Caratteristiche e distribuzione sul
territorio nazionale
L’attività agrituristica rappresenta un
sempre più importante fattore di sviluppo
economico per le aziende agricole in quanto
costituisce non solo un’importante fonte di
integrazione del reddito aziendale, ma, più
in generale, una occasione di sviluppo
sociale e culturale delle aree rurali. Tutto
ciò risulta del resto in linea con le
indicazioni e i programmi varati in sede di
Unione europea allo scopo di favorire uno
sviluppo equilibrato del mondo rurale.
Nell’ambito delle differenti funzioni
specifiche che l’agricoltura va acquisendo e
svolgendo a favore della società e di un
generale miglioramento della qualità della
vita, la presenza e l’azione delle attività
legate all’agriturismo assumono nuovi e più
salienti significati economici, sociali e
ambientali. L’attenzione delle istituzioni
nazionali e comunitarie verso l’attività
agrituristica si è sviluppata attraverso
l’avvertita esigenza di fornire una forma di
integrazione dei redditi degli agricoltori e
la necessità di valorizzazione e
conservazione del patrimonio rurale.
Secondo i dati raccolti e divulgati dalle
principali associazioni di categoria (Confagricoltura,
Coldiretti, Confederazione
italiana agricoltori) e dall’Istat erano
presenti sul territorio nazionale, al
gennaio 2002, circa 9.600 agriturismi, con
un giro d’affari stimato di 900 miliardi di
lire (Tabella 1); al gennaio del 2003
il numero di aziende agrituristiche era
passato a circa 11.000 (a cui si
affiancheranno nel giro di qualche anno
altre 3.000 nuove aziende). Di queste circa
il 59% era ubicato nelle regioni
settentrionali e segnatamente nella
Provincia autonoma di Bolzano (27,6% del
totale nazionale). Nelle regioni centrali
era localizzato circa il 23% delle aziende
agrituristiche con una significativa
concentrazione in Toscana (15% del totale
nazionale). Il 18 % degli agriturismi è
ubicato nell’Italia meridionale e insulare.
Complessivamente, dai dati raccolti dalle
associazioni di categoria e dall’ Istat,
emerge un’attività agrituristica
capillarmente diffusa e storicamente
radicata soprattutto in Alto Adige e in
Toscana, pur raggiungendo dimensioni
significative anche in Veneto, Lombardia,
Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. È
possibile, tra l’altro, evidenziare anche
talune specializzazioni regionali,
quali l’alloggio in spazi coperti in Alto
Adige e Toscana, l’alloggio in spazi
all’aperto in Basilicata, Puglia e Toscana,
la ristorazione in Lombardia, la
degustazione e gli altri servizi in Umbria,
l’attività equestre in Sardegna,
l’escursionismo in Toscana e Trentino
Alto-Adige.
Quadro normativo di riferimento
La legge quadro nazionale sull’agriturismo
Per poter intraprendere un’attività
agrituristica risulta necessaria la presenza
di determinati requisiti specifici ed
essenziali stabiliti in primo grado dalla
normativa nazionale di riferimento (legge
5 dicembre 1985, n. 730) e quindi
dalle specifiche leggi regionali in materia
di agriturismo.
Tali requisiti minimi possono essere
sommariamente così elencati:
- l’attività agrituristica deve essere
esercitata da un imprenditore agricolo,
singolo o associato, e dai suoi familiari;
- per svolgere l’attività agrituristica
devono essere utilizzati prevalentemente
fabbricati rurali non più utili all’attività
agricola aziendale;
- l’ospitalità in campeggio è ammessa in
misura limitata rispetto a quella offerta
dai fabbricati rurali aziendali e non
causare intralcio o riduzione alla attività
agricola principale;
- le attività di ricezione e ristorazione
devono essere esercitate in connessione con
l’attività agricola, utilizzando per la
ristorazione sul posto pasti e bevande
ricavati da materie prime dell’azienda
agricola stessa;
- l’utilizzo della manodopera aziendale
deve essere complementare e in rapporto di
connessione con l’attività agricola
principale svolta;
- le attività ricreative e culturali
svolte in ambito aziendale devono
valorizzare le risorse agricole tipiche
locali e aziendali.
