La stretta interrelazione fra piano,
programma e progetto assume
oggi caratteri di sempre maggiore incisività
nell’ambito della predisposizione di
strumenti urbanistici per il governo del
territorio.
L’idea di piano, in accordo con le esigenze
di aderenza ai mutamenti del contesto
territoriale, si è evoluta, come noto, in
forme sempre più dinamiche e partecipate.
La concreta sperimentazione della concezione
di piano-processo si attua nei modi e
nelle forme rese necessarie dalle specifiche
caratteristiche politiche e socio-economiche
in cui l’ambito ad oggetto viene a
collocarsi. Ne deriva un’estrema variabilità
di declinazioni in cui tale moderna visione
può trovare attuazione, differenziandosi a
seconda dei caratteri geografici e
dimensionali della realtà interessata.
Nel presente contributo si intende fornire
alcuni spunti di riflessione sul tema
citato, facendo riferimento all’esperienza
del contesto savonese, con più specifico
richiamo alle iniziative assunte e/o
programmate dalle competenti istituzioni, in
particolare dall’ente provincia. Iniziative
che trovano nel piano territoriale di
coordinamento (Ptc) lo strumento di
generale convergenza e realizzazione.
Approvato nel luglio 2005, tale strumento,
oltre a svolgere le proprie funzioni di
indirizzo e di coordinamento dei piani
urbanistici comunali (Puc), può
consentire la realizzazione di nuovi
progetti e interventi attraverso la
collaborazione tra provincia, comuni,
aziende pubbliche e operatori economici.
In questo caso, il piano non si limita a
recitare un ruolo di intermediazione
tra quanto contenuto nel piano territoriale
regionale e nei vari Puc e piani regolatori
generali locali; ma sulla base di una
preliminare conoscenza del territorio, pone
in essere una struttura procedurale e
normativa efficace nel medio-lungo periodo,
improntata sulla flessibilità e sulla
partecipazione di tutte le forze sociali.
La provincia, conformemente ai propri
compiti istituzionali, interpreta le
potenzialità e le istanze di sviluppo locale
e, nel contempo, realizza un quadro di
iniziative organiche, volte allo sviluppo
delle potenzialità presenti, tramite azioni
programmatiche e pianificatorie ed un
ottimale utilizzo delle risorse, attivabili
ai vari livelli (locale, nazionale e
comunitario).
La visione strategica proposta catalizza il
generale consenso delle parti,
indirizzandone le azioni verso obiettivi
mirati e progressivi, coerenti con le
priorità enunciate dal quadro programmatico
nazionale e regionale. Stretta convergenza
denotano anche le relazioni con la
programmazione economica; primo fra tutti
con il programma pluriennale di sviluppo
(Pps)1, studio propedeutico e
quindi antecedente alla redazione del Ptc,
ma in sintonia anche con il quadro
strategico regionale (Qsr) aggiornato
alla primavera 2006. Del resto, la stessa
legge urbanistica regionale ligure (Lur
36/1997) definisce il Ptc come la sede di
indirizzo e coordinamento della
pianificazione in coerenza con gli atti di
programmazione economica.
Ciò avviene anche in ottemperanza alla
recente affermazione di temi quali quelli
della concertazione, della partecipazione e
della negoziazione, assunti in chiave
pianificatoria, finalizzati al miglioramento
e alla valorizzazione delle economie locali
(Figura 1).
Figura 1 - Confronto fra obiettivi
di pianificazione territoriale e
programmazione economica |
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I criteri di partecipazione, sussidiarietà e
integrazione costituiscono la base
concettuale di riferimento del suddetto
piano; inoltre, la sua stessa ossatura lo
configura come uno strumento di
concertazione a sostegno dello sviluppo
economico.
L’efficace ed essenziale articolazione
prevede, infatti, la convergenza di risorse
e potenzialità su specifici obiettivi di
crescita, trasversali non solo ai vari
settori, ma anche agli ambiti territoriali.
