Perché scrivere un articolo sulla
istituzione dei parchi regionali in
Campania? È parso utile esporre la
situazione della pianificazione delle aree
naturali protette in una regione come la
Campania che, in contrasto con la comune
immagine di degrado, abusivismo edilizio,
cementificazione selvaggia e senza verde,
sta per divenire la regione con la più alta
percentuale di territorio protetto, con
parchi e riserve, d’Italia.
Dopo un breve cenno sull’iter istitutivo
delle aree protette, si esprimono delle
considerazioni che cercano di dare alcuni
chiarimenti sulla pianificazione e
istituzione dei parchi e tentano di aprire
un confronto che potrebbe essere utile a chi
opererà nelle fasi di realizzazione e
gestione di aree protette.
Dopo la pubblicazione della legge quadro
394/1991 sulle aree naturali protette che,
tra l’altro, istituiva in Campania due
parchi nazionali, il Vesuvio ed il
Cilento-Vallo di Diano ed individuava alcune
aree di reperimento per la realizzazione di
altri parchi nazionali, il Consiglio
regionale della Campania, con un notevole
tempismo ed accordo totale tra le componenti
politiche, deliberò la legge 33/1993 che,
recependo quanto individuato dalla legge
quadro, prevedeva, tra l’altro,
l’istituzione di 11 aree naturali protette
regionali, alcune delle quali utilizzavano
aree di reperimento di parchi nazionali.
Nel giugno del 1995, dopo un anno e mezzo
dall’istituzione della legge regionale, ai
sensi dell’art. 6 della legge 33/1993,
venivano decretati, dal Presidente della
Giunta regionale, su proposta del Comitato
consultivo regionale per le aree naturali
protette, 6 parchi e 4 riserve; non veniva
emesso il decreto per il Parco dei Monti
Lattari, già vincolati paesisticamente con
la Lr 35/1987, per il timore che le
superfici vietate alla caccia superassero il
limite di tutela della fauna omoterma, così
come interpretato dall’art. 10 della
intervenuta legge 157/1992.
Dopo il parere espresso rapidamente dagli
enti locali interessati sui decreti di
perimetrazione, trascorse molto tempo, per
vicissitudini amministrative e burocratiche,
prima che nel 1997 si deliberasse la
perimetrazione del Parco dei Campi Flegrei e
nel 1999 degli altri 5 parchi e 4 riserve
naturali; si era giunti finalmente, anche se
con la mancanza del Parco dei Monti Lattari,
alla istituzione di tutti i parchi e riserve
regionali e si era creato un sistema di aree
protette che con i due parchi nazionali
copriva l’intera dorsale appenninica e buona
parte della fascia costiera regionale.
Vennero nominati anche i presidenti
provvisori dei relativi enti, ma un ricorso
al Tar contro questa nomina ha fatto
decadere i provvedimenti ed un ricorso
contro la procedura di perimetrazione ha
portato, nel luglio 2000, alla sentenza
della Corte costituzionale che ha dichiarato
l’incostituzionalità dell’art. 6 della Lr
perché in contrasto con l’art. 22 della
legge nazionale 394/1991.
Tutto questo ha portato alla sentenza del
Tar Campania che, recependo la sentenza
della Corte costituzionale, ha annullato la
perimetrazione dei parchi e riserve
costituite. Nel frattempo, la Giunta
regionale, nel collegato al bilancio con
l’art. 34 della Lr 18/2000, che recepiva
integralmente l’art. 22 della legge
394/1991, ha sostituito l’articolo
dichiarato incostituzionale ed ha aperto la
possibilità di perimetrare nuovamente i
parchi con la procedura che prevede la
deliberazione da parte della Giunta
regionale, sentite le Commissioni consiliari
competenti, conformemente a quanto scaturito
dalle conferenze con gli enti
territorialmente interessati dalla
perimetrazione del parco.
Con l’art. 50 della Lr 15/2000, su espressa
richiesta dei comuni interessati è stato
aggiunto all’elenco delle aree protette di
cui all’art. 5 della Lr 33/1993, il Parco
del Fiume Sarno.
Allo stato attuale risultano istituiti 6
parchi: Matese, Roccamonfina-Foce
Garigliano, Taburno-Camposauro, Partenio,
Picentini e Sarno; 3 riserve: Lago Falciano,
Monti Eremita Marzano, Foce Sele Tanagro;
sono in attesa di parere delle Commissioni
consiliari il Parco dei Campi Flegrei, la
riserva di Foce Volturno Costa di Licola ed
il Parco dei Monti Lattari.
In attesa della nomina dei presidenti e per
accelerare l’utilizzo dei fondi del
programma operativo regionale (Por) per
le misure 1.9, 1.10, 1.11, sono stati
nominati i commissari regionali dei parchi e
riserve istituiti.
Diventa sempre più consistente la richiesta,
da parte di enti locali, di istituire altri
parchi regionali, ad esempio il Parco del
Vallo di Lauro e Pizzo d’Alvano.
All’interno dell’assessorato regionale alla
gestione del territorio, dove esiste il
Servizio pianificazione e tutela aree
naturali protette che sta realizzando questo
sistema di parchi e riserve, è stato
istituito il nuovo Servizio parchi urbani e
agricoltura urbana che ha già provveduto
alla stesura di due disegni di legge per
regolamentare e proteggere questi altri tipi
di aree e la istituzione del primo dei
parchi urbani, quello delle Colline di
Napoli.
