Nel dicembre 2004 è cominciata per la
Campania una nuova stagione per il
governo del territorio con
l’approvazione della legge urbanistica
regionale (Lr 16/2004), ed è, quindi, tempo
di bilanci.
Si vuole qui di seguito riportare una breve
anticipazione del rapporto al 2004
dell’evoluzione e dello stato della
pianificazione urbanistica generale nei
comuni della Regione Campania, condotto dal
Gruppo di ricerca di Tecnica e
pianificazione urbanistica operante presso
il Dipartimento di Ingegneria civile
dell’Università di Salerno e diretto dal
prof. Roberto Gerundo.
Il rapporto rappresenta una sorta di
anagrafe relativa allo stato e all’attività
urbanistica dei comuni nel tempo.
L’evoluzione normativa in materia
urbanistica, a partire dagli anni ’40, ha
determinato un progressivo trasferimento
delle competenze in materia di approvazione
dei piani dallo stato alle regioni e,
successivamente, alle province, in
rispondenza ad una linea politica volta a
snellire le funzioni che spettano al potere
centrale in favore di un maggiore
coinvolgimento degli enti locali.
Relativamente al periodo considerato nel
rapporto, si è, quindi, fatto riferimento al
sessantennio che va dall’approvazione della
legge urbanistica nazionale 1150/1942 al
2002, suddiviso in sei segmenti temporali,
ciascuno di dieci anni, raggruppati in tre
macro-periodi (1942-1972, 1973-1982,
1983-2002) da considerarsi omogenei per
quanto concerne le procedure di formazione e
approvazione degli strumenti urbanistici. I
tre modelli di procedure per la formazione
dei piani possono essere sintetizzati nei
seguenti: procedura statale della legge
1150/1942; procedura regionale dopo il Dpr
8/1972; procedura regionale della Lr
14/1982.
La suddivisione in segmenti temporali di cui
sopra ha comportato la necessità di colmare
il gap tra il 2002, anno in cui si
conclude il sessantennio indagato, e il
2004, ultimo anno di vacanza della
legge urbanistica regionale. L’aggiornamento
al 2004 ha consentito di completare
l’osservazione con riferimento ad un periodo
normativamente omogeneo che si è concluso,
aprendone uno nuovo, con l’approvazione
della tanto attesa legge regionale per il
governo del territorio (Lr 16/2004).
La raccolta e la omogeneizzazione delle
informazioni è stata condotta utilizzando
sia due report che l’amministrazione
regionale ha episodicamente effettuato, sia
facendo riferimento ad apposite indagini
condotte, in varie circostanze e per diversi
motivi, in ambito universitario o per
specifiche iniziative, oltre a studi e
ricerche su specifiche porzioni di
territorio regionale. I dati sono raccolti
in base alla data di approvazione, mediante
l’apposito provvedimento previsto per la
specifica procedura riferita al periodo
temporale considerato; tale condizione
costituisce riferimento per omogeneizzare e
rendere confrontabili la maggior parte dei
dati raccolti e superare, per quanto
possibile, l’eterogeneità, per certi versi
irriducibile, delle diverse fonti
utilizzate.
Per ogni comune, in particolare, si è fatto
riferimento alle seguenti informazioni: tipo
di strumento urbanistico generale vigente;
data di approvazione dello strumento
urbanistico generale; kmq di superficie
territoriale dei comuni con (o senza)
strumento urbanistico generale; popolazione
e consistenza abitativa (Istat 1951, 1961,
1971, 1981, 1991, 2001) dei comuni con (o
senza) strumento urbanistico generale.
Le elaborazioni effettuate, in generale,
riguardano: l’andamento della pianificazione
a livello regionale in riferimento al numero
e alla tipologia (piano regolatore
generale – Prg; o programma di
fabbricazione – PdiF) di piano
urbanistico generale, alla superficie
territoriale e alla popolazione interessata;
la copertura del territorio mediante piani
comunali, per ciascuna provincia e per
l’intera regione; l’età della
pianificazione comunale con riferimento
anche a situazioni di obsolescenza delle
programmazioni urbanistiche e connessa
decadenza dei vincoli pubblicistici; le
dinamiche delle attività di pianificazione e
il relativo aggiornamento o rinnovamento
della pianificazione comunale; le relazioni
tra attività di pianificazione e le
innovazioni legislative o l’entrata in
vigore di strumenti di pianificazione
settoriali di area vasta.
