agricole. I processi di recupero
delle colture viticole abbandonate potranno
avvalersi di idonee forme di
meccanizzazione;
C1 - Parchi urbani di interesse
territoriale, caratterizzate dalla
presenza di sistemazioni a bosco-parco,
parco e giardino urbano. Si tratta di aree
litoranee, di pertinenza di centri urbani,
ove la vegetazione è favorita da condizioni
di clima e di esposizione. È prevista la
creazione o la conferma di parchi
territoriali o urbani che perseguano una
gestione integrata del patrimonio naturale e
culturale disponibile;
C2 - Zona di insediamento sparso con
ville, parchi termali, giardini, vigneto e
macchia, caratterizzate dalla presenza
di sistemazioni a bosco-parco, parco e
giardino, vigneto e frutteto. Per la loro
disposizione a fasce e a macchie entro il
perimetro delle aree propriamente
urbanizzate, svolgono un ruolo di nodi
di un reticolo più esteso.
L’esistenza di corridoi verdi e macchie
naturali, ottenuti dalla integrazione di
diverse aree libere, può essere coordinata
con gli altri elementi naturali che
caratterizzano tali aree (corsi d’acqua,
alberature, siepi).
Queste zone possiedono una spiccata
predisposizione al reperimento di aree a
verde pubblico e della ricettività
turistica. Al loro interno i Puc possono
specificare, oltre alle destinazioni,
interventi progettuali di valorizzazione
ambientale e paesaggistica;
D1 - Zone urbanizzate con presenza di
residui appezzamenti a vigneto,
parzialmente già insediate in maniera
irreversibile, di diretta pertinenza dei
centri abitati per l’espansione urbanistica,
con particolare riferimento alla residenza e
alla ricettività. All’interno di queste aree
sono necessari interventi progettuali di
recupero ambientale e paesaggistico. L’area
potrà essere dotata di attrezzature
ricreative leggere ed estensive (sportive e
per il tempo libero);
D2 - Urbanizzazione continua consolidata:
aree già insediate in maniera irreversibile
e zone di completamento e saturazione urbana
in cui è necessario il recupero ambientale e
paesaggistico;
E1 - Spiagge con attrezzature balneari:
i tratti di litorale sabbioso di proprietà
demaniale di valore ambientale, paesistico e
scenografico. È necessario affiancare
l’azione di tutela con interventi volti alla
difesa e alla ricostituzione dei requisiti
ecologici dell’habitat costiero e marino, al
ripascimento delle spiagge, al recupero
edilizio e funzionale dei complessi
balneari, di ristorazione, ecc., attraverso
lo strumento attuativo obbligatorio del
piano di recupero;
E2 - Ambiti litoranei strategici da
riqualificare: i tratti di litorale che
rivestono alto valore ambientale,
archeologico, paesistico e scenografico in
cui si registrano aspetti degradativi, fra
cui l’erosione delle spiagge, l’instabilità
dei versanti rocciosi, la pressione
edificatoria, l'inadeguatezza degli scarichi
fognari e delle strutture di servizio
(termale, alberghiero, di bar ristoro), ecc.
In questa zona, così come nella successiva
E3, attraverso la redazione obbligatoria di
un piano di recupero, è necessario
affiancare l’azione di tutela con interventi
volti alla ricostituzione dei requisiti
ecologici dell’habitat costiero e marino, al
ripascimento delle spiagge, all’adeguamento
delle infrastrutture di servizio e di quelle
portuali, al recupero edilizio e funzionale
dei complessi insediativi, alberghieri e
termali che necessitano di una politica
unitaria di intervento, anche per i
necessari adeguamenti di arredo urbano,
parcheggi e spazi aperti attrezzati;
E3 - Ambiti di adeguamento del litorale e
delle strutture portuali: tratti di
litorale entro cui, nonostante la presenza
di monumenti naturali di interesse
geomorfologico, si è verificata
l’alterazione degli equilibri delle correnti
marine, con conseguente erosione delle
spiagge, con la presenza di dighe e
scogliere artificiali a mare. In queste aree
si lamenta l’inadeguatezza di strutture
portuali, la presenza di infrastrutture
civili, la carenza di servizi e parcheggi.
