La decisione strategica relativa al
potenziamento dell’aeroporto di
Milano-Malpensa risale alla metà degli anni
’80, nell’ambito di una più generale
ristrutturazione del sistema aeroportuale
nazionale (legge 499/1985), individuando per
i soli aeroporti di Malpensa e Fiumicino un
ruolo di hub: raccolta dagli scali
della rete aeroportuale intercontinentale e
smistamento verso scali di livello inferiore
nazionali o delle vicine zone di confine.
Per Malpensa, in particolare, assumere il
ruolo di hub avrebbe significato
assorbire, accanto ai voli intercontinentali
già di sua competenza, anche tutti i voli
internazionali che facevano capo a Linate
(cosa che è avvenuta solo in parte, ma
comunque si è passati da aeroporto
terminale, con prevalenza di voli con lì
origine o destinazione, ad un aeroporto con
prevalenza di interconnessioni e di
passeggeri in transito, polo con
intermodalità non solo fra aria e gomma ma
anche ferro).
La realizzazione del progetto Malpensa
2000, definito in un Protocollo di
intesa fra la Regione Lombardia e la Sea (società
servizi aeroportuali) - delibera di
Giunta regionale del 24.7.1988, n. IV/35081
- e approvato nello stesso anno dal
Ministero dei trasporti, ha comportato la
costruzione delle seguenti opere: nuovo
terminal passeggeri, piazzale aeromobili,
aerostazione merci e servizi connessi, nuova
torre di controllo, centrali tecnologiche,
edifici per la manutenzione, stazione
ferroviaria, fabbricati per catering e mense
centralizzate, eliporto, uffici
amministrativi, allungamento di una delle
due piste esistenti (quella occidentale). È
stato previsto ma non ancora realizzato un
terzo satellite del terminal passeggeri. La
vecchia struttura aeroportuale è stata
mantenuta con un ruolo relativo ai voli
charter e cargo. La capacità attuale è di 25
milioni passeggeri all’anno.
Mentre il piano regolatore generale (Prg)
di Malpensa 2000 e la relativa
valutazione di impatto ambientale (Via)
sono stati focalizzati soprattutto sul
sedime aeroportuale, la pianificazione del
contesto territoriale in relazione a tale
progetto, con la programmazione di correlati
nuovi interventi infrastrutturali e il
governo dell’indotto e più in generale degli
effetti economico-territoriali, è stata
affrontata dal piano esecutivo d’area
(Pea) di Malpensa (approvato il 12.4.1999
dalla Regione Lombardia con Lr 10/1999).
L’area aeroportuale si estende nella
brughiera di Gallarate, in provincia di
Varese, a circa 40 km da Milano, sulla
storica direttrice insediativa del Sempione.
Nei primi anni del ’900 Malpensa è stata la
pista sperimentale della nascente industria
aeronautica degli Agusta e dei Caproni. Fin
dalla prima guerra mondiale ha svolto la
funzione di aeroporto militare. Nel 1948 è
stata aperta al traffico civile; negli anni
’50 hanno avuto inizio i lavori per la
costruzione di un aeroporto in grado di
rispondere ad esigenze intercontinentali. In
parallelo, alla storica strada del Sempione,
scelta da Napoleone come principale
direttrice di collegamento fra Milano e
Parigi, ricalcata nella seconda metà
dell’800 dalla linea ferroviaria del
Sempione, si è sovrapposta, nel 1925
l’autostrada dei laghi e nel 1989
l’autostrada dei trafori A26 (Alessandria-Sempione);
mentre nel 1990 è stato rinnovato a livello
autostradale la connessione veicolare fra
l’autostrada dei laghi e Malpensa e solo
recentemente la connessione ferroviaria fra
Malpensa e la linea delle Ferrovie nord
Milano (Fnm) per Milano.
Struttura del piano d’area
Il Pea di Malpensa è stato affidato per
delega funzionale dalla regione alla
Provincia di Varese ed elaborato, nella sua
versione finale, dal centro studi Pim. Il
comitato di piano, istituito su delibera del
Consiglio provinciale di Varese, comprende
oltre alla Regione Lombardia e alle Province
di Varese e di Milano, anche la Provincia di
Novara, il Consorzio del parco lombardo
della valle del Ticino, il Consorzio
urbanistico volontario comuni area Malpensa
e la Sea spa.
