Tra gli obiettivi dell’Unione europea vi è quello di “promuovere
un progresso economico e sociale equilibrato
e sostenibile…”. Tale principio è stato
ribadito nel trattato di Amsterdam che
all’art. 2 ha previsto che “la Comunità
ha il compito di promuovere (…) uno
sviluppo armonioso, equilibrato e
sostenibile delle attività economiche” e
all’art. 6 ha specificato che “le
esigenze connesse con la tutela
dell’ambiente devono essere integrate
nella definizione e nell’attuazione delle
politiche e azioni comunitarie (…), in
particolare nella prospettiva di promuovere
lo sviluppo sostenibile”.
Altro principio alla base delle politiche comunitarie è quello della complementarità:
l’azione comunitaria, infatti, è
complementare a quella delle politiche
nazionali ai vari livelli e deve porsi come
un volano capace di attivare risorse
endemiche.
L’ambito d’intervento
La Provincia di Salerno sta da tempo perseguendo azioni in linea con i
principi innanzi enunciati, sviluppando
strategie fortemente orientate verso uno
sviluppo sostenibile, rivolto a
politiche di sviluppo economico e sociale
che non arrechino danno all’ambiente ed
alle risorse naturali.
Nell’ambito degli indirizzi programmatici del piano territoriale
di coordinamento (Ptc) ex art. 15
legge142/1990 è stato avviato - tra gli
altri - un intervento nell’ambito
territoriale in cui ha sede il fiume Calore.
I drammatici eventi alluvionali che si verificano con frequenza
crescente e con conseguenze sempre più
pesanti anche in termini di vite umane e i
collassi ecologici connessi
all’inquinamento idrico che si propaga dai
fiumi all’intero territorio che essi
attraversano, impongono, infatti,
un’approfondita riflessione sul ruolo che
deve assumere il sistema delle acque
nell’ambito delle politiche di governo del
territorio.
In effetti, riconoscendo al ciclo idrologico un ruolo centrale nel
governo del territorio, è necessario
ampliare il campo delle azioni da
intraprendere, andando oltre i necessari
interventi di difesa e di mitigazione dei
rischi, per inquadrare il problema
nell’ambito della pianificazione
territoriale.
L’azione programmatoria sul bacino fluviale sta avvenendo sulla base
di un approfondito e vivace confronto con i
numerosi soggetti interessati: i 24 comuni,
l’Ente Parco del Cilento e Vallo di Diano
(l’ambito d’intervento ricade quasi per
intero all’interno della predetta area
protetta), le Comunità Montane Cervati -
Calore ed Alburni, l’Autorità di Bacino.
L’ambiente fluviale
Il fiume Calore nasce dal monte Raialunga, dal versante occidentale del
monte Cervati, a 1130 m slm. È lungo 63 km,
con una portata alla sorgente di 6000 lt/min.
Il bacino fluviale ha forma ellittica e si
estende su un’area di 764 Kmq, tra la
quota massima di 1899 m (Monte Cervati) e
quella minima di 6 m (confluenza con il
fiume Sele).
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Figura 1 - Fiume Calore |
In alcuni ambiti del bacino si rinviene un ecosistema fluviale ancora
integro, raro in Italia, come quello delle
gole carsiche di Felitto in cui vive una
importante popolazione di lontre che,
insieme a quelle presenti nell’oasi di
Persano, rappresentano circa il 60% degli
esemplari censiti in Italia.
Anche la vegetazione presente nelle profonde forre in cui s’incunea
il fiume è composta di specie di interesse
naturalistico, di cui alcune rarissime. Per
quanto riguarda il territorio antropizzato,
permane, ed è tuttora leggibile, l’antico
impianto insediativo medioevale per nuclei
arroccati. Unica eccezione è costituita da
Roscigno che, agli inizi del secolo, fu
delocalizzato più a monte per i movimenti
franosi allora in atto. Il fondovalle è
sede da decenni della coltivazione della
vite, dell’olivo e di alberi da frutto,
anche se permangono zone in cui è presente
la macchia mediterranea.