Il Put individua, inoltre, due aree entro
cui possono essere redatti e monitorati
progetti di fattibilità per la creazione di
sistemi di mobilità alternativa al traffico
automobilistico su gomma (funivie, ascensori
interrati, funicolari).
I criteri metodologici per la redazione
degli strumenti urbanistici comunali
I criteri metodologici vincolanti per la
redazione degli strumenti urbanistici
comunali, in attuazione della Lr
24/1995, parte integrante delle Norme di
attuazione, contengono gli indirizzi per la
redazione coordinata dei Prg comunali (Puc)
e per la gestione urbanistica dell’Isola
d’Ischia.
Essi investono tipologie e modi di
intervento e articolano i luoghi di
intervento in parti di territorio
incomplete o da trasformare e parti
formalmente e funzionalmente consolidate.
Si tratta di parti che saranno oggetto di
due diversi trattamenti: le parti
incomplete o in trasformazione saranno
interessate da progetti di dettaglio o piani
particolareggiati o qualunque altro tipo di
piano urbanistico attuativo; quelle
consolidate sono classificate per zone con
riferimento ai caratteri fisici di natura
morfologica e tipologica e agli usi
prevalenti che le rendono riconoscibili e
distinguibili dalle altre singole porzioni
del territorio. Per esse valgono modi di
intervento tesi a garantirne la
conservazione o a guidarne la modificazione
in modo compatibile.
I criteri dettano, inoltre,
limitazioni e condizioni in rapporto alla
pericolosità geologica e sismica.
Particolare rilievo assumono nel Put,
sottolineandone lo sguardo fortemente
orientato nel senso dell’architettura del
paesaggio, le reti ecologiche e il
piano degli spazi aperti.
Per quanto riguarda le reti ecologiche di
livello locale i criteri impegnano il
Puc ad attuare gli obiettivi di
valorizzazione dell’ecosistema con un
progetto di rete ecologica di livello
locale.
I contenuti tecnici dei nuovi strumenti
urbanistici andranno formulati alla luce del
progetto di rete ecologica, col fine di
realizzare ambiti territoriali naturali
capaci di svolgere un’importante funzione di
tutela quali nodi di interconnessione
di un reticolo più esteso.
Al livello del dimensionamento del piano
le previsioni di espansione del Puc dovranno
essere rivolte ad un più generale controllo
e valutazione delle pressioni antropiche
sull’ecosistema urbano.
La localizzazione delle aree di
espansione è un aspetto che riguarda il
controllo della distribuzione spaziale
e della qualità tipo-morfologica dei
nuovi insediamenti, con l’obiettivo di
evitare che l’aggiunta di quote marginali di
urbanizzazione possa generare effetti
diffusivi e destrutturanti sul patrimonio
ecologico e paesaggistico.
Per quanto riguarda la densità
insediativa, il controllo della forma
della crescita urbana e degli effetti che la
stessa determina sulle risorse ambientali e
sul patrimonio naturale è uno degli
obiettivi che il piano dovrà porsi a partire
dall’analisi e dalla relativa valutazione
delle specificità delle dinamiche di
urbanizzazione di ciascun contesto
insediativo locale.
La permeabilità dei suoli pubblici e
privati rappresenta un parametro per
controllare il funzionamento del
metabolismo urbano, attraverso la
regolamentazione di tutte le aree libere
interne al sistema dell’urbanizzato.
L’indice di permeabilità dei suoli,
rapportato alla dotazione complessiva degli
spazi aperti, è uno strumento per
indirizzare e controllare le trasformazioni
nei diversi ambiti urbani, con una funzione
di riequilibrio ecologico e ambientale per
l’intero sistema insediativo.
