Il Programma Vesuvìa promosso
dall’Assessore all’Urbanistica della Regione
Campania Marco Di Lello e predisposto dagli
urbanisti Attilio Belli e Francesco Escalona
e dal vulcanologo Paolo Gasparini, punta a
innescare una nuova fase di sviluppo
sostenibile del territorio del Vesuvio in
maniera strettamente collegata con le
improrogabili scelte finalizzate
all’attenuazione del grave rischio
vulcanico.
L’idea forza del programma è “La scelta
possibile: il rischio diventa una risorsa”.
Si tratta di una strategia innovativa da
attuarsi attraverso un complesso sistema di
azioni integrate territoriali, materiali e
immateriali, a breve, media e lunga
scadenza, sul modello sperimentato nei
progetti integrati territoriali (Pit)
del programma operativo della Regione
Campania (Por). In particolare si punta,
in una fase tranquilla del vulcano, a
trasformare il potenziale rischio
determinato da una sempre possibile crisi
esplosiva del Vesuvio, in una opportunità di
sviluppo territoriale a partire da alcuni
fattori indotti dalle politiche di
mitigazione del rischio che creano le
opportunità per il recupero e la
valorizzazione dello straordinario
patrimonio culturale e naturale vesuviano.
Dal mese di dicembre hanno preso l’avvio le
prime azioni di riduzione incentivata della
densità abitativa, sostenute da risorse
ordinarie regionali e da fondi comunitari
del Por Campania 2000/2006.
Recentemente è stato presentato il piano
territoriale regionale (Ptr) che traccia
il quadro di riferimento per la
pianificazione regionale dei prossimi anni
ricercando, in maniera innovativa, una
sempre più stretta relazione tra i processi
di pianificazione e i contenuti e i tempi
della programmazione delle risorse regionali
e comunitarie. L’approvazione, nel mese di
dicembre, della legge per il governo del
territorio campano rende ormai imminente
l’adozione del Ptr.
Vesuvìa
costituisce la prima azione sperimentale
complessa che attua i contenuti del Ptr.
Figura 1 - Ortofoto del Vesuvio |
|
Fonte: Regione Campania, Assessorato
all’urbanistica, 2004 |
Il programma
L’area interessata dal Programma Vesuvìa
riguarda un territorio con una
popolazione di circa 550.000 abitanti
distribuiti nei 18 comuni che cingono
strettamente il cono del Vesuvio, pochi
chilometri a est dalla città di Napoli.
L’attività vulcanica – senza fenomeni
significativi dal 1944, anno dell’ultima
eruzione – è monitorata con continuità e con
metodologie di punta dall’Osservatorio
vesuviano, sezione dell’Istituto nazionale
di geofisica e vulcanologia.
Attualmente non si rilevano indizi che
possano far pensare ad un risveglio
immediato del vulcano.
Pur tuttavia era ormai improrogabile voltare
pagina rispetto allo sciagurato modello di
sviluppo attuato negli ultimi 50 anni,
riaffermando con decisione che “il Vesuvio
non è una montagna” ma un vulcano attivo e
pericoloso, sito all’interno di un
territorio metropolitano ad altissima
densità abitativa per la quale è da anni
segnalata da più parti la necessità e
l’urgenza di approntare politiche
specifiche.
