L’impostazione del Ptc
Il documento preliminare
La redazione del piano territoriale di
coordinamento (Ptc) di Salerno viene
avviata, nel 1996, con un Documento
preliminare1, nel quale, sulla
base di un primo ventaglio di analisi, sono
definiti i criteri e gli indirizzi da
assumere per la pianificazione. La
ricchezza, la varietà e la fragilità del
patrimonio ambientale, sono già delineate
con sufficiente nettezza in questo primo
documento. Viene sottolineata la necessità
di un forte investimento per la
valorizzazione dell’ambiente, articolando le
scelte di piano in funzione delle specifiche
relazioni fra il sistema insediativo e
l’ambiente. In alcune parti della provincia
(la piana Sarnese, la costa, il Vallo di
Diano) gli insediamenti esercitano una
crescente pressione, resa ancor più
drammatica dall’assenza o dalla
insufficienza di forme di regolazione e,
quindi, dalla conseguente dissipazione del
patrimonio di risorse naturali. In altre
parti, invece, la debolezza del sistema
socio-economico ha avviato veri e propri
processi di abbandono e, conseguentemente,
ha determinato la progressiva scomparsa di
alcuni caratteri del paesaggio agrario.
Fondamentale è soprattutto l’attivazione di
politiche di sviluppo socio-economico
centrate sulla valorizzazione delle risorse
locali che, dato il contesto, si
identificano prevalentemente con quelle
paesaggistico-ambientali e storico-culturali.
Sono, dunque, già delineati con sufficiente
chiarezza i termini delle questioni
principali che il Ptc è chiamato ad
affrontare:
- inquadrare prioritariamente le
condizioni da porre allo sviluppo
territoriale, onde garantire la
conservazione o la ricostituzione delle
qualità naturali e storiche presenti, nonché
un’appropriata considerazione dei connotati
di fragilità del territorio;
- promuovere un nuovo rapporto fra
sistema insediativo e ambiente, agendo
in via diretta sulla dimensione fisica degli
insediamenti, e in via indiretta
sull’orientamento delle politiche di
sviluppo verso la valorizzazione delle
risorse ambientali e paesaggistiche.
La bozza di piano
La bozza di Ptc, consegnata
all’amministrazione provinciale nel 19992,
è il documento con il quale viene
formalizzato, per la prima volta, un quadro
delle conoscenze relative al territorio
provinciale di Salerno avente un carattere
di sufficiente omogeneità, completezza e
aggiornamento. È importante sottolineare la
necessità che le scelte di pianificazione
siano fondate su un approfondito quadro di
conoscenze, sottraendo le decisioni, per
quanto necessario, alla discrezionalità e
all’improvvisazione. Chiunque può immaginare
quanto sia velleitario porsi obbiettivi
quali lo sviluppo sostenibile o la tutela
del paesaggio senza possedere le
informazioni essenziali sullo stato di fatto
dei luoghi e sulle dinamiche delle
trasformazioni in corso. Non sfugga, dunque,
che la prima buona azione del Ptc di Salerno
è stata quella di colmare questo deficit
di informazioni, allineando la provincia
agli standard più evoluti.
Caratteristiche fisiche del territorio,
caratteri del paesaggio, dinamiche
dell’economia agraria sono i tre profili di
analisi che sono stati approfonditi per la
definizione delle scelte del Ptc.
Il Ptc
Nel 2001 viene completato il lavoro di
redazione del Ptc, con la predisposizione
degli elaborati definitivi: relazione, norme
e tavole di piano3. La parte
propositiva è basata su una doppia serie di
tavole e di elaborati normativi relativi a:
risorse e regole; proposte e politiche.
Le opzioni del Ptc richiedono, per la loro
compiuta realizzazione, di utilizzare due
strumenti distinti, ma fortemente legati fra
loro:
- un efficace sistema di regole, capace di
garantire la tutela delle risorse
territoriali, la prevenzione dei rischi,
della preservazione delle loro qualità;
- un insieme di azioni di trasformazione,
affidato alla iniziativa dei diversi
soggetti che agiscono sul territorio (dal
parco alla regione, dai comuni alle aziende
e agli altri soggetti privati e pubblici) e
alla capacità di coordinamento e di
promozione che la provincia saprà
esercitare.