Il Pea di Malpensa identifica come contesto
dell’aeroporto il seguente ambito
territoriale: Comuni di Arsago Seprio, Busto
Arsizio, Cardano al Campo, Casorate
Sempione, Ferno, Gallarate, Golasecca,
Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e
Vizzola Ticino. Tale ambito, detto
ristretto, viene preso in considerazione
dal piano sullo sfondo di un quadro
metropolitano che si estende a comprendere,
oltre al capoluogo milanese, anche l’area di
Novara, oltre il Ticino, in territorio
piemontese.
Dal punto di vista metodologico, si tratta
chiaramente di un piano di area vasta che
non risponde ad una logica azzonativa,
corredata da norme tecniche di attuazione,
ma si esprime per azioni progettuali (interventi,
con diverso ordine di priorità) all’interno
di prescelte aree tematiche:
potenziamento del sistema della mobilità,
tutela e valorizzazione ambientale e
paesistica, promozione dello sviluppo
economico urbano; impatto aeroportuale.
Si tratta, dunque, di un processo di
programmazione strategica per progetti, o
più sinteticamente, di un piano strategico.
Le finalità esplicite del piano (attraverso
la definizione di un quadro di riferimento
territoriale per un’azione coordinata della
regione e degli altri attori coinvolti o
coinvolgibili, in particolare gli enti
locali) sono la garanzia della realizzazione
e della operatività di Malpensa 2000
e delle reti di collegamento viabilistico e
ferroviario e la valutazione e il controllo
degli effetti indotti dal potenziamento
dell’aeroporto sia per valorizzare lo
sviluppo socio-economico locale sia per
minimizzare i rischi ambientali connessi.
Il piano è stato concepito come un processo
da precisarsi nel tempo sulla base del
quadro di riferimento strategico ivi
definito. La sfera d’azione del piano si
concentra sui problemi di integrazione
territoriale posti dal potenziamento
dell’aeroporto e assume due ambiti di
riferimento: uno a livello
locale-intercomunale (gli 11 comuni citati
in precedenza) e uno a livello di area vasta
interregionale e internazionale (le Province
di Varese, Milano, Novara e il Canton
Ticino, ambito corrispondente ad una realtà
insediativa già storicamente integrata dove
si innestano direttamente le potenzialità
del progetto Malpensa 2000, con la
prospettiva di rafforzarne le interrelazioni
e l’identità complessiva).
Il piano si articola in 3 parti: quadro
analitico-conoscitivo, scenari di
sviluppo, quadro progettuale;
ciascuna parte viene sviluppata attraverso
la trattazione delle aree tematiche citate
in precedenza: potenziamento del sistema
della mobilità, tutela e valorizzazione
ambientale e paesistica, promozione dello
sviluppo economico urbano; impatto
aeroportuale.
La prima parte (quadro
analitico-conoscitivo) costituisce una
lettura interpretativa e critica del
territorio in oggetto, finalizzata a
cogliere gli elementi problematici e
dinamici; è stato ricostruito il quadro
programmatico, ponendo particolare
attenzione anche alla progettualità in atto.
La seconda parte (scenari di
sviluppo) ha proiettato, sul quadro
emerso dalla prima fase, gli effetti del
progetto di ampliamento dell’aeroporto,
derivanti da studi, stime e valutazioni,
anche di impatto ambientale, già elaborati
in merito o sviluppati appositamente per
questa parte del piano (sono state
considerate, ad esempio, l’offerta di aree
produttive, terziarie e abitative previste
dai Prg dei comuni del contesto locale).
Sono stati in particolare presi in
considerazione gli effetti socio-economici,
quelli sulla mobilità, sull’ambiente e la
domanda abitativa. Le valutazioni emerse
hanno messo in rilievo la necessità di una
infrastrutturazione viaria e ferroviaria non
solo specificamente calibrata sull’aeroporto
ma sul complesso della rete infrastrutturale
locale e sulla sua integrazione con le reti
transeuropee; una certa capacità di risposta
residenziale da parte del contesto, in
termini esistenti o previsti; un orizzonte
di medio-lungo termine per lo sviluppo
economico e un complessivo ritardo
nell’attuazione di interventi già
programmati di bonifica o di mitigazione
ambientale, elementi tutti che hanno
costituito la base della proposta
progettuale.
La terza parte (quadro progettuale)
esprime le scelte progettuali del piano e i
relativi interventi previsti sul territorio,
per i principali dei quali è stata elaborata
una quantificazione economica ed una
programmazione temporale (elemento di
originalità innovativa del piano). In altre
parole il piano introduce un criterio
programmatorio attraverso l’indicazione di
priorità e di fasi temporali di attuazione
per quanto riguarda le infrastrutture viarie
e gli interventi sull’ambiente e attraverso
l’indicazione di linee-guida, anche
operativo-procedurali, per i progetti di
sviluppo economico urbano ritenuti di
rilevanza strategica.