Si è, inoltre, indagato circa l’influenza
che ha avuto la riforma del sistema
elettorale di cui alla legge 81/1993, in
termini di variazione dell’attività
pianificatoria dei comuni.
L’idea di presentare un primo rapporto sulla
pianificazione, nell’impossibilità, allo
stato, di affrontare una ricerca
particolarmente approfondita, ci ha portato
a tentare di fornire prime valutazioni
sintetiche sull’attività e lo stato della
pianificazione urbanistica dei comuni in
Campania, in attesa che si creino le
condizioni per una ricerca più ampia e
dettagliata, destinata a cogliere gli
effetti della tanto attesa legge regionale
sul governo del territorio. Si è dunque
scelto di fornire una prima ricognizione, il
più possibile completa e aggiornata,
dell’evoluzione e dello stato della
pianificazione urbanistica comunale.
Il rapporto intende soprattutto fornire
informazioni sullo stato dell’arte
preferendo la tempestività dell’informazione
rispetto alla trattazione esaustiva
dell’argomento, per la quale occorrerà
comunque trovare i modi e i tempi. Tale
condizione non ha impedito, comunque, di
inquadrare il percorso istituzionale e
culturale che la pianificazione territoriale
della regione ha vissuto dalla legge
urbanistica fondamentale del 1942 alla legge
urbanistica regionale del 2004.
L’impostazione del rapporto è volta ad
acquisire un insieme di informazioni per la
costituzione e il successivo aggiornamento
di una banca-dati sull’andamento della
pianificazione comunale, ponendo le basi per
un futuro Osservatorio della
pianificazione urbanistica comunale in
Campania. E proprio l’approvazione della
legge urbanistica regionale della Campania
ci offre l’occasione di porre il 1° gennaio
2005 come riferimento temporale per dare
inizio ad un osservatorio dell’attività di
pianificazione comunale in tale nuova
condizione normativa.
Lo stato della pianificazione urbanistica
comunale al 2004
Lo stato della pianificazione urbanistica
comunale al 2004 vedrebbe il 90,5% dei
comuni della regione dotati di strumenti
urbanistici generali: di Prg (sono 388) nel
70,4% dei casi e di PdiF nel 20,1% dei casi
(sono 111); nel 9,4% dei comuni (ben 52),
quindi, non opera ancora alcun piano
urbanistico (Figura 1).
Figura 1 - Stato della
pianificazione in Campania al
31.12.2004 |
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Le Province di Salerno e Avellino detengono,
rispettivamente, il primato in valore
assoluto (139 fra Prg e PdiF) e in
percentuale (il 95,8%) quanto a comuni
dotati di uno strumento urbanistico
generale. In particolare, i comuni della
Provincia di Salerno con un piano
assommerebbero ad un quarto (il 25,2%) dei
comuni dell’intera regione (Figura 2).
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Figura 2 - Stato della
pianificazione urbanistica comunale
al 31.12.2004 |
Alla luce della Lr 16/2004, che non
riconosce più l’efficacia del PdiF, tale
chiave di lettura si modifica profondamente,
per cui si ha che i comuni senza alcuno
strumento di pianificazione vigente
assommano a 163 (il 29,5% del totale).
L’assenza di qualsiasi strumento riguarda,
quindi, ben oltre un quarto dei comuni della
regione. La situazione peggiora addirittura
se si fa riferimento alle superfici
territoriali dei comuni privi di piano
vigente: il 31,5% del territorio regionale
risulta non disciplinato. Lo sconforto si
attenua se si riguardano i dati in termini
di popolazione: solo il 16% degli
abitanti della Campania risiede in comuni
sprovvisti di piano vigente. Si desume,
quindi, come i comuni con Prg siano quelli
più popolosi e meno estesi (Figura 3).
