Numero 8/9 - 2004

 

la riqualificazione ambientale 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Attività edilizia e domanda di inerti per una maggiore sostenibilità ambientale


Ginevra Balletto

Giovanni Mei

Noemi Meloni


 

Sembra esistere una relazione tra la domanda di inerti e l’andamento dell’attività edilizia, come se qualsiasi intervento sul suolo, sia esso di nuova edificazione o di ristrutturazione, avesse bisogno del sottosuolo per essere realizzato. Ginevra Balletto, Giovanni Mei e Noemi Meloni confermano, con la loro ricerca, tale  relazione e mostrano come la stima dei fabbisogni provinciali di inerti sia determinata anche dalla forma della città stessa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fabbisogno di inerti riferito all’attività edilizia può essere determinato secondo diversi approcci. Prima di individuarne i principali, occorre realizzare una breve premessa. Prima di tutto è necessario precisare che l’industria delle costruzioni continua a essere un settore alquanto complesso, anche perché strettamente interrelato con numerosi comparti del sistema economico. Si stima che le branche fornitrici del settore delle costruzioni risultino 73 rispetto alle 92 branche produttive nelle quali è suddivisa l’economia nazionale.

A tal proposito una recente stima eseguita dall’Ance1 sostiene a titolo esemplificativo che un aumento della domanda finale di costruzioni pari a 5,16 mld di euro sia in grado di attivare una produzione nazionale di 9,28 mld, corrispondente a circa l’80% della produzione edilizia. Inoltre, nello stesso rapporto si evidenzia come detto potenziale aumento di produzione pari a 5,16 mld di euro possa comportare 122.000 nuovi posti lavoro, di cui 78.000 nell’industria delle costruzioni e 44.000 nell’indotto (Tabella 1).

Tabella 1

 

Anche se ciò per alcuni può sembrare banale l’industria delle costruzioni rappresenta senza dubbio uno dei principali sbocchi finali dei materiali di cava. Pertanto la domanda di detti materiali sarà strettamente influenzata dall’andamento del settore delle costruzioni. Di conseguenza, la presente ricerca prenderà come punto di partenza per la determinazione dei fabbisogni l’attività edilizia, il suo andamento nel tempo e la domanda di inerti che è in grado di attivare.

In particolar modo il fabbisogno espresso di inerti può essere raggruppato nelle seguenti tipologie:

- edilizia residenziale;

- edilizia produttiva (terziario e industria);

- edilizia pubblica (residenziale e non);

- opere del Genio civile.

Tuttavia nel presente lavoro si analizzerà prevalentemente il settore dell’edilizia privata, tralasciando le opere pubbliche per le quali non risulta agevole realizzare un’attenta analisi e quanto meno un’attendibile previsione. D’altra parte, gli interventi del Genio civile dipendono prevalentemente da decisioni politiche, assolutamente non prevedibili, mentre la domanda di edilizia produttiva è legata in primo luogo agli andamenti dei singoli settori e alla presenza di specifici incentivi.

Poiché l’analisi in oggetto mira alla determinazione del fabbisogno di inerti nel settore dell’edilizia privata, si prospetta la necessità di distinguere il mercato dell’edilizia nuova da quello dell’usato. Infatti, mentre il mercato delle abitazioni esistenti è di tipo concorrenziale, non a caso i beni vengono percepiti come standardizzati e dove i prezzi vengono definiti dall’incontro tra domanda e offerta. Il più ampio mercato dell’edilizia invece a causa della sua particolarità e del basso livello di standardizzazione del prodotto risulta non perfettamente concorrenziale, di conseguenza non facilmente prevedibile in base alle consuete leggi di mercato.

A conferma di ciò si pensi agli incentivi fiscali, alle sovvenzioni all’edilizia abitativa, ma anche alle leggi che favoriscono il rinnovo urbano e la riqualificazione, oppure che facilitano il cambio di destinazione d’uso degli immobili. Tutto ciò tende a influenzare l’andamento della domanda e a correggerne gli andamenti in periodi di particolari recessione.