Le due componenti, regolativa e propositiva,
sono essenziali per la realizzazione del Ptc.
Per conferire efficacia alle scelte di
pianificazione non è possibile affidarsi
esclusivamente ad un apparato normativo, per
quanto dettagliato e raffinato esso sia,
confidando nella forza della regolazione e
in un’attuazione meccanica delle
disposizioni. Ma non è nemmeno possibile
confidare esclusivamente nella parte
comunicativa del piano, per quanto sia
accurata l’indicazione delle priorità di
azione, dei progetti e delle iniziative da
assumere. Un quadro conoscitivo approfondito
e un articolato ventaglio di regole e di
proposte costituiscono, dunque, i due
elementi che caratterizzano l’impostazione
del Ptc di Salerno.
Il sistema delle conoscenze e delle
valutazioni
L’analisi delle risorse paesaggistiche4
Nelle analisi per il Ptc il paesaggio
salernitano non è studiato a partire dai
suoi aspetti estetico-percettivi, ma
piuttosto come un sistema ambientale
complesso definibile nelle sue
caratteristiche:
- strutturali (modelli di distribuzione
spaziale dei diversi ecosistemi);
- funzionali (relazioni tra i diversi
ecosistemi presenti);
- dinamiche (mutamenti nel tempo di
struttura e funzioni)5.
In parole semplici, la forma percepibile del
territorio è determinata dall’insieme delle
caratteristiche fisiche del territorio (i
caratteri geologici, idrologici e
morfologici, la natura dei suoli e della
vegetazione, gli aspetti climatici) e
dall’interazione con esse dell’azione
dell’uomo. Di conseguenza, l’analisi non
viene indirizzata sull’esito di tali
processi, formulando giudizi di valore sulle
caratteristiche estetiche (il bel
paesaggio), ma piuttosto sulle relazioni
esistenti, spesso conflittuali, tra le
componenti naturali e gli usi del suolo.
Comprendendo meglio tali dinamiche sarà
possibile intervenire in modo più
appropriato e consapevole, non solo laddove
prevalgono le esigenze di conservazione dei
paesaggi storici tramandati sino ad oggi, ma
nella totalità del territorio, promuovendo
ovunque le forme più appropriate di gestione
delle risorse territoriali.
Con questo obiettivo, il territorio
provinciale è stato articolato,
gerarchicamente, in sistemi, sottosistemi
e unità (rispettivamente 4, 15 e 32), in
funzione dell’omogeneità delle
caratteristiche fisiche e delle prospettive
di gestione razionale delle risorse.
Tali ambiti omogenei sono caratterizzati da
attitudini produttive e da problemi di
gestione specifici. Anche il rischio di
degradazione delle risorse ambientali
(acqua, suolo, vegetazione), associato ai
diversi usi cui il territorio può essere
destinato, risulta significativamente
differenziato sia per tipologia che per
intensità, all’interno delle diverse aree
omogenee evidenziate dalla carta.
La carta delle unità di paesaggio,
unitamente a quella della vegetazione può,
dunque, costituire un modello di base per
l’effettuazione di ragionevoli previsioni in
merito a possibili mutamenti
quali-quantitativi nel patrimonio di risorse
ambientali a disposizione, in funzione dei
diversi cambiamenti ipotizzabili, quali ad
esempio l’adozione di politiche territoriali
ed agricole innovative.
Per ciascun ambito, oltre ad una sintetica
descrizione, è stata formulata una
valutazione del valore ecologico e
culturale-paesaggistico6,
dell’attitudine produttiva in campo
agro-forestale e, infine, della
vulnerabilità. I giudizi di valore hanno
costituito un riferimento per la definizione
delle linee guida di:
- prevenzione e tutela dai fenomeni di
dissesto o dalla propagazione di forme di
inquinamento;
- gestione dei sistemi agro-forestali,
valorizzando le attitudini produttive e le
specificità locali;
- tutela dei paesaggi il cui valore
eccezionale è riconosciuto a scala locale e
internazionale (si pensi ai terrazzamenti
della costiera amalfitana o alle aree
incluse nel Parco nazionale del Cilento e
riconosciute dall’Unesco, nel 1998, come
patrimonio dell’umanità);
- riqualificazione estetico-funzionale del
paesaggio, in tutti i casi in cui quest’ultimo
deve essere attentamente preservato perché
pesantemente minacciato dalla pressione del
sistema insediativo.