Nella presentazione del programma occorre
partire da alcune considerazioni
preliminari:
- l’area metropolitana napoletana è
circondata da tre vulcani attivi: il
Vesuvio, i Campi Flegrei e, in misura
significativamente minore, l’isola d’Ischia;
- le pericolosità eruttive dell’area
vesuviana e della vicina area flegrea, poste
rispettivamente a est e a ovest di Napoli,
sono attualmente di consistenza tra loro
paragonabili, in quanto il più breve periodo
di ritorno di eruzioni esplosive per il
Vesuvio rispetto ai Campi Flegrei è
bilanciato dal fatto che questi ultimi, da
circa trenta anni, sono caratterizzati da
una vivace dinamica, che ha raggiunto il
culmine nel periodo bradisismico 1982-1984;
- la probabilità che avvenga un’eruzione nei
prossimi decenni è abbastanza bassa, ma
l’alta densità di popolazione e di beni
esposti rende il rischio vulcanico,
soprattutto nell’area vesuviana, molto
elevato a causa del numero degli abitanti e
delle caratteristiche dell’eruzione attesa;
- è molto probabile che un’eruzione possa
essere prevista in base alla comparsa di
fenomeni precursori, quali terremoti e
sollevamenti del suolo;
- la Prefettura di Napoli e la Protezione
Civile hanno elaborato un piano di emergenza
(in corso di aggiornamento), nel quale le
azioni previste, che hanno come evento
culminante l’evacuazione delle aree più
esposte, sono basate sull’intensità dei
precursori e sulla loro relazione con la
susseguente eruzione;
- in tale contesto l’alta densità abitativa
richiede attualmente tempi di allarme di
7-10 giorni, rendendo molto elevata la
probabilità che l’allarme dato sia falso,
cioè non seguito da eruzione, con evidenti
enormi danni economici e con problemi
rilevanti sulla scelta del momento di
ritorno della popolazione;
- durante e dopo la messa a punto del piano
di emergenza sono stati raccolti numerosi
dati sia sulla vulnerabilità a eruzioni che
alla vulnerabilità sismica dei comuni
vesuviani;
- al di là dei fattori legati alla
incolumità delle popolazioni, anche in caso
di eventi vulcanici di non particolare
gravità, lo spostamento di centinaia di
migliaia di cittadini vesuviani in 18
regioni italiane – una città per ogni
regione – così come previsto dall’attuale
piano di evacuazione predisposto dal
Dipartimento per la Protezione civile, anche
per lunghi periodi, produrrebbe una crisi di
carattere sociale ed economico dell’area
metropolitana napoletana con vaste influenze
regionali e nazionali.
Sulla base di tali premesse, la Regione
Campania ha promosso una politica di
riconversione territoriale, a breve, medio e
lungo termine, condivisa dalle comunità
locali, per affrontare con decisione la
trasformazione dello sciagurato modello di
sviluppo perseguito negli ultimi 50 anni in
questa parte importante del territorio della
Campania ad alto rischio vulcanico.
Tale politica prende le mosse dalle “Linee
Guida per la pianificazione territoriale
regionale”, approvate nel 2002 e si
concretizza nel luglio 2003 con il varo da
parte della Giunta regionale del
programma di azioni per la mitigazione del
rischio Vesuvio, denominato Vesuvìa,
che si configura come l’attuazione pilota di
uno dei 10 campi territoriali complessi
di intervento individuati dal Ptr,
prossimamente all’esame del Consiglio
regionale.
Figura 2 - Le regioni gemelle che
ospiteranno gli abitanti della zona
rossa in caso di evacuazione |
|
Fonte: Regione Campania, Assessorato
all’urbanistica, 2004 |
Gli obiettivi primari
Il Programma Vesuvìa punta in prima
istanza, in un periodo prestabilito di media
scadenza (quindici anni), alla riduzione
progressiva del rischio vulcanico
attraverso il raggiungimento di tre
obiettivi primari:
1. la riduzione della popolazione;
2. il miglioramento delle vie di fuga e
della mobilità dell’area;
3. l’educazione delle popolazioni alla
corretta convivenza col rischio.
Il grado di successo di ognuno di questi
obiettivi influisce strettamente sugli
altri. Ad esempio: un minore rischio
vulcanico si ottiene riducendo la
popolazione dell’area vesuviana fino a
valori tali da abbassare sensibilmente la
probabilità di errore collegata a
evacuazioni provocate da falsi allarmi (ad
esempio una probabilità di errore inferiore
al 10% contro l’attuale il 60-90%). In tale
caso infatti la decisione di evacuazione
potrà essere presa dalle autorità competenti
non più di 48 ore prima dell’evento eruttivo
atteso abbassando così, notevolmente, i
margini di falso allarme e quindi
l’eventuale inutile e oneroso spostamento di
550.000 persone. Ma è evidente che la
riduzione della popolazione potrà essere di
minore entità in funzione del progressivo
miglioramento della mobilità di uomini e
mezzi nell’area e/o della capacità di
eseguire ordinatamente la eventuale
evacuazione, fattori questi assolutamente
interdipendenti.