La descrizione fondativa, infatti, individua
all’interno del territorio provinciale
quattro aree omogenee caratterizzate da
parametri geomorfologici, insediativi ed
economici simili, a cui tuttavia non
corrispondono tout court determinate
filiere di sviluppo localizzate
esclusivamente in quell’area (Figura 2).
Figura 2 - Ambiti Territoriali (DocUp,
Qsr, Ptc) |
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Gli obiettivi strategici attivi su tutto il
territorio provinciale trovano forma più
matura nella struttura dei progetti
integrati (Pi), che rappresentano
l’insieme coordinato degli interventi
prioritari da perseguire al fine dello
sviluppo economico e sociale del territorio.
Integrati in quanto ogni priorità è
articolata in una serie complessa di azioni
che concorrono allo stesso obiettivo. In
tale ottica, i Pi mirano alla fattibilità
concreta delle iniziative, partecipando a
bandi statali e regionali, nonché a
finanziamenti comunitari per la loro
realizzazione.
La loro concezione è mutuata dai
programmi complessi e dagli strumenti
della programmazione negoziata,
istituiti negli anni ’90 dalla legislazione
nazionale (Pru, Prusst, patti territoriali)
per favorire interventi di riqualificazione
urbana e di sviluppo locale2.
Allo stesso modo, si propongono di attivare
e indirizzare risorse pubbliche e private
verso progetti di ambito sovracomunale,
favorendo intese e partenariati e
verificando congruenze e compatibilità delle
diverse iniziative. Secondo l’ordinamento
giuridico, infatti, alla provincia è
demandata la visione generale dei punti di
forza e di debolezza di un territorio,
pertanto essa può convalidare e consolidare
le determinazioni progettuali assunte grazie
ad un piano (il Ptc) che ha le potenzialità
e caratterizzazioni per assicurarne il
rispetto degli indirizzi e la continuità
delle azioni. Inoltre, il valido assetto
degli strumenti di governance di cui
la provincia si è dotata rende possibili
convergenze rapide ed efficaci su processi
decisionali e attuativi. In particolare, si
sottolinea la sinergia con cui detti
strumenti sono stati realizzati: basti
pensare al patto territoriale, la cui
perimetrazione corrisponde all’intera area
provinciale, ponendo in atto una stretta
interrelazione sia con il programma
pluriennale di sviluppo (Pps) che con il Ptc.
Di rilievo è anche la convergenza di tutte
le parti componenti interessate, secondo
modalità atte a garantire efficaci
contributi partecipativi. Nel patto
territoriale, ad esempio, oltre alle
amministrazioni locali, sono presenti la
Camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura, l’Unione industriali e l’Ips
(Insediamenti Produttivi Savonesi scpa).
Quest’ultima, peculiarità dell’esperienza
savonese, è stata promossa e costituita
dalle amministrazioni locali (Comune di
Savona, Provincia di Savona, Camera di
commercio, Autorità portuale di Savona-Vado),
ma anche da soci privati (Unione industriali
di Savona, Cassa di risparmio di Savona). Le
sue finalità mirano alla riorganizzazione e
rilocalizzazione del tessuto produttivo
locale in siti idonei e conformi agli
indirizzi di pianificazione del territorio,
risolvendo criticità di tipo realizzativo e
finanziario difficilmente affrontabili da
una singola impresa. Sempre nel caso delle
società miste, va registrata un’altra
iniziativa di particolare significatività e
originalità, ovvero la costituzione della
Società consortile di promozione degli enti
savonesi per l’università (Spes) che ha
l’obiettivo di promuovere, coordinare e
realizzare l’attività didattica e di
formazione professionale, incentivando la
ricerca e le tecnologie operative e
produttive di impresa.