1

 

Inoltre, nel mercato edilizio si intrecciano due componenti fondamentali della domanda: una oggettiva ed una soggettiva, quest’ultima fortemente determinante. Il fattore soggettivo dipende infatti dall’esigenza o dal desiderio di abitazione, tuttavia meno prevedibile rispetto al fattore oggettivo. Questo si riferisce invece alla concezione diffusasi nel dopo guerra, che considera il mattone come bene rifugio contro il processo inflazionistico.

Tuttavia, alla fine degli anni ’80 e primi anni ’90, il clamoroso calo delle spinte inflazionistiche, unito all’introduzione sul mercato di prodotti finanziari facilmente accessibili, ha spinto il mercato edilizio e immobiliare più in generale verso una profonda crisi. Fortunatamente la ripresa nella metà degli anni ’90, principalmente dovuta dalla sfiducia degli investitori di fronte ai deludenti risultati dei mercati finanziari. Così verso la fine degli anni ’90 vi è stato un ritorno verso il mercato edilizio, non solo come rinnovato desiderio di private abitazioni, ma sopratutto come investimento (componente soggettiva e oggettiva).

In particolare, detto ritorno si è manifestato anche a seguito della riscoperta di rivivere in città, dopo un lungo periodo iniziato negli anni ’70 di esodo verso la campagna, favorito anche dalle buone condizioni macroeconomiche: inflazione contenuta, tassi di interesse accettabili sul credito medio/lungo periodo2.

Ciò risulta essere in linea con gli studi di settore e l’esperienza degli operatori che concordano nel definire il mercato residenziale con andamento sinusoidale, a cadenza solitamente quinquennale.

A ciò si deve poi aggiungere che il fabbisogno di abitazioni non viene e non può essere dedotto solamente dal numero degli abitanti residenti, ma anche delle forme migratorie e delle mutate necessità della popolazione indotte da cambiamenti strutturali, quali, ad esempio, dell’aumento della vita media e la diminuzione di abitanti con basse fasce di età che si traducono in nuovi e differenti modi di vivere. Questo si traduce in una variazione della domanda di abitazioni: famiglie con meno componenti, giovani single, famiglie che si spostano facilmente, anziani che vivono soli, studenti ed emigrati sono portatori di necessità abitative che non vengono colte dal numero dall’andamento demografico di un comune.

Posto che l’argomento in questione risulta essere ampio e complesso, tuttavia non ci esime dal cercare di individuare possibili relazioni tra l’attività edilizia privata e il suo conseguente fabbisogno di inerti.

L’obiettivo è quello di mostrare che ogni iniziativa sul territorio, sia essa di nuova edificazione o di ristrutturazione/riqualificazione, necessita di materiali minerari. In altri termini è come se gli interventi sul suolo avessero bisogno del sottosuolo in una relazione univoca. Vista in questi termini, la questione ambientale diventa sempre più complessa, ma sicuramente senza trascurare la sua ragion d’essere, quella della vera tutela.

Fra le regioni italiane che hanno cercato di affrontare la questione, nonché prodotto una specifica normativa a riguardo, vi è la Lombardia, che specificatamente con l’attuazione dell’art. 5 della Lr 8 agosto 1998, n. 14 – Nuove norme per disciplina della coltivazione di sostanze minerali di cava – ha introdotto le variabili da tenere in considerazione per la stima dei fabbisogni provinciali di inerti, stabilendo che il fabbisogno medio annuo regionale di sabbie ghiaie sia pari a 4 mc per abitante.

Già anticipatamente segnaliamo che tale dato risulta essere decisamente sovradimensionato. Le motivazioni principali, come meglio si vedrà in seguito, sono legate principalmente alla forma di città. In altri termini si verifica una contrazione del dato quanto più la città è compatta, invece si avvicina a 4 mc/abitante quanto più si è di fronte ad una configurazione di tipo diffuso.