Questi obiettivi, mano a mano che si
andranno a realizzare, creeranno nuove
precondizioni per la riqualificazione urbana
e territoriale trasformandosi in veri e
propri fattori per uno sviluppo
sostenibile dell’area, attualmente
ipercongestionata, ma che ospita tra
l’altro: quattro siti patrimonio mondiale
dell’Unesco (Pompei, Ercolano, Oplonti e
Stabia); il sistema delle ville vesuviane
settecentesche del Miglio d’oro; la Reggia
di Portici e il sito borbonico di Quisisana;
le acque e le terme di Castellammare di
Stabia nonché la straordinaria filiera di
aziende orafe e artigianali costituita
intorno alla lavorazione del corallo di
Torre del Greco.
Più nello specifico la politica territoriale
regionale sopra descritta si articola nel
seguente sistema di azioni.
1. Diminuzione della densità abitativa,
attraverso:
- la approvazione della Lr 21/2003 che ha
vietato per sempre la realizzazione di nuove
costruzioni residenziali nel territorio dei
18 comuni vesuviani;
- il rafforzamento delle politiche di
contrasto all’abusivismo edilizio e alle
reiterazioni del condono edilizio con
provvedimenti regolamentari e normativi e il
sostegno economico alle demolizioni delle
costruzioni abusive;
- la promozione di una serie di incentivi
normativi ed economici rivolti
principalmente a favorire lo spostamento
consensuale:
a) di quella parte della popolazione
storicamente e culturalmente non radicata;
b) di quelle funzioni non compatibili con i
valori esistenti e con il rischio
prospettato.
Sono già stati varati in tal senso due bandi
rivolti a famiglie vesuviane interessate
all’acquisto della prima casa in comuni
esterni alla zona rossa. Il primo bando ha
registrato più di 3276 domande (circa 10.000
persone).
Con la già citata Lr 21/2003 la regione ha
previsto anche che venga riservato a
cittadini vesuviani della zona rossa che
aderiscono al programma, il 20% degli
alloggi di edilizia residenziale pubblica
che verranno realizzati nel territorio
regionale. I bandi riguardanti i programmi
complessi di riqualificazione dei centri
storici campani già prevedono premialità per
i comuni che riservano alloggi per i
cittadini vesuviani.
2. La riqualificazione del territorio e
delle attività produttive, collegata
alla diffusa dismissione di funzioni
residenziali stabili, attraverso:
a) la demolizione di parti di edilizia di
scarso valore;
b) la rinaturalizzazione del territorio e il
restauro del paesaggio; azione già attivata
attraverso gli interventi del Pit del Parco
del Vesuvio;
c) la riqualificazione urbana dei centri
storici e la valorizzazione degli stessi in
stretta connessione con lo straordinario
patrimonio archeologico. Azione già in parte
attivata attraverso alcuni interventi del
Pit Pompei-Ercolano e sistema
archeologico vesuviano e attraverso i
bandi per il sostegno alle piccole e medie
imprese delle misure 2.2 e, prossimamente,
1.10 del Por Campania, che prevedono
specifiche premialità tese alla
riconversione delle abitazioni in attività
produttive coerenti.
3. La costruzione di un adeguato sistema
di vie di fuga che allo stesso tempo
funzionino come infrastrutture di
collegamento e di interconnessione per
favorire la possibilità dei vesuviani di
risiedere in zone sicure continuando a
lavorare nell’area. Tali azioni sono già
state attivate attraverso la messa in
coerenza di interventi dell’Asse VI del Por
Campania e del Pit Portualità turistica.
4.
L’informazione e la sensibilizzazione
capillare delle amministrazioni
pubbliche e delle popolazioni, con apposite
campagne informative (opuscoli, volantini,
spot radio e televisivi, lungometraggi,
accordi con fiction) e programmi specifici
per i giovani, costruiti in collaborazione
con le scuole del territorio, per imparare a
fronteggiare adeguatamente le situazioni a
vario grado di emergenza ma anche per
aumentare la conoscenza dei valori esistenti
e la condivisione delle opportunità di
sviluppo collegate alle risorse inespresse.
|
Figura 3 - Il Vesuvio in un disegno
di Tatafiore
Fonte: Regione Campania, Assessorato
all’urbanistica, 2004 |
Rapporto tra programmazione e pianificazione
Un programma di tale portata e con obiettivi
così ambiziosi ha costi molto elevati, che
possono essere affrontati solo se vengono
inquadrati in una strategia di
riqualificazione ambientale come premessa
per la nascita di un nuovo sviluppo
economico e sociale, e in presenza di grandi
risorse inespresse.