I rischi ed i problemi
Com’è noto l’individuazione e la valutazione dei rischi si rende
necessaria per mettere a fuoco la possibilità
che un evento calamitoso si verifichi e per
quantificare l’entità delle conseguenze.
Occorre prioritariamente individuare tutti gli elementi che possono dar
luogo all’evento critico e, nello stesso
tempo, considerare gli effetti che lo stesso
induce sui vari elementi dell’ecosistema.
Oltre i rischi derivanti dagli eventi
calamitosi (fenomeni di esondazione, di
piena, ecc.) sono da considerare altri
rischi le cui manifestazioni non sono
concentrate in un ambito temporale
ristretto, ma risultano diluiti nel tempo.
Tali eventi, lenti e graduali nella loro progressione, determinano uno
stato di fisiologica assuefazione, ma i loro
effetti sono a volte più dannosi di quelli
delle calamità, anche perché esercitano un
impatto di gran lunga minore sull’opinione
pubblica.
Possiamo ascrivere a questa seconda categoria quelli derivanti
dall’inquinamento delle acque, dalle
alterazioni geomorfologiche dovute agli
interventi antropici per scopi agricoli e
edilizi, dal degrado delle sponde, dal
depauperamento delle specie vegetali ed
animali. A tale proposito l’Assessorato
all’ambiente della Provincia di Salerno,
avvalendosi di alcune associazioni
ambientaliste1, ha effettuato un
primo monitoraggio sullo stato
dell’ambiente del bacino fluviale del
Calore che ne ha messo in luce le principali
criticità.
Le dinamiche
Tutti i 24 comuni sono dotati di piano regolatore generale o programma
di fabbricazione e sono in possesso di
un discreto parco progetti che rispecchia
un’attività propositiva diffusa e
polisettoriale che ha contribuito
all’individuazione di obiettivi fattibili,
concreti e condivisi dalle comunità locali.
I bisogni
I bisogni maggiormente avvertiti sono:
- difesa dal rischio idrogeologico;
- difesa dall’inquinamento dei corsi d’acqua e delle sponde;
- tutela e riqualificazione dell’ambiente fluviale;
- tutela dei boschi;
- valorizzazione delle emergenze storiche ed ambientali;
- realizzazione di strutture per il tempo libero;
Gli obiettivi
La proposta elaborata dalla Provincia di Salerno si inserisce tra gli
obiettivi dell’intesa istituzionale
programmatica della Regione Campania in
quanto si pone come intervento strategico
per la riqualificazione ambientale
dell’ambito e, segnatamente, per la difesa
del bacino fluviale dal rischio
idrologeologico e dall’inquinamento, per
la tutela e la valorizzazione delle risorse
naturali, anche per scopi turistici. La
tutela del bacino fluviale deve, infatti,
essere conseguita attraverso azioni
integrate sulle varie componenti
dell’ecosistema, per la riduzione e la
mitigazione dei rischi e per la definizione
di specifiche regole attuative degli
interventi di riqualificazione ambientale.
Pur essendo centrale la difesa dell’ambiente fluviale, è necessario
individuare una serie di attività
economiche sostenibili,
indispensabili per assicurare efficacia alle
azioni di tutela.
|
Figura 2 - Fiume Calore |
Nella consapevolezza che il fiume - come d’altra parte l’intero
sistema naturale - è una presenza viva e
dinamica, mai completamente prevedibile e
dominabile, si tratta di programmare azioni
che rispettino tali caratteri
garantendo la qualità delle acque ed il
migliore uso delle risorse idriche, la
tutela dei sistemi insediativi storici e
delle loro interazioni con il corso
d’acqua, la salvaguardia del paesaggio
fluviale, la protezione della flora e della
fauna.
