I progetti integrati territoriali.
Esperienze avanzate in Campania
Moccia F. D. e Sepe M. (a cura)
Edizioni Graffiti, Napoli, 2003
Gli strumenti della programmazione negoziata, al di là della valenza
di ogni singolo intervento, hanno dimostrato
di contenere elementi di innovazione e
indicazioni di metodo fondamentali per
procedere sulla strada dello sviluppo
autopropulsivo e della crescita collettiva
delle comunità meridionali e nazionali, con
ricadute di natura anche occupazionale non
trascurabili. La strategia del programma
operativo regionale (Por) 2000-2006
assegna ai progetti integrati
territoriali (Pit), la massima rilevanza
quale modalità privilegiata di attuazione
del programma.
All’interno del Por e del complemento di programmazione (CdiP),
il Pit non si traduce in una articolazione
ulteriore che si affianca ad Assi e Misure,
bensì in una modalità operativa che si
sceglie di adottare perché una serie di
azioni, che fanno capo ad Assi e Misure
diverse, ma che sono coerenti con i loro
contenuti specifici, siano esplicitamente
collegate tra loro e finalizzate a un comune
obiettivo. Il Por Campania individua nel 40%
del proprio piano finanziario l’ammontare
delle risorse orientativamente attribuite al
complesso dei Pit.
I Pit sono definiti dal quadro comunitario di sostegno (Qcs)
come: “complesso di azioni
intersettoriali, strettamente coerenti e
collegate tra di loro, che convergono verso
un comune obiettivo di sviluppo del
territorio e giustificano un approccio
attuativo unitario”. Tale definizione
sottolinea due elementi:
- il concetto di integrazione progettuale, caratteristica
generale dell’attività cofinanziata dai
fondi strutturali, costituisce uno dei
principi alla base del Qcs per le regioni
dell’Obiettivo 1;
- il territorio di destinazione del complesso delle iniziative e azioni
programmate, inteso come contesto di cui si
vogliono attivare le potenzialità presenti
o latenti.
Il Pit si compone di un complesso di azioni, ciascuna delle quali può
essere attribuita alla competenza di
soggetti differenti, che devono essere
coerenti con uno o più obiettivi specifici
indicati nel Por e convergere verso
un’unica finalità di sviluppo. Proprio la
sua complessità ne richiede forme di
gestione speciale. Il Pit si
configura, quindi, come un progetto
complesso, costituito da specifici
interventi nell’ambito del Por, che
richiedono una forma di attuazione e di
gestione integrata, caratterizzata per
aspetti di innovazione nei contenuti e nelle
modalità.
Il Pit rappresenta, in questo senso, una metodologia per conseguire la concentrazione
e la specializzazione degli interventi nel
quadro della più ampia concertazione,
nell’ambito di un ampio partenariato
socio-istituzionale e della valorizzazione
del ruolo delle autonomie locali e
territoriali.
La concentrazione degli interventi è l’aspetto
caratterizzante dei Pit. Il territorio è
chiamato a svolgere una funzione attiva per
dare luogo a un processo di sviluppo
cumulativo. Il riferimento ad un’area di
concentrazione (distretto, parco, giacimento
culturale, città) è caratteristica
essenziale della tipologia dei Pit che
puntano sullo sviluppo locale.
Le azioni che possono dispiegarsi attraverso i Pit sono destinate ad
incidere più profondamente nell’ambito
dei problemi e rimuovere le cause che hanno
determinato, nel tempo, i noti ritardi di
sviluppo e di programmazione delle nostre
economie locali.
In tale quadro, le province si sono rivelate i soggetti più idonei per
l’accompagnamento dello sviluppo. Esse
sono state il naturale referente per le
problematiche aggredibili alla scala
sovracomunale, anche in considerazione delle
difficoltà delle regioni nell’analizzare
dinamiche complesse di sottosistemi
territoriali troppo distanti dalle macroaree
regionali.
Le province hanno dimostrato una naturale attitudine nello svolgimento,
nel cammino fin qui percorso, di questo
ruolo proprio perché rivestono una
dimensione istituzionale e territoriale
adeguata a tali necessità.