Figura 1 - Planimetria del progetto
Malpensa 2000, con il nuovo terminal
accostato a quello preesistente |
|
Fonte: Piano d'area di Malpensa |
Per quanto riguarda il tema della
mobilità, gli interventi previsti sono
mirati alla soluzione dei problemi, ancora
aperti, di connessione con i grandi assi
infrastrutturali transeuropei e, a livello
regionale, in particolare con Novara e con
il polo esterno della Fiera di Milano sito
nell’ex raffineria Agip di Rho, ed alla
riqualificazione del sistema dei
collegamenti locali, al fine di evitare che
il traffico indotto da Malpensa 2000
aggravi le già critiche attuali condizioni
di mobilità nel contesto. L’accessibilità
viene sistematizzata nel modo seguente. Per
l’accessibilità su gomma, la Ss 336 (già
realizzata per i mondiali ’90) si raccorda
con l’autostrada dei Laghi A8 e con la Ss 33
del Sempione; il collegamento fra
l’aeroporto e la Milano Torino A4 viene
realizzato attraverso il potenziamento a
livello autostradale della Sp 52 (Est-Ticino)
dalla connessione con la Ss 336 fino a
Boffalora; per l’accessibilità ferroviaria,
il collegamento ferroviario fra
l’aerostazione e Milano è stato realizzato
tramite un prolungamento della linea Fnm in
corrispondenza di Busto Arsizio e
l’integrazione di questa con il passante
ferroviario di Milano; la stazione di
Malpensa è prevista passante nella
prospettiva (a lungo termine) di un
prolungamento del tracciato ferroviario
verso nord fino a raccordarsi in
corrispondenza di Gallarate con la linea del
Sempione.
Per quanto riguarda l’ambiente, il
piano prevede ambiti di tutela degli spazi
aperti ad integrazione del sistema di aree
verdi del parco del Ticino e a connessione
con le aree boschive collinari oltre a
specifiche azioni progettuali di bonifica
delle aree degradate, come cave o aree
industriali dismesse, di recupero di edifici
e percorsi storici, di mitigazione o
compensazione delle nuove opere
infrastrutturali.
Fondamentale risulta la tematica dello
sviluppo economico urbano, che
costituisce in un certo senso la sintesi
propositiva ed integrata di tutte le
tematiche di piano, in una logica di
sviluppo sostenibile. Vengono individuati e
localizzati, corredandoli con linee guida e
indicazioni operativo-progettuali, progetti
di sviluppo economico urbano considerati di
rilevanza strategica, quali ad esempio
progetti per il polo aeroportuale (come il
trade center), il business park
e il polo logistico integrato di Gallarate o
il recupero con un mix di funzioni della
Molini Marzoli di Busto Arsizio o le nuove
centralità poste lungo la connessione
ferroviaria con Malpensa come il polo
terziario di Busto sopra l’interramento del
tratto urbano delle ferrovie nord.
Con riferimento all’impatto aeroportuale,
il piano fornisce il quadro delle servitù e
dei vincoli derivanti dalla nuova
configurazione delle piste e delle rotte
correlate.
La metodologia adottata dal piano d’area di
Malpensa è consapevole delle innovazioni
legislative in progress verso una nuova
legge urbanistica regionale, orientando
l’attuazione operativa attraverso la
possibilità di utilizzo dei più recenti
strumenti legislativi, che permettono
efficacia programmatoria, specialmente in
termini di negoziazione e concertazione fra
Regione-Stato ed enti locali. Si sottolinea
il carattere innovativo di tale strumento di
pianificazione di competenza regionale,
quasi sperimentale, il carattere strategico
del quale assume maggior rilievo tenendo
presente l’assenza di un vigente piano
territoriale di coordinamento regionale;
anche i piani territoriali di coordinamento
delle province di Milano e Varese non hanno
ancora completato il loro iter procedurale;
anche il documento di inquadramento delle
politiche urbanistiche del Comune di Milano,
che pur non essendo un piano di area vasta
considera in un quadro strategico la dorsale
Milano-Malpensa, è posteriore
all’approvazione del Pea di Malpensa. Nel
loro complesso, tali piani costituiscono, in
un certo senso, allo stato attuale la trama
delle strategie pianificatorie a scala
regionale-metropolitana.