Strumenti fra loro direttamente collegati
che trovano un collettore unico nello stesso
Ptc, il quale raccoglie le istanze del
piano regolatore portuale e del Pps,
riassumendo e integrando gli obiettivi e i
conseguenti interventi giudicati prioritari,
attraverso l’articolazione dei Pi, che
costituiscono così i cinque punti
programmatici su cui tutta la realtà
savonese è chiamata a confrontarsi.
Operativamente, i progetti integrati vengono
implementati attraverso una vera e propria
banca progetti creata dalla
provincia, nella quale vengono registrate
tutte le iniziative in corso di
realizzazione, avviate o previste, da parte
dei soggetti pubblici e/o privati
interessati3. L’aggiornamento del
sistema informativo permette di inserire di
volta in volta, su ogni singola tematica,
elementi di approfondimento e aggiornamento,
in coerenza con l’evoluzione degli
intendimenti e conseguenti progettualità in
gioco. Attraverso step successivi è
così possibile elaborare valutazioni a
livello strategico, in virtù e
conseguentemente alle indicazioni di
prefattibilità dei singoli progetti. La
scheda di coordinamento riferita a ciascun
Pi, in continuo monitoraggio, mette in
chiaro lo stato del coordinamento stesso,
compresi i tempi e il soggetto responsabile.
Tale attività è finalizzata a ottenere un
giudizio relativo ad ogni progetto anche dal
punto di vista della sostenibilità
ambientale e a valutare se esso è ritenuto
fattibile, non fattibile e a quali
condizioni.
Nell’attuale dibattito urbanistico,
l’ipotesi di affiancare le due entità di
piano e progetto, che, pur
seguendo trend conoscitivi propri, sono di
fatto interrelate e connesse in merito alla
definizione del quadro strategico, appare di
indubbio interesse. La conseguente sinergia
è dovuta, nel presente caso, alla duplice
funzione dei Pi, che assumono nel contempo
il ruolo di struttura e componente
attuativa delle previsioni del piano
stesso. Appare evidente, come ulteriore
fattore rilevante, l’implicita possibilità
di un processo di valutazione interno al
piano, che consente di dare un giudizio
diretto in merito alle scelte intraprese in
prima battuta, per poi aggiornarle e meglio
calibrarle in virtù dei risultati relativi
alla partecipazione e alla verifica degli
elementi tecnici a supporto.
L’assetto procedurale e normativo mette in
rilievo l’adeguatezza della concezione di
piano-processo, che costantemente si valuta
e si aggiorna in accordo con le
progettualità presenti, con le reali
necessità e urgenze di un territorio dalle
grandi potenzialità. Esigenza che ha
contribuito, in parte, alla nascita di
procedimenti di valutazione ambientale che
tenessero conto della sostenibilità
effettiva delle previsioni adottate
nell’ambito degli strumenti di
pianificazione territoriale. Un percorso di
implementazione sistematico così congeniato
agevola il compito spettante ad una
valutazione ambientale strategica (Vas)
che, secondo normativa regionale (denominata
studio di sostenibilità ambientale),
è fondamentale elemento di supporto per lo
strumento pianificatorio. A tal proposito, i
Pi sono stati oggetto di una Vas che, previo
supporto durante le fasi analitiche a
livello di descrizione fondativa, ha
prodotto un giudizio di sostenibilità in
relazione alle previsioni di trasformazione,
rivedendo e riformulando alcune ipotesi.
La filiera portuale e logistica. Esperienze
di ricerca
Come accennato, la presenza di uno strumento
agile e aderente alle volontà territoriali
permette di recepire e porre a sistema gli
intendimenti condivisi, secondo previsioni
organiche che rispecchino i criteri di
sviluppo che la stessa realtà territoriale
intende darsi. Chiaro, quindi, che la
struttura e i contenuti del piano nascano
ragionevolmente in coerenza e a supporto
degli obiettivi previsti. Tale risultato
pratico discende concettualmente dal
principio di cooperazione e sussidiarietà,
indicato per legge come approccio in grado
di superare la gerarchia a cascata nelle
relazioni fra enti. Applicando il principio,
il piano non insiste sulle norme, evitando
così indebite interferenze, in quanto è
evidente che è dalla qualità dei progetti e
dalla capacità delle istituzioni e degli
attori economici di ridefinire alleanze
ad hoc in fase organizzativa e operativa
che dipende di fatto il successo dei Pi.