Gli
obiettivi sono la tutela e la valorizzazione
delle risorse ambientali del bacino dei
fiumi Sele-Calore, la mitigazione del
rischio idrogeologico, nonché la promozione
di nuova occupazione, in relazione al
potenziamento del settore terziario.
Le azioni
Tali obiettivi potranno essere raggiunti sviluppando le seguenti
azioni:
- monitoraggio idrologico delle acque dei fiumi Sele e Calore;
- riqualificazione ambientale delle parti degradate con i metodi
dell’ingegneria naturalistica;
- tutela della flora e della fauna ed interventi di ripopolamento;
- realizzazione di attrezzature per il tempo libero;
- realizzazione di itinerari ciclabili e pedonali;
- recupero dei percorsi storici;
- creazione di percorsi canoistici;
- valorizzazione di contenitori storici dismessi per scopi culturali,
con particolare riferimento alla cultura ed
alle tradizioni dell’area.
Come si è evidenziato, la presenza sul medesimo territorio di vari
soggetti pianificatori quali Provincia di
Salerno, Ente Parco del Cilento e Vallo di
Diano, Comunità Montana Cervati Calore,
Comunità Montana Alburni, Autorità di
bacino del fiume Sele, ciascuno dotato di
specifico potere pianificatorio, ancorché
parziale o settoriale, crea non pochi
problemi.
Il recente DLgs 96/1999 supera tale problema prevedendo che il Ptc, se
definito nella forma d’intese con le
amministrazioni competenti, assuma il valore
e gli effetti dei piani di tutela nei
settori della protezione della natura, della
tutela dell’ambiente, delle acque e della
difesa del suolo e della tutela delle
bellezze naturali.
Pertanto, in linea con il recente quadro normativo, le azioni e le
strategie da intraprendere per il
raggiungimento degli obiettivi delineati
devono incentrarsi su uno specifico progetto
per il bacino fluviale del fiume Calore,
finalizzato al rafforzamento delle attività
agricole presenti, all’individuazione di usi
sostenibili per il corso d’acqua e per
le fasce fluviali privilegiando quelle
legate al tempo libero all’aria aperta
(percorsi canoistici, trekking, ecc.) ed
alla fruizione di spazi caratterizzati da
elevata qualità ambientale, al recupero
degli antichi percorsi e del sistema
insediativo storico, alla valorizzazione
delle strutture esistenti come il Museo
della civiltà contadina di Roscigno, il
Museo naturalistico degli Alburni di Corleto
Monforte e delle emergenze quali le Grotte
di Castelcivita e l’Oasi di Persano.
Le strategie
Per inquadrare gli elementi di rischio e per definire più
approfonditamente gli obiettivi
dell’intervento è necessario migliorare
il livello conoscitivo del bacino fluviale.
A tale scopo è stato effettuato il
monitoraggio di cui si è detto, che ha
messo in luce gli elementi detrattori
di qualità ambientale (alterazione delle
sponde, captazioni, presenza di corpi
inquinanti, ecc.). Contestualmente, in linea
con gli indirizzi del seminario di Catania,
è stata attivata una programmazione basata
su una costante interazione tra il livello in
alto e quello in basso.
Dall’altro lato è stato avviato il
confronto con i soggetti locali, le comunità
montane, l’autorità di Bacino e il Parco
nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in
modo da attuare un confronto preventivo
ed identificare gli interessi dei
beneficiari finali, attraverso un forte
partenariato economico-sociale, attuando le
politiche di concertazione capaci di
assicurare piena fattibilità ed efficacia
agli interventi. In particolare è stato
sottoscritto uno specifico Accordo di
programma ex art. 34 DLgs 267/2000.
I costi di investimento
Per soddisfare i bisogni innanzi evidenziati si rende necessario
elaborare uno studio polisettoriale che
affronti le varie tematiche in modo
integrato, evitando interventi disorganici e
poco incisivi. Il costo da sostenere per il
raggiungimento degli obiettivi innanzi
evidenziati può essere calcolato
commisurandolo al costo dell’investimento.
