Il piano di sviluppo socio-economico come
premessa del Ptcp
Il processo di pianificazione attuato dalla
Provincia di Caserta ha visto l’elaborazione
di un piano di sviluppo socio-economico
(Pse)1, approvato con
deliberazione del Consiglio provinciale n.
84 del 30.11.2001, seguito dalla formazione
del piano territoriale di coordinamento
(Ptcp)2, iniziato alla fine
del 2002 e ora in fase progettuale
conclusiva.
Il modello adottato per il Ptcp, anticipato
nel Pse, persegue, nelle parti ricognitive e
analitiche come nelle parti propositive del
processo e degli elaborati del piano,
l’integrazione tra aspetti sociali,
economici, ambientali del contesto, a
riflettere la complessità del reale ed
estendere gli scenari descrittivi e
propositivi del piano oltre i limiti
meramente territorialistici che la prassi
assume. Ancorché, quindi, l’approccio non
proponga profili concettuali innovanti,
l’ideologia del piano di fatto persegue un
paradigma progettuale e disciplinare di
pianificazione desueto nella pratica,
soprattutto a ragione delle sinergie tra
territorialistica ed una multiforme
economica del piano, estesa agli studi
sulla base economica del contesto come ad
aspetti di finanza del piano, programmazione
dello sviluppo locale, coalizione
pubblico-privata per la gestione attuativa
del piano, valutazione.
Un modello, questo, che eredita una
gestazione concettuale antica ed un
dibattito fondativo databile alla metà dello
scorso secolo, ma a tutt’oggi registra
scarse applicazioni operative e omologazioni
ordinamentali.
Il caso casertano si distingue, dunque, per
la particolare sottolineatura del ruolo
degli studi socio-economici nella
pianificazione provinciale, spinta sino al
conferimento al Pse di autonomia formale e
fattuale sancita dalle modalità di
formazione e approvazione. Le valenze
strategiche assegnate al Pse sono, infatti,
ben sintetizzate nella presentazione del
volume dedicato al Piano di sviluppo
socio-economico, di recente pubblicato
dalla provincia, dove si riconosce che il
piano “definisce, a valle d’una estesa
indagine critica delle realtà del
contesto, uno scenario di cognizioni dello
stato e delle suscettività socio-economiche
della Provincia di Caserta per riversarne il
significato negli atti di governo del
territorio, delegati alla provincia, e nella
ideazione-formazione del Ptcp …
configurandosi, ad un tempo, quale strumento
di messa a sistema dei molteplici
programmi delle istituzioni e degli
strumenti che esprimono la coalizione
pubblico-privata in taluni, significativi
casi di intervento sul territorio”3.
Postulato di un tale assunto é il
superamento dei modi declamatori propri
della pianificazione territoriale e della
programmazione economica, nell’esperienza
storica italiana, col fine di conferire al
piano provinciale profili di concretezza,
fattibilità e operatività, non solo nel
paradigma logico e nella forma del
piano, “ma nello stesso linguaggio del piano
come nelle procedure formative aperte al
confronto oltreché con le istituzioni, con
gli attori sociali, economici,
culturali, della comunità provinciale”4.
Va sottolineato che la denominazione del Pse
rispecchia letteralmente il duplice compito
di produrre ricerche peculiari al piano
di sviluppo socio-economico della provincia
e porsi a premessa del piano
territoriale di coordinamento;
sperimentando, a tali fini, un intenso
processo di concertazione sociale, com’è poi
accaduto.
La ricognizione dello scenario della
copianificazione, compiuta dal Pse, ha
evidenziato l’esigenza di collimazione e
messa a sistema di iniziative in essere
assunte da differenti istituzioni per
medesimi fini che, definite in assenza di un
quadro sovraordinato di riferimento,
avrebbero potuto generare, come é avvenuto,
conflitti dispersivi: problematiche da
ascrivere alla necessità di concertazioni
demandate alle autorità politiche anche a
fini di bilancio e coordinamento degli
investimenti pubblici e privati e di
definizioni di priorità delle azioni
previste.