La creazione di zone di compensazione e
di ambientazione delle infrastrutture
tecnologiche e di comunicazione,
attraverso la progettazione di filari
continui di alberi e di aree permeabili,
costituisce un importante parametro
normativo per la salvaguardia ecologica e
ambientale di queste parti di territorio
naturale interessate da tale tipologia di
opere. Per ridurre gli impatti sulla
frammentazione ecologica, la progettazione
andrà indirizzata attraverso parametri
morfologici e ambientali. Negli spazi
naturali aperti e frammentati dal processo
di erosione del suolo urbano, dalle
infrastrutture lineari di trasporto e dalle
reti tecnologiche possono essere individuati
precisi criteri per rafforzare ed estendere
le azioni di tutela ecologico-ambientali. La
creazione di corridoi verdi e
cunei di aree naturali, ottenuti
dall’integrazione di diverse aree libere,
può essere realizzata attraverso la messa in
rete degli elementi naturali che
caratterizzano tali aree.
Per la tutela delle aree a verde pubblico
con valenza naturalistica, particolare
valore è dato al censimento puntuale
degli spazi aperti di livello comunale,
considerando le grandi classi di ruolo
cui possono essere riferiti, per valutare le
funzioni che ciascuno di essi svolge
attualmente, rispetto a quelle che sarebbe
chiamato a svolgere in un processo di
riequilibrio. Il Puc indagherà sulla
presenza dei diversi tipi di spazi aperti:
spazi per le attività produttive non urbane;
spazi per infrastrutture; spazi propri delle
attività produttive e di servizio urbane;
spazi a servizio della residenza e per la
ricreazione; spazi dei servizi sociali;
spazi di interesse ecologico e
naturalistico; spazi di interesse
storico-ambientale e paesaggistico; spazi in
aree di rischio o degrado ambientale.
Il Puc promuove indirizzi di intervento per
l’uso e la gestione delle risorse
territoriali costituite dagli spazi aperti
entro il sistema insediativo.
L’analisi scaturita dal censimento degli
spazi aperti, confrontata con le risultanze
dell’indagine della connettività ecologica
territoriale, consente di precisare nel
dettaglio gli obbiettivi ottimali di
gerarchizzazione della totalità degli spazi
non edificati dell’isola, sia quelli
compatti che quelli interclusi fra le
costruzioni. La strumentazione del Puc entra
nel merito non solo delle destinazioni
d’uso, ma anche delle modalità operative e
delle responsabilità gestionali dei singoli
interventi e riguarda le seguenti situazioni
tipo: spazi aperti per la conservazione
delle risorse; per la salvaguardia
ambientale; in aree di recupero
ambientale; per la funzionalità
ecologica urbana; per la connettività
ecologica.
Figura 2 - Put dell’Isola d’Ischia:
dettaglio |
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Una nota conclusiva
Il Put, nato prima del 2000 da un’iniziativa
dei comuni dell’Isola d’Ischia, anche come
forma di reazione all’asfittico piano
territoriale paesistico (Ptp) vigente,
redatto dai funzionari della Soprintendenza
di Napoli, poteva essere lo strumento
propulsivo delle politiche territoriali
dell’isola in un momento in cui le
consistenti risorse comunitarie – l’Agenda
2001-2006 del Quadro comunitario di sostegno
– potevano sostenere non poche delle
iniziative prospettate dal piano.
Arenatosi, nonostante il grande favore col
quale è stato accolto, in corrispondenza
dell’adozione del Ptc e delle successive
note vicende che hanno fatto segnare il
passo allo strumento di coordinamento
provinciale, ad uno sguardo in retrospettiva
appare ripetersi per l’Isola d’Ischia ancora
una volta lo scenario dei piani urbanistici
che hanno un grande avvenire dietro le
spalle.
Sospeso tra le vicende del condono edilizio,
che sull’isola pesa come un macigno su
qualsivoglia sviluppo programmato del
territorio, e quelle del Ptc, il Piano
Ferrara potrà trovare uno sbocco
positivo – e tempestivo! – in un’isola in
cui da decenni ormai l’urbanistica la fanno
gli avvocati? |