Già dalla legge 142/1990 la provincia era uscita rafforzata
soprattutto con riferimento alla sua
funzione di ente di governo dell’area
vasta: il compito di formazione del Ptc
rappresenta un punto di svolta notevole, ed
è la vera apertura ad una nuova
prospettiva, nella misura in cui a tale
strumento si attribuisca, non soltanto la
sua tipica funzione urbanistica ordinatrice
e di riferimento-quadro per le
pianificazioni locali, ma anche una forte
valenza socio-economica, capace di compiere
le grandi opzioni dello sviluppo e,
quindi, di rappresentare il grande quadro
dentro il quale attivare ogni iniziativa sostenibile.
L’ulteriore e più recente normativa (DLgs
267/2000, art. 3 e art. 20) consacra
definitivamente il nuovo volto della
provincia come soggetto istituzionale capace
di interpretare le esigenze del territorio e
di porsi in dialogo continuo e costante
soprattutto con i piccoli comuni. La legge,
assumendo quanto di fatto concretamente già
sta accadendo, ridefinisce la provincia come
l’ente che promuove e coordina lo sviluppo
del territorio di propria competenza.
Il volume contiene i contributi presentati al Convegno “I Pit
Campania tra territorialità e sviluppo”,
tenutosi a Napoli il 10 giugno 2002 presso
l’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici, oltre a saggi su alcune delle
tematiche di maggiore interesse emerse
nell’ambito del dibattito disciplinare.
Esso si compone di tre parti: la prima parte raccoglie le 13
elaborazioni più avanzate nel percorso di
formazione dei Pit in Campania, con ampia
documentazione fornita da soggetti interni e
consulenti esterni alla pubblica
amministrazione e da docenti universitari,
attraverso estratti dai Documenti di
Orientamento Strategico o sintesi ragionate;
la seconda parte focalizza i concetti chiave
estrapolati durante il dibattito avvenuto
nel corso delle due Tavole rotonde del
Convegno “I Pit Campania tra territorialità
e sviluppo”; la terza parte raccoglie gli
approfondimenti critici di soggetti
coinvolti a vario titolo e di studiosi
indipendenti.
Il tutto è corredato da tabelle, grafici, tavole e immagini.
Il volume rappresenta anche uno dei risultati in corso d’opera della
ricerca “La dimensione territoriale nella
progettazione integrata del Por Campania”
in cui confluiscono gli apporti di un gruppo
di economisti e urbanisti del Centro
Interdipartimentale Urbaneco e del Dun
dell’Università Federico II, e della Sun,
la quale ha trovato un primo spazio, oltre
che nel menzionato convegno, all’interno
della rivista dell’Inu Urbanistica
Informazioni con due servizi sui nn. 182 e
184.
La pubblicazione si propone, infine, quale riferimento per i soggetti
coinvolti con diversi tipi e gradi di
responsabilità nella vicenda dei Pit e
quale guida pratica per teorici curiosi e
professionisti di settore interessati ai
nuovi strumenti per lo sviluppo locale.
La scheda anagrafica dei progetti integrati, riportata in calce al
volume, restituisce una quantità e varietà
di iniziative: i parchi nazionali del
Vesuvio e del Cilento e Vallo di Diano; i
parchi regionali del Partendo, del Matese,
di Roccamonfina-Foce Garigliano, del
Taburno-Camposauro, dell’Agro Monti
Picentini, dei Campi Flegrei; i distretti
industriali di Solofra, di Nocera
Inferiore-Gragnano, di S. Marco dei Cavoti,
di S. Giuseppe Vesuviano, di Calitri, di S.
Agata dei Goti e Casapulla, di Grumo
Nevano-Aversa; Poli e filiere: Filiera
Termale, Protofiliere Provinciali, Area
Giuglianese, Città del Fare, Polo Orafo
Campano, Filiera enogastronomia; i
giacimenti per il turismo culturale quali:
la Certosa di Padula, i Campi Flegrei,
l’Antica Capua, Paestum-Velia, la Reggia
di Caserta, la Pompei-Ercolano e il sistema
archeologico vesuviano, il Grande Attrattore
culturale Napoli, la Valle dell’Ofanto,
l’Antica Volceij, il Regio Tratturo
Avellino, Pietrelcina, la Valle
dell’Antico Clanis; il risanamento
ambientale e il recupero e la
riqualificazione insediativa: i Monti
Trebulani-Matese, la Piana del Sele, Area
Nolana-Clanio, Avellino, Benevento, Salerno,
Napoli, Caserta, S.S. Appia (pianura
interna); il turismo: Litorale Domitio,
Portualità Turistica, Penisola Amalfitana e
Sorrentina, Borgo Terminio Cervialto, Isole
del golfo, Ravello - Città della musica.