Figura 3 - Stato della
pianificazione in Campania al
31.12.2004 alla luce della Lr
16/20042 |
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Oltre quattro comuni su cinque (l’81%) della
Provincia di Napoli sono dotati di Prg,
anche se, in valore assoluto, è la Provincia
di Salerno che comprende il maggior numero
di comuni dotati di Prg (sono 105); il
valore percentuale più basso spetta alla
Provincia di Avellino (il 64,7%), ma esso è
dovuto al più elevato numero di comuni
dotati di PdiF, ben 37 (il 31,1% a livello
provinciale). Alla luce della Lr 16/2004 la
Provincia di Avellino è quella
percentualmente più deficitaria, avendo il
35,3% dei comuni sprovvisti di piano
vigente.
La Provincia di Benevento ha la più alta
percentuale di comuni privi di qualsiasi
strumento urbanistico comunale (il 16,7%),
mentre il corrispondente primato negativo in
valore assoluto spetta alla Provincia di
Salerno (ben 19 comuni senza Prg/PdiF).
Nella Provincia di Napoli, viceversa, sono
solo 5 i comuni privi di Prg/PdiF. Sempre
alla luce della Lr 16/2004 questi primati si
traducono in una assenza di strumenti
vigenti massima per la Provincia di Salerno
(53 comuni) e minima per la Provincia di
Napoli (17 comuni).
Con riferimento alla dotazione di strumenti
urbanistici espressa in termini di
superficie territoriale disciplinata da
piani, si può osservare che il 68,5% del
territorio regionale è disciplinato mediante
Prg, mentre il 23% risulterebbe assoggettato
a PdiF e l’8,5% del territorio regionale
senza Prg/PdiF. Alla luce della Lr 16/2004,
il territorio non disciplinato da alcuno
strumento di controllo e gestione
urbanistica ammonta, come già detto, al
31,5% della regione. Nella Provincia di
Salerno si raggiunge il valore percentuale
più alto, avendo come riferimento l’intera
regione, con il 24,4% di copertura
territoriale mediante Prg, mentre è nella
Provincia di Napoli che, con l’85,7%, si ha
la massima copertura superficiale mediante
Prg relativa, cioè la più elevata
percentuale di territorio disciplinato da
Prg rispetto alla corrispondente estensione
provinciale.
Le Province di Salerno e di Caserta sono
quelle in cui l’assenza di qualsiasi
strumentazione derivante dalla Lr 16/2004
riguarda l’estensione territoriale più
elevata, rispettivamente, in valore assoluto
– 1.604,52 kmq – e in percentuale – il 41%
del territorio provinciale (Figura 4).
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Figura 4 - Superficie del territorio
provinciale (in kmq) disciplinata da
strumenti urbanistici comunali al
31.12.2004 |
In termini di popolazione residente,
il numero di abitanti del territorio
regionale il cui territorio comunale è
disciplinato mediante Prg raggiunge i
4.859.956 di unità, pari all’84% della
popolazione totale della regione, mentre la
popolazione ricadente in comuni sprovvisti
di qualsiasi strumento urbanistico precipita
al 3,9%. Sul primo dato pesa la notevole
estensione della copertura mediante Prg già
evidenziata per la provincia napoletana, in
cui la densità abitativa è anche la più alta
della regione, mentre, al contrario, sul
secondo dato incide il basso peso
insediativo che caratterizza tipicamente i
comuni privi di Prg o PdiF, di quei comuni,
cioè, che per effetto della loro stessa
debole pressione insediativa, meno hanno
avvertito la necessità di dotarsi di
strumenti di governo del territorio.
Nella Provincia di Napoli il Prg disciplina
complessivamente un territorio la cui
popolazione assomma al 92,4% di quella della
provincia stessa e, addirittura, quasi alla
metà (il 49,5%) dell’intera popolazione
della Campania.
Da evidenziare anche la estesa copertura di
popolazione mediante Prg con riferimento
alla Provincia di Benevento (l’88,6%) e,
viceversa, l’elevata quota (il 32,3%) di
popolazione della Provincia di Avellino
ricadente in comuni privi di strumenti alla
luce della Lr 16/2004 (Figura 5).