A tal proposito, interpretando le
possibilità del momento, l’ambito savonese
ha creato un collegamento diretto tra forme
e strumenti della governance locale e
sviluppo infrastrutturale programmato, anche
in vista del previsto forte sviluppo dell’hub
portuale di Savona Vado.
Notevole rilevanza assumono, quindi,
all’interno del Ptc, i temi dello sviluppo
del sistema portuale, della validità dello
stato delle infrastrutture e dei rapporti
collaborativi con le regioni del nord-ovest
italiano, che trovano forma compiuta nell’esplicitazione
del Pi 1 - Progetto integrato per
la connessione logistica della Valbormida
con la piattaforma dei porti di Savona-Vado
e riorganizzazione del comparto energetico.
L’affermarsi dell’opzione mediterranea
che rende il Mar Mediterraneo teatro di
scambi commerciali con grandi prospettive di
crescita e i recenti sviluppi della politica
europea dei trasporti e delle leggi in
materia portuale, hanno messo in luce per
gli ambiti territoriali geograficamente
interessati, la possibilità di investire le
proprie capacità e competenze nello sviluppo
del settore portuale e logistico.
Tale caso è appunto quello di Savona, che si
trova già all’oggi in una favorevole
posizione geografica, in quanto parte
qualificante dell’arco portuale del nord
Tirreno e collegata alla regione logistica
del nord-ovest.
Il Pi 1 prevede la costruzione del sistema
portuale e logistico del Savonese e della
ValBormida, costituito dall’hub di
Savona-Vado, ampliato e razionalizzato
secondo le previsioni del nuovo piano
regolatore portuale, e il raccordo con la
rete infrastrutturale, specie per quanto
attiene la connessione con le aree a
vocazione logistica in ValBormida4.
Il sistema portuale si trova in posizione
strategica all’interno della regione del
nord-ovest e allo stesso tempo, attraverso
il sistema delle reti transeuropee, si
connette con il corridoio 5 Lisbona-Kiev,
l’asse Genova-Basilea-Rotterdam e le rotte
delle autostrade del mare.
L’efficace rapporto di collaborazione
organica con la provincia, instaurato da
parte universitaria su omologhe sfere di
competenza in materia di urbanistica e
pianificazione territoriale, ha ad oggetto
proprio la maggiore definizione dei progetti
integrati stessi, attraverso esperienze di
ricerca che sappiano dare ulteriori
indicazioni per l’aggiornamento del quadro
strategico. Nel merito, gli studi condotti
sul tema della portualità e logistica
inerenti il Pi 1, hanno preso in
esame sia il contesto locale che i più
generali ambiti nazionali e comunitari di
interdipendenza. Sono stati indagati gli
aspetti della legislazione europea in
materia di infrastrutture e trasporti, le
linee di indirizzo e iniziative delle
politiche comunitarie, nonché il quadro
nazionale e locale per quanto attiene il
settore portuale, in modo da poter collocare
la realtà savonese, con i propri aspetti
caratterizzanti, all’interno del contesto
infrastrutturale e socio-economico di
riferimento. Inoltre, sono state analizzate
le più significative realtà portuali
mediterranee e atlantiche, al fine di
evidenziare le analogie e le differenze nei
metodi di gestione in rapporto con i porti
nazionali. La variabilità delle forme di
governance con cui si articola la
struttura organizzativa di un hub nei
vari paesi ha mostrato nella disamina alcune
possibili ragioni della disparità di certi
trend di sviluppo. Inoltre, l’attenzione
alla progettualità e alle relative
tempistiche messe in campo da parte di
realtà concorrenti ha messo in rilievo i
margini di competitività su cui poter agire.
