Numero 6/7 - 2003

 

l'ingegneria naturalistica  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuove regole di ingegneria naturalistica


Maria Gabriella Alfano


 

A fronte del crescente grado di antropizzazione del territorio, si avverte sempre più la necessità di una pianificazione e gestione del territorio di tipo sostenibile. In tal senso, un valido strumento è rappresentato dall’ingegneria naturalistica. Maria Gabriella Alfano traccia l’evoluzione del quadro legislativo e normativo che ha contributo alla sua diffusione, fino all’approvazione del Regolamento regionale, i cui punti salienti sono stati illustrati in un seminario promosso dall’Ordine degli Architetti di Salerno

 

 

 

Organizzato dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Salerno, si è svolto il 12.12.2002 un seminario per illustrare i punti salienti del “Regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica nel territorio della Regione Campania”, approvato dalla Giunta regionale della Campania nella seduta del 12.7.2002.

È sotto gli occhi di tutti il crescente grado di antropizzazione del nostro territorio a seguito dei processi di urbanizzazione, industrializzazione e realizzazione delle infrastrutture di collegamento.

Nello stesso tempo sta crescendo nella società l’esigenza di qualità ambientale e con essa una filosofia negli interventi improntata al recupero ambientale, alla mitigazione dell’impatto, ad una pianificazione e gestione del territorio di tipo sostenibile.

L’ingegneria naturalistica discende proprio dalla necessità di conciliare lo sviluppo con la tutela dell’ambiente.

Fin dall’antichità le essenze vegetali ed arboree erano utilizzate nel campo delle costruzioni, ma oggi con l’introduzione di elementi innovativi in ordine ai materiali da impiegare ed alle tecnologie di intervento, si è venuta a costituire una vera e propria disciplina tecnica, l’ingegneria naturalistica appunto.

L’ingegneria naturalistica, attraverso metodologie proprie dell’ingegneria e sulla base di criteri meccanici, biologici ed ecologici, utilizza come materiale da costruzione piante vive o parti di esse in abbinamento con altri materiali quali pietrame, legno, terra, biostuoie, geotessili, ecc.

Le tecniche dell’ingegneria naturalistica si possono applicare a numerose tipologie di interventi: scarpate stradali e ferroviarie, discariche, cave, alvei fluviali, aree in erosione o in frana, ma anche per interventi di restauro del paesaggio come ricostruzione di stagni, di zone umide, di boschi e così via.

Queste tecniche, da anni utilizzate nel centro Europa, si sono ormai ampiamente diffuse nelle zone collinari e montane del centro e del nord del nostro paese, un pò meno in ambito mediterraneo.

Le maggiori criticità erano ascrivibili alla difficoltà di approvvigionamento di materiale vivo, alla scarsa esperienza dei tecnici progettisti e delle imprese, alla mancanza di specifiche voci di riferimento per la redazione di capitolati e di elenchi prezzi, elemento questo essenziale nel caso di opere pubbliche.

Tuttavia, già da qualche anno le cose sono cambiate e si è registrato un diverso atteggiamento verso tali tecniche.

Il primo importante passo in avanti è stato compiuto con l’introduzione dell’ingegneria naturalistica nella normativa nazionale in materia di lavori pubblici.

Infatti, nella legge 109/1994 (la legge quadro sui lavori pubblici) all’art. 2, nel quale sono individuate le categorie dei lavori pubblici, sono elencate - tra le altre - le attività di difesa ambientale e di ingegneria naturalistica.

Il Regolamento di attuazione della legge quadro, il Dpr 554/1999, al comma 1, lettera f) dell’art. 2. definisce che cosa debba intendersi per difesa ambientale e ingegneria naturalistica e cioè “… quelli puntuali o a rete, destinati al risanamento o alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio” e, ancora, il comma 5 dell’art. 15, che disciplina gli elementi che devono costituire il documento preliminare all’avvio della progettazione, prevede che tale documento debba riportare la possibilità del ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica.

Figura 1 - Cordonata viva

 

In ordine ai soggetti abilitati all’esecuzione di tali interventi, il Dpr 34/2000 sulla qualificazione dei soggetti esecutori di lavori pubblici, inserisce tra le categorie di opere generali la OG13 - opere di ingegneria naturalistica, precisando che questa categoria riguarda la costruzione, la manutenzione, la ristrutturazione di opere o lavori puntuali e di opere o lavori diffusi, necessari alla difesa del territorio ed al ripristino della compatibilità fra sviluppo sostenibile ed ecosistema, comprese tutte le opere ed i lavori necessari per attività botaniche e zoologiche. Tale categoria comprende in via esemplificativa i processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico, la conservazione ed il recupero del suolo utilizzato per cave e torbiere e dei bacini idrografici, l’eliminazione del dissesto idrogeologico per mezzo di piantumazione, le opere necessarie per la stabilità dei pendii, la riforestazione, i lavori di sistemazione agraria e le opere per la rivegetazione di scarpate stradali, ferroviarie, cave e discariche.