Alla fine di questa descrizione della
situazione attuale di istituzione delle aree
protette in Campania e del loro lungo e
difficile cammino, vengono, come prima
anticipato, espresse alcune considerazioni:
- il Ministero dell’ambiente, con
l’individuazione, nella legge 394/1991, di
varie aree di reperimento, oltre a due
parchi nazionali, di cui Cilento-Vallo di
Diano è il secondo per estensione in Italia,
confermava la presenza in Campania di vaste
aree ad elevata naturalità e la presenza di
una grande varietà di elementi di
biodiversità;
- la Regione Campania già nel 1980 aveva
proposto un sistema di parchi e riserve sul
proprio territorio con aree che sono state
riprese nelle varie proposte di
pianificazione territoriale regionale degli
anni successivi che, purtroppo, non sono mai
riuscite ad essere deliberate dal Consiglio
regionale. Tali aree, confrontate con quelle
delle attuali perimetrazioni, mostrano che
le caratteristiche orografiche ed ambientali
hanno sempre portato ad individuare sulle
stesse zone elementi tanto importanti da
rendere necessaria la loro tutela sia sotto
l’aspetto ambientale che paesistico,
architettonico, ecc.; infatti, le attuali
perimetrazioni interessano le stesse aree
individuate nel 1980 dalla regione ad
eccezione di quella del Parco nazionale del
Cilento che prevedeva la realizzazione di un
sistema di parchi regionali, in particolare
degli Alburni, del Cervati, del Bulgheria e
del Monte Stella. Viene da chiedersi se non
sia preferibile realizzare un sistema di
parchi al posto di un unico grande parco che
abbraccia territori abbastanza diversi tra
loro, dal punto di vista orografico,
ambientale, economico e della mobilità;
- a chi dubita dell’utilità di realizzare
parchi e riserve in territori ritenuti poco
naturali, vanno due suggerimenti. Il
primo è quello di visitare i luoghi della
Campania posti fuori dagli itinerari più
noti, in particolare le zone interne
dell’Alto Casertano, del Beneventano, dell’Irpinia
e del Cilento. L’altro suggerimento è quello
di osservare con attenzione le ortofoto,
realizzate per la Regione Campania, in cui
si può notare come, contrariamente a quanto
credono i più, la stragrande maggioranza del
territorio abbia una notevole dose di
naturalità con boschi, aree coltivate,
pinete e macchia mediterranea. La pur
diffusa antropizzazione non è sempre
soltanto elemento di disturbo visivo e di
degrado ambientale, come spesso si sostiene,
ma anzi, si presenta sovente come elemento
caratterizzante e qualificante dei luoghi.
Un esempio tra tutti è quello costituito dai
limoneti a terrazza della costiera
sorrentina che, grazie al sapiente
intervento umano, ha caratteristiche
naturali mirabili perché perfettamente
inserite nel contesto territoriale
esistente. Sarebbe, pertanto, utile porre
fine a sterili discussioni basate più su
pregiudizi che su una reale conoscenza dei
luoghi ed affrontare e risolvere i reali
elementi di disturbo del territorio: cave,
discariche, periferie degradate,
insediamenti industriali e abitativi
realizzati senza pianificazione o
abusivamente, e via dicendo. Tuttavia, è
bene ribadire che questi elementi negativi
non costituiscono la maggior parte del
territorio e, certamente, potrebbero essere
vanificati dall’unione consapevole e
solidale delle energie e potenzialità
intellettuali e politiche attualmente volte
troppo spesso a disperdersi in litigiosi
confronti;
- con lo stesso spirito di confronto
costruttivo si potrebbe affrontare il
problema, accennato precedentemente, del
limite delle superfici agrosilvopastorali
vietate alla caccia di cui all’art. 10 della
legge 157/1992. Tale articolo, di una legge
che nello spirito del legislatore doveva
servire a proteggere la fauna omoterna, non
essendo molto chiaro, in particolare
nell’ultimo comma, ha generato una serie di
problemi interpretativi che nei vari ricorsi
delle associazioni venatorie ha sempre visto
un pronunziamento degli organi giudicanti
favorevoli al mantenimento delle
perimetrazioni dei parchi effettuate dalla
Regione Campania. Ora, però, con quanto
previsto dal piano faunistico, dalla volontà
di molti comuni di ampliare o realizzare
nuove aree protette, con la necessità di
realizzare la rete ecologica ed il progetto
Appennino Parco d’Europa, voluto
dalla Comunità europea, con l’integrazione
anche dei siti di importanza comunitaria
e le zone di protezione speciale,
nonché per l’utilizzo dei fondi Por e di
quanti altri possano intervenire, si rende
indispensabile la concertazione tra i vari
soggetti interessati alla realizzazione,
gestione e utilizzazione delle aree protette
e le associazioni venatorie che, anche se
rappresentano una minoranza della
popolazione, hanno il diritto di esercitare
la loro attività su parte del territorio e
possono essere utili se giustamente motivati
per il controllo del territorio dagli
incendi e dal degrado e del mantenimento
dell’equilibrio faunistico.
È utile far notare come la mancanza di
informazione o, per meglio dire, l’avvenuta
disinformazione nell’applicazione delle
leggi sulle aree protette, abbia generato un
clima di diffidenza e contrasto nei riguardi
dell’istituzione dei parchi. Solo il
continuo e fattivo confronto con le
amministrazioni locali ha consentito alla
Regione Campania di trovarsi in una
situazione di controtendenza rispetto ad
altre regioni con la richiesta di aumento
delle superfici e del numero dei parchi. |