La legge quadro nazionale sull’agriturismo
definisce in sintesi le finalità e gli
obiettivi della pratica dell’agriturismo e
cioè: integrazione dei redditi agricoli,
valorizzazione delle produzioni agricole e
zootecniche, riavvicinamento culturale del
mondo rurale e realtà urbana, potenziamento
della ricettività turistica, recupero delle
tradizioni e la cultura del mondo rurale,
recupero e riutilizzo delle strutture rurali
esistenti all’interno dell’azienda,
aggiornamento professionale degli operatori
agrituristici e promozione dell’agriturismo
tra le popolazioni urbane.
La Lr campana 28 agosto 1984, n. 41
La Lr sull’agriturismo risulta antecedente
alla normativa di riferimento nazionale, per
cui decade nelle parti in cui essa è in
contrasto con la legge nazionale.
La legge, riguardante interventi per
favorire l’agriturismo in Campania,
attribuisce ai comuni compiti di
accertamento e di controllo sul possesso
delle condizioni soggettive e oggettive per
l’iscrizione nell’elenco regionale degli
operatori agrituristici; per l’esercizio
delle attività agrituristiche nonché per la
revoca dell’iscrizione da detto elenco.
C’è da sottolineare che la Lr campana
ricalca quasi fedelmente l’impianto e i
principi ispiratori della legge 730/1985,
che sono stati precedentemente elencati
(art. 1).
Nel programmare gli interventi la regione
tiene conto delle caratteristiche agricole,
climatiche e storico-culturali delle aree di
intervento (art. 2).
Nell’art. 2 si definiscono i settori di
intervento:
a) nelle aziende agricole (recupero e
restauro degli edifici, sistemazioni dei
locali vendita, allestimento di piccoli
agricampeggi);
b) nelle attività di promozione svolte da
associazioni regionali di operatori
agrituristici;
c) nei territori montani, in interventi di
infrastrutturazione turistica leggera.
Nell’elenco degli operatori possono essere
iscritti gli imprenditori agricoli, ai
termini dell’art. 2135 del C.C., singoli o
associati (art. 2 legge 730/1985) e che
siano nelle condizioni di cui alle lettere
a) e b) dell’art. 6 della legge 730/1985 (Requisiti
soggettivi per l’iscrizione nell’elenco
regionale degli operatori agrituristici).
In base alle vigenti disposizioni,
l’esercizio dell’agriturismo è consentito
soltanto agli iscritti nell’apposito elenco
regionale, previsto dall’art. 5 della Lr
41/1984. L’iscrizione è disposta da
un’apposita commissione; l’accertamento dei
requisiti soggettivi e oggettivi dei
richiedenti è curato dalle amministrazioni
comunali, ai sensi dell’art. 6 della citata
Lr.
Secondo i dati della Regione Campania, alla
data del 9.9.2004 risultavano iscritti
nell’elenco regionale degli operatori
agrituristici 1.350 aziende agricole, la cui
distribuzione per provincia assegnava il 13%
del totale alla Provincia di Avellino, il
22% alla Provincia di Benevento, il 12% alla
Provincia di Caserta, il 9% alla Provincia
di Napoli e infine il 44% alla Provincia di
Salerno (Figura 1).
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Figura 1 - Gli iscritti nell’elenco
regionale degli operatori
agrituristici al 9.9.2004
Fonte: Regione Campania |
A beneficiare dei finanziamenti sono gli
operatori agrituristici iscritti nell’elenco
regionale che conferisce obblighi e diritti
agli iscritti (artt. 4, 5, 6 e 7).
Per iniziare l’attività di agriturismo
l’operatore deve ottenere un’autorizzazione
del comune dove ricade l’azienda, previo
l’accertamento di idonee condizioni tecniche
e igienico-sanitarie della struttura (art.
8).
Nell’art. 12 viene stabilita la redazione da
parte della Giunta regionale di un
dettagliato programma regionale
sull’agriturismo e articolato in un
programma di pianificazione pluriennale
e un programma annuale di
aggiornamento.