Cercheremo pertanto di dimostrare ciò detto, tuttavia sarà necessaria una breve disamina sulla Provincia di Milano. Questa presenta una elevata densità abitativa sia rispetto alla media italiana e sia rispetto alla Regione Lombardia. In particolare a metà degli anni ’90 a fronte di una densità media nazionale di circa 190 ab/kmq, si potevano riscontrare mediamente 370 ab/kmq nella Regione Lombardia e ben 1890 ab/kmq nella Provincia di Milano, ben al di sopra alla media delle aree metropolitane sia del nord che del centro-sud (Tabella 2).

Tabella 2

 

La città di Milano è forse quella che cresce in termini demografici con più velocità rispetto all’aumento dell’edilizia privata, tanto che nell’ultimo censimento del 2001 si è potuto riscontrare la densità record appena superiore a 1900 ab/kmq. Inutile dire che sia la città più grande d’Italia, piuttosto precisare che tale densità risulta essere supportata da significative strategie urbanistiche e dal sistema infrastrutturale, in particolare dal disegno e localizzazione di strade, autostrade e ferrovie.

Per quanto concerne l’organizzazione dello spazio pubblico e privato, la città mostra una contrazione degli spazi privati anche se si può riscontrare un aumento degli spazi pubblici. Ciò equivale a minori strutture murarie e portanti ad abitante e di conseguenza minor fabbisogno di inerti pro-capite.

Analogamente anche per la dotazione di infrastrutture di trasporto presente in un territorio densamente popolato mostra una maggiore condivisione di utenti e, quindi, un minore fabbisogno di inerti pro-capite rispetto ad un territorio meno popolato, che invece necessità di maggiori dotazioni infrastrutturali per collegare funzioni sparse.

A tal proposito si dimostra come esista una relazione inversa tra densità abitativa e consumo pro-capite di benzina, e quindi minori consumi del manto stradale e minori fabbisogni di inerti (Figura 1).

Figura 1 - Consumo di benzina pro-capite in relazione alla densità demografica

 

In particolare la dotazione infrastrutturale milanese mostra che a livello provinciale per ogni chilometro di infrastruttura esiste una equivalenza di 900 abitanti mentre nelle Province di Sondrio e Mantova si riscontra una equivalenza di circa 100 abitanti per chilometro.

Detto ciò, possiamo già renderci conto che esistono numerosi elementi che concorrono a definire la forma di città, che a sua volta definisce diversi livelli quantitativi di materiali inerti sia per la nuova edificazione che per la ristrutturazione. In particolar modo per la provincia milanese il materiale inerte pro-capite annuale, utilizzato per la sola edilizia, raggiunge circa 1 mc per abitante. Una sostanziale differenza con l’ipotesi del piano cave che prevede 4 mc per abitante. Ciò risulta anche in linea con il metodo di calcolo impiegato dalla Provincia di Mantova e dalla Regione Sardegna per l’elaborazione dei rispettivi piani cave. Il piano cave di Mantova (1991) attraverso l’analisi dei fabbisogni ha inteso operare un drastico ridimensionamento del flusso di esportazione diretta, confermando la produzione orientata all’attività edilizia locale e ai semilavorati, pertanto doveva individuare una metodologia che fosse la più obiettiva possibile. Infatti, sbagliare significava poter consentire l’estrazione per quantitativi superiori alla domanda di mercato, con il rischio di creare riduzioni del prezzo, accantonamenti invenduti, nonché stimolare l’esportazione3.

Dal confronto del volume annuale di inerti per l’edilizia pro-capite calcolati per la Provincia di Milano e Mantova, emerge quanto descritto nella Tabella 3.