Sempre più il divario oggi si gioca sulle
capacità logistiche che costituiscono
l’offerta integrata a sostegno dei traffici
internazionali; in un territorio come quello
ligure, la mancanza di spazi diventa
determinante al fine dell’insediamento di
tali attività, funzionalmente connesse con
l’ambito marittimo. Da qui l’idea di
trasferire alcuni servizi in zone
dell’entroterra, non situate a filo
banchina, ma concettualmente facenti parte
del porto stesso.
Con l’obiettivo di suggerire criteri e
modalità di intervento, le attività di
ricerca hanno riguardato le possibili
alternative di localizzazione della
piattaforma logistica nella località interne
della ValBormida. I metodi innovativi
sperimentati hanno consentito di tenere
conto anche dei problemi ambientali di
bonifica che interessano alcune delle aree
dimesse candidate e di classificare in base
ad una serie di criteri, definiti di
concerto con le realtà locali prese a
campione, l’opzione migliore per
l’insediamento delle funzioni logistiche. Si
fa qui riferimento alle metodologie
intuitive che consentono una pur indicativa
interpretazione dell’opinione della realtà
locale. I criteri, che sottintendono le
diverse possibili opzioni, a cui sono stati
assegnati differenti pesi, riguardano lo
status odierno dei siti, i collegamenti
infrastrutturali e l’inserimento
nell’ambiente naturale e antropico. In
particolare è stata presa in esame la
possibilità di realizzare un distripark5.
L’attività scientifica sviluppata per più
approfondite determinazioni e valutazioni
sui Pi è stato lo stimolo iniziale per
affrontare contemporaneamente anche aspetti
di sostenibilità ambientale, di applicazione
di modelli di sviluppo nel comparto
produttivo e di simulazione del traffico in
ambito urbano, in conseguenza della
realizzazione dei raccordi infrastrutturali
previsti.
L’esperienza, qui sinteticamente citata,
risulta di particolare significatività nel
campo della governance, per quanto attiene
le sinergie che possono derivare
dall’organica integrazione delle capacità e
competenze di differenti ruoli
istituzionali. Nella fattispecie quelle
dell’amministrazione provinciale e
dell’università. Quest’ultimo apporto
costituisce un valore aggiunto alla usuale
prassi di governance locale, in
quanto può favorire i processi decisionali e
fornire sistemi di supporto alle decisioni,
anche attraverso un’opportuna e qualificata
azione di monitoraggio. A tal proposito, si
sta vagliando l’ipotesi di una forma
consortile, chiamata a operare nella
pianificazione e gestione dello sviluppo
infrastrutturale, logistico e delle
conseguenti ricadute ambientali e
socio-economiche del territorio. Di essa
dovrebbe far parte anche la componente
universitaria attraverso idonea struttura
che aggrega e integra le necessarie
componenti disciplinari6.
Note
1
Secondo la Lr 18/1994, art. 12, il Pps
costituisce “l’atto di coordinamento e di
programmazione delle attività dirette alla
promozione delle comunità provinciali svolte
dalle Province nelle materie di interesse
provinciale o, comunque, ad esse delegate”.
Il Pps di Savona nasce dagli studi
effettuati dalla Ips scpa (Insediamenti
produttivi savonesi) nel 1998 per incarico
conferitole dalla provincia. L’obiettivo del
programma è fornire un approccio permanente
allo sviluppo socio-economico e si articola
in due documenti: il documento di indirizzo
di durata quinquennale (2002-2006), che
sintetizza gli obiettivi prioritari di
intervento, e il programma operativo
annuale. Il documento pone al primo posto
fra gli indirizzi prioritari di intervento
la “Rivitalizzazione del tessuto
industriale”, connesso con il secondo
obiettivo che è lo “Sviluppo del sistema
portuale”. Per il settore produttivo,
riconosciuto primo motore dell’economia
savonese, il Pps prevede la localizzazione
di nuove imprese, il supporto alla creazione
di sistemi di reti di fornitori (outsourcing
logistico), il rafforzamento del legame
delle aziende con il territorio; tutti passi
che contemplano come positiva e adeguata la
desiderata distrettualizzazione della
ValBormida.