Valorizzazione dell’Università: Valle
dell’Irno.
Presentazione Il Por Campania e la progettazione integrata (Marco
Di Lello)
Introduzione Programmazione e pianificazione urbanistica tra
vecchie e nuove impostazioni di politiche
per lo sviluppo (Paolo Avarello) -
Progetti integrati territoriali in Campania.
Aspettative e preoccupazioni in corso
d'opera (Francesco Domenico Moccia)
Parte prima Esperienze avanzate in Campania
Pit Città di Benevento (Luigi Salierno, Cosimo Damiano Schipani,
Francesco Varone) - Pi Città di Caserta
(Alfredo Messore) - Pit Città di
Salerno (Francesco Mari) - Salerno
Città dell'eccellenza. Sviluppo sostenibile
e nuova qualità della vita (Giancarlo
Cavallo e Carmelo Masturzi) - Il Pi
grandi attrattori culturali Napoli (Maria
Vergiani) - Pi dei Campi Flegrei.
L'orientamento strategico (Francesco
Escalona) - Il Pit Antica Capua (Assunta
Cerrone, Claudia De Biase, Gabriella Rendina)
- Piano d'area e Pi Litorale Domitio (Carlo
Coppola) - Pit Distretto industriale di
S. Marco dei Cavoti: dall'idea forza agli
interventi strategici (Franco Cocca,
Salvatore Carpinelli) - Pi Parco del
Cilento: verso una programmazione per lo
sviluppo sostenibile (Pasquale Persico)
- Pit Città del fare (Fabrizio Manduca)
- Pit Città sotto il Vesuvio (Fabrizio
Mangoni) - Progetto integrato di
sviluppo del territorio del clanio-area
nolana (Pellegrino Gambardella e Silvio
Versace) - Pit Agro nocerino sarnese (Isidoro
Fasolino, Roberto Gerundo, Giovanni
Pellegrino, Maurizio Pisaturo)
Parte seconda Sintesi delle tavole rotonde
Territorialità e integrazione (a cura di Emanuela Coppola) -
Strategie e progettualità (a cura di
Marichela Sepe)
Parte terza Contributi
Azioni integrate e sviluppo locale (Osvaldo Cammarota) - Un
nuovo sistema territoriale di sviluppo (Claudio
Refuto) - Sistema imprenditoriale e
progetti integrati (Acen) - Progetti
integrati e programmazione negoziata: cosa
resta da fare (Alessandro Vignozzi) -
L'approccio strategico dei Pit Campania allo
sviluppo: riflessioni sui documenti di
orientamento strategico (Emanuela Coppola)
- La progettazione integrata tra sviluppo
dal basso e guida dall'alto (Achille
Flora) - Integrazione e programmazione (Alessandro
Dal Piaz) - Pit e pianificazione
urbanistica comunale (Francesco Forte)
- Esperienze e problematiche nei Pit (Francesco
Coppola) - I tempi dei procedimenti
amministrativi (Claudia Fiore) -
Capitali pubblici e privati nella
programmazione delle opere infrastrutturali
(Claudia Trillo) - Pit e ambiente
nella Provincia di Napoli (Anna Mesolella)
- Il Distretto culturale forma innovativa di
integrazione per lo sviluppo (Marichela
Sepe) - L'interfaccia virtuale dei Pit
nella strategia di comunicazione del Por (Daniela
De Leo) - L'uso dei dati statistici per
la programmazione territoriale (Angela Di
Grandi) - Il ruolo del Formez nella
costruzione dei Pit (Gerardo Castaldo)
Appendice Scheda anagrafica dei progetti integrati
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