In tal modo, sono stati forniti tutti gli
elementi necessari per valutare le
implicazioni ambientali nella fase della
determinazione degli scenari di sviluppo del
territorio7.
Il paesaggio e l’economia agro-forestale
Se per paesaggio intendiamo un’area, come
percepita dalle popolazioni, i cui caratteri
sono il risultato dell’interazione di
fattori naturali e/o legati all’uomo8,
il completamento logico del lavoro sin qui
descritto risiede nell’analisi delle azioni
di trasformazione impresse dall’uomo. In
particolare deve essere valutato:
- come l’assetto attuale dell’agricoltura e
gli scenari prefigurabili possano agire
quali fattori di modificazione o
mantenimento di alcuni aspetti del
paesaggio;
- dove la funzione dell’agricoltura, quale
produttrice di beni, può cedere all’ambiente
e alla funzione di servizio ricreativo o
dove, invece, il potenziamento di detta
funzione produttiva, pur rivista in
un’ottica di compatibilità ambientale, possa
garantire sviluppo all’area;
- quali momenti di coordinamento sia
necessario attivare fra piani territoriali e
politiche settoriali (nello specifico le
politiche agricole ed agro-ambientali) per
usare gli strumenti di incentivazione
finanziaria in una più mirata strategia di
tutela dell’ambiente e del paesaggio9.
Le indagini effettuate per la determinazione
degli ambiti paesaggistici omogenei
hanno seguito due percorsi. Il primo si è
basato sulla lettura sovrapposta dei fattori
geografici, delle dinamiche dell’uso del
suolo e delle permanenze dei segni impressi
dall’uomo, facendo principalmente ricorso
all’interpretazione delle fonti
cartografiche disponibili. Il secondo, su
base prevalentemente statistica, ha
focalizzato l’attenzione sulla struttura
delle aziende agricole e sugli attuali usi
del suolo. In parallelo si è proceduto ad
un’approfondita analisi dei punti di forza e
di debolezza dell’economia agro-alimentare
salernitana.
Si è giunti così a proporre un’articolazione
del territorio in 15 ambiti paesaggistici
omogenei e, soprattutto, a definire le
differenti funzioni che, nelle diverse parti
della provincia, possono essere affidate
all’agricoltura. Sono state, pertanto,
distinte le aree in cui:
- conservare la funzione produttiva
dell’agricoltura, pur compatibilmente con la
tutela dell’ambiente (agro sarnese, piane
del Sele, dell’Alento e del Vallo di Diano);
- prevedere interventi di riequilibrio del
rapporto città-campagna, soprattutto
attraverso la valorizzazione delle funzioni
di servizio ambientale e ricreativa che
possono essere assunte dalle attività
agricole (aree periurbane del sistema
insediativo
Eboli-Salerno-Cava-Nocera-Scafati);
- favorire le attività agricole che
contribuiscono alla creazione di un
paesaggio tipico di elevato valore e nello
stesso tempo producono o sono in grado di
produrre prodotti di nicchia (costiera
amalfitana, valli del Sele-Calore, costiera
del Cilento e aree dei monti Bulgheria,
Soprano e Vesole);
- sviluppare le potenzialità agricole,
riconoscendone di volta in volta le valenze
produttive o le funzioni di servizio
ambientale, onde contrastare la pressione
insediativa (Picentini, area del Cratere);
- ammettere la transizione da usi agricoli e
pastorali verso condizioni di naturalità
(aree montane interne del Cilento).
Il censimento dei beni culturali
Un ultimo accenno deve essere fatto al
lavoro di ricognizione dei beni culturali.
Come detto il paesaggio è anche il “luogo
della memoria e del tempo”10. Ed
è anche il deposito dei segni impressi
dall’uomo che devono essere considerati come
una risorsa, cioè come beni preziosi
non tanto per le loro potenzialità di
utilizzo, bensì perché la collettività ne ha
riconosciuto un elevato valore culturale
e sociale, oggi e per le generazioni
future.