La legge 730/1985 (art. 10) stabilisce che
le regioni trasmettano al Ministero del
turismo e dello spettacolo il proprio
programma regionale agrituristico, nonché
una relazione annuale sullo stato di
attuazione dei programmi e sui finanziamenti
erogati.
Dal 1993, anno in cui con delibera di Giunta
regionale è stato istituito, presso
l’Assessorato all’agricoltura, il Servizio
agriturismo – Gestione ex incremento ippico
in applicazione della Lr 20/1991 che faceva
transitare le competenze in materia
dall’Assessorato al turismo a quello
all’agricoltura, le iscrizioni all’elenco
regionale degli operatori agrituristici
della Campania hanno avuto di anno in anno
un considerevole aumento.
Circolare Applicativa del 18.6.1996
Con tale documento si sono meglio
specificati alcuni punti della normativa di
riferimento, in base ai principi contenuti
nella legge 730/1985.
Le attività agrituristiche vengono
classificate agricole in quanto in rapporto
di connessione e complementarietà rispetto
alle attività di coltivazione del fondo che
debbono, comunque, rimanere l’oggetto
principale dell’imprenditore interessato.
Da tali principi scaturisce che:
a) il naturale presupposto per lo
svolgimento dell’attività agrituristica è
costituito da un’azienda agricola in
esercizio;
b) le iniziative agrituristiche, in quanto
connesse e complementari all’attività
agricola tradizionale, non possono assorbire
l’intera disponibilità di tempo e di lavoro
dell’imprenditore e della sua famiglia;
c) l’attività agrituristica non può
assumere, in alcun modo, le connotazioni che
sono proprie dell’attività turistica e/o
commerciale.
Sulla base di quanto sopra precisato,
l’iscrizione all’elenco regionale degli
operatori agrituristici resta subordinata
alla dimostrazione che:
- l’interessato, in quanto conduttore di
un’azienda in esercizio, pratichi un
ordinamento colturale ordinario per la
zona, la cui attuazione comporta
acquisizione di mezzi tecnici e vendita di
prodotti aziendali in quantità congrua
rispetto alla superficie coltivata e al
bestiame allevato;
- l’esercizio delle attività agrituristiche
da impiantare non risulti prevalente
rispetto a quelle delle attività agricole.
Si ritiene utile precisare che le attività
agrituristiche non sono prevalenti quando il
loro apporto al reddito aziendale
dell’imprenditore non supera il limite del
50%.
Caratteristiche e distribuzione sul
territorio regionale
Scontando un iniziale ritardo organizzativo
e malgrado i notevoli progressi dell’ultimo
quinquennio, la Campania risulta, ad oggi,
una delle regioni d’Italia a minor densità
agrituristica, con una azienda agrituristica
su mille aziende agricole totali, contro una
media nazionale di poco più di un
agriturismo e mezzo su mille aziende
agricole.
Tuttavia, come prima sottolineato, negli
ultimi anni un’intensa azione di
informazione, divulgazione e promozione è
stata intrapresa dai competenti uffici
dell’assessorato regionale; tale azione è
stata posta in essere attraverso
l’organizzazione di corsi di aggiornamento
professionali, convegni, dibattiti, ecc.
Secondo i dati della Regione Campania, alla
data del 9.9.2004 risultavano autorizzati
all’esercizio dell’agriturismo sul
territorio regionale 562 aziende agricole,
la cui distribuzione per provincia assegnava
il 16% del totale alla Provincia di
Avellino, il 28% alla Provincia di
Benevento, il 10% alla Provincia di Caserta,
il 9% alla Provincia di Napoli e infine il
38% alla Provincia di Salerno (Figura 2).
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Figura 2 - Gli autorizzati
all'esercizio delle attività
agrituristiche al 9.9.2004
Fonte: Regione Campania |
La domanda agrituristica si rivolge verso
obiettivi del tutto particolari e diversi
rispetto al turismo di massa quali
ambiente, paesaggio, cultura e tradizioni.
Il territorio della Regione Campania e della
Provincia di Salerno offre in tal senso un
patrimonio naturalistico e storico-culturale
eccezionali, tale da soddisfare in maniera
completa la crescente domanda di un turismo
sempre più esigente sotto il profilo
culturale e ambientale.