Il costo delle opere è stimato pari a circa € 30.000.000,00.
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Figura 3 - Fiume Calore |
Le possibilità di utilizzo delle risorse
comunitarie
Prima di passare all’esame delle opportunità offerte dalla
programmazione 2000-2006, si ritiene
opportuno richiamare i principi su cui si
fonda la programmazione comunitaria, con
particolare riguardo alla riforma della
stessa, ormai in avanzato stato di
definizione.
I fondi strutturali
I fondi strutturali europei sono lo strumento finanziario adottato
dall’Unione europea per ridurre le
disparità economiche esistenti tra le varie
regioni che ne fanno parte2. Essi
sono i principali strumenti finanziari
mediante i quali la Comunità europea
favorisce la coesione economica e sociale
interna, riducendo il divario fra le aree più
avanzate e quelle in ritardo di sviluppo ed
operando a favore di gruppi di popolazione
svantaggiati.
I fondi strutturali della comunità sono i seguenti3:
- fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Interviene
esclusivamente nelle regioni svantaggiate
per finanziare soprattutto interventi
produttivi, infrastrutture e sviluppo delle
piccole e medie imprese.
Nella nuova programmazione non vi sono modifiche di rilievo. Il Fesr
continuerà, infatti, a finanziare quattro
tipi d’interventi:
1. investimenti produttivi;
2. investimenti nel settore delle infrastrutture, differenziati in base
al tipo di regione;
3. misure a favore dello sviluppo endogeno;
4. azioni innovatrici e misure di assistenza tecnica.
Il ricorso ai finanziamenti Fesr è connesso alla risposta alle
esigenze di sviluppo delle regioni
nell’ambito degli interventi prioritari
comunitari. Per tale motivo la proposta di
regolamento specifica i seguenti campi
d’intervento del Fesr: ambiente
produttivo, ricerca e sviluppo tecnologico,
tutela e miglioramento dell’ambiente,
sviluppo economico locale, parità di
opportunità e cooperazione europea nel
campo di sviluppo regionale.
- fondo sociale europeo (Fse) che concentra la propria azione
sulla formazione professionale ed il
sostegno all’assunzione.
Nella nuova programmazione il ruolo del fondo è ridefinito in base al
nuovo titolo sull’occupazione introdotto
dal trattato di Amsterdam, alla strategia
occupazionale ed alla nuova prassi di
elaborare, con cadenza annuale, piani
nazionali per l’occupazione.
L’applicazione del Fse deve, inoltre,
essere estremamente flessibile per poter
tenere conto dell’ampia gamma di
politiche, prassi ed esigenze nazionali in
materia di occupazione e sviluppo delle
risorse umane. È richiesta, inoltre un’addizionalità
connessa alla politica, più che al
programma o al progetto e la volontà di
individuare le modalità secondo cui gli
Stati membri propongono di utilizzare i
contributi del Fse per potenziare,
migliorare o modificare radicalmente le
rispettive politiche sull’occupazione e le
risorse umane, in linea con gli orientamenti
del trattato di Amsterdam.
Il Fse opera nei seguenti settori:
- politiche attive del mercato del lavoro per combattere la
disoccupazione;
- lotta all’esclusione sociale;
- istruzione e formazione continua per au- mentare le possibilità
occupazionali;
- previsione e promozione dei mutamenti socioeconomici;
- pari opportunità.
- fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (Feoga)
che sostiene l’adeguamento delle strutture
agrarie e le azioni di sviluppo rurale.
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Figura 4 - Fiume Calore |
Il nuovo regolamento si pone l’obiettivo di completare la politica di
mercato per garantire che la spesa agricola
contribuisca meglio all’assetto del
territorio ed alla protezione della natura.
Una quota considerevole del finanziamento
delle spese di competenza del Feoga sarà
trasferita dalla sezione orientamento
(politiche strutturali) alla sezione garanzia
(interventi per le politiche di mercato).