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Figura 5 - Popolazione residente in
comuni disciplinati da strumenti
urbanistici comunali al 31.12.2004 |
La Lr sul rischio Vesuvio
La Lr 10 dicembre 2003, n. 21, concerne le
norme urbanistiche per i comuni
rientranti nelle zone a rischio vulcanico
dell’area vesuviana1. La Lr
si applica ai 18 comuni ricadenti nella
zona rossa, la zona individuata come ad
alto rischio vulcanico dalla pianificazione
nazionale d’emergenza, dell’area vesuviana (Boscoreale,
Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di
Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei,
Portici, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe
Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia,
Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata,
Torre del Greco e Trecase).
Ai sensi di tale Lr è fatto divieto a tali
comuni di assumere provvedimenti di
approvazione o di esecutività degli
strumenti attuativi dei Prg dei suddetti
comuni comportanti incrementi delle
edificazioni a scopo residenziale mediante
l’aumento dei volumi abitabili e dei carichi
urbanistici derivanti dai pesi insediativi
nei rispettivi territori.
Entro due anni dall’entrata in vigore della
legge, i comuni sono tenuti, mediante
apposite varianti, ad adeguare al divieto
gli strumenti urbanistici generali e
attuativi vigenti che, al fine di
implementare le vie di fuga, disporranno la
demolizione dei volumi incongrui. In caso di
inadempienza, è previsto il commissariamento
da parte del Presidente dell’amministrazione
provinciale. Dalla data di entrata in vigore
della legge, e fino alla vigenza degli
strumenti urbanistici generali e attuativi
opportunamente adeguati o fino alla vigenza
delle varianti, nei comuni individuati è
vietato il rilascio di titoli edilizi
abilitanti la realizzazione di interventi
finalizzati all’incremento dell’edilizia
residenziale.
La vetustà degli strumenti urbanistici e le
generazioni di piani in Campania
Nella predisposizione del rapporto ci si è
proposti, tra le altre cose, di produrre due
elaborazioni, con riferimento al 2004,
relativi alla vetustà e alle
generazioni degli strumenti urbanistici
comunali generali in Campania.
È stato fatto punto, al 2004, della
vetustà, cioè del grado di vecchiezza
degli strumenti urbanistici di cui sono
dotati i comuni della regione. La vetustà di
un piano urbanistico può certamente dare il
senso della sua capacità di governare i
fenomeni e le problematiche che interessano
un determinato comune: piani approvati
troppi anni fa sono, molto presumibilmente,
superati negli obiettivi e nelle previsioni.
Si è, quindi, considerata la data di
approvazione dello strumento urbanistico
attualmente vigente in ciascuno dei comuni
della Campania riferendola ad una delle
cinque fasce temporali che è possibile
individuare andando a ritroso, a partire dal
2004, di dieci anni in dieci anni. Quattro
comuni hanno un piano risalente addirittura
a più di 40 anni, cioè precedente al 1964.
Sono 51 i comuni il cui piano ha più di 30
anni (e meno di 40) e 148 quelli il cui
piano ha oltre 20 anni (e meno di 30). La
fascia più rappresentata è quella che
raccoglie i comuni con un piano che ha più
di 10 anni (e meno di 20), cioè il cui
periodo di approvazione va dal 1984 al 1994,
gli anni di entrata a regime della Lr
14/1982 (Figura 6).
Figura 6 - Vetustà degli strumenti
urbanistici comunali nella Regione
Campania al 31.12.2004 |
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La generazione è il periodo di tempo
che (mediamente) separa due generazioni (ma
anche produzioni, formazioni) successive. Se
in ognuno dei periodi individuati (1942,
1972, 1982) tutti i comuni avessero prodotto
un proprio piano urbanistico comunale,
saremmo oggi in Campania almeno alla terza
generazione di piani. Ma così non è stato.
Le generazioni dei piani urbanistici
che si sono avvicendate nella regione
possono, allora, essere determinate sulla
base del numero di strumenti urbanistici
generali di cui ciascun comune si è dotato
nel tempo.