2
Come espressamente citato nello stesso
decreto attuatore, con tale strumento si
intendeva favorire la creazione di un
parco progetti di area sufficientemente
vasta (tipicamente sovracomunale) per poter
affrontare quelle diffuse criticità che sono
spesso ostative per efficaci interventi a
scala minore.
3
Il censimento della progettualità registra
circa 1.000 progetti, di cui 300 di
rilevanza sovracomunale e 100 direttamente o
indirettamente riguardanti porto e
infrastrutture e processi di
riqualificazione urbana.
L’internazionalizzazione del porto
costituisce l’opportunità economica più
rilevante per tutti gli ambiti territoriali.
4
Nel merito, il Pi 1 prevede il completamento
dei raccordi dei porti di Savona e Vado alla
rete autostradale e alla ferrovia a livello
urbano, la riorganizzazione dello sbarco dei
prodotti energetici e degli oli
combustibili, il recupero delle aree
dismesse dagli stabilimenti chimici nelle
località ex industriali della ValBormida per
nuove funzioni logistiche, gli interventi
sul più ampio sistema infrastrutturale di
riferimento per rafforzare le relazioni del
Savonese-Bormide con il Piemonte, la
Lombardia e il Centro Europa.
5
A tale servizio dovrebbero spettare funzioni
di manipolazione e trasformazione delle
merci in container e di trasferimento di
prodotti lavorati ai mercati finali, oltre
ad essere dotato di infrastrutture
informatiche, telematiche e di servizi
comuni (mense, centri direzionali, ecc.).
6
Trattasi del Cruie - Centro di ricerca in
urbanistica e ingegneria ecologica
dell’Università degli studi di Genova.
Esso si pone come strumento di integrazione
tra le diverse competenze scientifiche e
disciplinari presenti al suo interno e le
realtà culturali e istituzionali attive sul
territorio. Nell’ottica dell’interdisciplinarietà,
vi sono presenti docenti afferenti a 5
Facoltà e 15 Dipartimenti.
Bibliografia
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rafforzamento dello sviluppo economico nella
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pluriennale di sviluppo della Provincia di
Savona.
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ed urbanistica (2003), Piano territoriale
di coordinamento della Provincia di Savona.
Ugolini P. (2000), L’esperienza Prusst.
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Milano.
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“Territorio” (Politecnico di Milano),
FrancoAngeli, Milano.
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Scenari come strumenti strategici.
Esperienze di simulazione a supporto dello
sviluppo a scala urbana e territoriale,
Atti II Giornata Studi Inu Campania “Visioni
di territori dalle utopie agli scenari”,
Napoli, 14 novembre 2005.
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piattaforme logistiche come elemento di
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“Pianificazione Territoriale, Infrastrutture
e Portualità. Il caso savonese”,
FrancoAngeli, Milano.
Ugolini P., Delponte I., Pirlone F. (2006),
Ricerche sui temi infrastrutturali per la
realtà savonese, Atti Convegno “Porti e
Regione logistica del NordOvest. Nuovi
scenari per il Savonese e la ValBormida”,
Pietro Ugolini, Antonio Schizzi (a cura di),
FrancoAngeli, Milano.
Ugolini P., Delponte I., Podestà C., (2006),
Localizzazione di una piattaforma
logistica in ValBormida: metodologie ed
applicazioni per la valutazione delle
alternative, in “Pianificazione
Territoriale, Infrastrutture e Portualità.
Il caso savonese”, FrancoAngeli, Milano. |