Temi del Pse
Il Pse ha prefigurato, per il successivo
Ptcp, un messaggio strategico e, per quanto
possibile, un programma di interventi e
azioni, che coinvolge e integra le proposte
della progettualità delle istituzioni. Il
tema dominante, la riqualificazione
dell’ambiente naturalistico gravemente
vulnerato e del sistema urbano policentrico
leso dal disordine urbanistico, delinea i
profili di un complesso, faticoso processo
rigenerativo, fondamentale per effetti
corali, funzionali ed etici, che mira
cumulativamente, e cioè con l’insieme di
interventi e azioni, al conseguimento di uno
sviluppo di qualità. In questo
scenario, assumono rilievo gli effetti
esortativi, oltreché funzionali, di alcune
grandi opere, quali l’aeroporto di
Grazzanise, l’interporto Nola-Marcianise, la
ristrutturazione della rete su ferro, i
grandi poli universitari come il Policlinico
di Caserta.
Postulato del piano è il criterio di
individuare, per ciascun sistema di risorse,
obiettivi strategici, programmi e proposte
specifiche, suscettivi della massima
condivisione sociale, e assumere
criticamente nello scenario programmatico
del Pse, seguendo il filo di una politica di
concertazione e copianificazione, le
iniziative promosse dalle istituzioni, in
primo luogo le azioni del programma
operativo della Regione Campania 2000-2006
che si pone come “grande quadro strategico,
coerente con le politiche nazionali ed
europee di medio-lungo periodo”. La
casistica degli obiettivi strategici, alla
stregua di questo postulato, persegue
principi di tutela e valorizzazione del
patrimonio ambientale naturale e culturale,
efficienza delle reti delle comunicazioni
materiali e immateriali, dotazione e
qualificazione dei servizi (alle persone,
alle imprese) del sistema urbano
policentrico, centralità delle azioni sul
sistema dell’istruzione e della formazione
professionale, interazione tra ricerca e
produzione (R&S).
Altre questioni cruciali concernono le
interazioni storiche tra il sistema urbano
centrale Napoli-Caserta e il restante
territorio regionale, e sono: il ruolo di
retroterra economico, sociale e culturale
che l’intera regione ha storicamente
rappresentato nei confronti di Napoli, che
va corretto al meglio; la pressione
gravitazionale esercitata dalla regione su
Napoli, che va contenuta mediante il
conferimento di ruoli di riequilibrio ai
sistemi esterni alla conurbazione
napoletana; la grande dimensione demografica
della conurbazione napoletana, che pur
costituendo una realtà scarsamente
reversibile, va investita da un certamente
problematico ma determinante disegno di
decongestionamento delle funzioni attrattive
di domanda esogena5.
Sussistono, in questi assunti, questioni di
rango regionale, com’è il caso del
riequilibrio del grande sistema urbano
centrale campano che dovrebbe configurarsi
come tema dominante delle politiche
regionali, fondando sopra il potenziamento
del ruolo delle città medie del sistema
regionale e il rovesciamento del criterio
gerarchico di primato terziario e produttivo
dei maggiori centri, in particolare del
capoluogo regionale, reso possibile dalla
più efficiente mobilità sul territorio che
si prospetta. Questa questione interessa
direttamente il sistema casertano, in modo
precipuo le due principali conurbazioni
(casertana e aversana) immediatamente a
ridosso del napoletano. Questa prospettiva
è, del resto, comprovata dall’intervenuto,
ancorché non esaurito, decentramento
universitario che, dislocando sul territorio
regionale le sedi delle nuove università
della pentacoli campana, ha conseguito, in
un decennio, la rottura dello schema
monocentrico storico.