- strumento finanziario di orientamento per la pesca (Sfop) che
sostiene l’adeguamento delle strutture di
questo settore.
Il nuovo regolamento si limita a stabilire la duplice derivazione di
tali azioni dalla politica comune della
pesca da un lato, e dalla politica di
coesione economica e sociale dall’altro.
Gli obiettivi
Con la nuova programmazione, i precedenti 6 obiettivi vengono ridotti a
tre4 e, segnatamente:
- Obiettivo 1: aree nelle quali il Pil pro capite risulta inferiore al
75% della media comunitaria (considerando i
dati degli ultime tre anni). In queste zone
potranno essere utilizzati Fesr, Fse, Feaog
e Sfop, per un ammontare di risorse pari a
circa i due terzi delle risorse dei fondi.
La popolazione interessata è pari a circa
il 20% della popolazione europea;
- Obiettivo 2: aree contraddistinte da problemi strutturali, nelle
quali si pone un problema di riconversione
socio-economica. Vi sono comprese le zone
industriali in declino, quelle rurali
caratterizzate da gravi problemi quali lo
spopolamento, le zone urbane in crisi, le
regioni con problemi strutturali nel settore
dei servizi e quelle che dipendono in misura
consistente dalla pesca. È interessato
circa il 18% della popolazione europea.
- Obiettivo 3: il nuovo obiettivo 3 interesserà tutti i territori
dell’Unione europea, nei quali il Fse
interverrà a sostegno delle politiche
dell’istruzione, della formazione e
dell’occupazione. Il Fse, infatti, è
stato trasformato nello strumento con il
quale la Comunità supporterà i piani
nazionali per l’occupazione, definiti
dagli Stati membri. In particolare il Fondo
potrà essere attivato per:
- politiche attive del lavoro, finalizzate a contrastare la
disoccupazione;
- lotta all’esclusione sociale;
- istruzione e formazione continua;
- previsione e promozione dei mutamenti socio-economici;
- pari opportunità.
I principi alla base dell’operatività
I fondi strutturali si basano sui seguenti principi:
- sussidiarietà: principio introdotto con il Trattato sull’Unione
europea, meglio noto come Trattato di
Maastricht, entrato in vigore il 1°
novembre 1993. Secondo tale principio l’azione
della Comunità europea è complementare
rispetto a quella degli Stati membri. Le
decisioni devono essere assunte dagli organo o
soggetti di governo i più vicini ai cittadini;
- concentrazione: della programmazione, articolata in pochi programmi;
dei programmi, articolati in linee
d’interventi finalizzati al conseguimento di
un numero limitato di obiettivi specifici
dichiarati, visibili, quantificati e coerenti;
degli interventi, verso pochi obiettivi
operativi prioritari;
- programmazione: i fondi sono utilizzabili solo attraverso azioni di
programmazione; infatti è sui programmi che
vengono erogati i fondi;
- addizionalità-complementarità: i fondi strutturali non possono in
nessun caso sostituire le risorse degli Stati
membri. Essi, infatti, co-finanziano le
iniziative. Il termine co-finanziamento
sottolinea il fatto che il contributo erogato
attraverso i fondi strutturali non può coprire
l’intero costo delle singole iniziative, ma
deve essere sempre accompagnato da un contributo
sia da parte dello Stato membro che da parte del
soggetto che beneficia del finanziamento. In
definitiva gli Stati membri devono in ogni caso
dimostrare di aver stanziato risorse rispetto a
quell’obiettivo, anche se limitate al
mantenimento delle quote precedenti;
- partenariato-concertazione: le politiche sono compartecipate ed
improntate alla corresponsabilità. Le decisioni
sulle politiche sono il risultato di una stretta
concertazione tra l’Unione europea e gli Stati
membri. Il partenariato, tuttavia, non interessa
solo le istituzioni, ma chiama in causa altri
soggetti, come le parti economiche e sociali. Ciò
perché le politiche, per essere efficaci,
devono essere condivise.