Il nodo hub
Nel linguaggio corrente, riferendosi a
Malpensa, il termine hub è
comunemente usato. I media, infatti, in ciò
anche supportati dal linguaggio di tanti
tecnici ed amministratori, sono soliti
esprimersi dicendo che Malpensa è stato
realizzato con l’obiettivo di essere il
secondo hub italiano (l’altro è
Fiumicino). L’espressione è così entrata nel
vocabolario di tutti i giorni.
Con tale espressione (l’inglese hub
significa, come noto, perno) si
intende che l’aeroporto abbia la funzione di
massimo livello di raccogliere lungo raggi
(in inglese spokes) passeggeri e
merci da aeroporti di livello inferiore per
trasferirli su lunghe distanze; e
naturalmente, viceversa, di raccogliere
passeggeri provenienti da lunghe distanze
per trasferirli ad aeroporti di minor
livello gerarchico.
Figura 2 - Quadro progettuale:
schema di assetto generale e
interventi previsti |
|
Fonte: Piano d'area di Malpensa |
Il concetto deriva dalla cultura tecnica
americana. Nelle esperienze di tali realtà
fisiche ed amministrative, gli ordini di
grandezza in gioco (in particolare per
quanto riguarda le grandi distanze da
superare e le elevate quantità di passeggeri
e di merci da trasportare), unitamente alle
amplissime dimensioni degli Stati,
consentono - negli Usa come in Canada, in
Brasile, ecc. - di organizzare positivamente
il trasporto aereo tramite pochi hubs,
ognuno adeguatamente organizzato con
appositi spokes sul territorio.
Il concetto di hub, come sopra
espresso, non è però, nei fatti,
coerentemente applicabile alla realtà
europea stanti le più ridotte dimensioni
degli ordini di grandezza in gioco e,
soprattutto, la dispersione delle utenze in
una moltitudine di Stati di medie e piccole
dimensioni con politiche dei trasporti tra
di loro scoordinate o addirittura
conflittuali.
In particolare, le ridotte dimensioni
spaziali e demografiche dell’Italia e la
pressoché inesistenza - almeno al momento -
di gravitazioni da altri Stati (lo stesso
Canton Ticino, per quanto di lingua italiana
e posto sul versante sud delle Alpi,
privilegia da sempre, come noto, la
gravitazione verso la Svizzera tedesca e
verso quella francese non soltanto per la
materia aeroportuale) non consentono di
giustificare la presenza di un hub
propriamente detto e, pertanto, men che meno
di due.
Il termine hub, motivatamente, non è
usato nel Pea di Malpensa. Per il nostro
aeroporto - come pure per Fiumicino - è
corretto, infatti, parlare di aeroporto
intercontinentale. Rimane, pertanto, ad
esso attribuibile un livello nella gerarchia
funzionale sensibilmente più elevato
rispetto a quello di altri aeroporti che su
di esso gravitano, senza però che ne
conseguano necessariamente le rigide
separazioni funzionali che altrimenti
deriverebbero. È questa una efficace chiave
di lettura per comprendere come in poco
tempo, nei fatti, abbia abortito l’attestamento
su Malpensa di tutte le connessioni
nazionali verso Milano (che, in prima
applicazione, con l’esclusione peraltro già
da subito della destinazione per Roma, si
era voluto con coerenza e con forza attuare)
a fronte di una distribuzione con
l’aeroporto di Linate e di Orio al Serio dei
vari voli diretti sulla metropoli lombarda.
Figura 3 - L'accessibilità stradale
all'aeroporto di Malpensa |
|
Fonte: Piano d'area di Malpensa |
In ogni caso, comunque, il tema
dell’aeroporto intercontinentale ha
implicazioni urbanistico-territoriali di
vastissima portata, sinteticamente
esprimibili nella visione strategica
che deve essere a base e a guida della
relativa progettazione. Il tema, insomma, ha
comunque implicazioni strutturali,
infrastrutturali ed ambientali di tale
portata ed interagenti fra di loro con tali
dinamismi da richiedere a monte
un’impostazione ed a valle verifiche che
tengano sempre in conto della portata e
della delicatezza di quanto in gioco che
soltanto, come sopra detto, all’interno di
una visione strategica può trovare fattore
di opportuna impostazione metodologica.
Vediamo in merito, pur nella sinteticità del
presente contributo, di produrre qualche
considerazione di metodo.