La richiesta di un turismo di tipo
ambientale risulta, tra l’altro, sempre
di più soddisfatta dal fatto che un numero
sempre maggiore di aziende agrituristiche
della Regione Campania e della Provincia di
Salerno praticano, su tutta o parte delle
superfici aziendali, l‘agricoltura biologica
o integrata a norma rispettivamente dei Reg.Ce
2092/1991 e 2078/1992 con il risultato di
integrare in maniera effettiva, la
tipicità delle produzioni con la
completa salubrità del prodotto agricolo
stesso.
L’attività agrituristica è destinata
pertanto ad una valida alternativa al
turismo di massa e in tale ottica essa
risultava concentrata, nel recente passato,
in senso temporale e spaziale in alcune
determinate aree della regione e della
Provincia di Salerno, come ad esempio, il
Cilento costiero. Nell’ultimo quinquennio
essa si è diffusa, e va ancora oggi
diffondendosi, capillarmente, con buoni
tassi di crescita, su tutto il territorio
regionale.
Il benefico ruolo di decongestionamento
di determinate aree della Regione
Campania dal fenomeno del turismo balneare
di massa, può risultare allo stesso tempo
un’occasione di rilancio economico e di
sviluppo sociale per le aree interne della
provincia, che presentano un patrimonio
paesaggistico e storico-culturale di
eccezionale valore e fino ad ora abbandonato
o comunque sottoutilizzato.
Il risultato dell’integrazione dell’attività
turistica con il comparto agricolo e
forestale può risultare, come già avvenuto
in altre province del paese, un valido freno
all’esodo dall’agricoltura nelle aree
interne causa di gravi squilibri sociali,
economici e ambientali.
Il fenomeno agrituristico è destinato
pertanto a rappresentare per molte zone
della regione e della provincia un’attività
più che mai rispondente agli orientamenti
del mercato turistico ed economicamente
vantaggiosa, inserendosi in un modello di
sviluppo socio-economico che tende a
valorizzare in maniera completa le risorse
del territorio quali le produzioni tipiche
agro-pastorali e artigianali, le bellezze
paesaggistiche e storico-culturali.
All’attualità, a livello regionale, risulta
evidente, malgrado i ragguardevoli progressi
compiuti nell’ultimo quinquennio da parte di
operatori e istituzioni, un diffuso e
deleterio sottoutilizzo del cospicuo
patrimonio rurale a fini agrituristici; le
cause di questo ritardo, anche rispetto a
regioni limitrofe quali Puglia e Molise,
sono da ricercarsi innanzitutto nella
difficoltà, da parte di imprenditori
agricoli interessati, ad accedere a
informazioni sui finanziamenti pubblici e
comunitari utilizzabili; tale difficoltà
viene anche accentuata dalla non capillare
opera di informazione (soprattutto in
passato) da parte di organizzazioni e
collegi di categoria e istituzioni pubbliche
preposte proprio alla divulgazione in campo
agricolo. Altra causa che ha limitato,
soprattutto nel passato, lo sviluppo
dell’agriturismo riguarda la lentezza con
cui spesso vengono condotte ed espletate le
pratiche di finanziamento ed erogati i
contributi stessi.
L’agriturismo rappresenta, infine, solo uno
di una serie degli aspetti in cui si
presenta il futuro modello di sviluppo
economico e sociale integrato del turismo e
dell’agricoltura nel territorio della
Campania e della Provincia di Salerno; e ciò
in funzione delle peculiarità e specificità
delle risorse locali disponibili.
L’evoluzione dell’attività primaria in
Campania in senso agroambientale può,
ad esempio, indirizzarsi prevalentemente, in
alcune aree a spiccata vocazione turistica
come la costiera sorrentino-amalfitana e il
Cilento costiero, nella creazione e sviluppo
di attività di turismo rurale, che è
una forma convenzionale di attività
turistica che si svolge in aree rurali,
mentre l’agriturismo secondo la legge quadro
nazionale 730/1985 è un tipo di attività di
ricezione turistica riservata agli
imprenditori agricoli attraverso
l’utilizzazione della propria azienda e
complementare alla stessa attività
agricola. |