Il principio della concertazione risulta ulteriormente rafforzato nella
nuova programmazione;
- compatibilità: non è
possibile utilizzare i fondi strutturali per
interventi non compatibili con altri programmi.
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Figura 5 - Fiume Calore |
Ambiente e sviluppo sostenibile
Il programma integrato per la riqualificazione del bacino del fiume
Calore assume come elemento centrale
l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, in linea
con il Trattato di Amsterdam5 che,
riprendendo quanto già sancito dal Trattato di
Maastricht, inserisce tra gli obiettivi
dell’unione ed i compiti della comunità la
promozione di uno sviluppo armonioso,
equilibrato e sostenibile delle attività
economiche, nonché un elevato livello di
protezione dell’ambiente ed il miglioramento
di quest’ultimo.
Il Trattato di Amsterdam ribadisce, inoltre, con maggior forza il
principio secondo il quale le esigenze connesse
con la tutela dell’ambiente devono essere
integrate nella definizione e nell’attuazione
delle politiche e delle azioni comunitarie, in
particolare nella prospettiva di promuovere lo
sviluppo sostenibile.
La proposta di regolamento generale, recependo le istanze innanzi
richiamate, integra l’ambiente sia
nell’ambito dell’enunciato dei principi
generali, che nel dettaglio delle disposizioni
di attuazione: la promozione dello sviluppo
sostenibile, la tutela ed il miglioramento
dell’ambiente diventano obiettivi trasversali
dell’azione dei Fondi strutturali, che si
aggiungono a quelli inerenti la riduzione delle
disparità economiche e sociali, alla
competitività e al lavoro.
Utilizzo dei fondi
Da quanto è stato finora evidenziato emerge che si va verso una nuova
programmazione maggiormente rispondente ai
bisogni delle aree di intervento, fondata su
progetti fattibili e condivisi dalle comunità
cui sono destinate e dai soggetti coinvolti
nell’attuazione. In questa direzione si muove
la programmazione complessiva a livello
nazionale, culminata nelle Intese istituzionali
di programma tra Stato e regioni, al cui interno
devono trovare unità di finalità ed obiettivi
sia i finanziamenti e la programmazione
nazionale che quella comunitaria.
L’intervento integrato per la riqualificazione del bacino del fiume
Calore, programmato nelle linee generali prima
dell’avvio del tavolo regionale istituito per
la stesura del rapporto interinale e, in
seguito, inserito tra le proposte avanzate dalla
Provincia di Salerno, ha trovato posto,
relativamente agli obiettivi delineati, nella
proposta di Piano di sviluppo del Mezzogiorno
2000-2006, recentemente predisposta dal Comitato
nazionale per i fondi strutturali.
Infatti l’Asse 1 - Risorse naturali, prevede i seguenti cinque
livelli6:
- sicurezza, difendendo il suolo dal rischio idrogeologico e sismico;
- efficienza, migliorando il livello tecnologico ed introducendo
elementi di concorrenza nella gestione dei
servizi locali;
- quantità, aumentando le risorse disponibili nelle aree meno servite
(acqua ed energia);
- qualità, assicurando un patrimonio ambientale disinquinato,
conservato e fruibile e promuovendone la
valorizzazione;
- sostenibilità, rispettando nel lungo periodo la capacità di carico
dell’ambiente.
Ma anche l’Asse 2 - Risorse culturali e l’Asse 3 - Risorse umane,
recepiscono le istanze della programmazione
provinciale, puntando il primo sulla filiera
produttiva legata al patrimonio
storico-culturale e, quindi, alla sua
valorizzazione, il secondo ponendo
l’attenzione sulla necessità di promuovere le
capacità per generare sviluppo e per formare
risorse umane capaci di cogliere pienamente le
opportunità offerte dal processo di sviluppo.