Innanzitutto: un aeroporto intercontinentale
del livello pensato per Malpensa non può
rinunciare al servizio (intercontinentale)
di quanta più Italia possibile; ed è in ciò
limitato solo dall’opportunità di non
entrare in conflitto con Fiumicino. Pertanto
Malpensa deve poter servire almeno tutta
l’Italia settentrionale ed una parte
cospicua di Italia centrale. Ciò può essere
conseguito solo favorendo tramite adeguati
collegamenti l’aeroporto con tutto il
centro-nord d’Italia.
Ma anche: un aeroporto intercontinentale del
livello pensato per Malpensa non può
rinunciare al servizio (intercontinentale)
di quanta più altra Europa possibile: se è
vero, infatti, come sopra accennato, che al
momento è pressoché inesistente la
gravitazione estera sugli aeroporti
italiani, è però anche indubitabile che, per
l‘aeroporto intercontinentale padano, deve
valere l’imperativo del recupero di
movimenti di passeggeri e merci anche
dall’estero; non foss’altro che per
compensare i movimenti generati dall’Italia
e soddisfatti da aeroporti esteri. Tutto ciò
non si consegue tramite una politica
protezionistica nei confronti della -
peraltro lecita - concorrenza di Linate,
bensì tramite la creazione di condizioni
strutturali ed infrastrutturali che siano
fattori di effettivo sviluppo.
In questo senso, determinante è il tema
dell’intermodalità con il ferro.
È questo un limite del Pea di Malpensa. Qui
l’argomento è risolto tramite un
collegamento ferroviario, di tipo
schuttle con la stazione di
Milano-Cadorna delle Fnm, utilizzando
soprattutto linee ferrate storiche. Tale
collegamento da tempo è stato realizzato e
funziona discretamente, con frequenze
dell’ordine della mezz’ora. Ma è una
soluzione minimale rispetto a quella che il
tema richiederebbe. Facendo, infatti, anche
riferimento ad esperienze positivamente
operanti da tempo in altre analoghe
situazioni (quella francese e quella
olandese ne sono significativi esempi), un
aeroporto intercontinentale richiede
senz’altro l’intermodalità diretta con
l’alta velocità ferroviaria. Ciò nel caso di
Malpensa è impossibile a realizzarsi perché
il nostro aeroporto è decentrato sia
rispetto la direttrice europea orizzontale
del Corridoio 5 che rispetto quella
verticale del Corridoio 4.
Figura 4 - L'accessibilità
ferroviaria all'aeroporto di
Malpensa |
|
Fonte: Piano d'area di Malpensa |
Siamo forse, a questo punto, nel nodo
centrale della questione: il Pea di Malpensa
ha svolto con la diligenza del caso il tema
affidatogli; che era quello di tendere
all’obiettivo dello sviluppo, con funzione
intercontinentale, di quello
specifico aeroporto. Il fatto è però che
Malpensa, per dove si trova, è probabilmente
inadatto a svolgere le funzioni di aeroporto
intercontinentale. L’essere quello di
Malpensa un aeroporto di antica tradizione
nella storia dell’aeronautica - in
particolare legato al nome Caproni - non è,
evidentemente, elemento sufficiente a farne
luogo idoneo allo sviluppo del trasporto
aereo intercontinentale. In merito, inoltre,
si è forse anche equivocato nel ritenere che
l’acceso dibattito pluridecennale su quale
fosse l’aeroporto migliore per Milano tra
Linate (più prossimo ma ricorrentemente
afflitto da nebbia) e Malpensa (più lontano
ma dal cielo più limpido) - che aveva visto
sempre prevalere le ragioni di Linate -
portasse, da quando Linate si è saturato
senza possibilità d’espansione, a far
emergere finalmente le ragioni di Malpensa.
Il fatto è che in tutto tale dibattito i
riferimenti erano sempre per funzioni di
tipo city airport, e non mai per le
ben diverse funzioni di aeroporto hub.
In altri termini: l’aeroporto
intercontinentale padano deve essere
integrato con una vasta parte del territorio
europeo (italiano e non), essendo in ciò
determinante l’intermodalità col ferro.
E Malpensa, per ubicazione innanzitutto, non
sembra idonea allo scopo. Il riferimento,
infatti, con la sola area metropolitana
milanese è limitativo ed inadeguato.
Appare ora sempre più illuminante
l’intuizione di Matteo Maternini che, oltre
quattro decenni or sono, individuava nel
corridoio padano (ricomprendente una
fascia di territorio dello spessore di circa
venti chilometri, da Torino a Trieste, a
cavallo di ferrovia, autostrada e strada
statale) - ricomprendente fra l’altro l’area
metropolitana milanese - il riferimento
urbanistico-territoriale di maggiore
rilevanza nell’Europa centromeridionale.