La Regione Campania sta perciò costruendo
progressivamente un sistema di coerenze e di
strette relazioni tra la pianificazione e la
programmazione regionale e comunitaria che
vede nel Programma Vesuvìa un banco
di prova importante:
a) nella proposta di Ptr, recentemente
presentato pubblicamente con l’avvio della
fase concertativa, il territorio vesuviano
viene rappresentato come uno dei 10 campi
territoriali complessi della
pianificazione regionale, ovvero come
un’area strategica per lo sviluppo regionale
dove si rilevano una molteplicità di
problematiche ma anche di opportunità di
sviluppo e di enti competenti.
Per la pianificazione strategica nei
campi territoriali complessi, il Ptr
prevede il coordinamento regionale
finalizzato alla individuazione e
implementazione di sistemi di azioni
fortemente coordinate e concertate;
b) il territorio dei 18 comuni afferisce a 2
dei 45 sistemi territoriali di sviluppo
(Sts) con cui il Ptr interpreta il
territorio della regione: il sistema Miglio
d’oro, sulla costa, e il sistema Comuni
vesuviani, nell’entroterra;
c) il Parco nazionale del Vesuvio ha
approvato nel mese di luglio il piano del
parco che comprende indirizzi e norme
coerenti sia con il piano territoriale di
coordinamento provinciale che con il Ptr,
ricercate attraverso un sistema di intese
istituzionali propedeutiche;
d) la proposta di Ptr, inoltre, traccia
alcuni indirizzi per la messa in coerenza
con Vesuvìa dei Pit comunitari attualmente
in corso, proponendo per la nuova fase
2007/2013, la costruzione di Pit coincidenti
con gli Sts preliminarmente individuati
anche nell’ottica di Vesuvìa.
Il piano strategico operativo
Nel mese di dicembre ha avuto concreto avvio
la formazione del piano strategico
operativo (Pso) che, coordinato dalla
Provincia di Napoli, dovrà nel giro di sei
mesi individuare un sistema di interventi
strategici che proveranno a innescare
processi di riqualificazione urbana resi
possibili anche sulla scorta dei primi
risultati delle azioni di decongestione
residenziale.
Per prevedere e controllare gli effetti
della strategia di decongestionamento della
zona rossa vesuviana sul resto del
territorio regionale, anche in relazione
alle opposte problematiche di spopolamento
delle aree interne, è stato nella stessa
data varato un apposito studio a scala
regionale, strettamente collegato al Pso.
Tempi e modi. Il ruolo delle amministrazioni
locali
Il programma in considerazione della
particolare complessità è stato previsto a
breve, media e lunga durata (2006-2013-2050)
e prevede una sua periodica messa a punto
con la predisposizione di appositi studi e
strumenti per il monitoraggio
socio-economico degli effetti delle azioni
di volta in volta attivate. Il processo di
riconversione territoriale, coordinato dalla
Regione Campania, sarà governato, in ogni
sua fase, attraverso il pieno coinvolgimento
delle autonomie locali. È stata a tal fine
insediata l’Assemblea istituzionale dei
sindaci della comunità soggetta a rischio,
che affianca la regione, la provincia, il
Parco del Vesuvio e la prefettura nella
gestione del processo. È stato inoltre
istituito il Forum del partenariato
socio-economico, strumento
indispensabile per alimentare e indirizzare
il processo di sviluppo socio-economico.
Il governo del processo di attuazione di
Vesuvìa
Per coordinare nel breve/medio tempo il
processo di riconversione territoriale, la
regione sta procedendo alla costituzione di
un apposito ufficio speciale con funzioni di
coordinamento intersettoriale e
interistituzionale delle iniziative.
Contemporaneamente, in stretta
collaborazione con il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, è in corso
uno specifico studio di fattibilità
finalizzato a individuare le caratteristiche
di una società per la trasformazione
territoriale, o di un ente analogo, che
dovrà, a medio/lungo termine, attuare le
complesse politiche di riequilibrio e di
gestione del patrimonio immobiliare che si
renderà via via disponibile in seguito al
dispiegarsi delle varie azioni di
delocalizzazione avviate.
La missione della società, partecipata dalle
autonomie locali, dovrebbe essere quella di
acquisire al proprio patrimonio gli immobili
residenziali liberati o liberabili al fine
di valorizzarli e di gestirli in coerenza
con gli obiettivi di Vesuvìa. |