Il progetto preliminare del Ptcp
La strategia del Ptcp pervenuto alla fase di
progetto definitivo, persegue e integra
obiettivi già individuati dal Pse. I profili
strutturali del piano delineati dal
Preliminare conseguono conformità
culturali con le proposte del disegni di
legge regionale Governo del territorio,
ancora all’approvazione del Consiglio
regionale, condividendone le finalità
affidate alle disposizioni strutturali e
programmatiche del Ptcp, consistenti nella
individuazione delle strategie della
pianificazione urbanistica e nella
definizione di indirizzi e criteri per il
dimensionamento dei piani urbanistici
comunali. Quanto a valore e portata di
piano territoriale paesistico attribuiti
dal ddil al Ptcp, é questione connessa, in
punto di fatto, all’attuazione dell’accordo
Stato-regioni in materia di paesaggio e agli
esiti delle intervenute verifiche di
compatibilità tra i vigenti strumenti
campani di pianificazione paesistica e il
predetto accordo, che ha riscontrato la
necessità di “rivedere la pianificazione
paesistica in sede di redazione dei piani
territoriali provinciali di coordinamento”6;
questione che verrà affrontata in sede di
progetto definitivo del piano casertano, ma
richiederà, per l’insieme delle province
campane, determinazioni regionali di
indirizzo e regia. Le valenze di piano di
bacino e di piano regolatore delle aree e
dei consorzi industriali attribuite dal ddil
al Ptcp, suscitano questioni interpretative
meno pressanti della pianificazione
paesistica, sulle quali tuttavia occorrerà,
in sede di progetto definitivo, intendersi
con la regione e le altre competenti
istituzioni: l’autorità nazionale di bacino
Liri-Volturno Garigliano, l’autorità
regionale di bacino Nord-Occidentale della
Campania e il Consorzio Asi di Caserta.
Figura 1 - Conurbazione casertana |
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Fonte: Manlio Ingrosso e Almerico
Realfonzo (2004) (a cura di), Il
piano di sviluppo socio-economico e
premessa del piano territoriale di
coordinamento della Provincia di
Caserta, Provincia di Caserta |
Alcune questioni di metodo
Circa gli aspetti di metodo, va rilevato che
il Preliminare propone all’analisi,
quali invarianti strutturali, le
risorse che le linee di sviluppo assunte dal
Ptcp non dovranno menomare, secondo un
principio di salvaguardia delle identità
fondanti il contesto, estendendone
l’individuazione non soltanto ai sistemi
fisico-paesaggistici e ai beni
architettonici e archeologici, ma agli altri
emergenti elementi della identità culturale
della società, del sistema produttivo e
delle tradizioni, che scontino esigenze di
salvaguardia. In analogia, il nucleo
propositivo del Ptcp individuerà interventi
e azioni settoriali invarianti, nell’insieme
delle proposte, degli indirizzi, delle
regole e delle norme.
L’adozione, nel Ptcp, delle invarianti
strutturali si presta ad un’analogia con la
significativa esperienza toscana, nella
quale la Lr 5/1995 stabilisce che tutti i
livelli di piano previsti inquadrino
prioritariamente le invarianti strutturali
“da sottoporre a tutela, al fine di
garantire lo sviluppo sostenibile”. A loro
volta, le Linee guida per la
pianificazione territoriale, emanate
dalla Regione Campania, definiscono
invarianti, gli interventi che “fanno
parte di qualunque scenario futuro si vada a
costruire” e opzioni quelli che
necessitano di ulteriori approfondimenti di
analisi. Si tratta di definizioni proposte,
dalle Linee, per il settore dei
trasporti, ma estensibili, secondo
l’interpretazione del Preliminare
casertano, ad ogni altro settore, assumendo
il termine invariante nel suo
significato letterale e il termine
opzione nel significato di
determinazione che postula un set di
alternative.
Il Ptcp tutela il sistema delle invarianti
strutturali mediante lo Statuto del
territorio, documento di sintesi
ragionata di indicazioni e criteri proposti
ai comuni e agli altri operatori delle
trasformazioni territoriali, nella
predisposizione di piani, progetti e azioni
d’interesse pubblico, che costituisce una
carta strettamente correlata alle norme
di attuazione del piano e, con
particolari specificità, ai localismi
trattati in apposite monografie dei sette
sistemi territoriali locali in cui il
Preliminare suddivide il territorio
provinciale (area casertana, area aversana,
litorale Domitio, pianura da Capua al
Massico, area del Monte Maggiore e Caiatino,
area del Roccamonfina, Matese; ora
sistemi territoriali di sviluppo, nella
proposta di piano territoriale regionale
presentata a settembre di quest’anno dalla
regione).