I predetti obiettivi tendono a migliorare il governo delle risorse ed a
favorire la diffusione dell’imprenditorialità,
nonché a sviluppare nuovi tipi di attività
eco-compatibili ed a valorizzare le attività
agricole esistenti, condotte in modo innovativo
e volte alla tutela ed alla valorizzazione delle
risorse ambientali e forestali, al potenziamento
delle produzioni tipiche, al sostegno ed al
rilancio dell’artigianato locale.
D’altra parte anche la scheda presentata dalla Provincia di Salerno
per il co-finanziamento da parte del Cipe di uno
studio di fattibilità sull’ambito
territoriale in argomento, valutata
positivamente in sede regionale ed allo stato
all’esame del Cipe, si inserisce pienamente
nel richiamato quadro programmatico regionale.
Si auspica, inoltre, l’approvazione della “proposta di un progetto
nel settore conservazione e valorizzazione dei
beni ambientali”, avanzata dalla Provincia di
Salerno nell’ambito del programma operativo
1994-1999 - ricerca, sviluppo ed alta formazione
del Murst, finalizzato alla formazione di dodici
profili ricercatori/tecnici con la previsione di
una fase del percorso sul bacino del fiume
Calore.
Le prime analisi sull’ambito di intervento hanno evidenziato una
grande vivacità dei soggetti pubblici e
privati presenti nella zona, ricavabile sia dal parco
progetti, ricavato dai dati raccolti presso
i comuni, sia dalle iniziative finora attivate
in prevalenza da soggetti privati (museo
naturalistico degli Alburni, museo della civiltà
contadina, Città-museo Roscigno vecchia, ecc.),
inserite nel progetto di produzione di beni
immateriali che rappresenta il futuro
dell’economia della zona.
La partecipazione della comunità locale assicura il successo delle
iniziative proposte, assicurandone la
prosecuzione al termine della fase assistita.
Le risorse comunitarie da aggiungere a quelle messe in campo dalla
Provincia di Salerno, dalla Comunità Montana
dai comuni e dai soggetti privati e dalla stessa
Regione Campania, con riferimento all’area di
intervento, compresa nella zona Obiettivo 1,
possono essere ricondotte ad un programma
operativo plurifondo (Pop), in
considerazione delle molteplici tematiche
presenti e, dunque, della natura integrata
dell’intervento proposto.
Il Pop, infatti, si configura come lo strumento attraverso il quale la
programmazione regionale gestisce i fondi
strutturali.
Il percorso per la nuova programmazione 2000-2006, com’è noto, è
stato definito dalla delibera Cipe del dicembre
1998 che ha posto al centro della proposta di
programmazione da sottoporre alla Comunità
europea le esigenze delle comunità locali,
emerse all’interno dei tavoli regionali
appositamente istituiti. Scopo di tale
procedimento è quello di incontrare i
fabbisogni al livello il più possibile vicino
al destinatario dell’intervento. Ne consegue
che il nuovo Pop nascerà dalle reali esigenze
delle comunità locali che troveranno nel
livello regionale il necessario coordinamento.
Appare ipotizzabile anche il ricorso al programma Leader per il
territorio rurale o al programma Life per
circoscritti ambiti fluviali caratterizzati da
un ecosistema ancora integro da tutelare.
Naturalmente, in aderenza al principio dell’addizionalità, accanto
alle risorse dei fondi strutturali vanno
individuate quelle nazionali.
Tali risorse nel caso di progetti di tipo settoriale possono reperirsi
anche a valere su fondi stanziati per specifiche
leggi (es. legge 183/1989).
Per quanto riguarda la risorse private, come si è detto, nell’area
di intervento si riscontrano molti segnali di
cambiamento: la presenza del Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano, la crescente domanda
di natura e, più in generale di beni
immateriali, la stessa accresciuta
efficienza e competenza dell’amministrazione
pubblica e, non ultima, le nuove regole per
l’accelerazione delle procedure
amministrative, introdotte negli ultimi anni nel
nostro ordinamento, hanno contribuito a
realizzare condizioni tali da attrarre risorse
mobili dall’esterno o, comunque, da
incoraggiare le risorse mobili locali a
rischiare nel futuro, a investire.