L’ingegneria naturalistica è però presente anche in altri provvedimenti legislativi. Citiamo il Dm 471/1999 (Regolamento per la bonifica dei siti inquinati) che annovera tra le tecniche di intervento l’ingegneria naturalistica; il Dpr 2 settembre 1999 che tratta delle norme tecniche per gli studi di impatto ambientale e che prevede l’uso preferenziale dell’ingegneria naturalistica, e ancora il Decreto 30 ottobre 2002, inerente i piani stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico che all’art. 8 “disposizioni generali per le aree a rischio idraulico” prevede l’impiego di tecniche a basso impatto ambientale e tecniche di ingegneria naturalistica.

L’evoluzione del quadro legislativo e normativo ha contribuito ad una sempre maggiore diffusione di tali tecniche nell’ambito dei lavori pubblici.

Ad esempio l’ingegneria naturalistica è stata utilizzata nei lavori di ammodernamento e adeguamento della Salerno-Reggio Calabria, in buona parte degli interventi nel parco nazionale del Vesuvio, nella diga dell’Alento e così via, nel Vallo di Diano, soprattutto in ambiti fluviali.

La Provincia di Salerno ha in corso un intervento sul fiume Irno che utilizza ampiamente l’ingegneria naturalistica sia per gli interventi di messa in sicurezza del fiume sia per la rinaturazione del bacino fluviale, in modo da ricreare l’habitat originario.

Figura 2 - Palificata viva a parete semplice

 

E, infine, parecchie delle misure del Por Campania 2000-2006 prevedono il ricorso all’ingegneria naturalistica e vi è una specifica misura del Feoga (il fondo europeo di orientamento e garanzia in agricoltura) che ne promuove l’utilizzo, soprattutto con riferimento al Regolamento regionale.

Il Regolamento approvato dalla Regione Campania rappresenta un passo molto importante verso un sempre maggiore utilizzo dell’ingegneria naturalistica nelle opere pubbliche e private. Infatti, oltre ad incentivare l’uso di tale disciplina, indica le tipologie di opere da realizzare in funzione del tipo di intervento, i costi, le piante da utilizzare in relazione al microclima dell’area di intervento.

È questo un fatto molto importante perché, come ho detto prima, una delle criticità verso l’impiego dell’ingegneria naturalistica è stata la mancanza di specifici punti di riferimento normativi ed economici.

Non crediamo che l’ingegneria naturalistica sia la panacea per risolvere tutti i problemi, anche per i limiti applicativi di tali tecniche. Siamo tuttavia convinti che la sua diffusione possa apportare un valido contributo verso forme di intervento improntate allo sviluppo sostenibile del nostro territorio.

Nel corso del seminario dell’Ordine degli architetti sono stati evidenziati i punti salienti del procedimento. Gli interventi in merito sono stati svolti da due funzionari regionali: Chiara Davanzo - coordinatrice del Commissario di governo per l’emergenza rifiuti e Antonio Dinetti, responsabile del Gis e della cartografia del Commissariato.

L’impianto normativo - infatti - è stato definito e messo a punto proprio in occasione della predisposizione del bando per la bonifica dei siti delle vecchie discariche.

L’ing. Mariano Lucio Alliegro, presidente dell’Associazione Italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin) della Campania ha poi illustrato l’allegato al Regolamento regionale nel quale sono individuate le varie tecniche di intervento.

L’Aipin, è stata fondata a Trieste nel 1989 con lo scopo di divulgare le tecniche dell’ingegneria naturalistica ed ha al suo attivo anni di esperienza nel settore. Nella nostra regione l’Aipin ha contribuito non poco alla diffusione dell’ingegneria naturalistica, curando in particolare modo la formazione dei tecnici attraverso seminari e corsi di aggiornamento e, da ultimo, ha fornito la consulenza per il Regolamento della regione.

Infine, sono stati mostrati alcuni casi applicativi delle tecniche di ingegneria naturalistica a cura di Sergio Maria De Simone, amministratore delegato della Codra Mediterranea azienda di Vignola (Pz) impegnata da anni nel settore dell’ingegneria naturalistica ed ha sviluppato la sua esperienza anche grazie a costanti rapporti di collaborazione scientifica e professionale con istituti di ricerca ed università. Il centro operativo comprende oltre 1.200.000 metri quadrati con specializzazioni in vivaistica, forestazione, fitodepurazione, ingegneria naturalistica e si connota come un vero e proprio parco ambientale nel quale è presente a servizio del bacino del mediterraneo. 

Il secondo contributo è stato quello di Angelo Ricciuti, responsabile dell’area manager mediterranea della Tenax spa che ha la sede produttiva in Brianza e produce reti estruse in plastica e geosintetici. Tali prodotti trovano un largo campo di applicazioni, in agricoltura, in edilizia, nell’industria e, in particolare, in geotecnica con soluzioni per l’ingegneria civile e ambientale, geogriglie per il rinforzo e la stabilizzazione del terreno, geocompositi per drenaggio, geocelle per controllo dell’erosione.

In relazione alla folta partecipazione al seminario ed alle richieste degli iscritti, è imminente l’avvio - sempre a cura dell’Ordine degli architetti di Salerno - di un corso di formazione teorico/pratico sul tema.

 

 

Le immagini sono tratte dal Regolamento per l'attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica nel territorio della Regione Campania - Allegato tecnico.

 

 

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