Referenti del Ptcp
Oltre al Pse, il Preliminare assume
quali referenti le già citate Linee guida
per la pianificazione territoriale,
emanate dalla regione col fine di regolare
l’espletamento delle funzioni pianificatorie
di province e comuni e costituire indirizzi
di tutela paesaggistica e ambientale da
recepirsi negli strumenti di pianificazione
territoriale provinciale. In particolare, le
Linee sostengono che “i processi di
programmazione negoziata … e la pratica di
altri programmi complessi, nazionali ed
europei …, al di là dei risultati diretti
(realizzazione concertata di opere e
azioni), stanno da qualche anno producendo
nei territori regionali importanti effetti
indiretti, modificando sostanzialmente le
realtà sociali, economiche, istituzionali,
politiche e culturali della regione,
contribuendo alla formazione e/o al
consolidamento di molti sistemi locali di
sviluppo”. La molteplicità degli strumenti
di sviluppo locale sosterrebbe, dunque, un
nuovo processo di autoidentificazione dei
sistemi locali, conferendo agli scenari
dello sviluppo locale gradi di affidabilità
assenti nell’esperienza della pianificazione
storica delle istituzioni. Si tratta di un
assunto condiviso dal Preliminare del
Ptcp casertano, che infatti propone,
sviluppando un approccio del Pse, la
ricognizione e l’analisi dei progetti e
programmi di sviluppo locale, tra i quali i
progetti integrati territoriali (Pit).
Altra coerenza del Preliminare con le
Linee, risiede nell’istanza di
riqualificazione e messa a norma delle
città, riconosciute le esigenze qualitative
e funzionali del sistema urbano casertano; e
si coniuga, negli assunti del Ptcp,
all’adozione di una strategia diffusa e
capillare “che persegua un doppio obiettivo
di riqualificazione ecologica e di recupero
di condizione insediativa e sociale da un
lato, e di promozione di una nuova qualità
totale dello spazio e di infrastrutturazione
minore”.
Altri referenti del Ptcp sono le Linee
programmatiche per lo sviluppo del sistema
integrato della portualità turistica, le
Linee guida per lo sviluppo turistico7,
le Norme per la valorizzazione dei centri
storici, sostenute da provvedimenti
legislativi regionali. Fondamentali
referenti sono, infine, le Linee
programmatiche per gli investimenti per le
infrastrutture di trasporto e della mobilità,
documento base della politica regionale
d’intervento sul sistema dei trasporti, e la
pianificazione di bacino che interessa la
Provincia di Caserta ricadente sotto la
competenza tecnico-amministrativa della
citata Autorità di bacino.
Infine, la copianificazione che si esprime
attraverso i piani delle tre comunità
montane casertane (Monte S. Croce, Matese e
Monte Maggiore), il piano Asi8, i
programmi di sviluppo locale e dei comuni,
costituisce fonte di referenti specifici dei
localismi. Va ricordato che a sostegno della
pianificazione istituzionale, si rende oggi
possibile il ricorso ad altri strumenti e
studi, quali gli istituti di programmazione
negoziata e i programmi complessi di
intervento. Il Pse e il successivo
Preliminare del Ptcp hanno destinato
notevole attenzione agli strumenti di
programmazione negoziata, a ragione
dell’interesse che destano nel paradigma di
“un nuovo assetto di poteri tendenzialmente
autonomistico”; analoga l’attenzione alle
restanti forme di programmazione dello
sviluppo locale, quali i cosiddetti
programmi complessi, strumenti di
riqualificazione ambientale, urbanistica ed
edilizia caratterizzati dal perseguimento
dell’integrazione funzionale e sociale e da
forme concertative e di partenariato, i
programmi Urban, gli strumenti di
programmazione negoziata e i Pit9.
In questo settore particolare attenzione
viene portata dal Preliminare ai 13
Pit che interessano la Provincia di Caserta;
di questi, al completamento del
Preliminare, soltanto tre, Reggia di
Caserta, Caserta e Antica
Capua, si trovavano nella fase più
avanzata della procedura (approvati dal
nucleo di valutazione regionale), tre si
trovavano nella condizione di progetti
identificati in corso di progettazione e i
restanti sette erano semplicemente
identificati10. Inoltre, il
Preliminare ha previsto che il
territorio casertano debba essere
interessato anche al Pit Portualità
turistica, relativamente al quale la
regione ha invitato i comuni costieri e
insulari a presentare studi di fattibilità
per la riqualificazione in chiave turistica
dei porti e degli approdi e/o alla
realizzazione di nuovi porti turistici.