Nel piano, scontate le consuete difficoltà
di accedere alle informazioni che ancora
oggi - nel Meridione - rendono
particolarmente difficile il lavoro di
costruzione di quadri conoscitivi aggiornati
e affidabili, si è giunti ad un primo
risultato, includendo tra gli elaborati di
piano il Regesto dei beni culturali.
Tale elenco, che sarà aggiornato attraverso
la collaborazione con la Soprintendenza ai
beni architettonici e ambientali,
formalizzata con un’apposita intesa,
costituisce il primo riferimento per la
pianificazione locale, chiamata a garantire
le forme più appropriate di gestione, tali
da consentire la conservazione del
patrimonio esistente.
La disciplina del piano
Le risorse e la componente normativa
La disciplina del piano territoriale per il
territorio agro-forestale è riferita alle
componenti territoriali che discendono
direttamente dai sistemi e sub-sistemi di
paesaggio individuati in sede di analisi. La
normativa è molto dettagliata, ma in questa
sede preme porre l’accento su quello che
appare - a giudizio di chi scrive - il
contenuto fondamentale.
In tutto il territorio provinciale il Ptc
esclude, sostanzialmente, la possibilità di
nuova edificazione nel territorio
agro-forestale, ad eccezione delle opere
pubbliche e, nelle parti di tale territorio
a minori connotati di naturalità, degli
interventi finalizzati a soddisfare le
esigenze abitative degli addetti
all’agricoltura e alla realizzazione di
annessi rustici e quelli connessi con
l’agriturismo.
Com’è noto, con rarissime eccezioni, in
Italia è stata consentita o tollerata la
realizzazione, nel territorio agricolo, di
edifici e manufatti di ogni tipo,
residenziali, produttivi e turistici. Alcune
regioni hanno sancito per legge un regime
dei suoli più restrittivo per le aree
agricole (in particolare Toscana ed Emilia
Romagna), riservando ai soli imprenditori
agricoli la facoltà di costruire in
relazione alle specifiche e dimostrate
esigenze di conduzione del fondo. In
Campania, in mancanza della legge
urbanistica regionale, è solamente
attraverso gli strumenti di pianificazione
territoriale che è possibile introdurre
forme appropriate di tutela.
Tale chiusura ad ulteriori edificazioni
sparse viene comunque proposta assai
tardivamente rispetto alla diffusione
dissennata di insediamenti e di manufatti.
Ciò costituisce un evidente limite: la
misura viene presa quando un danno
gravissimo e difficilmente riparabile è
stato compiuto. Tuttavia, proprio l’elevata
consistenza del patrimonio edilizio già
esistente, consente di affermare che tale
misura non comprometterà in modo
intollerabile nessuna effettiva esigenza -
residenziale, produttiva o turistica.
Le azioni
La scelta dell’inedificabilità dei suoli
agricoli, semplice e netta, costituisce solo
una condizione - necessaria, ma non
sufficiente - per garantire un’appropriata
considerazione dei valori paesaggistici
nella determinazione dell’assetto del
territorio. Come si è detto, sono necessarie
altre misure e, in particolare, occorre
orientare le politiche di sviluppo
socio-economico verso la valorizzazione
delle risorse ambientali e paesaggistiche.
La conservazione dei paesaggi agrari -
particolarmente onerosa - è affidata
prioritariamente agli operatori agricoli, ai
quali sono affidati nuovi compiti di
presidio territoriale. Deve, pertanto,
essere affrontato il problema della
negoziazione tra il produttore agricolo da
una parte (chiamato a sostenere
singolarmente i costi) e la collettività
dall’altra (che trae, nel complesso, i
benefici), sottraendo progressivamente le
politiche comunitarie per il settore
primario dalla logica produttiva e rivolta
al sostegno del reddito11 per
agganciarle in modo più stretto alle scelte
formulate attraverso la pianificazione
territoriale.
È questo il tentativo compiuto dal Ptc:
specificare area per area, quali siano le
misure più appropriate da adottare, a
seconda degli obiettivi strategici fissati,
della funzione assegnata all’agricoltura,
dei valori e dei problemi di particolare
rilevanza riscontrati sul territorio. Per
ciascuno dei 18 ambiti nei quali è
articolato il territorio provinciale dal Ptc,
è redatta una scheda nella quale sono
elencati gli obiettivi programmatici,
precisando le specifiche azioni con i
relativi indirizzi, gli strumenti di
pianificazione e programmazione da
utilizzare, i soggetti competenti. Tali
indirizzi sono rivolti ad orientare l’azione
della provincia che, in molti casi, può
svolgere il ruolo di promotore e di
coordinatore12 delle iniziative
locali.