La maggioranza dei comuni della regione
(sono 251, pari al 45,6%) ha avuto nel corso
del tempo un solo strumento di disciplina
generale del proprio territorio, quello
vigente. Sono 235 i comuni, il 42,6% del
totale regionale, che si sono finora dotati
di due successivi piani urbanistici comunali
generali. Irrisorio il numero di quelli
(solo 13, il 2,4%) che è alla terza
generazione di piani. Dal documento
denominato Rapporto dal territorio 2003,
dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu),
riguardante l’Emilia Romagna, rileviamo che,
in quella regione, sin dal 1991, sono
scomparsi i comuni non dotati di Prg, mentre
vi sono comuni che hanno rinnovato
interamente la propria strumentazione di
pianificazione generale per tre-quattro
volte, ovvero sono giunti (il 19%) alla
quarta o quinta generazione di piani.
Alcune valutazioni di sintesi
La Lr 16/2004 in materia di governo del
territorio ha aperto una fase caratterizzata
da una certa ripresa di interesse per i temi
della pianificazione urbanistica.
Sembra opportuno, allora, effettuare un
bilancio ed una riflessione, ad oggi,
dell’attività di pianificazione urbanistica
a livello regionale, cercando di
evidenziare, da una parte, l’approccio dei
comuni alle emergenti esigenze di
organizzazione fisica e funzionale del
territorio e, dall’altra, il ruolo svolto
dalle province e dalla regione.
Permane, infatti, un notevole deficit di
strumentazione urbanistica: oltre il 20%
(quasi il 30% alla luce della Lr 16/2004)
dei comuni non è dotato di Prg e quelli
maggiori hanno piani approvati tra la fine
degli anni ’60 e gli anni ’70, ormai
ampiamente superati e inadeguati. Molti di
essi dispongono, quali strumenti vigenti,
solo di PdiF elaborati, anche questi, agli
inizi degli anni ’70, e ormai totalmente
inefficaci, sia per le carenze strutturali
insite nel tipo di strumento, sia per le
profonde modificazioni intervenute sul
territorio provinciale che hanno prodotto
altre esigenze, quantitative e qualitative.
Ma vi sono, come detto, ancora comuni che
non dispongono di nessuno strumento
urbanistico, e che sono dotati della sola
perimetrazione del centro abitato ai
sensi della legge 765/1967. Si è visto come
il periodo successivo al 1994 è
contrassegnato da una certa ripresa della
pianificazione comunale per effetto della
riforma elettorale, di cui alla legge
81/1993, che conferisce maggiore potere ai
sindaci e stabilità alle amministrazioni
locali. Tuttavia, il rilancio della
pianificazione urbanistica non è stata pari
alle aspettative; ciò è in parte
probabilmente dovuto al fatto che molti
comuni si erano dotati di Prg solo nel
decennio precedente a quello considerato.
Nessuna provincia, a tutt’oggi, ha
completato la copertura totale del proprio
territorio con piani urbanistici comunali
generali e, nella gran parte dei casi (il
45,6%), è stata prodotta una sola
generazione di piani.
Il quadro che risulta dal monitoraggio
dell’attività di pianificazione dei comuni e
dello stato della pianificazione comunale al
2004 evidenzia, tuttavia, che si procede
ancora troppo lentamente verso quella
copertura totale del territorio mediante Prg,
così come auspicato e imposto dalla Lr
14/1982. Insomma, in Campania saremmo stati
ancora molto lontani dall’estinzione della
specie del PdiF se non fosse intervenuta la
Lr 16/2004. Il nostro, quindi, è un
territorio in cui la pianificazione
urbanistica, soprattutto nella presente
fase, interessa correntemente una parte
ancora minoritaria dei 551 comuni della
regione. Ci si augura che un decisivo cambio
di registro possa avvenire con il
progressivo rodaggio e la piena attuazione
della Lr 16/2004.
Il lavoro, suscettibile di successivi
aggiornamenti periodici e di ampliamento del
quadro informativo, per sua natura in
costante evoluzione, si pone come base per
l’istituzione di un vero e proprio
osservatorio della pianificazione
urbanistica e territoriale in Campania.
Note
1
Burc n. 59 del 15.12.2003.
2
La Regione Campania con Lr 15/2005 ha
reintrodotto l’efficacia dei PdiF, sospesa
con precedente Lr 16/2004. |