Ebbene: Malpensa non è integrata in
tale corridoio, essendone
sensibilmente decentrata.
Per quanto detto, non al Pea ma a livelli
decisionali più a monte sarebbero
attribuibili le ragioni profonde dei modesti
e conflittuali esiti della realizzazione di
Malpensa.
Peraltro i contenuti del Pea trovano qualche
limite nel rapporto col nuovo polo
fieristico di Pero-Rho e nell’addensamento
della conurbazione del Sempione; gli esiti,
soprattutto in termini di congestione
dell’autostrada dei laghi e della statale
del Sempione, sono da anni argomento della
stampa di tutti i giorni.
Resta, a questo punto, da esaminare le
prospettive di sviluppo di Malpensa. Il Pea
individua, sostanzialmente, nella
realizzazione del terzo satellite
(per quanto riguarda la stazione aerea) - di
possibile (e forse di indispensabile)
prossima realizzazione - e nella
realizzazione della terza pista (per
quanto riguarda la movimentazione) - di
improbabile (e forse di impossibile per
mancanza di spazio) realizzazione - le
prospettive future di espansione
dell’aeroporto.
I pochi anni passati hanno reso conto da un
lato della sostanziale saturazione
dell’infrastruttura attuale e dall’altro
della quasi impossibilità di espansione
nella medesima area.
Significative sono le risultanze di (quasi)
recenti studi che individuerebbero il futuro
padano del trasporto aereo intercontinentale
in Montichiari, presso Brescia. È questa una
imponente infrastruttura militare da poco
dismessa, integrabile con quella adiacente
di Ghedi, in fase di dismissione. Le aree
disponibili sono enormi. Pure enormi sono le
aree adiacenti libere da costruzioni, da
sempre salvaguardate dal vincolo militare.
La localizzazione nel baricentro del
corridoio padano (e proprio su una
direttrice dell’alta velocità ferroviaria) è
ottimale. Qui potrebbe, insomma, essere
localizzato quanto in futuro necessario
nell’area padana e non ulteriormente
localizzabile in Malpensa. O addirittura:
anche quanto già è (e sarà) in Malpensa, ma
con inconvenienti, potrà proficuamente
trovar miglior posto qui. Ma questa è
un’altra storia.
Implicazioni paesistiche e ambientali
Per Malpensa sono state effettuate due Via,
in tempi successivi, in rapporto
all’evoluzione legislativa, i risultati
delle quali sono entrati come parte
integrante nell’elaborazione del Pea.
Attualmente sono in fase di realizzazione o
hanno comunque concluso l’iter progettuale
diversi interventi di mitigazione, quali lo
spostamento degli abitanti di insediamenti
interessati dal rumore in decollo e
atterraggio, tramite la messa a loro
disposizione di appartamenti in zone vicine
ma salubri, con previsto riuso degli
immobili per funzioni compatibili con
l’aeroporto, oltre a piste ciclabili,
interventi di forestazione, connessioni
ecologiche fra spazi aperti, interventi di
mitigazione degli effetti dell’inquinamento
luminoso sulla migrazione degli uccelli,
interventi per il monitoraggio
dell’inquinamento attraverso i licheni.
L’aeroporto di Malpensa non è decollato
tanto come previsto sia per la Via che ha
molto limitato il potenziale di sviluppo (le
piste non potranno essere più di due, una
terza, per un uso alternativo e non
aggiuntivo, è stata ipotizzata per ragioni
di mitigazione ambientale e per conflitti di
utilizzo) sia per complesse ragioni di
concorrenzialità gestite a livello di Unione
europea sia per i noti fenomeni di crisi che
hanno colpito l’intero settore dei voli dopo
l’11 settembre 2001. La regione, attraverso
il Pea, ha comunque inserito l’aeroporto
all’interno di un complessivo sforzo di
riassetto territoriale, individuando
opportunamente un contesto intergovernativo
coinvolgendo anche Novara e, anche se
purtroppo in misura minore, il Canton
Ticino. Quasi tutti gli interventi previsti
dal piano d’area stanno entrando in fase di
realizzazione, come il trade center
di Vizzola, la variante del polo urbano di
Busto e quella del business park di
Gallarate; lo stesso dicasi per i principali
interventi infrastrutturali, come il
collegamento Boffalora- Malpensa e gli
interventi sulle Sp 40 e 28.