Una riflessione conclusiva
L’apparato conoscitivo e la parte
propositiva del Ptc di Salerno sono
estremamente ricchi, così come molto
ambiziosi sono gli obiettivi posti dal
piano. È certamente prematuro formulare
giudizi sulla bontà di quanto predisposto e
sull’efficacia delle iniziative intraprese.
L’attuazione del piano non dipende
esclusivamente da quanto saprà fare la
provincia, ma anche dall’azione:
- della Regione Campania, chiamata ad
approvare una legge urbanistica che
conferisca la pienezza dell’efficacia
giuridica al piano provinciale e consenta di
terminarne l’iter di approvazione13;
- degli enti locali che dovranno tradurre
nei propri strumenti urbanistici le
indicazioni del Ptc.
Si tratta di compiti altrettanto ambiziosi e
di difficile raggiungimento di quelli posti
direttamente dal Ptc. È importante comunque
che sia cominciato il rinnovamento degli
istituti, dei contenuti e delle pratiche
della pianificazione, orientandoli in chiave
maggiormente rispettosa dell’ambiente e del
paesaggio che non nel passato. È importante
che altre iniziative, quali il piano del
parco del Cilento o il piano regolatore di
Eboli, si siano mosse nella stessa
prospettiva indicata dal Ptc. Piccoli
segnali che inducono ad un cauto ottimismo.
1
Approvato dal Consiglio provinciale nel
dicembre 1997.
2
Approvata dal Consiglio provinciale nel
gennaio 2000.
3
Il Ptc è stato adottato il 18.12.2001 dal
Consiglio provinciale, con delibera n. 145.
4
Si illustrano qui di seguito i contenuti
essenziali dell’analisi relativa ai sistemi
di paesaggio condotta da Antonio di Gennaro,
nell’ambito dell’incarico di analisi sulle
risorse vegetazionali e paesaggistiche
affidato dall’amministrazione provinciale ad
un gruppo di consulenti coordinato da
Stefano Mazzoleni.
5
L’approccio utilizzato fa riferimento ai
metodi di cartografia ambientale
generalmente noti come Land System (Dent e
Young, Soil Survey and Land Evaluation,
1981). Le citazioni di questo paragrafo sono
tratte da: Provincia di Salerno (2000) Bozza
del Ptc, Relazione, parte II.
6
In questo contesto la valutazione ha
riguardato gli aspetti percettivi, la
permanenza di assetti paesaggistici storici
e la significatività ai fini della
conservazione dell’identità dei luoghi.
7
Tale approccio appare coerente con gli
orientamenti espressi dall’Unione europea in
materia di valutazione ambientale
strategica, attualmente in fase di
recepimento negli ordinamenti legislativi
degli stati membri dell’Unione.
8
Council of Europe (2000), European landscape
convention (Convenzione europea del
paesaggio), ratificata a Firenze il 20
ottobre 2000. Articolo 1 - definizioni.
9
Provincia di Salerno (2000), Bozza del Ptc,
Relazione, parte II, 1997. Capitolo redatto
da Matelda Reho.
10
Espressione di Rosario Assunto.
11
Se le politiche hanno come obiettivo
prioritario della loro azione l’efficienza
dei mercati e la creazione di integrazioni
di reddito agli agricoltori - afferma
Matelda Reho nella sua relazione - la
compatibilità con l’ambiente è in qualche
modo subordinata alla compatibilità con il
tradizionale quadro economico-finanziario.
12
È anche in tal senso che deve essere inteso
il coordinamento svolto dal piano
territoriale.
13
Le proposte più recenti formulate dalla
Giunta regionale destano qualche
preoccupazione sul versante della protezione
dell’ambiente e del paesaggio, segnalate
proprio dagli estensori del piano
territoriale di Salerno. Vedi in particolare
quanto pubblicato su www.risorsa.info.
* collaboratore del coordinatore generale
della redazione del Ptc di Salerno |