Il Preliminare assume che, quanto ai
Pit approvati, le relative idee forza e i
progetti portanti vadano, in generale,
accolti come invarianti del Ptp; per gli
altri Pit, la non ancora intervenuta
approvazione ha suggerito di assumerne, in
via generale, le idee forza quali opzioni,
in coerenza con le Linee guida (che,
come si è detto, definiscono opzioni
gli interventi per i quali “é necessario un
ulteriore approfondimento di analisi”;
situazione che si attaglia, in generale, ai
Pit non ancora validati dall’approvazione
del nucleo di valutazione).
Struttura del Preliminare del Ptcp
Il Progetto Preliminare del Ptcp
casertano consta di una relazione generale e
10 tavole informatizzate, fuori testo,
talune doppie.
La relazione (pp. 404) si articola in 11
capitoli corrispondenti ad altrettanti
studi:
- Struttura del Ptc;
- Referenti del Ptc e copianificazione;
- I progetti integrati;
- Problematiche territoriali relative al
rischio idrogeologico;
- Problematiche di rischio ambientale da
attività antropiche nella pianificazione
territoriale della Provincia di Caserta;
- Analisi e pianificazione del paesaggio;
- Il territorio della produzione e il
paesaggio;
- Sistema urbano policentrico e aggregati
territoriali;
- Approccio socio-economico (analisi
economica monovariata; analisi
multidimensionale);
- Il sistema infrastrutturale dei trasporti;
- Note propositive. Conclude la relazione
un’Appendice di dati.
Figura 2 - Conurbazione aversana |
|
Fonte: Manlio Ingrosso e Almerico
Realfonzo (2004) (a cura di), Il
piano di sviluppo socio-economico e
premessa del piano territoriale di
coordinamento della Provincia di
Caserta, Provincia di Caserta |
Delle proposte conclusive del Preliminare,
contenute in termini sintetici nell’11°
capitolo del piano e sostanzialmente non
ulteriormente sintetizzabili,
nell’impossibilità di riferire
esaurientemente, va detto che vengono
avanzate, oltre a proposte indicative sopra
particolari tematismi emergenti (l’ambiente
naturale, l’urbano, il sistema della
mobilità e dei trasporti, i progetti di
sviluppo locale), approcci esemplificativi
alle monografie dei sistemi territoriali
locali. A titolo di esemplificazione, si
sottolinea che, a proposito del tema della
riqualificazione e messa a norma della
città, il Preliminare, condiviso
l’assunto delle Linee guida per la
pianificazione territoriale regionale,
propone, anticipandone i profili nelle
monografie dei sistemi territoriali locali,
l’individuazione di attività primarie di
normalizzazione urbana, comprendenti aspetti
di promozione della qualità urbana e
specifiche azioni mirate alla funzionalità
ecologica e prestazionale urbana e alla
risoluzione delle criticità rilevate nella
pianificazione urbanistica dei comuni
casertani, che risiedono nell’obsolescenza
dei Prg vigenti e nel limitato numero di
piani approvati. Nel campo dell’edilizia
residenziale sociale alla grande scala
urbanistica, il Preliminare pone il
problema di opzioni programmatiche
statutarie, per gli esistenti quartieri di
edilizia sociale e il nuovo da farsi,
che dismettano i paradigmi della
monofunzionalità e del monoclassismo, che
hanno generato i disastrosi errori
urbanistici e politici del passato.