Il nocciolo del problema e dell’opportunità
dell’integrazione del nodo hub nel
contesto consiste soprattutto nell’ambiguità
della localizzazione di Malpensa: da un
lato, all’interno del parco del Ticino, in
mezzo alla brughiera e sullo sfondo del
Monte Rosa, in uno dei contesti
naturalistici e paesaggistici più
interessanti d’Italia; dall’altro, sulla
direttrice insediativa ed infrastrutturale
del Sempione, asse storico dello sviluppo
urbanistico della metropoli lombarda. Si
tratta, quindi, (eccezionalmente per un nodo
infrastrutturale) di un contesto non
definibile periferico né per identità
e qualità né per accessibilità e storia.
L’area di Malpensa, in altri termini, è
storicamente parte integrante del sistema
insediativo dell’asse del Sempione,
sviluppatosi nel corso dell’800 orientando
la matrice agricola tipica della pianura
asciutta (coltivazione del gelso,
allevamento dei bachi da seta) verso una
evoluzione industriale con specializzazione
meccanico-tessile. Tale evoluzione
insediativa, che ha avuto come linee di
forza le valli del torrente Arno e del fiume
Olona e l’asta della linea ferroviaria del
Sempione, si è insinuata fra le prime
colline moreniche e i terrazzamenti fluviali
dell’alto corso del Ticino seguendo il
tracciato della strada del Sempione, che
attraversa tale fiume appena a nord di
Malpensa, a Sesto Calende, in corrispondenza
della sua uscita dal lago Maggiore. È questo
l’ambito della brughiera, caratterizzata
dalla presenza di boschi di pino silvestre,
betulle, querce, erica e ginestre, con
vedute paesaggistiche sulle Prealpi e sul
Monte Rosa che sono state consacrate dalla
pittura vedutista dell’ottocento lombardo.
Nelle vicinanze sono, inoltre, presenti siti
di interesse storico-archeologico, come
Golasecca, e storico architettonico, come il
complesso romanico di Arsago Seprio. La
strada, che si sviluppa in direzione
nord-sud lungo il confine occidentale
dell’area aeroportuale, ricalca un tracciato
preesistente che separa l’ambito boscato a
ovest, che scende verso il Ticino,
dall’ambito agricolo-insediativo a est, dove
sorse l’aeroporto ed è ancora presente,
trasformata in albergo, la villa Caproni.
Tale tracciato separa anche l’ambito di vera
e propria tutela naturalistica del Parco del
Ticino da un ambito insediativo che è
entrato a far parte dei confini
amministrativi del Parco del Ticino stesso
per una precisa scelta metodologica alla
base della definizione dei confini del parco
e della sua suddivisione in ambiti con gradi
di tutela, regimi molto diversi fra di loro,
a differenza della scelta effettuata per il
parco piemontese del Ticino, lungo il
lato occidentale del fiume, che ha assunto
un confine ristretto, limitato agli ambiti
di specifica tutela naturalistica, senza
interferire con il governo degli spazi
aperti dei comuni limitrofi. Invece, nel
contesto di Malpensa, a oriente della citata
strada, il piano territoriale di
coordinamento del parco interagisce
(prevalendo) con i comuni nella difesa del
sistema degli spazi aperti, solo
parzialmente coltivati (ultimi residui di
un’agricoltura che non è mai stata ricca in
questa zona di terreni acidi dove l’alta
pianura asciutta si increspa verso le
Prealpi) nei confronti delle spinte
conurbative.
|
Figura 5 - Il traffico
nell’aeroporto di Malpensa
(passeggeri in milioni)
Fonte: Assaeroporti, Sea |
|
Figura 6 - Il traffico
nell’aeroporto di Malpensa (merci in
tonnellate)
Fonte: Assaeroporti, Sea |
Il Pea di Malpensa si inserisce
in questa dinamica insediativa,
sostanzialmente confermando, anzi
rafforzando, il legame storico di Malpensa
con l’asse del Sempione e, quindi, in un
certo senso l’indissolubilità dello sviluppo
insediativo milanese da tale asse
(confermato anche recentemente dal Documento
di inquadramento delle politiche
urbanistiche del Comune di Milano, che
riconferma il carattere prioritario della
dorsale del Sempione e, in particolare,
dell’asse Malpensa - Passante ferroviario -
Linate, nelle strategie di sviluppo della
metropoli milanese; in questo senso operano
anche le scelte localizzative per il polo
esterno della fiera di Milano a Rho, in
corrispondenza con la futura fermata
dell’alta velocità). L’ambito degli 11
comuni del Pea di Malpensa è, quindi,
un’area con caratteristiche di centralità
strategica, e non solo per la sua
accessibilità, soprattutto per la sua
storica appartenenza alla direttrice
insediativa più importante di Milano; tale
centralità si unisce ad una notevole
bellezza del contesto naturalistico, oltre
alla vicinanza ai laghi (Maggiore, Orta,
Comabbio, Monate, Varese) e alla relativa
offerta di qualità per il tempo libero
(basti pensare a località del turismo
internazionale come Stresa, o ai campi da
golf fra i più belli d’Italia come Conturbia).