Tabella 3

 

Riscontrando una piccola differenza a favore della Provincia di Mantova, anche a fronte di una maggiore esplicitazione dei consumi di inerti, ripartiti per: nuova attività edilizia, attività edilizia in ristrutturazione; nuova attività edilizia per la produzione, edilizia per la produzione in ristrutturazione; nuova costruzione di strade, strade in manutenzione; ma soprattutto in relazione alla forma di città. Infatti, la forma più compatta della città di Milano, e in particolar modo la contrazione degli spazi residenziali, comportano di conseguenza un minore consumo di inerti pro-capite. Viceversa nella città di Mantova con configurazione meno compatta in termini di spazio pro-capite rispetto a quella milanese, comporta un maggiore impiego di inerti ad abitante. Tutto ciò può essere affermato se vengono tralasciate le porzioni di territorio al di fuori delle rispettive città, per le quali non si riscontra una significativa differenza e si può invece confermare un consumo medio di 1,4-1,5 mc ad abitante. Siamo riusciti a trovare delle prime relazioni tra forma di città e consumo di inerti. La corrispondenza, anche seppur sommaria, mostra come la ricerca possa e debba andare avanti. Non solo per contenere i consumi, ma anche per meglio orientare le nuove progettazioni civili e produttive. In tutto ciò non deve essere sottovalutato il calcolo di previsione di consumo dei materiali di cava. Infatti, posto che le città stanno subendo un ritorno verso il centro riconducibile alla gentrification, riteniamo che possa essere un grave danno ambientale quello di trascurare il fabbisogno di materiali finalizzato alla riqualificazione. Infatti, quasi tutte le città caratterizzate dal centro storico hanno subito iniziative di riqualificazione urbana consistenti nel rifacimento delle pavimentazioni stradali, con l’impiego di numerosi quantitativi di minerali di seconda categoria. Siamo di fronte ad una maggiore sensibilità ambientale che non ci deve far trascurare le relazioni tra il soddisfacimento di bisogni con l’equilibrio ambientale (positivo o negativo) che da essi possono derivare.

Per concludere, individuare un calcolo di previsione dei materiali, noti gli obiettivi ambientali del territorio in discussione, consente di garantire una maggiore tutela ambientale. Infatti, la produzione estrattiva sarebbe effettivamente dimensionata in relazione al fabbisogno e nulla in più verrebbe coltivato, riducendo così gli impatti ambientali diretti e indiretti.

In altri termini, non possiamo ridurre a zero gli effetti sull’ambiente, ma certamente abbiamo il dovere di contenerli nei limiti del possibile.

 

 

Note

 

1 Rapporto annuale sull’industria delle costruzioni 2001.

2 Camagni R., Boscacci F. (a cura di), Tra città e campagna, Carocci.

3 Il metodo di proiezione dei fabbisogni si basa su una retta dei minimi quadrati, ovvero una retta di regressione lineare di equazione molto semplice Y(x)=a+bx, i cui coefficienti sono ottenuti con il metodo dei minimi quadrati, e sono quindi tali che la somma dei quadrati degli scarti fra i valori y(x) e y corrispondenti ad uno stesso valore di x sia minima. La valutazione del coefficiente di regressione y rispetto a x consente di costruire la retta di trend di proiezione.

In seguito sono stati calcolati gli indici di attività, che rappresentano la quantità di attività edilizia prevista per abitante, per comune appartenenti ad una stessa classe dimensionale e per la stessa categoria di opere. Tali indici sono stati moltiplicati per il numero di abitanti e quindi giungere ad un dimensionamento prevedibile.

 

 

Bibliografia

 

Bartaletti F. (2000), Le Aree Metropolitane Italiane, Bozzi editore.

Lr Lombardia 8 agosto 1998, n.14 - Norme nuove per la disciplina della coltivazione di sostanze minerali di cava.

Dal Ri R. (1991), La pianificazione delle attività di cava, Ed. delle Autonomie.

Piani attività estrattiva – Provincia Lombardia e Mantova.

 

 

La fotografia 1 Veduta del porto di Napoli è tratta dal repertorio di G. Balletto.

 

 

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