Circa le monografie dei sistemi territoriali
locali, lo schema proposto riassume i
profili territoriali, insediativi e
socio-economici degli aggregati e le
principali indicazioni di piano. Lo schema
prevede che quattro grandi tematiche
prescrittive concernano la protezione
idrogeologica del territorio (indicazioni e
vincoli connessi ai fattori di rischio
idraulico, geologico e sismico e ai diversi
gradi di vulnerabilità e fragilità
territoriale), la protezione del territorio
dai rischi ambientali (questione primaria
dell’area casertana), il territorio aperto
(categoria proposta per individuare le
prescrizioni per la protezione, la
conservazione e la valorizzazione dei valori
paesistici che possano venire degradati o
cancellati da azioni antropiche e dal
semplice trascorrere del tempo),
l’urbanistica degli insediamenti. Le
monografie registreranno quali particolari
modalità progettuali del piano nei sistemi
territoriali locali: i programmi di
paesaggio (per le parti di territorio dotate
di ingenti valori naturalistici o
storico-culturali); le nuove aree di
protezione paesistica (proposte per le aree
non vincolate, quando occorra salvaguardare
emergenze e sistemi di valore ambientale,
naturalistico o storico-culturale); parchi e
riserve, e aree protette, di nuova
istituzione, d’intesa con le amministrazioni
interessate; i progetti direttori (relativi
a particolari situazioni territoriali e
supportabili da eventuali forme di
concertazione o di compartecipazione
pubblico-privato attraverso strumenti di
sviluppo locale e finanza di progetto).
Quanto all’elenco delle tavole fuori testo,
esso comprende:
- Rischio idrogeologico. Territori a rischio
di frana (Tav. 1; scala 1:75.000);
- Rischio idrogeologico. Territori a rischio
idraulico (Tav. 2; scala 1:75.000);
- Rischio ambientale (Tav. 3; scala
1:75.000);
- Unità di paesaggio e invarianti
strutturali (Tavv. 4/a-4/b; scala 1:50.000);
- Evoluzione storico-urbanistica degli
insediamenti. Area casertana (primo
decennio-ultimo decennio XX secolo (Tav. 5;
scala 1:25.000);
- Struttura insediativa. Carta di sintesi (Tavv.
6/a-6b; scala 1:50.000);
- Sistema dei trasporti. La rete ferroviaria
attuale e la programmazione futura (Tav. 7;
scala 1:100.000);
- Sistema dei trasporti. La rete stradale
attuale e la programmazione futura (Tav. 8;
scala 1:100.000);
- Ipotesi di piano per il sistema
insediativo. Prime indicazioni (Tav. 9;
scala 1:75.000);
- Suddivisione degli ambiti sovracomunali (Tav.
10; scala 1:150.000).
Note
1
Il Pse è stato redatto, per incarico della
provincia, dal consorzio universitario
ricerche economiche (Cure) della Seconda
Università degli Studi di Napoli, con la
collaborazione dei Servizi della Provincia.
Il testo integrale del Pse con le
cartografie tematiche elaborate dal Settore
piano territoriale di coordinamento della
provincia, sta in: Manlio Ingrosso e
Almerico Realfonzo (a cura di), Il piano
di sviluppo socio-economico e premessa del
piano territoriale di coordinamento della
Provincia di Caserta; Provincia di
Caserta, 2004. Il volume comprende una serie
di saggi a commento del piano.
Lo staff tecnico del Pse, nominato dal Cure,
comprendeva, oltre a Manlio Ingrosso,
Presidente e responsabile scientifico del
gruppo, e Almerico Realfonzo, Coordinatore
tecnico-scientifico: Rosa Carafa (Studi
sulle risorse ambientali, urbanistiche e dei
beni culturali), Amedeo Di Maio (Studi
economici), Tullio Menini (Studi
statistici), Michele Antonio Moffa e Paolo
Sacco (Studi sugli atti di pianificazione e
programmazione; infrastrutture e servizi),
Maria Clotilde Sciandone (Studi geografici).