Tutto ciò, unito alla qualità culturale
dell’ambiente sociale, quindi, la qualità
complessiva del contesto, rende l’area
estremamente appetibile dal punto di vista
immobiliare-localizzativo, anche a livello
internazionale (si ricordi, fra l’altro, che
proprio per la qualità ambientale del
contesto era stato localizzato nelle
vicinanze, a Ispra, un famoso centro di
ricerche dell’Unione europea). Se cioè a
differenza di Roissy - Charles De Gaulle,
Malpensa non ha un potenziale pressoché
infinito di espansione, offre però una
qualità ambientale e paesaggistica del
contesto indubbia; a differenza
dell’aeroporto parigino, non c’è il problema
di creare dal nulla un’identità per attrarre
investimenti, ma il problema di come
governare al meglio e selezionare la domanda
insediativa, per contenere i fenomeni
conurbativi, pur cogliendo l’opportunità di
sviluppo economico e anche di
riqualificazione di cave o industrie
dismesse offerta da Malpensa, in sinergia e
non in opposizione al parco del Ticino.
Ovvero la sfida del Pea non è tanto in
relazione all’inserimento di Malpensa sui
grandi corridoi infrastrutturali
transeuropei (il corridoio 5 est-ovest che
attraversa la pianura padana andando da
Lisbona a Kiev e il corridoio nord-sud da
Rotterdam a Genova), quanto appunto sulla
opportunità di interpretare l’ampliamento
aeroportuale, più che come un impatto da
mitigare, come un’opportunità da cogliere
per meglio sfruttare la sinergia con il
parco nella competizione metropolitana.
Bibliografia
Busi R. (2000), Free urban spaces and
urban requalification: some elements for a
urban planning policy in Italy, Atti del
seminario internazionale “Recent development
of urban policies and communication
experiences in urban requalification”,
Stoccolma.
Busi R., Tira M. (2001), Il quadro della
pianificazione territoriale nell’Italia
nord-occidentale. Linee interpretative del
ruolo della Lombardia orientale,
Editoriale Bios, Cosenza.
Fewings R. (2001), Environmental and
operational capacity constraints at Milan
Malpensa airport, Atti del Seminario
“Aeroporti in Lombardia: un sistema per
l’Europa”, Regione Lombardia, Milano.
Fossa G. (1995), Centri di interscambio:
Milano a confronto con le esperienze europee,
Atti del secondo Convegno Nazionale Pft2/Cnr,
Genova.
Fossa G. (1996), Il Sempione, grand axe
del territorio milanese, Gangemi, Roma.
Fossa G. (2001), Un’urbanistica per la
città regione. La riqualificazione degli
assi storici, in “Territorio”, n. 18,
FrancoAngeli, Milano.
Fossa G. (2001), L’idea di greenway: una
proposta progettuale in aree metropolitane,
Atti del Convegno Nazionale “Ecosistemi
Urbani”, Accademia Nazionale dei Lincei,
Roma.
Guller M. e Guller M. (2001), Sistemi
aeroportuali e “airport cities” nelle aree
metropolitane europee: Amsterdam,
Barcellona, Londra, Milano e Stoccolma,
Atti del seminario “Aeroporti in Lombardia:
un sistema per l’Europa”, Regione Lombardia,
Milano.
Maternini M. (1970), Il “Corridoio
padano” e i suoi trasporti, in
“Ingegneria ferroviaria” n. 7-8.
Mazza G. et al. (2000), Documento di
inquadramento delle politiche urbanistiche
del Comune di Milano, Il Sole24ore,
Milano.
Roma A. (2001), Teoria e pratica della
pianificazione del sistema aeroportuale
lombardo, Atti del Seminario “Aeroporti
in Lombardia: un sistema per l’Europa”,
Regione Lombardia, Milano.
Turri E. (2001), La megalopoi padana,
Marsilio, Padova.
Zucchetti R. (2001), Studio sul sistema
aeroportuale lombardo con particolare
riferimento allo sviluppo della rete degli
aeroporti minori e dei servizi di
elitrasporto, Irer e Regione Lombardia,
Milano. |