D’altra parte tale trend è ben leggibile anche dal parco
progetti esistente presso gli enti pubblici
e privati dell’area.
Si evidenzia, inoltre, che in tema di compatibilità ambientale,
condizione sine qua non per il
finanziamento con risorse comunitarie, sono il
rispetto della normativa ambientale e la
conformità con la politica dell’Unione
europea in materia di ambiente. Quest’ultima
è fondata su quattro principi:
- principio della precauzione;
- principio dell’azione preventiva;
- principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni
causati all’ambiente;
- principio chi inquina, paga.
Tutti piani di sviluppo regionale devono infatti comprendere una
valutazione ex ante (art. 409) della
situazione ambientale e delle disposizioni volte
ad integrare l’aspetto ambientale
nell’intervento e a garantire il rispetto
della normativa comunitaria in materia di
ambiente.
La valutazione ex ante comporta:
- la descrizione quantificata della situazione ambientale attuale;
- l’indicazione degli obiettivi a breve e medio termine, tenuto conto
dei piani di gestione dell’ambiente definiti e
decisi a livello nazionale, regionale e locale,
delle risorse finanziarie messe a disposizione e
dei principali risultati del periodo di
programmazione precedente;
- la valutazione dell’impatto prevedibile della strategia e degli
interventi sulla situazione ambientale;
- la disponibilità dei dati di base sullo stato dell’ambiente,
attendibili e aggiornati è un pre-requisito
indispensabile non solo per la valutazione ex
ante, ma anche per la definizione delle
strategie di intervento, nonché per il
monitoraggio e la valutazione delle azioni.
In tema di partenariato, nel corso di tutte la fasi della
programmazione, dall’attuazione al
monitoraggio, alla valutazione, il ruolo delle
autorità ambientali, regionali e nazionali è
di importanza cruciale per assicurare la
conformità delle strategie degli interventi con
gli indirizzi di politica ambientale
comunitaria, in un’ottica di promozione dello
sviluppo sostenibile, nonché per garantire il
rispetto della normativa ambientale. Il
coinvolgimento delle autorità ambientali dovrà
avvenire fin dalle primissime fasi di
definizione delle strategie settoriali di
intervento.
Va evidenziato che l’attuale processo di programmazione dei fondi
strutturali prevede che si debba tenere conto,
fin dalle prime fasi del processo decisionale,
dei potenziali impatti ambientali, attraverso la
valutazione degli effetti (positivi o negativi)
che una determinata azione può avere sul piano
ambientale.
Gli strumenti di concertazione
Come si è detto, condizione per assicurare fattibilità ed efficacia
alle azioni del programma, si rende necessario
che lo stesso sia condiviso dai soggetti
destinatari dell’intervento, ma anche dagli
enti interessati dalle opere. A tale scopo,
oltre all’accordo di programma, vanno
utilizzate anche le conferenze di servizi
ex lege 241/1990, per l’acquisizione dei
pareri necessari e per l’accelerazione delle
procedure, indispensabile per il rispetto dei
tempi imposti dalla normativa comunitaria ed
ancora gli accordi di programma per assicurare
le eventuali varianti agli strumenti
urbanistici.
1 Associazione nazionale Vigili del fuoco in congedo e Circoli
Legambiente “Alburni” e “Cervati-Calore”.
2 A. Canova, E. F. Giangreco (1997), I fondi strutturali. Come
finanziarli in Europa per fare impresa,
FrancoAngeli.
3 Appunti del corso a cura della dott.ssa Dolores Deidda.
4 Bollettino Ue, marzo 1998.
5 Documentazione Unione europea, agosto 1998.
6 Documento degli orientamenti per il piano di sviluppo per il
mezzogiorno 2000-2006.
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