2
L’équipe del Ptcp nominata dalla provincia,
é composto da Manlio Ingrosso, Project
Manager e Almerico Realfonzo, Coordinatore
tecnico-scientifico, e da: Immacolata Apreda
(Analisi e studi sul sistema insediativo),
Umberto Arena (Studi nel campo della
raccolta e del trattamento dei rifiuti e
della promozione del risparmio energetico),
Michele Di Natale (Studio idrologico,
idraulico e idrogeologico del territorio,
con riferimento alle attività di
pianificazione delle autorità di bacino),
Maria Luisa Margiotta (Studi sul paesaggio
naturalistico e agro/forestale), Agostino
Nuzzolo (Studi relativi ai sistemi delle
infrastrutture e dei trasporti), Paolo Sacco
(Consulente per la redazione della
cartografia informatizzata del Ptcp), Amedeo
Di Maio e Pietro Rostirolla (Studi
economico-sociali, analisi economica dei
programmi delle istituzioni). Anche in
questo caso, il gruppo ha lavorato in
collaborazione con le strutture tecniche
della provincia e, in particolare, con l’Ing.
Gennaro Spasiano, Dirigente del Settore
patologie del territorio.
3
Riccardo Ventre, Presidente della Provincia
di Caserta, Presentazione, in “Il
piano di sviluppo …”, cit.
4
Ibidem.
5
Negli studi di rango regionale dell’ultimo
ventennio, le condizioni del sistema urbano
centrale e del sistema regionale, furono in
varie occasioni rilevate; cfr, ad es, il
Piano di assetto territoriale della
Campania (1986), la proposta di Piano
regionale di sviluppo (1990), gli
Indirizzi di piano per lo sviluppo della
Regione Campania (1997).
6
Regione Campania. Linee guida per la
pianificazione territoriale regionale.
7
Le Linee comprendono l’analisi della
domanda turistica in Campania. Individuano,
inoltre, una serie di ambiti territoriali
turisticamente rilevanti, riconoscono la
debolezza dell’ambito casertano-domizio
rispetto agli altri ambiti regionali, e
propongono indicazioni per una strategia di
marketing sui mercati nazionale e
internazionali.
8
Ai sensi del ddil regionale Governo del
territorio (art. 18, n. 9), il piano
territoriale di coordinamento avrà valore e
portata di piano regolatore delle aree e dei
consorzi industriali. Tale circostanza
introduce prospettive, per la fase di
redazione del progetto definitivo di Ptcp,
che potranno comportare la definizione di
linee per una profonda revisione
progettuale dell’assetto dei comprensori nei
quali si collocano le aree industriali e
delle aree stesse, ai fini della loro
migliore integrazione col territorio e
funzionalità interna, sotto i profili
ambientali, infrastrutturali e dei servizi
alle imprese e alle persone (revisione,
peraltro, prevista dalle Linee guida per
la pianificazione territoriale regionale).
9
ll quadro della programmazione complessa
nella Provincia di Caserta registra
strumenti che possono essere ricompresi in
quattro principali tipologie: programmi
di recupero urbano (Pru) ai sensi
dell’ex art. 11 della legge 4 dicembre 1993,
n. 493, programmi integrati (Pi), ai
sensi della Lr del 19 febbraio 1996, n. 3,
programmi d’iniziativa comunitaria (Pic)
Urban II ai sensi del Regolamento (Ce)
1260/1999. Al quadro va aggiunto, per la
conurbazione casertana, il programma di
riqualificazione urbana e di sviluppo
sostenibile del territorio (Prusst) ai
sensi del Dm LL.pp. 25 settembre 1998,
caratterizzato dall’ampia portata
territoriale e la molteplicità degli
obiettivi.
10
Quadro dei Pit coinvolgenti comuni casertani
(situazione a febbraio 2003): Reggia di
Caserta (tipologia Grande attrattore);
Caserta (tipologia Città capoluogo); Antica
Capua (tipologia Itinerari culturali);
Litorale Domitio (tipologia Itinerari
culturali); Sant’Agata-Casapulla (tipologia
Distretti industriali); Grumo Nevano-Aversa
(tipologia Distretti industriali); Partenio
(tipologia Parchi regionali); Matese
(tipologia Parchi regionali);
Roccamonfina-Foce Garigliano (tipologia
Parchi regionali); Monti Trebulani-Matese
(tipologia Itinerari culturali); Polo orafo
campano (tipologia Sistemi locali a
vocazione industriale); SS. Appia - pianura
interna (tipologia Sistemi locali a
vocazione industriale); filiera
enogastronomia (tipologia Pi a vocazione
turistica). |